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USS WAYFARER - MISSIONE 09 RSS USS WAYFARER - Missione 09

09.15 " Un nuovo guardiano "

di Dorian Zsolt Ristea, Pubblicato il 18-02-2013

USS Wayfarer, Plancia


Ubbidendo ai comandi del timoniere, la Wayfarer iniziò a muoversi.
Sullo schermo della plancia, tutti gli astanti videro la tormentata superficie di Karn-Athar diventare più lontana.
Su entrambi i volti della giovane Himika e del corpulento giudice Gibbelaux si potevano leggere preoccupazione e sgomento.
"Era un pianeta bellissimo e pacifico", si rivolse loro Kiron. "L'intera galassia avrebbe voluto passarvi del tempo, almeno una volta nella vita."

Il suo volto si fece più duro.

"Da quello che mi avete detto, o non detto finora, non lo meritate. E adesso, a quanto sembra, lo perderete."
"Voi non... voi non capite", disse Gibbelaux, la cui spocchia sembrava iniziare ad incrinarsi. "È una situazione molto più complessa di quello che possiate pensare!"
"Diteci come stanno le cose, allora!", gridò Kiron.

Dovevano muoversi con urgenza. La Dottoressa Spini e il Marinaio Keow erano ancora assenti. Gli occhi della giovane Himika si riempirono di lacrime.

"Aiutateci ad aiutarvi", intervenne dolcemente Kublik. "Se il wormhole si apre di nuovo, e con maggiore intensità, sarà la fine per Karn-Athar... e tutti i suoi abitanti." Si rivolse direttamente alla ragazza. "Volete davvero assumervi questa responsabilità? Potreste vivere con il rimorso di aver potuto impedire una catastrofe, e non averlo fatto?"

Kiron sorrise dentro di sé. Good cop, bad cop. Brava Erjn.
Stranamente, tuttavia, fu il giudice Gibbelaux a crollare.

"Quel monile non è solo una fonte di energia", disse sommessamente. "È anche una chiave."
"Una chiave?", disse Rumar.
"Sì", rispose il giudice. "Di una prigione."

Athar City, Dimora del Creatore
Nello stesso istante


Mistral Spini era allo stesso tempo terrorizzata e affascinata dallo spettacolo davanti ai suoi occhi, tanto irreale quanto concreto - e una fitta di dolore lancinante alla base della schiena glielo ricordò.
Con una certa fatica, distolse la vista dalle due figure luminose, la cui parvenza umana sembrava sbiadire di secondo in secondo, e dal fuoco di convergenza dei raggi di luce, che vibrava sempre di più. Percepì la vibrazione propagarsi sul pavimento freddo di pietra su cui si trovava.
Le riusciva difficile concentrarsi - forse una conseguenza fisica dell'incipiente wormhole? Avrebbe dovuto fare un auto check-up per testare la quantità di radiazioni che stava assorbendo, pensò.
Lo sguardo si posò sul corpo inerte del marinaio al suo fianco. Istintivamente posò la mano sul suo tricorder per accertarne lo stato, ma cambiò idea.
Se volevano sopravvivere, dovevano uscire dal quella stanza il prima possibile.
Con tutta la forza di volontà che le rimaneva, si alzò barcollando (temporanea labirintite? pensò suo malgrado) e sollevò il corpo del collega, prendendolo da sotto le ascelle.
Inaspettatamente, lo sforzo le risultò immane e si lasciò andare sulle ginocchia, ansante.
Coraggio, Mistral!, si disse. Non poteva lasciarsi andare.
Le due figure erano ormai due oblunghi ovali luminosi, sempre più bianchi e fulgidi. La vibrazione del punto di fuoco del wormhole si stava propagando all'intera stanza, le cui enormi colonne iniziavano a lacrimare polvere e piccoli pezzi di pietra.
Una sensazione di nausea la fece accasciare nuovamente per terra.
Doveva uscire di lì! Doveva salvare il suo collega, e tornare sulla Wayfarer. I suoi dubbi erano ormai certezze, ed era necessario che parlasse con il capitano Kiron!
Doveva... doveva...

