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ISS THUNDER - MISSIONE 01 RSS ISS THUNDER - Missione 01

01.11 " Caduta libera "

di Miral del clan Chelak, Pubblicato il 13-11-2014

ISS Thunder - Stiva 1 - 22/10/2280 - 0300

Si concesse un ultimo minuto di concentrazione, respirando lentamente a occhi chiusi. Perfino le luci attenuate della stiva 1 sarebbero state sufficienti a distrarlo. Ripassò mentalmente il dispositivo, elemento per elemento, aliquota per aliquota, soffermandosi su ogni dettaglio con la maniacale precisione per cui era ben noto. Infine, con un rapido tocco del guanto, aprì la comunicazione sulla maglia comando.
"Comandanti di compagnia, rapporto."
^|^ Qui Stoss. Compagnia A pronta al lancio. ^|^
^|^ Qui Ferguson. Compagnia B pronta. ^|^
^|^ Qui Spa'aw. Compagnia C pronta. ^|^
^|^ Qui Xaph. Compagnia mista pronta a lanciarsi. ^|^
Man mano che i reparti mandavano l'ultimo OK, sul display a visore di Miral si riflettevano le lucine verdi che confermavano lo status degli uomini e donne del 47mo.
^|^ Qui Miller. Plotone comando pronto al lancio. ^|^
Lasciando aperto il collegamento coi subordinati, Miral diede un altro colpetto ai comandi.
"Thunder, qui Miral. Pronti al lancio. Richiediamo apertura portellone."
^|^ Orbita sincrona confermata. Depressurizzazione in corso. Apertura portellone tra 30 secondi. ^|^
I 500 MACO attendevano immobili, rivestiti delle loro nere tute da lancio, resi anonimi dagli elmetti dalle visiere oscurate. Lo spalancarsi del portellone rivelò il buio del pianeta sottostante, un buio ancora più denso di quello dello spazio.
"Miralnu Makrani... FUORI!"


ISS Thunder - Sala tattica - 0315

"Cosa si aspetta che trovino, capitano?" chiese l'orioniana, col rispetto formale imposto dalla presenza di T'Val.
"Forse nulla," rispose Seldon. "Più probabilmente, guai a carrettate."
"In quel caso," interloquì l'ufficiale politico, "il 47mo è in grado di cavarsela meglio di una squadra di sbarco."
Seldon e King la guardarono di sottecchi. Un vero peccato che a ritrovare la vulcaniana, impacchettata come un regalo di natale, fosse stata una delle sue fedelissime... una lama affilata non li avrebbe certo liberati dall'occhiuta presenza dell'Ufficio Fedeltà, ma avrebbe almeno instillato un po' di sano rispetto nel successore di T'Val. Invece...
"Speriamo che lo sia davvero," tagliò corto il capitano. "Piuttosto, che notizie ci sono dalla Sezione Scientifica? Che razza di macchina era quella Finch?"
La primo ufficiale scosse la testa. "Finora non sono riusciti a capirci nulla. Quel che è sicuro è che si tratta di un misto di tecnologia imperiale e aliena."
La vulcaniana lasciò cadere un'altra delle sue frasette tanto irritanti. "Ho disposto che la tenente comandante Laris ricevesse aiuto anche dalla Sezione Ingegneria."
Alejana si irrigidì impercettibilmente. "Ho parlato col capo ingegnere in sala macchine pochi minuti prima della riunione, e non mi ha riferito niente del genere."
"Non ho chiesto al capo ingegnere" ribattè T'Val. "In fin dei conti, il rottame è affidato a Laris, ed è lei che dovrà ricevere il giusto riconoscimento se risolverà il problema. No, ho chiesto a un giovane ingegnere di mettersi a sua disposizione."
Il silenzio che seguì fu la prova che tutti i presenti sapevano benissimo di chi stesse parlando.

Mesosfera di Exo III - quota 72000 metri - ore 0330

Non appena oltrepassata la mesopausa, i sensori registrarono l'aumento di densità dell'atmosfera. I MACO scendevano ordinati per squadre, collegati l'uno all'altro da sottili cordoni ombelicali di microonde i repulsori antigrav iniziarono a rallentarne la caduta, per evitare il surriscaldamento delle tute.
Non c'era bisogno di ricordare ai reparti di controllare la regolazione degli altimetri chiunque avesse sbagliato se ne sarebbe accorto nel modo più definitivo.
Miral ripensò a quattro anni prima, rivedendo con gli occhi della memoria la vivida traccia lasciata nel cielo di Nimbus III dalla meteorica ultima discesa del colonnello Frax, e sorrise.

