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USS PYTHEAS - MISSIONE 02 RSS USS PYTHEAS - Missione 02

02.15 " Sipario "

di Timeran Bhreel Legen, Pubblicato il 30-06-2014

Luogo imprecisato - 24 marzo 2393 - Ore 07:38


Era un po' come essere dentro una tromba d'aria.
Non che Maria Gerrico fosse mai stata dentro una tromba d'aria, ma era esattamente in quel modo che immaginava la sensazione, mentre si reggeva a una robusta cima e al braccio di Alan.
Non le era chiaro cosa stesse facendo Volkoff.
La dottoressa Fuentes, che era scesa di corsa a chiamarli, aveva accennato ad antichi dei pagani e al dominio dei venti. O qualcosa del genere.
A dire il vero, in quel momento, la sua attenzione era più che altro concentrata nel fare le scale che la separavano dal ponte e che non sembravano affatto costruite nell'ottica di fornire una via di accesso larga e confortevole. Così non aveva prestato molta attenzione.
Quello che aveva trovato, una volta giunta sopracoperta, era stato un turbinio di acqua e aria, scricchiolii minacciosi di assi di legno, che non sembravano apprezzare la situazione più di lei, e vele che sbattevano nel vento.
Gettando uno sguardo oltre il parapetto, si era resa conto che si trovavano ad almeno cinquanta metri sopra il pelo dell'acqua, mentre le navi nemiche convergevano rapidamente sulla loro posizione.
Anche da quell'altezza poteva vedere gli uomini che si affollavano sui ponti delle navi guardando in su, verso di loro. Volti sempre uguali, che si ripetevano come in un oloromanzo la cui matrice contenesse solo due o tre fisionomie.
Un ragazzo alto, di forse diciotto anni, dalla pelle olivastra. Occhi e capelli scuri.
Un giovane più o meno della stessa età, andoriano.
Un uomo alto con un camice da medico.
Andrea, ovunque a punteggiare la folla.
E accanto a loro, a queste immagini trasformate delle persone che amavano o avevano amato, figure scure, informi, che si muovevano strisciando e fiutando l'aria, in caccia.
Maria ebbe un fremito d'orrore, chiuse gli occhi e seppellì il viso nel tessuto della camicia di Alan. Poi pensò solo a reggersi.


USS Curie - Infermeria - 24 marzo 2393 - Ore 07:42


Sotto lo sguardo di Enizia, Glens sembrava sempre più confuso. Si supponeva che lui fosse il loro esperto in materia di sogni, ma sembrava che annaspasse nell'incertezza non meno di loro.
Il fatto che, poi, fosse stato proprio lui a metterli in questa situazione non contribuiva molto a renderglielo simpatico.
Pochi minuti prima, una delle infermiere era arrivata trafelata comunicando una variazione nello stato di sonno dei suoi uomini, notizia che aveva trovato conferma nelle parole di Maurian arrivate nemmeno un minuto più tardi. Glens aveva rifiutato di vedere i nuovi tracciati sostenendo che non gli sarebbero stati d'aiuto, ma aveva chiamato la propria nave e richiesto alcuni dati che gli erano stati prontamente inviati. Li aveva letti velocemente e ora fissava la parete divisoria tra l'ufficio di Fuentes e l'infermeria principale come se questa potesse parlargli. Erano passati due minuti e Enizia iniziava a spazientirsi.
"Capitano Glens ..." ebbe appena il tempo di iniziare la frase prima che il Bothan sollevasse gli occhi su di lei.
"Credo che abbiano trovato il modo per uscire, Capitano".
"Per uscire?" Le sopracciglia di Enizia si aggrottarono, le antenne si incurvarono verso l'alieno.
Glens annuì. "Sì, la sua guaritrice ha ragione. Credo che stiano letteralmente risalendo verso uno stato di sonno più leggero. Non sono sicuro che sia un fatto consapevole ma, se la sua squadra è arrivata a destinazione, potrebbero aver acquisito un certo controllo sul loro stato."
"E per quanto riguarda gli Hod?"
"Non ci sono segni che indichino un loro attacco, almeno per il momento."
"Crede che abbiano trovato il modo di ... seminarli?" domandò Tynam, in piedi accanto alla scrivania. "In che modo?"
Glens parve riflettere per un momento. "E' possibile che i suoi uomini siano riusciti a confonderli."
Enizia incrociò le braccia al petto. La spiegazione di Glens le risultava un po' troppo confusa e basata su un numero terribilmente alto di se. Di certo non le bastava e la sensazione di non poter fare nulla di concreto per modificare la situazione la esasperava più di quanto si potesse permettere di mostrare al suo equipaggio.
"Quindi, cosa dovremmo fare ora secondo lei? Aspettare e basta?" domando Tynam, gli occhi chiari sempre puntati su Glens.
"Non è così semplice. Possono anche risalire fino ad un certo punto, ma nessuno si è mai svegliato autonomamente da un sonno indotto di questo tipo, almeno non tra i non appartenenti al nostro popolo e non con gli Hod a inseguirli. Dovremo guidarli noi."
"In che modo?" chiese ancora Tynam "I nostri tentativi di svegliarli non hanno mai dato risultati concreti."
Il Bothan scosse la testa. "Ora che hanno guadagnato un certo grado di consapevolezza, saranno loro stessi a compiere il cammino. Noi dovremo guidarli, come si guida un viandante che si è perduto nella nebbia."

