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ISS THUNDER - MISSIONE 01 RSS ISS THUNDER - Missione 01

01.13 " Infiltrati "

di T'Val , Pubblicato il 13-11-2014

Pianeta Exo III - Caverna sulla superficie del pianeta - 0802


#Colonnello Miral, qui maggiore Miller, mi sente?#
La mano di Miral scattò istintivamente verso il comunicatore. Le luci sull'oggetto
alieno si spensero.
"Come diavolo...?" - mormorò, tornando a sfiorarne la superficie. Era ruvido
al tatto, e Miral si chiese se ogni asperità corrispondesse ad un diverso
comando.
#...onnello Miral?#
Corrugando la fronte, Miral studiò l'arnese. Come facevano a bordo della
Thunder a sapere che erano entrati in possesso di quella tecnologia aliena?
E come erano riusciti a farla funzionare? E se...
Guardò i volti dei soldati e scacciò il pensiero. Se c'era una sola
possibilità che quella non fosse una trappola, doveva cogliere l'occasione
di comunicare le informazioni di cui erano entrati in possesso. Tanto
sarebbero comunque morti tutti.
Trovò un'asperità più in rilievo delle altre e la premette:
"Miral a Thunder. Miral a Thunder, rispondete!"



Pianeta Exo III - Laboratorio nelle viscere del pianeta - 0802


#Colonnello Miral, qui maggiore Miller, mi sente?#
La mano del colonnello Miral si tese istintivamente, come se potesse
raggiungere il comunicatore. Lottò per qualche istante contro le cinghie,
quindi si rilassò. Non doveva fare sforzi inutili. Sulla pelle della schiena
sentiva il calore del contatto con la macchina, e quel calore era un fuoco
doloroso che gli si diffondeva in tutto il corpo. Riaprì gli occhi con uno
sforzo, cercando di mettere a fuoco la situazione intorno a lui. Riuscì ad
alzare il capo a sufficienza da guardarsi intorno. Era solo. Si trovava
legato ad una sorta di disco in materiale plastico. Al suo fianco, pendevano
delle altre cinghie. Il dottor Korby aveva legato a quelle cinghie, l'uno
dopo l'altro, due corpi dalla pelle blu, prima di azionare la macchina.
Attorno a lui, alcune teche contenevano degli altri corpi in vari stadi di
sviluppo, in sospensione in una soluzione liquida. Ma da dove veniva la voce
di Polly? Se solo avesse potuto avvertirli...
#Colonnello Miral, qui maggiore Miller...#
Non era una sola voce a chiamarlo. Era Polly, e nello stesso tempo non era
lei, erano centinaia di voci, tutti con la stessa tonalità, lo stesso
accento che lui conosceva bene...
*Viene dalle teche* - si rese conto Miral - *Sono i loro cervelli alieni a
rilanciare il segnale... Com'è possibile? Come mai non sono schermati?*
#Miral a Thunder, Miral a Thunder, rispondete!# -
Miral sussultò. Non era vero, aveva capito male...
"Non la riconosce, vero?"
Miral voltò la testa in direzione della voce, ma da dove si trovava non era
in grado di vedere chi avesse parlato.
"Non si riconosce mai la propria voce, sentendola dall'esterno..." -
commentò l'uomo con tono casuale, entrando nel suo campo visivo - "I vostri
devono aver scoperto che i cervelli positronici sono hanno un sistema di
comunicazione subspaziale, e lo stanno sfruttando per comunicare con la loro
squadra a terra. In questo modo comunicano anche con noi, ma non credo che
questo importi molto, a questo punto. Comunque, sono Brown, l'assistente del
dottor Korby"
"Piacere di conoscerla" - disse sardonico Miral - "E' così che si deve dire,
quando si incontra qualcuno per la prima volta, vero?"
"Non è necessario che si sforzi di fare conversazione. Non sono il tipo che
diventa nervoso, in silenzio"
Brown si accostò ad una consolle vicino alla parete, prendendo un dipad.
Iniziò a comporre delle cifre, ed una delle teche in cui era conservato un
corpo si aprì, con un fiotto di fumo chiaro. Miral, da dove era legato,
riuscì ad intuire una forma femminile umanoide dalla pelle scura.
"Primo, ha iniziato lei. Poi, non è che abbia molto da fare, in questo
momento" - disse l'altro - "Soprattutto, legato in questa posizione. Cosa
avete fatto? Come siete riusciti a..."
"Come ci siamo riusciti?" - disse Brown - "Semplice, utilizzando la
tecnologia aliena che abbiamo trovato qui. Come il macchinario cui è legato
in questo momento: il download dell'intera memoria di una persona. Ci sono
voluti anni per riuscire a comprenderne il funzionamento e adattarlo alle
diverse razze che compongono l'Impero. Ed a comprendere come utilizzarlo al
meglio"
"Che cosa avete intenzione di fare, per utilizzarlo al meglio?"
"Temo che questo non sia affar suo" - disse Brown freddamente - "Non più
almeno"
Miral non replicò. Era stato consapevole della propria morte, fin dal
momento in cui era stato rapito e portato in quel sotterraneo. Se non altro,
pensò, la comunicazione che aveva percepito voleva dire che Polly ce l'aveva
fatta... Almeno, fino a quando l'impostore non fosse salito a bordo della
Thunder. L'altro non aveva solo il suo aspetto, aveva anche i suoi ricordi.
Si sarebbe mosso come lui, avrebbe agito come lui... Come avrebbero fatto
gli altri a capire che era un impostore?