Athar City, Paragon Walk
Nello stesso istante


Il monotono ripetersi delle sirene di allarme echeggiava sul lungomare, sovrastando le allegre calliopi e la musica dei vari bar e ristoranti ormai vuoti, i cui gestori erano in fila verso i rifugi anti-calamità o i centri di emergenza di teletrasporto, vagamente preoccupati come il resto degli astanti.
Per evitare il panico, e minimizzare i possibili danni all'industria turistica, le autorità locali avevano diramato un generico annuncio di test di evacuazione generale del pianeta.
Ci scusiamo per l'inconveniente, oh, ma certo che il tempo necessario verrà scalato dal conto finale, offriremo gratis un viaggio di un giorno alle rinomate Fonti di Athar - pranzo incluso!
No, niente sarebbe cambiato, pensavano i governanti della città e del pianeta, mentre osservavano sui vari schermi del Palazzo Municipale l'esplodere dei vari vulcani e l'aprirsi di nuove voragini e canyon. Se lo avessero ripetuto abbastanza spesso, forse si sarebbe avverato.
Un funzionario si guardò intorno. Dov'era il giudice Gibbelaux?

Athar City, Dimora del Creatore
25/02/2392 ore 01.42 - D.S. 69150.87


Luci, suoni e vibrazioni balenavano ovunque, ottenebrando la mente della dottoressa Spini. Riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti, offuscati dal sovraccarico sensoriale, mentre lottava con tutte le sue forze per mantenere una parvenza di pensiero coerente.
Mentre giaceva al suolo, la guancia sinistra praticamente desensibilizzata dal freddo e dalle vibrazioni del pavimento, cercò di mettere a fuoco la sua visione. L'uniforme del Marinaio Keow era una macchia rossa contro i bagliori pulsanti.
Per quanto provata, la natura tenace della dottoressa rifiutava di darsi per vinta. Mosse una mano, cercando di arrivare al suo commbadge. Non poteva lasciarsi andare, non ora!
Vide tra la nebbia le sue dita tremanti arrivare a pochi centimetri dal simbolo cromato sulla sua uniforme, per poi cedere e abbassarsi sul suo petto.
Era troppo tardi, si disse sgomenta.
Finalmente chiuse gli occhi. E proprio in quel momento, sentì una mano avvolgerle la spalla e una sotto le ginocchia, e una sensazione di sollevamento.
È questo che si sente quando si muore?, si chiese. Per qualche motivo, era sempre stata convinta che la Morte non avesse braccia umane e un mantello odorante di polvere e - per quanto la sua vista offuscata le permetteva di vedere - di un questionabile color malva.

USS Wayfarer, Plancia
Qualche minuto prima


"Di che prigione sta parlando?", disse Erjn.

Dismessa ogni finzione di grandeur, Gibbelaux parlava fissando lo schermo, gli occhi fissi sulla devastazione incombente del suo pianeta.

"Una prigione metaforica", disse. "La chiave è l'unico mezzo per contenere il potere del nostro dio. Il dio di Karn-Athar. Il Creatore di Mondi".

Alle sue spalle, un lampo di odio balenò negli occhi di Himika, ancora silenziosa, mentre lacrime solcavano silenziosamente il suo viso.

"Un essere supremo?", chiese Kiron.
"Fantastico", disse Rumar, mordace. "Sembra che negli ultimi tempi non incontriamo altro. Alla prossima missione mi aspetto una visita di Q, come minimo."

Erjn gli diede una gomitata.

"Non è il momento di scherzare, Comandante", bisbigliò.

Ad ogni modo, il giudice atheriano non sembrò far caso all'osservazione.