Luogo imprecisato - 24 marzo 2393 - Ore 07:47


Effettivamente, intorno a loro era soltanto nebbia.
Il vento era calato. Delle raffiche violente che colpivano come uno schiaffo era rimasta solo una brezza leggera. Lo sciabordio delle onde era un rumore lontano e gli scricchiolii delle assi si stavano affievolendo.
Tutto intorno era silenzioso e immobile. Bianco e freddo.
Luz si strinse nel camice, che aveva tenuto nonostante non fosse proprio l'abbigliamento più adatto all'ambientazione piratesca. Tommy, che le aveva tenuto un braccio intorno alle spalle durante tutta la salita, la strinse automaticamente a sé, percependo il suo brivido di freddo. Lo sguardo era puntato oltre la sua testa, a cercare di cogliere un indizio su dove si trovavano, ma la nebbia impediva la vista in ogni direzione.
No, non era nebbia.
"Credo che siamo finiti dentro una nuvola" commentò Piotr che, nonostante lo sforzo, sembrava piuttosto compiaciuto e nient'affatto provato. "Non mi ero accorto di averci fatto salire così tanto."
"Evidentemente le formazioni di stratocumuli sono scese di altitudine mentre noi salivamo."
Pierce si voltò verso Samak, sentendone il commento.
"Forse. Anche se io non conterei troppo sul fatto che le normali leggi fisiche, o atmosferiche, valgano qui dove siamo."
"Il punto è proprio questo, Comandante. Comprendere dove siamo."
"Credo che l'unica possibilità sia continuare a salire. Non possiamo certo tornare giù, Capitano."
Suri annuì. "Concordo. Tuttavia non possiamo continuare a salire all'infinito. A meno che, naturalmente ..."
Qualsiasi cosa stesse per dire Suri venne persa nel fracasso di assi spezzate e colorite imprecazioni di coloro che si erano trovati inaspettatamente faccia a terra. L'urto era stato violento, come se lo scafo del veliero avesse colpito qualcosa. Uno scoglio o un muro di mattoni avrebbero prodotto lo stesso effetto. E vista la situazione l'uno era probabile quanto l'altro.
Piotr fu il primo a sporgersi oltre il parapetto.
"Credo che continuare a salire non funzionerà."


USS Curie - Infermeria - 24 marzo 2393 - Ore 07:51


"Crede che funzionerà, Capitano?" domandò Enizia, osservando dritto davanti a sé, attraverso la vetrata che li separava dall'infermeria principale.
Glens scosse la testa. "Non lo so. E' una situazione che non si è mai verificata nella mia esperienza. Forse, i suoi uomini hanno capito come avere un vantaggio sugli Hod. Forse, il suo scienziato e il suo psicologo riusciranno a guidarli. Ma interferire con il sogno ha sempre delle conseguenze impreviste."
"Cosa intende?"
Glens si voltò verso l'andoriana, solo per un breve istante.
"Il sogno ha tutto a che fare con l'inconscio e assume forme differenti per ciascuno di noi."
"Certamente. Ma ancora non capisco dove vuole arrivare."
"Il campo psionico induce il sonno, guida il cervello nella costruzione della struttura di base del sogno. Ma è il sognatore che poi riempie quella struttura con il suo inconscio, popolandolo e definendone i dettagli."
Il Bothan fece una pausa, raccogliendo le idee, cercando un modo per spiegare a quest'aliena cose che per lui erano naturali quanto respirare. Se mai fosse riuscito a riportare a casa la sua nave, avrebbe chiesto il trasferimento a un incarico d'ufficio.
"Ogni modifica che noi apportiamo dall'esterno è soggetta a questa legge. Anche senza considerare la presenza degli Hod, è più difficile modificare l'ambiente onirico di un soggetto consapevole. E i suoi uomini ora sono consapevoli. Il vantaggio di tutto questo è che possono collaborare al loro risveglio. Le istruzioni, chiamiamole così, che non inviamo per guidarli fuori dallo stato di sonno saranno automaticamente tradotte dalla loro mente in indicazioni che li guideranno all'interno del mondo onirico in cui si trovano. Ma non c'è garanzia che verranno tradotte correttamente, visto che la mente che le invia si trova fuori dal sogno."
Enizia non comprendeva pienamente quello che l'uomo stava spiegando. Ma quel che aveva compreso non le piaceva affatto.
"Insomma, mi sta dicendo che si tratta di un'arma a doppio taglio. Se anche l'informazione arriva, non è detta che sia interpretata correttamente."

