02.02 " In trappola "
di T'Val , Pubblicato il 13-11-2014
13maggio2282 - Ore 02:38
U.S.S. Thunder.
Alloggi Ufficiali
Quella davanti a lei sarebbe stata la porta del suo alloggio, sulla sua
nave. T'Val decise di provare. Non aveva ancora trovato una uniforme
appartenente a quell'universo con la quale camuffarsi, e se fosse rimasta
con la sua, non avrebbe potuto ingannare a lungo gli ufficiali di bordo. La
porta non era chiusa - e penetrò con un sibilo sottile nella paratia.
Illogico, ma tutto sommato prevedibile data la natura di quell'universo, si
disse.
Entrò.
La sua controparte aveva messo di fronte giusto di fronte alla porta un'arpa
vulcaniana. Assomigliava molto a quella che lei aveva avuto in dono da sua
nonna, per permetterle di affinare il suo dono. Essere un'artista aveva
permesso a sua nonna di venire affrancata dalla schiavitù, e quindi che i
suoi figli fossero riconosciuti legalmente come membri della nobile famiglia
dell'uomo di cui era stata la concubina. Ricordava il suo rammarico quando
aveva visto l'arpa di sua nonna sequestrata insieme a tutti gli altri beni
di famiglia. Era stato un ottimo strumento.
La staccò dal suo supporto. La dedica era là, scritta a lettere dorate.
Corrugò la fronte. In lettere dorate vulcaniane... Al tempo di sua nonna era
vietato l'insegnamento della lingua vulcaniana agli schiavi. Sua nonna era
diventata la grande arpista che tutti - perfino i consiglieri dell'imperatore
- ammiravano senza mai saper leggere la propria lingua. La dedica sull'arpa
di sua nonna era stata in lettere terrestri.
Comunque fosse, adesso era sicura di trovarsi nel proprio alloggio. Poggiò
nuovamente l'arpa sul supporto, guardandosi intorno.
Si sedette davanti al computer, e dopo una breve riflessione le sue dita
composero una password. Il laptop si aprì compiacente. La logica può essere
un'arma a doppio taglio, pensò T'Val, concentrandosi sui file che si
aprivano di fronte a sé.
13maggio2282 Ore 02:42
U.S.S. Thunder.
Plancia di comando.
I Klingon erano là fuori, da qualche parte, esattamente come nel suo
universo. E questo era peggio che preoccupante. Era potenzialmente
disastroso.
Ricardo Seldon si morse le labbra, infuriato con sé stesso... Con l'altro sé
stesso. Lui avrebbe dovuto essere al suo posto, sulla sua nave, pronto a
comandare la battaglia per l'Impero. Che cosa avrebbe potuto fare il suo
sostituto? Come lui non conosceva i piani di quella nave, neanche l'altro
capitano poteva conoscere i suoi piani di battaglia... Se mai fosse riuscito
a tornare nel proprio universo, chi gli avrebbe creduto, se l'altro avesse
trascinato la sua nave ad un disastro? Chi avrebbe pagato per il disastro,
se non lui?
"Devo tornare sulla mia nave" - pensò Seldon, stringendo i pugni sui
braccioli della sua poltrona - "E devo farlo il più presto possibile, prima
che l'altro distrugga i miei piani, la mia nave... Ed anche me!"
Si, ma in che modo? Sfruttando qualcuno in quell'universo? Gettò uno sguardo
circolare alla plancia. La divisa di Alejana in quell'universo non dava
sufficiente spazio al suo sex appeal, pensò Seldon. L'orioniana si accorse
che la stava guardando e si voltò:
"Non ho ancora nessun risultato, signore" - disse, in tono di scusa - "Se i
Klingon sono ancora lì fuori come sospettiamo, probabilmente stanno
osservando il silenzio subspaziale per coglierci di sorpresa"
"I Klingon sono di sicuro là fuori, signor King, anche se i sensori non li
possono vedere" - rispose brusco Seldon. Maledetta tempesta ionica, aggiunse
il capitano mentalmente.
"Eppure..." - iniziò Tawt.
Seldon gli lanciò un'occhiata di ghiaccio. Il suo Tawt non si sarebbe mai
permesso di essere esitante. Anche perché sarebbe morto molto prima di
arrivare a tenente comandante.
"Eppure, cosa, signor Tawt?"
"Stavo pensando che la tempesta ionica, come sta danneggiando noi, deve
stare danneggiando anche le navi Klingon, tanto più che con i loro sistemi
di occultamento non possono tenere alzati gli scudi"
Seldon si irrigidì. Sistemi di occultamento?