ISS Thunder - Plancia comando - ore 0340

Seldon emerse dalla porta della sala tattica e andò a riprendere possesso del suo trono. Le due donne presero posizione davanti a lui e ai suoi fianchi. Pochi rapidi gesti sulle rispettive consolle deviarono il sistema nervoso della Thunder in modo da metterlo a loro disposizione. Con un impercettibile cenno del capo, T'Val segnalò al capitano di essere pronta. Alejana King si volse a guardare il suo ufficiale comandante.
Lo schermo mostrava la superficie gelata dal pianeta sottostante, e una miriade di puntini, come un nugolo d'insetti.
* Ok, è ora di dare il via alle danze. * pensò Seldon.
"Signor Tawt, armi tre siluri per detonazione all'impatto, bersaglio le coordinate centrali della zona di lancio."
L'ufficiale tattico prese a digitare sulla propria consolle, confermando l'ordine: "Tre siluri spolettati a percussione, bersaglio coordinate 6370-1128, pronti a far fuoco."
Seldon si rivolse al timoniere.
"Signor Aokawa, usciamo dal'orbita rotta discendente a spirale per un sorvolo tattico a 5 km."
Il giapponese ai controlli annuì: "Decelerazione in corso. Zenitale 150, azimutale 060, discesa fino a 5000 metri. Tempo stimato al sorvolo del bersaglio: 10 minuti."
Appoggiandosi all'indietro sulla poltrona, il deltano sorrise. "Mi è sempre piaciuto rovistare con un bastone nelle tane degli animali pericolosi... vediamo cosa viene fuori da questa!"

Troposfera di Exo III - quota 1000 metri - ore 0340

Come figurine in un surreale diorama, i soldati del 47mo fluttuavano al di sopra del loro obiettivo. I veterani non perdevano di vista il terreno sottostante il soldato Maguire, invece, al suo primo lancio di combattimento, alzò la testa per seguire la traiettoria della Thunder mentre sfrecciava nella sua corsa d'attacco.
Quasi sulla verticale dei MACO, intervallati di mezzo secondo l'uno dall'altro, tre punti luminosi si staccarono dalla nave, scendendo con lentezza solo apparente in mezzo all'anello formato dai reparti d'assalto.
Le tre esplosioni illuminarono a giorno l'orizzonte, e alla terza vampata i soldati caddero dal cielo, come se fossero stati recisi i fili che li tenevano sospesi.
Quindici secondi più tardi, Maguire era al suolo, intento a sganciarsi i repulsori antigrav. Quarantacinque secondi più tardi, lo specialista artificiere Kerry Maguire, seconda squadra, primo plotone, compagnia mista, 47mo Battaglione d'Assalto Planetario, giaceva disteso sul ghiaccio, gli occhi sbarrati a guardare le stelle, primo dei caduti della battaglia di Exo III.

ISS Thunder - Plancia Comando- ore 0345

"Chiamata in arrivo dal 47mo, signore."
"Abbiamo segnale visivo?"
"Negativo, capitano."
"Tenga il visore sulla zona di lancio e passi la chiamata in voce."
^|^ Thunder, qui Miller. Rispondete, Thunder. ^|^
"Miller, qui Thunder. Sono il capitano Seldon. Cosa succede?"
^|^ Stiamo incontrando vivace resistenza. A quanto pare ci avevano predisposto un'imboscata. ^|^
"Ma come? Un veterano come il colonnello Miral... cadere in un'imboscata? Mi meraviglio!" Il tono di scherno era palpabile, e gli ufficiali in plancia, con l'eccezione di T'Val, sorrisero apertamente.
^|^ Non ho detto che ci siamo caduti. Ci hanno assaliti non appena abbiamo toccato suolo, ma le perdite iniziali sono state trascurabili. Il problema è che non stiamo affrontando esseri umani, ma androidi simili a quello distrutto da lei... e stavolta non si presentano come procaci distrazioni ma come mortali combattenti. ^|^
"Avete una stima della consistenza numerica del nemico?"
^|^ Diverse centinaia come minimo, e sono maledettamente veloci e resistenti. Ci hanno tagliato fuori dalla breccia aperta dai siluri. ^|^
"Cioè non siete riusciti a entrare sotto la superficie?"
^|^ Il colonnello Miral è riuscito a penetrare, ma ha con sé appena due plotoni. Credo che se siamo riusciti ad attestarci lo dobbiamo al diversivo creato da loro, ma francamente... se là sotto ci sono altri androidi come questi, dubito che i nostri riusciranno a risalire. ^|^
"Ok, maggiore. Il quadro è chiaro. Ora mi dica qual è il suo piano."
^|^ Serve che la Thunder ci apra un altro ingresso. ^|^
Seldon esitò, e alzò una mano a zittire l'ufficiale tattico che sembrava sul punto di dire qualcosa.
"Si rende conto che ora il 47mo è al suolo, e non più in quota?"
^|^ Capitano Seldon, con tutto il dovuto rispetto, mi sto gelando le chiappe anch'io come i miei soldati! Faccia rilevare le coordinate della comunicazione e miri non più di cento metri a nord della mia posizione attuale. Ah, un'altra cosa: due siluri bastano. ^|^
"D'accordo, Miller. Tenga giù la testa... e anche le chiappe, se non vuole scottarsele. Seldon, chiudo."