Luogo imprecisato - 24 marzo 2393 - Ore 08:17


"Mi sembra difficile non interpretare correttamente questo."
Luz osservò il cartello di fronte a sé, un po' divertita e un po' perplessa. Era un cartello enorme, colorato, contornato da luci al neon intermittenti che gli davano l'aspetto delle insegne che lei stessa aveva visto anni prima durante un viaggio al sito storico di Las Vegas.
Il cartello riportava una semplice freccia gialla campeggiante sopra un'enorme coppia di fedi nuziali luminose e indicava una via in mezzo alle catapecchie che contornavano la strada. Sembrava maledettamente fuori luogo in quel posto. Luz non avrebbe potuto immaginare un modo più ovvio per attirare la sua attenzione.
"Questa deve essere Timeran."
"Sottile ..." ghignò ironico Pierce "Sì, credo che possiamo affermare con una certa sicurezza che non è opera di Sorin."
Una volta attraversate le nubi, avevano scoperto di essere approdati in una sorta di porto caraibico ottocentesco. O almeno così l'aveva definito la Gerrico che, a quanto pareva, nutriva una certa passione per quel genere di ambientazione.
Degli Hod per ora non vi era traccia. Tuttavia nessuno sembrava incline a rimanere ad aspettare che ce ne fossero.
Tutti i presenti, compresi quelli tra loro dotati di logica e orecchie a punta, erano stati concordi sul fatto che non rimaneva molto da fare se non sbarcare. Si erano trovati all'ingresso di un vero e proprio labirinto di casupole e stradine, catapecchie e vie chiuse.
Avevano camminato per quelle che a Luz erano sembrate ore. La sensazione di euforia scatenata dall'idea di Piotr e dall'aver seminato le creature che davano loro la caccia, aveva lasciato il posto a quella di essere perduti.
Fisicamente perduti. Non avevano idea di dove si trovavano né di come fare a uscire di lì. Ammesso che uscire di lì fosse quello che dovevano fare.
Finché non avevano cominciato ad arrivare i segnali.
I primi quasi incomprensibili. Un coniglio verde a macchie con un enorme orologio da taschino che aveva suscitato una discussione tra Alixia e Samak sulla possibilità di cucinarlo e mangiarlo, finché qualcuno non vi aveva riconosciuto il personaggio di una favola terrestre. Sfortunatamente, a differenza del Bianconiglio originale, non sembrava li avrebbe condotti da nessuna parte.
Una mappa del tesoro in lingua trill che nessuno era stato in grado di leggere.
Una bussola vulcaniana il cui ago non ne voleva sapere di ruotare.
Nessuno dei segnali aveva fornito indicazioni utili. Ma tutti erano stati piuttosto concordi sul fatto che Enizia dall'esterno stava tentando di contattarli nuovamente attraverso Bhreel e Sorin.
D'altra parte non avevano esattamente un ampio ventaglio di alternative e le urla bestiali che ogni tanto arrivavano alle loro spalle, portate da un'improvvisa folata di vento, non lasciavano molto spazio per lo scetticismo.
Ad avvalorare l'ipotesi aveva contribuito il fatto che, via via, i segnali avevano cominciato a divenire più chiari e diretti. Mano a mano, le scritte erano scomparse lasciando il posto a semplici immagini o a brevissime frasi di immediata comprensione. Avevano iniziato a imboccare i sentieri giusti.
Ora il cartello luminoso indicava chiaramente uno stretto viottolo di fronte a loro.
"Credo che non ci resti che seguire l'indicazione, allora ..."
La frase di Alan era stata interrotta dall'ennesimo grido.
Suri affrettò il passo, guidando i suoi uomini.
"Si stanno avvicinando"


