02.03 " L'odore della menzogna "
di Bellatrix Laris, Pubblicato il 13-11-2014
USS Thunder, plancia
22 maggio 2288, ore 3:00
Seldon si voltò verso i suoi colleghi imperiali, unici ufficiali
superiori presenti in plancia. Staccare gli occhi da Alejana era
sempre un'impresa, anche se quell'uniforme così casta non rendeva
giustizia alle sue curve.
*Sono disperso in un universo parallelo, il mio doppio potrebbe
rovinarmi irrimediabilmente la carriera e sto persino soffrendo le
pene di una rinuncia erotica...*
La situazione del capitano era tutto fuorché invidiabile. Scacciò i
pensieri dalla mente, cercando di concentrarsi sull'abbordaggio
imminente. Quel dispositivo di occultamento sarebbe stato suo, a
qualsiasi costo.
*E allora qualsiasi disastro avrà combinato il mio doppio sarà sanato...*
Imperatore Seldon... suonava bene. E in fondo, perché no?
Si costrinse a tornare in plancia. Sentiva lo sguardo di T'Val
pesargli addosso. La cucciolotta di Vorshak non gli avrebbe reso
sicuramente le cose più facili, per quanto avessero deciso di mettere
da parte i loro conflitti in quella situazione delicata.
*Un teletrasporto durante una tempesta ionica è sempre rischioso...
l'incidente è sempre dietro l'angolo... la nostra coraggiosa orecchie
a punta potrebbe restare intrappolata in questo universo...*
Si voltò a fissare i due che in quello strano e noioso universo erano
il suo primo ufficiale e il suo consigliere. Poco lontano, il tenente
Tawt stava suonando la sua melodia di phaser.
"Appena le difese dei Klingon saranno cadute,- spiegò il capitano -una
squadra di..."
La parola MACO fu sul punto di sfuggirgli, ma riuscì a correggersi all'ultimo.
"... sicurezza si preparerà ad abbordare la nave. Li costringeremo...
alla resa, e nel frattempo ci occuperemo della altre due navi, in modo
che non nuociano al convoglio."
Seldon gettò un'occhiata attorno. Tutti parevano soddisfatti di quel
piano preciso e banale. Se si fosse trovato nel suo universo, non
avrebbe esitato a mostrare a tutti il suo pugno di ferro e la sua
inesistente pietà, ma era costretto a fare buon viso a cattivo gioco.
"Voglio che nella squadra di sicurezza figurino gli uomini migliori.
Guiderò personalmente l'incursione assieme al tenente Miller..."
"Capitano, se mi è permesso..."
Mai la voce di T'Val era suonata così odiosa per Seldon. La maledetta
strega vulcaniana aveva una passione per mettersi in mezzo e pareva
venuto il momento che esercitasse la sua arte.
"Non mi parrebbe... appropriato che il capitano metta a repentaglio la
sua vita sul ponte di una nave ostile." disse la falsa consigliera.
"Guiderò io l'abbordaggio, capitano." si offrì Miral, con più calore
del solito. Seldon dovette fare violenza a sé stesso per non
fulminarlo con lo sguardo.
*Il pelle blu e la strega vulcaniana in combutta... due da
teletrasportare immediatamente nel vuoto cosmico.*
Che fare? Sicuramente in quella situazione non sarebbe bastato
liquidare la faccenda con un semplice 'la sua obiezione è annotata'.
Le parole di T'Val, trasferite in quell'universo buonista, avevano
molto più senso di una sua qualsiasi risposta.
*Suonano dannatamente... loghiche.*
Ricardo inghiottì in boccone amaro che per poco non lo soffocò,
combattendo con la collera che sicuramente gli stava deformando i
lineamenti.
"Va bene, comandante. Le affido il comando dell'abbordaggio." soffiò,
cercando di apparire il più naturale possibile. Nel clima al vetriolo
che si era creato nessuno notò lo strano sguardo del tenente King.
Flashback - ISS Thunder, palestra
8 maggio 2288, ore 23:45
Un respiro profondo. Un altro. Un altro ancora. Quasi non percepiva
più il dolore alle gambe che teneva piegate sotto di sé. Doveva essere
passata più di un'ora, forse addirittura due. Gli esercizi di
meditazione la portavano sempre lontano, talvolta più lontano di
quanto avrebbe voluto. E raramente riusciva a raggiungere il suo
scopo. Quella sera ci era quasi riuscita. Ma quel 'quasi' la
disturbava più di un fallimento.
*Staccarsi dal corpo, essere solo la mente...*
Fece un altro tentativo. Il lobi del cervello erano sul punto di
dolerle, come muscoli sotto sforzo, ma non era il tipo da abbandonare
tutto. Provò la stessa sensazione che si ha saltando. Ma il salto
sembrava non finire mai. Saltò via dalla palestra, dalla Thunder,
dallo spazio. La sua mente era lo spazio e lei ne percepiva le
variazioni. 'La mia mente nella tua mente' dicevano i Vulcaniani. Lei
poteva vantarsi a dire che la sua mente poteva percepirle tutte, non
una sola. Almeno fino al prossimo fallimento.
I suoi sensi si tesero. Qualcuno era entrato. E lei lo aveva
percepito. Non si lasciò sfuggire il segnale, lo pedinò mentalmente
come un segugio che segue una pista. Cercò di concentrarsi ancora di
più, fino a farsi male. Poteva essere chiunque e se si fosse impegnata
lo avrebbe capito: un Andoriano, un Vulcaniano...
