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USS TOKUGAWA - MISSIONE 03 RSS USS TOKUGAWA - Missione 03

03.06 " Condizioni Critiche "

di Maximilien Tracey, Pubblicato il 19-05-2014


Insulae di Kerelt, Infermeria d'Emergenza - 16/06/2392, ore 17:30


L'ambasciatore Mogawa aprì lentamente e faticosamente gli occhi verdi, quasi come se le sue palpebre fossero diventate più pesanti delle rovine degli edifici che gli erano franati addosso qualche ora prima.
Sentì qualcuno gridare qualcosa nei corridoi fuori la sua stanza ,in quel particolare accento proprio dell'Insulae che oramai aveva imparato a riconoscere grazie a tutti quei mesi di permanenza sul pianeta, ma non riuscì a comprendere alcunchè, poichè le parole furono rapidamente coperte dal rumore di stivali in rapido movimento e da quello della strumentazione che veniva spostata in maniera decisamente poco elegante e frettolosa.
Cercando di rendersi meglio conto della situazione, cercò di sollevarsi facendo leva sulle braccia, in modo da potersi posizionare in posizione leggermente più sopraelevata a quella iniziale. Ma desistì rapidamente a causa dell'atroce fitta di dolore che dalla parte inferiore del corpo gli si propagò in maniera immediata per tutta la sua spina dorsale arrivando fino al cervello. Decise così di sistemarsi lentamente, attraverso piccoli movimenti puntellandosi sui gomiti con evidente fatica.
Aveva più volte perso conoscenza da quando era stato ritrovato e tratto in salvo, ma da quel che aveva capito dai frammenti di conversazione captati nei momenti di veglia, la quasi totalità degli elementi di governo, istituzionali e diplomatiche erano stati coinvolti nel disastro. I danni erano stati ingenti e i crolli avevano coinvolto gran parte delle strutture del quartiere istituzionale, spazzando via anche gran parte delle strutture mediche. Con esse era andata persa anche la maggior parte delle strumentazioni e attrezzature e così i medici correvano letteralmente come pazzi per gestire la situazione. Lui e gran parte degl'altri feriti erano stati ricoverati all'interno di uno dei pochi edifici del quartiere che ancora si reggevano in piedi, riadibito ad infermeria d'emergenza e difatti, spaziando con lo sguardo da una parte all'altra della stanza, riconobbe l'anonimo arredamento che aveva trovato anche nel suo alloggio quando era arrivato su Kerelt e si stupì in quella situazione di avere una camera tutta per lui.
Fortunatamente però, la zona popolare ricca di abitazioni e edifici commerciali non era sembrava essere stata colpita, o quantomeno non così duramente, altrimenti sarebbe stata una vera e propria strage.
La porta si aprì, lasciando sgusciare all'interno due figure,un anonimo giovane dagli occhi infossati e, strizzata in un candido camice medico, una donna indigena dalle forme decisamente sinuose per una locale, ma ciò che lo colpì maggiormente fu il colore perlaceo della sua pelle che quasi si confondeva con il candore del camice che portava, accompagnato dal violetto elettrico che le pigmentava le iridi. Una mutazione del fenotipo razziale decisamente insolita, che gli sembrò stranamente affascinante.

"Oh, vedo che si è svegliato, signor Ambasciatore ... - affermò la donna in tono amichevole segnandosi qualcosa su quello appariva come una specie di padd, prima di cederlo al suo assistente e avvicinarsi ad ampie falcate verso il paziente - ... Eravamo parecchio preoccupati per il suo stato di salute, dopotutto, lei è il primo paziente alieno che molti medici di questa struttura hanno visto ... e inoltre l'entità delle ferite alla parte inferiore del suo corpo per un po' ci ha fatto pensare al peggio ..."
"Confortante ... - ironizzò amaramente l'ambasciatore seguendo per un istante le parole della donna, prima di iniziare a tempestarla di domande - Avete già idea di cos'è successo? O di come è accaduto? Qual'è la situazione? Avete notizie di Dovan, il mio assistente?"
"Si calmi ambasciatore ... - replicò la donna atona mentre preparava quello che aveva tutta l'aria di un hypospray - ... lei ha bisogno di riposare ..."
"No! - la interruppe in maniera piuttosto brusca l'ambasciatore agguantandole il braccio - oramai la nave Federale dovrebbe essere arrivata ... è importante, mi faccia parlare col Capitano della nave ..."
"Mi dispiace - replicò nuovamente la donna accennando ad un sorriso diabolico e divincolandosi in maniera decisamente poco gentile - ma non credo di poterglielo permettere ..."

