01.14 " Copia perfetta "
di Bellatrix Laris, Pubblicato il 13-11-2014
ISS Thunder, Infermeria
22/10/2280 08.40
La testa le doleva terribilmente, ma se non altro si stava
risvegliando. Quando aveva visto la luce dorata venirle contro, mentre
ancora si contorceva dalla presa di Vargas, Bellatrix aveva pensato
che era finita. E il pensiero non le era piaciuto per nulla. Un conto
è morire per la gloria dell'impero, ma tirare le cuoia in un incidente
a causa di un'Orioniana che non aveva voglia di trattare le sembrava
veramente troppo. Ma era viva, contro ogni sua aspettativa.
*Quando troverò la Comandante King, concubina del capitano o no, ci
scambieremo due parole... possibilmente con un pugnale fra le dita*
Laris non osava aprire gli occhi, per quanto sapeva che la
strumentazione avrebbe presto segnalato il suo risveglio. Poteva solo
sperare che il medico e i suoi collaboratori fossero troppo occupati a
ricucire i feriti proveniente di Exo III. Quel pensiero improvviso
parve colpirla come una seconda raffica di phaser. Exo III... gli
androidi... i robot che giacevano nel suo laboratorio, scomposti in
tutte le loro componenti, come un cadavere sul banco dell'autopsia.
Bellatrix aveva assemblato quel tri-corder per le frequenze
subspaziali a tempo di record, cosa di cui era stata incredibilmente
soddisfatta, mentre quel guardiamarina cinese che la assisteva era
stato a fissare l'intera operazione a bocca aperta, come se stesse
assistendo al più prodigioso dei miracoli. Ma lo strumento per lei era
di poca utilità. O meglio, poteva farne a meno. Per quanto tendesse a
dimenticarlo lei stessa, era una Betazoide. E anche se i suoi poteri
empatici erano poco sviluppati e difficili da controllare, lei
sentiva.
Ancora prima che il tri-corder sbugiardasse la vera natura di Vargas,
Bellatrix aveva percepito l'intruso. Per essere precisi, non aveva
percepito affatto, il che le era sembrato strano. Tutti gli esseri
viventi erano circondati da una sorta di aura empatica (Laris la
chiamava così, visto che non aveva mai avuto nessuno che le insegnasse
come utilizzare i suoi poteri mentali) che la Betazoide poteva
percepire. Invece Vargas ne era privo, come l'ammasso di circuiti che
era. Bellatrix non aveva ricordato questa facoltà al capitano Seldon e
al suo seguito, sicura che se lì per lì le avrebbe fruttato qualche
riconoscimento sul campo, sul lungo periodo poteva essere disastroso
per la carriera, tale e tanto era il timore latente dell'Impero per
chiunque avesse facoltà mentali, Vulcaniani compresi...
Queste considerazioni oltrepassarono il Tenente Comandate Laris.
Adesso aveva problemi più impellenti di un avanzamento di carriera. La
nave intera era a rischio, per quel che ne sapeva. I suoi poteri
empatici non erano stati in grado di scandagliare l'intero gruppo in
quei pochi momenti, ma avevano percepito anche qualcos'altro. Ovvero
non avevano percepito nulla in quello che era stato identificato come
il colonnello Miral. La conclusione era quasi scontata...
Il panico occupò la mente di Bellatrix come un'onda. Doveva fare
qualcosa. Doveva uscire da lì. Ma nell'agitazione non riuscì ad
elaborare un piano. I suoi poteri empatici, in quello stato, non le
erano di nessun aiuto. Percepiva un'accozzaglia di sentimenti,
emozioni, pensieri, ma senza riuscire a identificarne la fonte. Per
quello che ne sapeva, la maggior parte dei dottori e degli infermieri
poteva essere composta di quei maledetti androidi, infiltrati chissà
come. Ed erano decisamentre troppi per una Betazoide stordita e
disarmata.
Prese un respiro profondo. Bisognava sgombrare la mente dal panico e
concentrarsi. Usare quel potenziale di empatia che troppo spesso
giaceva inutilizzato. Concentrarsi... concentrarsi...
Bellatrix scivolò nel sonno quasi senza accorgersene, mentre
l'anestetico dell'ipospray si faceva strada nelle sue vene.
Iss Thunder - Sala tattica
Nel frattempo
Miral sedeva al lungo tavolo nero, vicino all'imperscrutabile
comandante T'Val. Davanti a loro stavano Capitano e Primo Ufficiale,
entrambi con aria contrariata. Polly se ne stava sull'attenti dietro
al suo superiore. Il rapporto di Miral sul primo attacco a Exo III era
appena terminato e Seldon era visibilmente spazientito. La faccenda
degli infiltrati gli era piaciuta poco e quel mezzo fiasco
nell'attacco al pianeta gli riusciva particolarmente difficile da
digerire. Represse un moto di rabbia. Fosse dipeso da lui, avrebbe
afferrato Alejana per un braccio sbattendola sul tavolo e l'avrebbe
presa lì, davanti a tutti, per dissipare in un momento rabbia e
tensiore, per consolarsi, per avere la mente libera ed elaborare un
nuovo piano. Ma c'era un tempo per ogni cosa e adesso Alejana era il
Comandante King, primo ufficiale della Iss Thunder, e l'unico conforto
che doveva e poteva offrirgli era il suo consiglio. Ricardo squadrò
per un lungo istante la mappa di Exo III su un monitor, poi parlò.