ISS Thunder - 0811



"Che sta succedendo?"- urlò il colonnello Miral. Tutto si sarebbe aspettato,
ma non che Polly potesse aspettarlo davanti alla piattaforma del
teletrasporto con mezza compagnia ed i faser spianati.
"Le armi a terra, colonnello! Ed anche lei, sergente Vargas!" - intimò
Polyhmnia Miller.
Miral percepì i movimenti dei soldati che lasciavano cadere a terra le armi.
Naturale, pensò. Non si faranno coinvolgere in una lotta per il potere che
non li riguarda, a meno di non ricavarne un interesse diretto. E lui non
aveva niente da offrire. Il suo sguardo era fisso sulla posa dei soldati
schierati contro di lui. E su Polly.
Muovendosi con lentezza, Miral poggiò a terra il proprio fucile faser. La
guardò avvicinarsi quel tanto da afferrare le armi. Non poteva azzardare
mosse, non con lei, maledizione.
Da dietro la fila di soldati avanzò Alejana King:
"Sono spiacente di questo contrattempo, colonnello" - disse il primo
ufficiale - "Ma non possiamo rischiare che fra voi si nasconda un altro
androide"
"Un altro? Uno come la Finch, intende?"
"Uno come il colonnello Miral" - disse Alejana - "Già, perché lei è già
tornato a bordo della Thunder, o così pensavamo... E' stato solo un
fortunato incidente a farci scoprire che si trattava di un androide"
"Capisco" - disse Miral. Quindi i sette soldati che erano tornati con lui
erano nella sua stessa situazione, rifletté. Continuò:
"Che cosa suggerisce, comandante?" - domandò - "Dobbiamo restare qui in
stallo, finché qualcuno non cede e non confessa di essere un androide? E nel
frattempo, mentre siamo impegnati a spianarci le armi l'uno contro l'altro,
che ne sarebbe dell'attacco a Exo III? L'imperatore non vuole più il suo
regalo?"
"Non ho intenzione di tenerla in sospeso a lungo" - rispose lei, e accennò
alla sua sinistra, dove era comparsa il comandante Bellatrix. La donna si
avvicinò, facendo attenzione a non passare in mezzo fra i fucili dei faser e
loro.
"Il comandante Bellatrix ha scoperto una caratteristica interessante nei
cervelli degli androidi" - disse Alejana.
"E' esatto" - confermò la betazoide, estraendo un oggetto da una tasca -
"Gli androidi comunicano fra di loro utilizzando una frequenza subspaziale.
Ne abbiamo approfittato anche per comunicare con voi."
Miral la osservò esaminare il soldato alla sua sinistra:
"Questo è pulito" - disse infine.
Alejana fece cenno all'uomo di togliersi dalla postazione sulla piattaforma
del teletrasporto:
"Il prossimo?"
Il soldato scelto Farrah avanzò verso il comandante Bellatrix. La donna
eseguì gli stessi movimenti, quindi consentì anche a lui di muoversi verso i
soldati.
Il sergente Vargas lanciò al suo comandante un'occhiata imperscrutabile,
quindi fece un passo avanti per mettersi di fronte al comandante Bellatrix.
La betazoide si avvicinò, ed iniziò ad esaminare l'uomo, come i precedenti.
"E questo, dovrebbe essere in grado di distinguere un androide da noi?" -
domandò Miral.
Bellatrix assentì con aria distratta:
"Si. Le frequenze cambiano continuamente, ma la trasmissione fra gli
androidi è ininterrotta. E noi la possiamo rilev..."
Emise un grido soffocato. Vargas aveva fatto un salto, afferrando la donna
per la gola. Laris abbozzò una reazione, ma Vargas la bloccò, le fece fare
un mezzo giro, mettendola fra sé ed i fucili dei soldati e trascinandola
verso la parete della sala teletrasporto:
"Fermi!" - urlò - "Fermi o l'ammazzo"
"Fuoco!" - gridò Alejana.
Miral vide i movimenti dei soldati e capì. Si schiacciò a terra, mentre
centinaia di raggi luminosi bruciavano l'aria intorno a lui. Sentì addosso
il peso di un corpo, capì che qualcuno era stato colpito. Qualcuno dei suoi?
Non importava, adesso. Adesso, c'era silenzio. Adesso, pensò, era finita.
Si tirò su in ginocchio, scrollandosi di dosso il corpo del soldato scelto
MarHan. Peccato, una così bella ragazza... Si girò verso la parete della
sala teletrasporto. Il sergente Vargas e Bellatrix Laris erano caduti una
sull'altro. I loro corpi sembravano sorprendentemente intatti, così, quasi
abbracciati...
"Era necessario?" - domandò Miral, tirandosi su.
"Cosa?"
"Era necessario ammazzare anche i miei uomini, insieme a questi due?" - fece
Miral, avventandosi verso Alejana.
"Certo che no" - si strinse le spalle Alejana.
"Perché allora?"
"Perché cosa? Non ha capito che le armi erano su stordimento?" - rise
Alejana - "Se ci fosse stato un androide fra di voi, non volevamo certo che
venisse ucciso. Avevamo bisogno di un prigioniero, ed adesso l'abbiamo"
Si girò verso i soldati, ordinando:
"Il sergente Vargas, o chiunque sia, deve essere immediatamente
teletrasportato in cella. E chiamate il dottore per il comandante Bellatrix
e per gli altri soldati colpiti dalle armi" - si rivolse di nuovo
all'andoriano:
"Lei, invece, Miral, venga con me. Il capitano vorrà sentire il suo
rapporto"