Si, aveva letto qualcosa del genere, nei rapporti sull'universo dello
specchio cui era riuscito a mettere le mani. Che i Klingon, o i Romulani...
Si, insomma, uno dei due popoli era riuscito ad inventare un sistema per
nascondere le navi, per renderle invisibili ai sensori. Non aveva creduto a
quei rapporti... Certo, teoricamente era possibile creare un campo
gravitazionale che curvasse le onde EM intorno alla nave, rilasciandole
dalla parte opposta rispetto a dove fossero venute a contatto con il campo,
ma l'energia richiesta sarebbe stata inimmaginabile, quando le loro navi
dovevano tirare fuori dai cristalli di dilitio ogni minima favilla per
mantenere l'armamento in linea. E poi, che dei mezzi animali come i Klingon
potessero inventare qualcosa che nemmeno i più grandi scienziati dell'Impero
erano riusciti a creare, era impossibile! Ed invece...
"Possibile?" - mormorò fra sé.
"Prego, signore?" -
"Come?" - si riscosse Ricardo, e si rese conto che gli ufficiali di plancia
lo stavano fissando con sguardi interrogativi. Maledizione, un altro errore!
"Qualcosa che lei ha detto mi ha fatto pensare, signor Tawt" - disse,
pensando rapidamente - "La tempesta ionica ci sta danneggiando... Se le navi
Klingon non possono alzare gli scudi a causa del loro sistema di
occultamento, vuol dire che gli ioni stanno penetrando gli scafi delle navi
anche più di quanto facciano con le nostre..."
Il volto di Tawt si aprì in un aperto sorriso:
"Ma certo!" - esclamò - "Questo vuol dire che nella tempesta ci devono
essere delle zone di assorbimento degli ioni!"
Seldon assentì rigido, senza parlare. Tawt continuò:
"...Quindi, si dovrebbe poter rintracciare le zone d'ombra... Quelle dove si
trovano le navi Klingon! Mi metto subito al lavoro, signore!"
Gli ufficiali di plancia si scambiarono un sorriso complice. Seldon li vide
tornare alle loro consolle, con rinnovato entusiasmo, e respirò di sollievo.
Per il momento, non era stato individuato.
13 maggio 2282 - Ore 02:42
U.S.S. Thunder
Alloggi Ufficiali
Su quella nave, Miral Chelak aveva l'alloggio del primo ufficiale - lo
stesso che occupava Alejana King sulla sua. Respirò di sollievo vedendo che
la porta si apriva ad un comando vocale - era una fortuna che i computer non
fossero abbastanza sofisticati da comprendere le differenze a livello di
firma quantica con le loro controparti.
Entrò, senza sapere esattamente cosa aspettarsi. Di fronte a lui apparve un
piccolo soggiorno dall'aspetto confortevole. Il suo sguardo abbracciò un
piccolo divano a due posti, un tavolino basso, un vaso dai disegni
vulcaniani dal quale partiva un ramo bianco di xamet disseccato.
Troppo confortevole, pensò Miral muovendo qualche passo con cautela.
L'ambiente gli era completamente estraneo. Curioso che il suo omologo e lui
non avessero niente in comune.
Strinse le spalle, e si diresse verso l'altra stanza. Quello che importava
adesso era trovare una uniforme, e magari qualche altra notizia sul proprio
omologo, in modo da poter prolungare il più possibile la finzione... O
almeno, fino a quando non avessero trovato il modo per tornare alla loro
nave ed al loro universo.
L'altra stanza era occupata in gran parte dal letto. Colse un movimento e si
arrestò di botto, poi respirò. Uno specchio appeso sopra il letto rimandava
la sua silouette nel buio, inquadrato nella cornice della porta. Sorrise fra
sé, poi si diresse verso l'armadio. Lo aprì, pescò una tuta fra quelle
appese, e la buttò sul letto. Solo in quel momento si accorse che qualcosa
non andava. Guardò meglio nell'armadio. Era diviso in due parti, rigidamente
separate. La tuta veniva dalla parte sbagliata. Appuntò le labbra come per
fischiare, ma non emise nessun suono. Era decisamente nei guai.
Chi diavolo poteva essere, lei? Ma sopratutto, come avrebbe potuto fare ad
ingannare una compagna?