Sottosuolo di Exo III, da qualche parte - ore 0350

"Cosa vuol dire 'non sappiamo dove siano'?" esplose Korby. "Abbiamo sensori letteralmente ovunque! Più di trecento androidi sguinzagliati sulle tracce di una cinquantina di macachi imperiali... e questi spariscono, così?" disse, schioccando le dita.
"Dottore, questi sono specialisti bene addestrati! Si muovono sabotando la rete dei sensori, minando le intersezioni dei corridoi, cambiando direzione in modo del tutto erratico, seminando false tracce..."
La frustrazione di Korby era evidente. "Ma hanno alle calcagna organismi superiori! Più veloci, più forti, più agili, più precisi! Come possono sottrarsi alla cattura? Stiamo venendo traditi, per caso?"
Brown sbarrò gli occhi. "Ma cosa dice, dottore? ...E poi da chi?"
"Non lo so, Brown, ma..."
L'animata discussione tra i due venne interrotta dall'insistente cicalino di una chiamata in arrivo. Korby portò all'orecchio un comunicatore e ascoltò man mano che passavano i secondi, l'espressione gli si rasserenò, le rughe sulla fronte si distesero e alla fine, quando chiuse il comunicatore, sulle sue labbra aleggiava persino un mezzo sorriso.
"Non sono invincibili, dopotutto."
In quel preciso istante le pareti tremarono per un doppio colpo di maglio, e le luci si affievolirono per un attimo, per poi tornare normali.
"Magari no," commentò Brown, "ma certo non si sono ancora arresi!"

Superficie di Exo III - ore 0355

Polly non aveva il tempo di chiedersi se aveva condotto il 47mo a una sconfitta. Gli androidi che li circondavano si erano fatti ancora più numerosi, il loro tiro più micidiale. Il maggiore stimò che, senza contare i due plotoni dispersi nel sottosuolo con Miral, il battaglione avesse ormai perduto un 10% abbondante degli effettivi.
* Pazienza subire perdite - pensò - ma non stiamo facendo progressi! Nonostante la seconda breccia siamo ancora inchiodati qui sul ghiaccio... *
D'un tratto, sul visore le si accese un puntino verde che non si aspettava di rivedere.
"Miral!" Poi ripeté, ricordandosi di aprire il canale: "Miral! Sei vivo!"
^|^ Avevi dei dubbi? Allontanatevi dalla breccia, abbiamo preparato i fuochi d'artificio. ^|^
Soffocando il sollievo che provava, il maggiore Miller commutò la frequenza sulla linea generale. "A tutti i reparti: allontanarsi dalla breccia. Convergere sulle coordinate iniziali di sbarco."
A gruppi, sfruttando il fuoco di copertura dei commilitoni, i MACO iniziarono una manovra di ritirata che in altre circostanze avrebbe strappato l'applauso degli spettatori: a dispetto delle perdite subite e del terreno accidentato, i reparti si muovevano ancora come meccanismi ben oliati. Non si fermarono nemmeno quando dalla breccia aperta dalla seconda salva di siluri cominciò a irradiarsi una fontana di archi elettrici multicolori, salvo esitare per una frazione di secondo mentre le visiere fotoreattive si scurivano ulteriormente.
Alcuni androidi, sorpresi in posizione eretta, vennero inceneriti sul posto dalle scariche di energia che si riversavano dal cratere. Macigni di roccia gelata, che fino a poco prima erano serviti da riparo ai soldati dell'impero, si spaccarono sotto l'impatto dei lampi policromi.
A un certo punto, senza preavviso, Polly si girò e si trovò di fronte a un'uniforme con le mostrine con la foglia di quercia.
Il colonnello toccò i controlli sul proprio avambraccio.
^|^ A tutti i reparti: è il colonnello Miral che vi parla. Iniziamo la manovra di evacuazione. La compagnia B salirà per ultima. ^|^
Polly scrollò desolata la testa.