Exo III - Laboratorio nelle viscere del pianeta - 0815










Brown si voltò, sentendo aprire la porta.

"Ah, Christine... Tutto a posto? Il dottore?" - domandò, vivacemente.
Una umana dai capelli chiari entrò nel campo visivo di Miral.
"Abbiamo dovuto sacrificare anche Vargas, purtroppo" - disse.
"La fine di Vargas è una disdetta..." - mormorò Brown, corrucciato - "Ma era
da prevedersi"
"Il dottor Korby ne è stato molto contrariato... Ma se non altro, il nostro
Miral è al suo posto, pronto a predisporre la trappola per portare qui il
capitano ed il primo ufficiale della Thunder. E' stato una ottima mossa
predisporsi un androide inconsapevole di esserlo..." - la donna si girò
verso l'andoriano legato alla macchina. Miral sentì lo sguardo gelido della
femmina posarsi su di lui, ma il freddo dei suoi occhi non aveva niente di
familiare o di rassicurante.
"Questo vuol dire che non abbiamo più alcun bisogno di tenerlo in vita" -
disse Brown.
"In realtà, non ne avevamo bisogno neanche prima" - replicò Christine - "Se
il nostro androide venisse scoperto, non potremmo comunque mandare un altro
Miral a bordo della Thunder. Sulla nave prima di ammetterlo a bordo lo
esaminerebbero dentro e fuori"
"Il dottor Korby non era della stessa opinione" - fece notare Brown.
"In ogni caso, questo non ha più importanza" -
La donna estrasse un piccolo faser da una tasca. Brown la bloccò con un
gesto:
"Non lì... Rischi di danneggiare la macchina"
Christine parve considerare la cosa:
"Hai ragione... Dobbiamo slegarlo da lì"
Brown si avvicinò e cominciò a sciogliere le cinghie che tenevano legato
Miral. L'andoriano tese i muscoli. Le cinghie si allentarono.
*Ora! Ora o mai più * - pensò Miral. I piedi scattarono verso l'alto,
cogliendo Brown al collo. L'uomo gemette, ma non cadde a terra, non gridò ed
il solo rumore fu lo schiocco della sua gola. Christine sparò, Miral spinse
il corpo di Brown contro di lei. Christine lo evitò, ma Miral approfittò del
breve istante per gettarsi dall'altro lato della macchina, cercando
freneticamente un'arma per difendersi.
Christine sparò ancora. Dietro di lui si frantumò una teca, ed il liquido
amniotico sprizzò come sangue azzurro dalla ferita. Miral sentì i frammenti
di vetro penetrargli nella pelle. Senza badare al dolore, afferrò una
scheggia tagliente, quindi balzò sopra la macchina, rotolandovi sopra,
afferrando la donna, schiacciandola a terra con il suo corpo. Lei tentò di
puntargli contro il faser. Miral non esitò. La donna non gridò. Sussultò
appena, una, due, tre volte, quindi giacque a terra, mescolando sangue rosso
al liquido amniotico che invadeva la sala.