"Supremo... a livello assoluto, non saprei dirlo. Per quanto riguarda Karn-Athar", disse, "Lo è. Per certi versi, il Creatore e Karn-Athar sono la stessa cosa."

Athar City, luogo imprecisato
25/02/2392 ore 01.45 - D.S. 69150.88


Mistral aprì gli occhi e vide il cielo. Curioso, ho ancora una coscienza, si disse. Dovrò rivedere le mie teorie sull'aldilà.
Sbatté le palpebre. Ho ancora un corpo, pensò. O credo. Almeno la vista mi è tornata.
Mistral si azzardò a muovere il collo e la testa. Un dolore sordo e la nausea la assalì. Doveva essere viva. Per quanto scossa, non poteva pensare all'eventualità di aver bisogno di aspirine in Paradiso... o dovunque fosse.
Si alzò sui gomiti, e capì di essere all'ingresso di un cunicolo sotterraneo. Era ancora ad Athar City! Vide con sorpresa - e sollievo - il marinaio della Wayfarer supino al suo fianco. Gli scosse un braccio, inutilmente. Si mosse verso il suo collo per controllarne i segni vitali, quando una mano si posò sulla sua spalla. Sobbalzò e si accorse finalmente della figura dietro di lei.
Si girò di scatto, e vide un uomo con una tunica malva. Il cappuccio calato sulla testa non celava tuttavia due occhi azzurri e, per quanto Mistral sapesse che le apparenze possono ingannare, gentili.
L'uomo scosse la testa.

"Non può fare niente. È morto."

Per qualche motivo, Mistral gli credette, e una sensazione di scoramento la avvolse, familiare come ogni volta che aveva perso un collega in missione, o un paziente in corsia. Ed altrettanto familiarmente, la grinta che la contraddistingueva la spinse avanti.
"Chi è lei? Cosa sta succedendo?" disse velocemente. "C'è un wormhole in formazione lì dentro, e inghiottirà presto il pianeta e forse buona parte del sistema solare! Devo tornare sulla Wayfarer! Bisogna avvertire le autorità! Devo..."

L'uomo continuava a scuotere la testa.

"C'è poco che voi federali possiate fare", disse. "O chiunque altro, se è per questo. Il Creatore è senza controllo, per colpa di alcuni scriteriati con manie di grandezza, e ora solo noi Athariani possiamo risolvere la situazione."

Mistral lo guardò, diffidente e incuriosita.

"Sembra che sappia molte cose", disse. "Chi è lei?"

L'uomo guardò verso l'ingresso del cunicolo. Le vibrazioni erano aumentate, ed ora l'intera zona sembrava sotto l'effetto di un lieve terremoto.

"Sono Hardan Katurn, il nuovo Guardiano", disse. "Sereha Katurnia è... o meglio era... mia madre."

USS Wayfarer, Plancia
Nello stesso istante


Erjn strinse gli occhi. La distorsione spazio-temporale iniziava a disturbarla, come un ronzio insistente nelle orecchie.

"Si sente bene, Consigliere?" disse Dorian Ristea, preoccupato.

Erjn si scosse.

"Perfettamente, Capo, giusto un attimo di stanchezza."

Cercò di vincere il disagio. La conversazione era troppo importante.

"Vi siete mai chiesti perchè Karn-Athar è così perfetto?", disse il Giudice. "Il luogo ideale per chiunque. Un Paradiso nella galassia, se ce ne fosse mai stato uno. Niente inquinamento, acque limpide, nessuna guerra, arte e cultura ovunque..."
"La storia ci insegna che Karn-Athar ha avuto un passato travagliato", disse Who. "Una sanguinosa guerra civile durata millenni ha sterminato buona parte della popolazione, fino a 500 anni fa, dopodichè c'è stata pace."
"Esatto", disse Gibbelaux. "Gli Athariani finalmente trovarono il modo di convivere in pace, attraverso la ricerca di un punto in comune: la religione."
"Interessante. Molto spesso la religione ha diviso i popoli, invece di unirli", disse Kiron.