Uss Tokugawa, Sala Macchine - Contemporaneamente


Juliette si stava dedicando alle analisi della registrazione arrivate dal pianeta con tutta se stessa. "Segua il suo istinto" le aveva detto il Primo Ufficiale e cosaveva fatto. Già durante la prima analisi, infatti, si era accora di qualcosa di strano.
Il segnale in arrivo dal comunicatore era decisamente troppo "pulito".
Qualunque cosa fosse in grado di generare abbastanza energia da alimentare gli scudi atmosferici infatti, con tutta probabilità sarebbe stata abbastanza grande e potente da interferire o quantomeno interagire in qualche modo con il segnale del comunicatore. Niente che la spilletta applicata all'uniforme del team sbarcato sul pianeta non potesse compensare in automatico, infondo quei piccoli aggeggini dovevano affrontare pressocchè quotidianamente problemi di portata ben maggiore, ma ciò che la insospettiva era che, fisicamente, il comunicatore non sembrava aver compensato assolutamente nulla.
C'era poi stato quello strano suono, poco prima che Iren approcciasse il Tenente Comandante Carpenter. Indubiamente poteva sembrare il sibilo di un'arma, ma i dati che le erano arrivati non avevano evidenziato nessun colpo sparato nella zona e quindi, seppur ritenesse la probabilità piuttosto bassa, non poteva escludere che si trattasse di altro.
Si massaggiò tempie cercando di riflettere. Non voleva ne poteva darsi per vinta,tutto sembrava filare per il verso giusto solo per rispettare una facciata di presunta normalità, ma purtroppo aveva purtroppo esaurito le idee e non sapeva che altro fare.
L'unica cosa a cui poteva pensare era che i locali avessero manipolato in qualche modo la registrazione, ma per farlo in tempo reale senza che nessuno se ne accorgesse i nativi dovevano possedere un livello di tecnologia che, stando ai dati ufficiali, non avevano, senza contare una certa abilità.
Tutto quello che era riuscita quindi ad ottenere erano semplici teorie ed illazioni, nulla di effettivamente utile o incirmante. Iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore in preda alla frustrazione eseguendo un ultimo test.

*Deve esserci qualcosa. Deve!*

Insulae di Kerelt, Nei pressi dell'Infermeria d'emergenza - 16/06/2392, ore 17:43


"Sei sicura che l'ambasciatore non ci darà più problemi?" domandò una voce proveniente da una figura posta in una zona in penombra, in modo che fosse visibile solo la parte inferiore del suo corpo.
"Affermativo. - replicò una una figura poco distante con voce femminile, nascosta nella stessa penombra, ma che chiaramente stava osservando le macerie in lontananza - Entro qualche ora Mogawa ci lascerà le penne ... anche nel caso riuscissero a salvarlo si ridurrà ad un vegetale ..."
"Sadica bastarda ... i tuoi ordini erano di ucciderlo e basta invece di divertirti con questi stupidi ..."
L'altra figura gli agguantò il collo con rabbia uscendo dalla penombra e mostrando alla fioca luce che riusciva a farsi strada in quel vicolo isolato il suo splendido volto perlaceo deturpato però da una smorfia rabbiosa.
"Sadica? Giusta semmai! ... - quasi gridò stringendo e poi lasciando di colpo la presa dal collo del suo interlocutore che iniziò a tossire - ... è colpa sua e della sua Federazione se siamo arrivati a questo punto! è colpa loro se questo mondo sta andando a rotoli e soprattutto, è colpa loro se io sarò condannata ad una morte atroce!"
La figura ancora avvolta nell'oscurità tossì nuovamente, prima di parlare.
"Fallo un'altra volta e sarò io a condannarti ad una morte atroce ... se solo tu non fossi così dannatamente capace ci saremmo sbarazzati di te anni fa ..."

Insulae di Kerelt, Sala Ricreazione - 16/06/2392, ore 17:45


"Cosa?!?" Tracey sbottò con estrema rabbia alla notizia, facendo pensare ad alcuni dei presenti che il Capitano volesse saltare addosso ad Iren, semplice messaggero in questo caso, e riempirlo di botte.
"Il .. il vostro ambasciatore ha avuto una ricaduta ...- balbetto l'indigeno intimorito dall'intento omicida che si era palesato sul volto del mezzosangue betazoide - ... le sue condizioni sono critiche e ..."
"E noi ce ne stiamo qui a girarci i pollici sorseggiando tazze di tè come se niente fosse!" sbottò nuovamente il Capitano.
"Capitano, non avremmo comunque potuto arrivare all'ambasciatore in precedenza - s'intromise l'ambasciatore Rykhan fungendo da mediatore poggiando una mano sulla spalla ad entrambi - sebbene gli scudi fossero stati stabilizzati nessun trasporto sarebbe riuscito ad arrivare alla zona del disastro ..."
Il Capitano sembrò calmarsi visibilmente, anche se tutti i presenti potevano vedere ancora il vapore fuoriusciure con forza dalle orecchie di Maximilién quasi fosse una pentola a pressione in procinto di esplodere.
"Ha ragione ... - replicò alfine il mezzosangue betazoide in tono asciutto e decisamente tagliente, sistemandosi l'uniforme - Ma questo vuol dire che dobbiamo far visita all'ambasciatore. Ora."