USS Curie - Infermeria - 24 marzo 2393 - Ore 08:31


"Si stanno avvicinando?"
"Alla superficie, sì. Almeno secondo i dati che abbiamo. Più semplice è il messaggio, più è facile che il significato venga mantenuto. E' per questo che all'inizio non abbiamo visto risultati. Inoltre dobbiamo tenere conto delle differenze nella percezione temporale."
Nonostante la gravità della situazione Tynam non poteva impedirsi di provare un'incredibile curiosità verso il mondo onirico di cui Glens parlava come fosse reale. Qualcosa di tangibile che poteva essere visto e toccato con mano. E compreso, sperava.
Enizia aveva ascoltato tutta la conversazione, mantenendo, nonostante l'irritazione e il senso di impotenza che provava, l'espressione impassibile e fiduciosa che ci si aspettava in una situazione di emergenza da un ufficiale in comando. Aveva seguito tutte le indicazioni che Glens aveva dato via via a Sorin, aveva ascoltato le scarsissime notizie mediche dall'assistente di Fuentes. Ma non aveva più preso parte direttamente alla discussione.
"Sì, ha ragione naturalmente. Il cervello lavora più rapidamente durante il sonno, quindi il tempo, dal loro punto di vista, scorre a velocità maggiore ..."
=^= Plancia a Capitano Enizia: Signora, stiamo ricevendo una comunicazione per il Capitano Glens dalla nave Bothan. Sono piuttosto allarmati e chiedono di essere messi immediatamente in comunicazione.=^=
Enizia fissò Glens per un istante chiedendosi rapidamente di cosa potesse trattarsi. Il Bothan sembrava perplesso quando l'addetto alle comunicazioni.
"La passi nell'ufficio della Dottoressa Fuentes."
=^= Sì, Capitano. =^=
Un momento di silenzio, poi una voce Bothan, estremamente concitata, che parlava direttamente a Glens in linguaggio incomprensibile per i federali.
L'uomo sgranò gli occhi prima di voltarsi verso Enizia.
"Devono fare in fretta, Capitano. Gli Hod si stanno muovendo. Non so quanto i suoi uomini riusciranno a mantenere il controllo, ora."

Luogo imprecisato - 24 marzo 2393 - Ore 08:47


"Ora deve mantenere il controllo! Maria! Maria, mi ascolti, deve cercare di mantenere il controllo! Manca poco, coraggio!"
La voce di Luz sembrava non avere alcun effetto sulla ragazza che appariva paralizzata dal terrore. La marcia si era fatta serrata man mano che gli Hod si facevano più vicini. E più si avvicinavano, più il mondo che li circondava sembrava cambiare. Anche se, forse, crollare era il termine più appropriato. I muri si sgretolavano, le indicazioni intorno a loro scomparivano prima che potessero capirne il messaggio, le leggi stesse della fisica sembravano non avere più senso. Il giù era diventato su e poi di nuovo giù prima che avessero il tempo di capire come.
Non rimaneva altro che correre, cercando di uscire dal labirinto, dove le indicazioni li avevano guidati.


USS Curie - Infermeria - 24 marzo 2393 - Contemporaneamente


"Lì abbiamo guidati fin dove abbiamo potuto".
Sorin appariva distrutto. Considerando la sua natura vulcaniana, questo rendeva drammaticamente bene la gravità della situazione. Fissò lo sguardo, come sempre impassibile, in quello di Enizia e si sedette.
"Se il Capitano Glens ha ragione, li abbiamo guidati fin dove era possibile, prima di essere estromessi. Sono vicini, ora. Ma sono soli."

Luogo imprecisato - 24 marzo 2393 - Ore 08:51


Erano soli. E, a quanto pareva, alla fine della corsa.
Samak si voltò, assumendo la posizione di difesa che le avevano insegnato in gioventù, durante il suo addestramento nella Tal-shaya. Erano infine giunti al ciglio di un burrone sporgendosi dal quale si vedevano solo nuvole. Un vicolo cieco.
Logicamente sapeva che combattere quegli esseri, mentre la terra si sgretolava dietro di loro, non avrebbe portato a nulla nemmeno in quel mondo onirico privo di un senso logico definito. Ma non avevano altro luogo dove fuggire. Nessuna alternativa.
Nonostante la concentrazione, quando la coda di Athena le sfiorò la gamba, abbassò automaticamente lo sguardo. La gatta le si strusciò contro, poi s'infilò tra le gambe di Pierce, trotterellò fino al bordo del burrone e scomparve. La risposta, pur nella sua apparente mancanza di logica, le parve chiara improvvisamente.
"Capitano, credo di aver compreso."
Non attese la risposta di Suri e si diresse a passo deciso verso il bordo del baratro.
Poi precipitò.