Gibbelaux scosse la testa.
"Nel nostro caso, abbiamo creato una religione dal niente, tutti insieme, alla cui base c'è la venerazione di un essere definito il Creatore dei Mondi. Nella nostra credenza, gli Athariani sono una emanazione del Creatore. "Esistiamo perchè Tu vuoi che esistiamo". È uno dei nostri mantra."
"Che relazione c'è tra la vostra religione e il fatto che il pianeta stia per autodistruggersi? E che ruolo ha il monile, o la chiave?", disse Kiron.

Gibbelaux assunse un'espressione smarrita.

"Non è così semplice da spiegare... Noi non siamo cattiva gente... Volevamo solo studiare il potere... Volevamo..."
"Menzogne!", gridò improvvisamente Himika. "Volevate il potere, non studiarlo! Per questo volevate la chiave!" Improvvisamente si gettò contro il giudice e lo schiaffeggiò con forza, prima che Krell Rumar la afferrasse e bloccasse. "Per questo avete ricattato Sereha... povera Sereha...", disse, riprendendo a piangere, nell'abbraccio di Rumar.

Gibbelaux rimase immobile, lo sguardo triste. Si strofinò la guancia.

"Quel che è fatto è fatto", disse sommessamente. "Ora dobbiamo cercare di salvare il pianeta."
"Cosa possiamo fare?", chiese Erjn.
"Se volete il nostro aiuto, dobbiamo capire", intervenne Kiron. "Risponda alle mie domande."
Gibbelaux annuì.
"Ogni religione parte da un nucleo di verità, e quando creammo la nostra non facemmo eccezione", disse. "Solo che invertimmo le premesse. Gli Athariani non sono stati creati dal Creatore. Il Creatore è una creazione degli Athariani. Una creazione reale."
"Reale? Vuol dire che quest'entità... vive?", chiese il comandante Who.
"È viva quanto lo è la mia gente", disse Gibbelaux. "Gli Athariani hanno latenti poteri empatici - è questo che ci rende tanto adatti al turismo - e meteoroformanti."

Who sembrò scettico.

"Siete in sintonia con l'ecosistema? Potete plasmarlo?"

Il giudice assentì, lo sguardo stanco sullo schermo.

"In un certo senso. Ovviamente l'umore di una singola persona non può influire sul clima, o sull'ecosistema del pianeta in generale. Ma l'umore di tutti... sì."
"Continui", disse Kiron.
"Gli Athariani condividono una specie di... coscienza collettiva. Non come i Borg o il Dominio o altre culture di questo tipo. È più che altro la percezione di un sentimento comune, che può essere di gioia, di indifferenza... o di odio", disse. "Questa fu la causa dell'interminabile guerra civile che ci decimò. Un odio fervido e innaturale permeava tutto, e si nutriva di se stesso. Fortunatamente, mentre il sangue scorreva, la tecnologia avanzava, fino a quando non capimmo perché continuavamo a ucciderci l'un l'altro senza sapere perché."
"E qui entra in gioco il Creatore", intervenne Ristea.

Gibbelaux annuì.

"Il gruppo di Athariani che aveva scoperto il mistero, o segreto, della nostra coscienza collettiva, decise di creare questo nuovo culto. Il Creatore sarebbe stata un'entità benevola e tollerante. Nelle nostre speranze, questo avrebbe moderato i sentimenti di tutti. E all'inizio funzionò. Improvvisamente come era iniziata, la guerra finì. Il sentimento comune a tutti gli Athariani non era più odio, ma speranza. Finalmente ci fu pace."
"Ma non durò a lungo, immagino", disse Rumar.

Il giudice sospirò.