22 maggio 2282 - ore 02:45
ISS Thunder
Plancia di comando
Il tambureggiare della tempesta era un rumore costante che gli opprimeva le
tempie. Il capitano Seldon si passò una mano sulla testa in un gesto che gli
era abituale e di cui subito si pentì. Avrebbe dovuto stare più attento...
Ogni gesto, su quella nave, poteva tradire il fatto che lui non le
apparteneva. Ed il fatto che i Klingon fossero là fuori, probabilmente in
agguato, sia contro la sua nave che contro quella in cui si trovava, rendeva
la situazione - se possibile - ancora peggiore.
Che cosa avrebbe potuto fare la sua controparte, il capitano di quella nave,
a bordo della sua? E lui, che cosa doveva fare, a bordo di quella nave?
"Di sicuro, non posso aspettarmi alcun aiuto da parte loro" - pensò Seldon,
guardando gli ufficiali di plancia con una punta di esasperazione. Se
ricordava bene i rapporti che c'erano stati sull'universo dello specchio,
quelle navi erano gestite come navi pirata.
Già, i rapporti... Qualcun altro si era trovato nella loro stessa
situazione, ma Seldon non riusciva a ricordare come gli altri fossero
riusciti a ritrovare il loro universo. Probabilmente, dovevano ripresentarsi
le medesime condizioni: un teletrasporto contemporaneo ed influenzato dalla
tempesta ionica... Ma forse sarebbe bastato modificare il teletrasporto in
modo da riprodurre il salto quantico, rifletté Seldon.
"Il vero problema è conoscere l'esatta posizione della Thunder nel momento
del trasporto" - si disse il capitano - "Con l'aiuto di Miral posso
modificare il teletrasporto - se riesco a mettere le mani sugli strumenti e
riesco ad evitare di essere scoperto troppo presto - ma la mia nave si è
sicuramente spostata nello spazio, come del resto ha fatto questa... Come
faccio a scoprire le esatte coordinate?"
"Capitano" - lo richiamò Tawt - "Stiamo ricevendo un segnale"
"Da chi?" - domandò Seldon.
"Dalla Oshawa" - rispose l'altro - "Comunicano che la tempesta ionica sta
danneggiando l'integrità strutturale dello scafo... Per di più, hanno guai
al timone. Non riescono più a manovrare"
"Entità dei danni?"
"Integrità strutturale al 40 per cento" - disse Tawt - "In diminuzione... "
"Aumentare la velocità al massimo possibile con questa tempesta" - ordinò
Seldon - "Signor Tawt, pronti con il raggio traente. Dobbiamo tirare via la
Oshawa da questa tempesta"
Capì subito di aver fatto un errore. Nessuno sulla plancia osò fare
osservazioni, ma lo sguardo indagatore che gli lanciò il comandante King era
sufficiente. Aprì la bocca per dare spiegazioni, ma la richiuse in tempo.
Anche quello sarebbe stato un errore.
Si alzò ed andò a mettersi vicino alla postazione del tenente Tawt. L'uomo
lo fissò in modo strano, poi chinò il capo verso la sua consolle:
"...La tempesta ionica influenza pesantemente i sensori" - borbottò l'uomo -
"Riesco a malapena a percepire la presenza delle altre navi del convoglio"
"Ma la tempesta infuria con la stessa forza dappertutto in questo
settore?" - domandò Seldon. Se avessero trovato una zona un po' riparata
alla quale trascinare la Oshawa, pensò Seldon, la nave avrebbe potuto
affrontare la fine della tempesta. Si irrigidì. Un momento...
Puntò il dito:
"Mandi questo sullo schermo centrale. Queste ombre!" - disse, sforzandosi
per dare alla voce il tono più imperioso possibile. Sullo schermo centrale
apparve quella che sembrava una fitta nebbia, nella quale galleggiavano due
zone lattiginose, più scure del resto.
"Quei punti!" - disse Seldon - "Li vedete? C'è qualcosa in quei punti che
assorbe in parte gli ioni della tempesta. "
Sul volto di Alejana comparve un sorriso trionfante:
"Sono le navi Klingon!"
Seldon confermò con un cenno:
"Abbiamo la posizione del nemico"
Il sorriso scomparve dal volto dell'orioniana:
"Perché solo due?" - domandò - "Erano tre gli incrociatori Klingon vicino
alla Base AK 47! Dov'è andato a finire il terzo?"
"Si dev'essere allontanato dagli altri due" - disse Seldon - "E se si è
allontanato, con questa tempesta..."