Alla fine, come una dolorosa sconfitta, Laris si arrese e aprì gli
occhi. C'era effettivamente qualcuno nella palestra, ed era appena
entrato. Ma non era altro che il guardiamarina Xin Piao. Bellatrix si
alzò dal tappeto, fece del suo meglio per reprimete un'occhiataccia e
prese la porta.
USS Thunder, sala teletrasporto
22 maggio 2288, ore 3:15
Mentre attendeva di essere teletrasportato a bordo del vascello
Klingon, Miral era teso. Non era l'abbordaggio a preoccuparlo, bensì
l'avvenente donna che aveva al fianco. Polly Miller, capo della
sicurezza della USS Thunder. Miral la preferiva calzata nell'uniforme
da MACO, ma anche in questa tenuta non era da scartare.
*Per lo meno il mio doppio ha avuto il buon gusto di accompagnarsi ad
un ufficiale...*
Abitune che l'Andoriano non intendeva perdere. Ma che avrebbe fatto e
cosa avrebbe detto quando si sarebbero trovati soli nell'intimità del
loro alloggio?
*È facile ingannare in intero equipaggio, ma come darla a bere a
qualcuno che divide il suo letto con te?*
Miral detestava tutto quel tempo che poteva impiegare a pensare. Non
vedeva l'ora di salire sulla piattaforma del teletrasporto, e poi che
fossero i phaser a parlare. In più, c'era anche T'Val da accontentare,
senza contare le strane richieste del capitano Seldon...
Alla fine venne il suo turno per salire sulla piattaforma, appena il
tempo di scambiare uno sguardo teso con Polly e poi sparire nella luce
azzurra del teletrasporto.
A bordo del vascello klingon era un inferno. Le luci arancione dei
phaser saettavano per l'ambiente, mentre la luce rossastra della nave
rendeva più difficile il puntamento. Un componente della squadra di
sicurezza era a terra, forse stordito, forse morto. Per Miral non
faceva gran differenza. Sentiva la febbre della battaglia crescere in
lui e il leone non chiedeva altro se non di potersi risvegliare.
Scivolò di fianco, appoggiandosi a una paratia, al riparo dai colpi
dei disintegratori dei Klingon. A giudicare dai colpi che sparavano, i
Federali erano dei pivelli. L'unica che si salvava almeno un po',
ovviamente, era Polly. Per un attimo, Miral desiderò avere i suoi
cecchini MACO a coprirgli le spalle, ma sapeva che poteva cavarsela
benissimo da solo. Saldamente imbracciato il phase, l'Andoriano mandò
a segno una raffica di colpi, facendo finire a terra un paio di
Klingon. Fece cenno ai suoi di avanzare, abbandonando il suo riparo
nell'ansa del corridoio. La squadra superò i Klingon al tappeto,
macchie di sangue viola ovunque sul pavimento di metallo. Svoltarono
in un corridoio, poi in un altro, diretti in plancia.
*Sono ben lungi dall'obbedire come il mio 47°, ma poteva andare
peggio.* si disse Miral, mentre avanzava col phaser imbracciato. Un
paio di Klingon sbucarono da anse del corridoio, ma in meno di un
secondo si ritrovarono a fare compagnia ai loro colleghi stesi a
terra. L'idea della caccia stava allettando Miral, risvegliava tutti i
suoi istinti ferini, quasi lo eccitava.
*Io sono il leone, le mie prede non possono fare altro che scappare!*
Cinque Klingon vennero loro contro. Uno venne abbatuto dalla squadra
di sicurezza, ma gli altri quattro riuscirono a gettarsi addosso ai
Federali. Miral ne attaccò uno in corpo a corpo, facendogi finire il
disintegratore a metri di distanza. Il Klingon lo buttò a terra con
tutto il suo peso. I due si misero a lottare sul pavimento, una lotta
ad armi pari. Dove la forza del Klingon pareva predominare, Miral lo
contrastava con la tecnica. Mentre si rotolavano, l'Andoriano raccolse
da terra il disintegratore e ne picchiò pesantemente il calcio sulle
creste ossee dell'avversario. Il Klingon restò stordito per una
frazione di secondo, il tempo necessario affinché Miral si rialzasse e
lo tenesse sotto tiro. Ancora confuso, il Klingon sbraitò qualcosa
nella sua lingua culturale. Sul volto del comandante dei MACO si
dipinse un sorriso truce.
"Qa'pla, brutto bastardo!"
Miral aprì il fuoco. Il resto furono solo schegge di cranio, materia
cerebrale e sangue color porpora. Il corpo del Klingon giaceva ai
piedi dell'Andoriano, senza testa. Miral si guardò attorno, pronto ad
ordinare ai suoi sottoposti di muovere verso la plancia. I Federali lo
fissavano con occhi vuoti, senza parole, anche quelli che tenevano
sotto tiro i tre Klingon superstiti. Seguirono interminabili secondi
in cui nessuno osò fare o dire nulla. Alla fine, fu Polly a staccarsi
dal gruppo, lanciandogli un'occhiata significativa.
"Comandante...- disse, con voce appena udibile -... il Klingon si era arreso."