USS Curie - Infermeria - 24 marzo 2393 - Contemporaneamente


Il precipitare durò un'eternità. Un'eternità fatta di ricordi e di frammenti di vita.
Il sorriso di sua madre.
Pesci rossi in un acquario.
L'uniforme da guardiamarina.
Il suo abito da sposa.
Una cuffietta chirurgica.
Gli occhi del suo bambino.
Un orsetto di peluche.
Una ninnananna cantata al buio.
Un ordine di partenza.
Una corsa sulle colline intorno all'Accademia con suo figlio.
Una visita in infermeria.
Un album di abiti da sposa.
Il volto di Enizia che la fissava.
Ok, quello non era proprio un dolce ricordo. Non era nemmeno un ricordo, a ben vedere. Lei era proprio lì, a pochi centimetri di distanza.
Luz ebbe un sobbalzo. Anche se non aveva l'aria omicida né un pugnale in mano, era l'ultima persona che si era aspettata di vedere a quel punto.
"Dottoressa, mi sente?"
La voce sembrava la sua. Si guardò intorno per un momento prima di rispondere. Pareva proprio la sua infermeria. Sul lettino accanto al suo era distesa Suri.
"Sì, sì, la sento. Questo ... è vero?" domandò. Si sentiva la gola secca, la voce gracchiante, le membra pesanti. Si rese conto solo dopo averla pronunciata quanto appariva infantile la sua domanda. Ma Enizia annuì. E sorrise.
"Vero come il rapporto che mi aspetto non appena il suo assistente lo riterrà possibile. Ben tornata, Dottoressa."

USS Baffin - Bar di Prora - 30 marzo 2393 - Ore 18.05


"Luis ti ha mandato dal Consigliere Bhreel?"
"Te lo giuro. Ha detto che con le questioni di cuore, sarebbe stata più pratica di lui. In effetti, ha l'ufficio pieno di immagini di abiti da sposa. Anche se non ho capito con chi deve sposarsi."
Alan rise di gusto posando sul piano del tavolino il bicchiere pieno a metà, evitando così di rovesciarsi il contenuto sulla giacca.
"Non si sposa lei, ma la dottoressa Fuentes. Forse la sta aiutando a scegliere l'abito - l'uomo sogghignò divertito - non sono sicuro faccia esattamente parte del suo compito ..."
"Non credo, ma ho l'impressione che si diverta un mondo comunque."
Entrambi si concessero un istante di divertimento e un sorso di bevanda. Esaurito l'argomento consiglieri e matrimoni era calato di nuovo il silenzio. Tipico impaccio da primo appuntamento. Non che il loro fosse un appuntamento, naturalmente.
Alan si appoggiò allo schienale della sedia e bevve un sorso.
"Sono felice che tu stia bene, in ogni caso."
"Grazie. Anzi, non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto per me. Senza di te ..."
L'uomo scosse una mano, in parte in imbarazzo e in parte, sì, anche lievemente compiaciuto e soddisfatto. "Ho fatto quello che chiunque avrebbe fatto" si schernì, come da copione.
Come da copione Maria sorrise e ringraziò, poi suggerì un piccolo brindisi. Si concesse un istante per gettare lo sguardo oltre il finestrone.
Era trascorsa poco più di una settimana dal loro ritorno dal mondo degli incubi. Tutte le donne e i membri della squadra di salvataggio si erano svegliati senza conseguenze, anche se alcuni vagavano ancora per la nave in piena notte tentando di vincere l'insonnia. I metodi della nonna per prendere sonno, citati da ognuno e del tutto inutili, ormai si sprecavano.
Enizia e Suri avevano stipulato un accordo di non aggressione reciproca con i Bothan e Glens, dopo aver avuto almeno la decenza di mostrarsi imbarazzato per aver portato gli Hod fino a loro, aveva preso la sua nave e se ne era tornato a casa. I suoi nipoti avrebbero ascoltato per anni storie sul capitano blu che l'aveva convinto ad andare in pensione.
Il convoglio federale aveva ripreso la sua rotta e le cose stavano tornando alla normalità, pur con qualche piccola, piacevole novità.
Tutto andava bene.