Fece cenno a Tawt, che modificò la visuale sullo schermo. Una macchia scura
era in rapido avvicinamento all'interno della tempesta.
"Ce l'abbiamo alle spalle!" - concluse Alejana King, con un gesto rabbioso -
"Questo vuol dire che non possiamo stringerli in una tenaglia, quando
attaccheranno i cargo!"
Seldon la ringraziò mentalmente. Quindi, era quella la strategia
dell'altro...
"No, non possiamo..." - disse Seldon - "Non quando attaccheranno i cargo. Ma
possiamo farlo adesso!"
Guadagnò a grandi passi la postazione del timoniere:
"Impostare la rotta. Al mio via, alla massima curvatura possibile contro la
terza nave, quella che ci sta seguendo. Pronti?"
22 maggio 2282 ore 02:50
U.S.S. Thunder
Il suono vibrante dell'allarme rosso lo colse di sorpresa. Miral Chelak
reagì istintivamente, cercando la propria arma al fianco, quindi - dopo un
istante di riflessione - corse fuori dall'alloggio.
*Se questo assomiglia almeno in parte al mio universo* - pensò - *Devo
andare sul ponte... E' lì il posto del primo ufficiale*
La Thunder, se non altro, era identica nella struttura. Non faticò a trovare
un turboascensore.
"Aspetti, comandante!"
Miral bloccò l'ascensore, ed aspettò che T'Val lo raggiungesse. La donna
attese che le porte si chiudessero alle loro spalle, quindi si rivolse
all'andoriano.
"Congratulazioni, comandante"
Miral squadrò la vulcaniana con sospetto:
"Che vuol dire?"
"Ho appena saputo che si è sposato. O almeno, che la sua controparte si è
sposata da poco"
L'andoriano premette il pulsante di arresto dell'ascensore:
"Come lo ha scoperto?"
"La mia controparte tiene nel suo computer schede molto precise su tutto
l'equipaggio. Capitano compreso, naturalmente. Le ho trovate estremamente
utili"
Miral non era stupido. Rifletté un istante, poi assentì:
"D'accordo, siamo dalla stessa parte in questa faccenda. Chi è mia moglie?"
"Il tenente comandante Polhymnya Miller" - rispose la vulcaniana con voce
piatta - "Siete sposati da quattro settimane"
"C'è qualcos'altro che possiamo utilizzare in quelle schede?"
"Ritengo di si" - rispose la vulcaniana - "Avremo bisogno di aiuto per
riuscire a ritrovare la nostra nave ed il nostro universo."
"Che tipo di aiuto?"
"L'ufficiale scientifico di questa nave, Bellatrix Laris. Penso di poterla
convincere a lavorare per noi... "
"In che modo?"
"Questo è affare mio"
Le antenne dell'andoriano vibrarono:
"D'accordo vulcaniana... Come dicevo prima, in questo affare siamo dalla
stessa parte."
T'Val chinò il capo:
"Penso che questo possa essere il primo istante di una proficua amicizia,
comandante..."
L'andoriano sogghignò:
"Chissà. In fondo, ho visto cose anche più strane" - ribatté, e sporse una
mano a far ripartire l'ascensore.
22 maggio 2282 Ore 02:54
U.S.S. Thunder
Plancia di comando
Seldon si voltò appena, vedendo Miral e T'Val uscire dal turboascensore. Di
fronte a lui, nello schermo centrale, due macchie lattiginose mostravano la
posizione delle navi Klingon.
"C'è una terza nave" - segnalò Tawt - "E' alle nostre spalle. Sta arrivando
ad una velocità stimabile a curvatura 4"
"Una trappola!" - esclamò il tenente King.
"Già... E ci siamo giusto in mezzo" - disse il capitano, raggiungendo la
postazione del timoniere - "Timoniere, impostare la rotta. Al mio via, alla
massima curvatura possibile contro la terza nave, quella che ci sta
seguendo. Pronti?"
"Ma capitano" - protestò il tenente King - "Non possiamo lasciare le navi
cargo alla mercé degli altri due incrociatori Klingon!"
Seldon si voltò furioso, ma uno sguardo al volto di Miral Chelak gli fece
cambiare idea:
"La sua obiezione è annotata" - si limitò a dire - "In ogni caso, non ho
nessuna intenzione di lasciare le navi cargo al loro destino, ma dobbiamo
combattere contro un nemico per volta.
Perciò, iniziamo a fargli capire che la loro trappola non è riuscita...
Signor Tawt: pronto a far fuoco!"