"No. Ci accorgemmo ben presto che questa... sensazione comune era instabile, come tutte le emozioni. L'impulso positivo del Creatore si stava spegnendo, e temevamo che ben presto si sarebbe scivolati di nuovo nel terrore e nel sangue. Dovevamo trovare il modo di stabilizzare la coscienza collettiva, che ormai tutti avevamo personificato nell'immagine del Creatore."

Stanco, Gibbelaux si sedette su una delle poltrone, i suoi occhi sempre fissi sull'immagine di Karn-Athar.

"Per fortuna, uno dei membri del gruppo originario che aveva teorizzato e scoperto la nostra coscienza collettiva, trovò il modo di imbrigliarla. Non ho idea di come fece e nessuno ad oggi è riuscito a capire la procedura..."
"E questo non vi andava giù, vero?" disse Himika, disprezzo e rabbia in ogni parola. "Dovevate per forza carpirne i misteri per utilizzarli a vostro vantaggio. Controllare i nostri pensieri, i nostri sentimenti! Avete giocato con ciò che non potete capire, e ora moriremo tutti.", finì con voce strozzata.

Ancora una volta, Gibbelaux non negò, e rimase in silenzio, gli occhi finalmente a terra.

"Quindi la chiave è una specie di stabilizzatore?", chiese Ristea.

Il giudice assentì.

"Esatto. Finché la chiave esiste ed è situata in un luogo ben preciso, che solo alcune persone conoscono, la coscienza collettiva degli Athariani è pressoché indifferente. Il libero arbitrio è totale e non c'è nessuna... chiamiamola così... interferenza."
"Solo alcune persone conoscono l'ubicazione originaria della chiave?"
"Sì. Colui che creò la chiave fu il primo Guardiano, che definì tecnicamente il luogo e il punto esatto dove la chiave avrebbe dovuto essere situata per funzionare. Una volta spostata, o tolta, il suo effetto è imprevedibile. Può essere negligibile... o incredibilmente distruttivo", disse, osservando nuovamente, e dolorosamente, lo schermo.

Athar City, luogo imprecisato
Nello stesso istante


La dottoressa Spini cercò di razionalizzare le continue rivelazioni della giornata.

"Sereha... quindi la povera vecchietta che ci chiese aiuto era tua madre?", chiese.

L'uomo annuì, mentre una smorfia di dolore passò velocemente sul suo viso.

"Non giudicatela male. La ragione per cui ha portato via la chiave era per salvarmi", disse. "Si è sacrificata per farmi uscire di prigione."

Mistral si mise sulla difensiva. Avrebbe dato chissà cosa per un phaser.

"Sei un galeotto?"

L'uomo chiamato Hardan fece un mezzo sorriso.

"Praticamente. Ma mi hanno arrestato ingiustamente."
"Dicono tutti così", disse la Spini, alzandosi in piedi. La sua schiena era praticamente gelatina. "E come mai sei fuori?"
"Guardati intorno", disse lui. "Stanno evacuando il pianeta. E tra le altre cose, hanno aperto le porte della galera."
"Furbi", fece Mistral, mentre azionava il commbadge. "Dobbiamo andar via di qui, il pianeta sta per esplodere... o succhiato dentro un wormhole."

Anche Hardan si alzò.

"Un wormhole creato dalla nostra immaginazione", disse. "Non posso andar via, e neanche tu."
"Cosa?"

Con un brivido, Mistral si accorse di essere circondata da una moltitudine di figure incappucciate.

"I Quarantasette si sono riuniti", disse Hardan. "Dobbiamo rientrare nella Cattedrale di Cristallo e porre fine a questa follia... ma uno di noi manca", disse, fissando la dottoressa negli occhi. "I diaconi devono essere quarantasette."

Nello stesso istante, a migliaia di chilometri di distanza, lontano dall'atmosfera del tormentato pianeta Karn-Athar, il giudice Jettrax Gibbelaux mise finalmente il volto tra le mani e iniziò a piangere sommessamente.