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USS PYTHEAS - MISSIONE 02 RSS USS PYTHEAS - Missione 02

02.04 " Nell'oscurità "

di Suri figlia di Kellam , Pubblicato il 02-06-2014

USS Curie - Infermeria - 23 marzo 2393 - Ore 11:00
Il paziente era scomparso. Luz sbatté gli occhi, sbalordita. Si era solo girata a prendere l'analizzatore dal carrello, e la paziente non era più sul bioletto dove era stata adagiata pochi minuti prima.
"Stuart, dove..." iniziò, ma neppure l'infermiera era più al suo posto.
L'infermeria attorno a lei era vuota, come era stata fino al giorno prima. I sensori dei bioletti continuavano a segnalare i parametri vitali di persone che non erano più visibili. Le dita di Luz si aprirono senza che se ne accorgesse, ed il piccolo analizzatore cadde rotolando sul pavimento, andando a fermarsi vicino alla al centro della stanza.
Istintivamente, mosse un passo per raccoglierlo.
"Non è stato un teletrasporto..." mormorò fra sé.
Anche di spalle, avrebbe percepito l'emissione luminosa ed il caratteristico rumore del trasporto.
Se fosse stata lei ad essere trasportata?
Si guardò intorno.
Era la sua infermeria, ne era più che sicura. Nessun'altra nave della Flotta ne aveva una così ampia ed organizzata. Al di là del piccolo ufficio che si era ritagliata, si apriva il lungo corridoio della parte ospedaliera. Normalmente, avrebbe visto attraverso la vetrata gli assistenti medici alle sue dipendenze, in attesa oppure mentre si occupavano di qualche paziente.
Ma non c'era nessuno, in quel momento.
Era completamente da sola.
"E questo ti fa paura, vero, mamita?" la donna sussultò, girandosi di scatto.
Accanto al bioletto era comparso un ragazzo dai capelli neri.
"Raul!"
"Si, mamita, sono io."
"No... non è vero!" gli occhi azzurri del figlio la fissavano con un'espressione dura che non gli aveva mai visto.
"Perché non dovrebbe essere vero? Perché mi hai lasciato sulla Terra? - fece un passo verso di lei - Perché non ti aspettavi di vedermi qui? O magari perché non mi volevi tra i piedi?"
"Tu non puoi essere qui..." ripeté lei.
La Dottoressa Fuentes si chinò a raccogliere l'analizzatore, puntandolo verso il ragazzo.
Non le dava nessuna lettura. Lo scosse, cercando di farlo funzionare, quindi lo gettò via, cercando invece il comunicatore.
"Fuentes a sicurezza! Allarme intruso! - premette ancora - Sicurezza!"
Raul la raggiunse. Il suo sguardo si addolcì, mentre le prendeva la mano fra le sue.
"Siamo soli, mamita. Siamo sempre stati bene da soli, tu ed io... - le disse - ...perché adesso la solitudine ti fa così paura?"
Luz fissò dritto negli occhi l'apparizione.
"Tu... non vorresti che io sposassi Thomas?"
"Io voglio solo che tu non soffra di nuovo... - le sussurrò all'orecchio, abbracciandola. Aveva anche l'odore di suo figlio, pensò Luz - ...perché lo sai che succederà di nuovo, vero?"
"Cosa?" Luz si divincolò, allontanandosi dall'altro.
Il ragazzo la guardò con un misto di tristezza e compassione, ma non fece altri tentativi di prenderle le mani. Nell'improvviso silenzio, Luz avvertì un rumore.
La Dottoressa indietreggiò, senza mai abbandonare con lo sguardo il giovane cadetto.
Raul non si mosse.
Il suono sembrava provenire dal corridoio ospedaliero.
C'era qualcuno, allora?
Corse alla vetrata. C'erano due corpi, distesi insieme su uno dei bioletti.
Un uomo.
Una donna.
La donna si girò, e rise, le rise in faccia, come aveva fatto tanti anni prima, quando l'aveva trovata così: esattamente così, insieme a suo marito...
"Thomas... No!"