ISS Thunder - Sala teletrasporto 1 - ore 0405

Anche coi limiti imposti dalla tecnologia, non ci volle molto per recuperare il 47mo. Miral e Polly, in piedi dietro la consolle del sottufficiale addetto al teletrasporto, seguivano con occhi cupi il rientro delle squadre.
Di quando in quando, qualcuno aveva attivato i repulsori antigrav anche a un caduto. Era contro il regolamento, ma tra regolamento e spirito di corpo nel battaglione prevaleva quest'ultimo.
Il personale medico si occupava dei feriti e dell'occasionale cadavere.
"Insomma abbiamo perso anche Spa'aw," stava dicendo la donna. "Non c'è dubbio che dobbiamo prepararci a una lunga campagna."
"Colonnello..." intervenne il sottufficiale di marina. "Arriva l'ultimo gruppo."
Il piccolo drappello che concludeva l'evacuazione comprendeva il capitano Ferguson, che sorreggeva una soldatessa pallidissima con una bruciatura da faser sul fianco destro della tuta. Passata la ferita agli infermieri, il comandante della compagnia B si avvicinò al colonnello.
"Siamo stati sconfitti."
"Abbiamo perso una battaglia, Ferguson, ma la guerra è appena cominciata."
"Credo invece che per lei stia per finire, signore."
Il colonnello alzò gli occhi, appena in tempo per ricevere in faccia una scarica a piena potenza.
I due soldati che accompagnavano Ferguson alzarono i faser d'assalto puntandoli sul maggiore Miller.
"Non mi costringere a mandarti dove ho appena spedito il nostro ex comandante, Polly. Decidi subito dove vuoi passare la notte: nel mio letto, come mia seconda in comando, o su una lastra di monoberillio nell'obitorio della nave?"
Ma la donna aveva sul volto un'espressione stranissima, e sembrava non aver neppure udito la minacciosa proposta di Ferguson.
Guardava il corpo del colonnello, e in particolare la circuiteria semifusa che si intravedeva dove si era dissolta la faccia.

Sottosuolo di Exo III, da qualche parte - ore 0430

"Si svegli, signore. Non abbiamo molto tempo."
Miral riemerse a fatica dall'incoscienza, e subito se ne pentì: c'era qualcosa che non andava nella sua antenna sinistra. Dominò il giramento di testa e la vaga nausea che provava, si schiarì la voce un paio di volte, poi chiese: "Cos'è successo, sergente Vargas? Ricordo che ci sono arrivati addosso, e poi che c'è stata un'esplosione, ma devo avere perso conoscenza."
"Ci avevano belli e acchiappati, e uno si è messo davanti a lei, signore, a tirarsi la faccia. Da principio non capivamo cosa stesse facendo, poi si è girato e abbiamo visto che le assomigliava come un gemello. Quello se n'è andato, ma i suoi compari no: il caporale Mirek era riuscito a trovare un nascondiglio sul soffitto, e visto che noi eravamo tutti stesi a terra e gli androidi tutti in piedi, ha lanciato una granata."
"E lui era sul soffitto... è riuscito a cavarsela?"
Il sottufficiale si limitò a scuotere la testa.
"In quanti siamo rimasti?" chiese Miral.
"Con lei siamo otto, signore."
Miral si sforzò di riflettere, anche se il ritmico pulsare nel suo cranio non lo rendeva facile. Tentare di risalire sarebbe stato un suicidio a quest'ora il battaglione non poteva stare ancora combattendo, e visto che non li aveva raggiunti, delle due l'una: o era stato annientato, o aveva evacuato. La Miller era cauta, come Stoss se uno dei due aveva assunto il comando, il battaglione era in salvo. Se invece lo comandava Ferguson... questa linea di pensiero era del tutto improduttiva, si disse. Restare su questo livello era impossibile: come li avevano sorpresi e catturati una volta, ci sarebbero riusciti di nuovo.
"Andiamo giù," ordinò.
I sette MACO superstiti assunsero automaticamente la formazione di combattimento attorno a lui, e si misero alla ricerca di una via di discesa, verso le viscere di quel labirinto tecnologico.