"All'imperatore non farebbe piacere sentire del nostro... momentaneo insuccesso"
Le parole erano dure da pronunciare, soprattutto davanti a quella
strega dal volto di marmo di T'Val. Un solo sospiro sbagliato e la
Vulcaniana sarebbe filata da Vorshak a tessere la trama per la sua
rovina, su questo Seldon non aveva dubbi. Quindi doveva più che mai
mostrarsi deciso e sicuro, come se la ritirata strategica non fosse
stata altro che una rincorsa per colpire nuovamente e ancora più
forte.
"Colonnello Miral," disse, rivolgendosi all'ufficiale dei Maco
"immagino che il suo battaglione abbia risorse sufficienti per un
secondo assalto"
Miral si sporse dalla sedia, soppesando i suoi pensieri.
"Ho abbastanza effettivi per portare un secondo assalto, come dice
lei, Capitano, ma temo non siano abbastanza per portarlo a termine con
successo. Non sono trascurabili quelli che abbiamo lasciato sul
terreno e inoltre i feriti in infermeria..."
"L'ufficiale medico capo ha già ricevuto l'ordine di metterne in piedi
il più possibile" rispose Alejana, con una certa saccenza.
"Ciò nonostante ci servono più MACO per avere ragione di Exo III e per
impadronirci dei suoi laboratori" la interruppe a sua volta T'Val.
Seldon cambiò posizione sulla sedia. Che quella maledetta Vulcaniana
si divertisse a contrastarlo in tutte le sue decisioni?
"Questa volta l'attacco sarà più mirato, non hanno speranze di
coglierci in un'altra imboscata- riprese Ricardo -Se necessario,
affiancheremo ai MACO una squadra di sbarco..."
*Carne da cannone* non poté fare a meno di pensare Miral.
"... e la copertura offerta dalla Thunder sarà ancora più consistente.
Staneremo il dottor Korby e lo riporteremo in catene ai piedi
dell'imperatore. Inoltre...- il capitano gettò un'occhiata alla mappa
sullo schermo, per poi passare velocemente in rassegna i suoi
ufficiali -... è mia intenzione scendere sul terreno, appena la
vittoria sarà nostra."
Exo III, laboratorio nelle viscere del pianeta
Nel frattempo
Se prima quella sala spoglia e piena di circuiti e macchinari non gli
era piaciuta, Miral non aveva fatto nulla per migliorarne
l'arredamento. Il pavimento era viscido del liquido amniotico e del
sangue. I corpi di Brown e della Chapel giacevano scomposti poco
distante. L'Andoriano aveva ancora il fiatone per la frenesia
dell'azione appena conclusa. Ma era libero. Anche se era tutt'altro
che convinto sulla sua prossima mossa. Escogitare la seconda sarebbe
stato tutt'altro che facile. Doveva uscire di lì e tornare sulla
Thunder, o quanto meno comunicare con la nave. Gli riusciva ancora
misterioso come smascherare l'impostore che si era introdotto, ma il
problema era di secondaria importanza.
Miral fissò le teche, in attesa di sentire qualche comunicazione.
Niente, solo silenzio. Probabile che tutti i Maco fossero rientrati
alla nave, e che quindi non ci fosse bisogno di altre chiamate, se
così si potevano chiamare. E che Seldon si preparasse per un secondo
attacco, come sicuramente il falso Miral aveva consigliato, su diretto
ordine di Krorby.
La situazione non era invidiabile. L'Andoriano strinse in pugno il
phaser che aveva strappato a Christine, cercando di scrollarsi di
dosso il vago senso di panico che lottava furiosamente per avere il
sopravvento. Si trovava metri e metri sottoterra, attorniato da
centinaia di androidi. Solo contro tutti.
Sobbalzò col dito pronto sul grilletto quando sentì un ronzio rompere
il silenzio. Si voltò istintivamente verso le teche, ma non gli
sembrava che il rumore provenisse da lì. Era un ronzio, come un
disturbo nelle comunicazioni, niente di più. Eppure pareva avere una
ben determinata frequenza, come una comunicazione in codice. Le
decodificazioni non erano affatto il campo di Miral, ma chiunque
avrebbe percepito delle strane regolarità in quel rumore di fondo. Era
un suono diffuso. Non potevano essere i macchinari per i download
delle memorie, che ora erano disattivati. Col phaser serrato fra le
dita blu, Miral si avvicinò a una delle porte che si aprivano sulla
sala. Non aveva memoria di quale fosse quella giusta, ma tutto sommato
poco importava. La sala era molto probabilmente presidiata da ogni
parte, quindi non esisteva una via più sicura di un'altra. E se dietro
a una di quelle porte avesse trovato Korby, non avrebbe esitato a
sparargli, archeologo di corte o meno.
Il rumore aumentava ritmicamente, sempre con quella sua strana cadenza
quasi musicale. La porta si aprì silenziosamente, scivolando di lato.
L'Andoriano non poté fare a meno di trasalire. Davanti a lui,
occupando tutto lo spazio disponibile, si stagliava la fonte dello
strano ronzio: due metri di androide di grossa taglia, con
un'espressione affatto amichevole sul volto sintetico. Era Ruk.