USS Curie - Infermeria - 23 marzo 2393 - Ore 11:05


Le labbra della Dottoressa Fuentes si mossero leggermente.
Il suo corpo era ancora a terra, contratto in posizione fetale, circondata dagli assistenti medici. Thomas Pierce non si era mai sentito così impotente in vita sua, mentre uno degli ufficiali della sicurezza lo tratteneva per un braccio, per impedirgli di intralciare la via ai medici.
"Sta dicendo qualcosa." notò  l'infermiera Stuart.
La donna si chinò sulla Dottoressa.
"Credo che stia chiamando lei, Comandante." disse, dopo un istante.
Pierce si strappò dalla presa dell'ufficiale, per andare ad inginocchiarsi accanto alla fidanzata.
Uno degli assistenti si spostò per fargli posto, continuando a controllare le letture sul tricorder medico.
"Luz, tesoro... Sono qui! Apri gli occhi! Guardami!"supplicò Thomas.
Alzò lo sguardo, per incontrare quello del medico.
"Se mi sta chiamando, si deve essere accorta che sono qui... - disse - è un buon segno, no?"
L'uomo scosse la testa, chiudendo il tricorder.
"Non posso dirlo: non c'è risposta motoria alle stimolazioni. Potrebbero essere solo parole incoerenti, come si sono verificate negli altri pazienti colpiti dalla stessa forma di coma. Infermiera, mi aiuti a stendere la Dottoressa Fuentes su un bioletto."
Thomas scansò l'infermiera con un gesto, quindi afferrò delicatamente la donna per le spalle, sollevandola insieme al Dottore e adagiandola su un letto ancora libero.
"Sarà meglio dichiarare questa zona in quarantena... - disse l'assistente, cupo in volto, rivolgendosi all'ufficiale della sicurezza - Non sappiamo ancora quale sia la causa del coma improvviso. Tutte le persone che nelle ultime ore hanno avuto contatti diretti con le vittime dell'epidemia devono sottoporsi a visita medica preventiva, e sì... intendo anche lei, Comandante Pierce!"
"Tutte le vittime dell'epidemia sono donne." protestò Pierce.
"E allora? Non possiamo escludere nessuna eventualità al momento... - ribatté l'altro, aprendo di nuovo il tricorder - ...potrebbe essere una coincidenza. Non abbiamo ancora un campione statistico sufficiente per distinguere gli elementi a rischio. Tutto quello che so finora è che la Dottoressa, lì... - accennò alla figura distesa sul bioletto - ...era completamente asintomatica fino ad un minuto prima di crollare a terra. E che nel database medico non ho trovato nessuna traccia di malattie in grado di colpire allo stesso modo persone appartenenti a razze diversissime fra loro come vulcaniani e andoriani... Infermiera: il monitor neurocorticale, presto!"
Thomas guardò la donna staccarsi dal bioletto per correre a prendere i sensori adesivi.
L'assistente li posizionò sulla fronte di Luz, quindi si appoggiò al bioletto, studiando i parametri che apparivano sui monitor.
"Non... Non può svegliarla?"
L'uomo si girò per scoccargli un'occhiata comprensiva.
"Mi piacerebbe, Comandante. Anche perché non credo che sia finita qui. Avremmo invece un gran bisogno della Dottoressa Fuentes."
Thomas si allontanò di un passo, passandosi le mani fra i capelli. Solo ieri, pensava, solo ieri non avevamo altra preoccupazione che preparare il nostro matrimonio.
Adesso...
Il rumore delle porte dell'infermeria che si aprivano lo fece voltare.
Il Capitano ed una donna della Sicurezza di cui non ricordava il nome stavano sostenendo una giovane Tenente d'aspetto orientale. L'infermiera lasciò il bioletto per andare a ricevere la nuova paziente.
"Credevo che Hwang fosse già qui..." esclamò Thomas, aiutando il Dottore a distendere la Timoniera sul bioletto.
Era l'ultimo ancora vuoto in infermeria. Tutte donne, notò Thomas.
E Luz... pensò, con una stretta al cuore.
Suri, con fatica, lasciò andare la ragazza.
"La sicurezza ha provato a risvegliarla nel suo alloggio." rispose.
"Non dovrebbe stare qui, Capitano." disse il Comandante Pierce.
"Se le osservazioni del Capo Ingegnere della Baffin sono corrette, sono comunque a rischio. E, a proposito di posti... - sottolineò Suri - ...credo che il suo sia sul ponte di comando in questo momento. Se dovessi essere colpita anche io, deve essere sempre pronto a sostituirmi."
"Signore, io..."
"Non importa." tagliò corto il Capitano.
Si girò verso il Dottore.
"Nell'ultima comunicazione che ho avuto con la Dottoressa Fuentes, mi ha detto di aver trovato qualcosa di strano nei tracciati EEG delle pazienti colpite dal coma."
"Sì... Ed è anche qui!" disse l'uomo, indicando il tracciato sul monitor accanto al lettino della Dottoressa.
Suri si avvicinò per guardare.
Anche Pierce fece un passo avanti, cercando di interpretare le linee spezzate che si succedevano sullo schermo nero del computer medico.
"Non capisco." confessò.
"È il tracciato encefalografico della Dottoressa... - disse l'assistente medico - ...ma potrebbe essere quello di qualsiasi altra paziente colpita da questo strano tipo di coma. Non ho ancora confrontato i dati con la polisonnografia della Dottoressa conservata nel database medico, ma sono sicuro che, come negli altri casi, i tracciati saranno molto simili. Vedete, la tipica struttura a dente di sega?"
Puntò il dito su una linea angolosa, che saliva e scendeva a rapidi picchi quasi verticali.
"Cosa vuol dire?" domandò Pierce.
"In pratica, il tracciato della Dottoressa è simile a quelli tipici di un paziente addormentato, in fase di sonno REM." intervenne il Capitano.
"Vale a dire che... Sta sognando?"
"Esattamente... - confermò l'altro - ...però ci sono delle differenze, rispetto al tipico sonno ristoratore. La prima è quella evidente: non riusciamo a svegliare le pazienti. Abbiamo provato la stimolazione corticale, ma senza risultato."
"E la seconda?"
L'assistente indicò una doppia onda appena visibile, che oscillava leggermente sulla parte bassa del monitor.
"Non so di che cosa si tratti... - confessò - ...la sua frequenza è molto simile a quella delle onde delta, ma finora non sono stato in grado di definirla, esattamente. E non so da dove provenga: se abbia una causa organica o meno... Comunque è il solo elemento veramente anomalo che finora sia stato riscontrato... è comune a tutte le pazienti, o almeno: a tutte quelle che sono state esaminate su questa nave."
"Onde delta..." mormorò Suri fra sé.
A voce più alta continuò.
"Comunichi con il Dottor Maurian sulla Baffin: chieda se ha riscontrato la presenza di onde delta, o simili, nel tracciato cerebrocorticale delle sue pazienti... - si rivolse al Comandante Pierce - ...so che la sua umana emotività la spinge a stare accanto alla sua fidanzata, ma penso che le sarebbe molto più utile scoprendo la fonte di quelle onde delta, non crede, Comandante?"
Thomas scrutò il volto inespressivo del capitano.
"Che vuol dire? Ha un'idea su quello che sta succedendo qui?"
"Venga con me..." rispose Suri, dirigendosi verso la porta dell'infermeria.
L'uomo si voltò verso il lettino dove giaceva Luz.
"Vada, Comandante... - intervenne l'infermiera - ...pensiamo noi a lei."
Thomas raggiunse il Capitano nel corridoio fuori dell'infermeria.
Le si mise accanto, regolando il passo con quello dell'altra.
"Con rispetto parlando, Capitano: lei  prima ha detto che potrebbe essere colpita in qualsiasi momento da questa specie di malattia. Devo essere in grado di sostituirla: e questo implica che devo aver accesso a qualunque informazione lei abbia su... su questa faccenda!"
"Non ho altre informazioni, a parte quelle che ha sentito anche lei in infermeria, Comandante... - avevano raggiunto il turbo ascensore e Suri lo chiamò con un gesto - ...ho però un sospetto."
"Quale sospetto?"
"Prima di partire, ho studiato con cura i diari della Voyager. Ovviamente, mi sono concentrata sui Borg, che sono la più grande minaccia che dovremo affrontare nel nostro viaggio verso la Terra, ma c'è stato anche altro in quel viaggio."
Il turboascensore si aprì.
"Ingegneria." ordinò il Capitano.
"Li ho letti anche io, prima ancora di accettare la missio... - un ricordo si affacciò alla sua mente - ...Capitano... lei sta parlando dei Bothan?"
"Le onde delta sono tipiche dei campi psionici, che possono produrre effetti allucinatori. Secondo i diari di bordo della Voyager, quel tipo di attacco costituisce l'arma fondamentale usata dai Bothan contro le navi che si affacciano al limite del loro spazio."
"Ma la loro zona di controllo è lontanissima da qui!" obiettò Pierce.
"Sono passati molti anni da quando la Voyager è entrata in contatto con i Bothan. Potrebbero aver espanso la loro zona, per quello che ne sappiamo."
"Se a produrre il coma dell'equipaggio fosse un campo psionico... - disse Pierce, provando per la prima volta un barlume di speranza - ...forse, rimodulando le frequenze degli scudi deflettori potremmo interromperlo."
""Rimodulare gli scudi potrebbe essere d'aiuto. Oppure, anche emettendo un colpo di risonanza dal nucleo di curvatura..."
Il turboascensore si fermò. Le porte si aprirono.
Il corridoio era buio, privo persino delle luci di emergenza.
"Che sta succedendo?" disse Suri, avanzando di un passo.
Dietro di lei la porta del turboascensore si chiuse, lasciandola a camminare in una pesante oscurità.
"Comandante Pierce? - domandò - Comandante Pierce! È con me?" gridò.
C'erano dei passi pesanti nel corridoio, passi che lei non aveva mai sentito.
Non su quella nave, almeno.
I passi si stavano avvicinando. Erano di fronte a lei, e percepì un chiarore diffuso provenire dagli oblò che si aprivano sul fondo del corridoio. C'era una figura, di fronte ad uno degli oblò, in una posa simile a quella usata da un umano intento alla contemplazione della solitudine dell'universo.
"Chi è lì?" gridò Suri.
La figura si scosse, girandosi lentamente verso di lei. Nell'oscurità, intravide luci ad intermittenza brillare sulla fronte e sul corpo dell'altra. Il volto era bianco, quasi cadaverico.
Un tubo si dipartiva dalla fronte di quella che doveva essere stata una volta una donna umanoide.
Ed era adesso una Borg.