Uss Tokugawa - Plancia - 16/06/2392 ore 10.25
Il Capitano Tracey era impegnato a tamburellare le dita sul bracciolo della sua poltrona del comando con fare decisamente annoiato. L' Ambiasciatore Rykhan si posizionò con estrema grazia e femminilità sulla poltrona poco distante dalla sua, quella che normalmente era occupata dal sedere del suo Primo Ufficiale, ma lui si limito a riservarle un'occhiata distratta lisciandosi con la mano sinistra la barba brizzolata, decisamente più lunga di quanto fosse abituato a portarla. Aveva smesso di radersi almeno qualche giorno prima l'arrivo di quella bomba in gonnella, quasi avesse previsto il suo arrivo e avesse disperatamente cercato di tenere lontana da se quella splendida donna, in grado di ammaliare metà dell'equipaggio come se nulla fosse, tramutandosi effettivamente in un ispido e scontroso orso bicolore.
"Dovremmo oramai essere in vista del nostro pianeta, non crede anche lei?" domandò la donna producendosi in un incantevole sorriso capace di far fondere il ghiaccio, tirando fuori un padd da chissà dove e leggendo distrattamente le prime righe.
"Già ...- replicò laconicamente in tono asciutto lo spinoso Ufficiale in Comando della Tokugawa su di cui l'incantevole sorriso non sembrava aver fatto presa - ... secondo la mia tabella di marcia avremmo dovuto già raggiungere Iridis ..."
La donna sembrò incassare la frecciatina non certo celata del Capitano con estrema nonchalance, producendosi in quello che poteva apparire come l'abbozzo di una risata.
"Io non le piaccio. - sentenziò subito dopo senza perdere il sorriso che le increspava ancora le labbra carnose - Posso comprenderlo, dopotutto per lei sono un estranea che è spuntata dal nulla per farle da balia, in una missione che è ben più che sicuro di riuscire a gestire da solo."
Tracey le riservò un occhiata di sfida, sistemandosi sulla poltrona in modo di avvicinarsi alla donna.
"Sbaglia. Avere un pezzo da esposizione come lei in giro per la mia nave è decisamente una gioia per gli occhi ... come potrebbe non piacermi tutto ciò ..." replicò in maniera piuttosto grezza e al contempo decisamente acida il mezzosangue betazoide mentre la donna scuoteva la testa.
"Sarcasmo. Vuol dire che ho fatto centro ..." sentenziò lei con aria soddisfatta mentre il Capitano Tracey le rivolse un occhiata critica. Non era la prima volta che veniva "psicoanalizzato" in tal modo, anche il fratello lo faceva spesso, cercando ogni volta di mettere a nudo ogni sua più piccola azione, esplorando ogni sua più recondita motivazione e tutto ciò a Maximilién non era mai piaciuto, ma per quella unica volta lasciò correre.
Dopotutto era un ospite della nave e, per quanto odiasse ammetterlo, aveva ragione. Non gli piaceva, o meglio, non gli piaceva che gli fosse stata appioppata così, di punto in bianco senza alcun preavviso.
"Le assicuro che non ho nulla contro di lei ... - ammise alfine il Capitano non senza lasciar palesare una certa sofferenza nel farlo - ... trovo solo strana la sua presenza qui. Dopotutto la nostra è una missione di soccorso ... certo, su un mondo non appartenente alla Federazione ... "
La donna lo interruppe con un rapido gesto della mano, accompagnandolo con uno dei suoi disarmanti sorrisi e lasciando brillare gli scintillanti smeraldi che aveva al posto degl'occhi producendosi in uno sguardo malizioso. Per la prima volta durante quel viaggio Maximilién si rese conto delle sue potenti doti di diplomatica.
"Capitano... - replicò in tono mellifluo la donna - ... La verità è una sola. Le trattative per l'ingresso di Iridis nella Federazione sono in una fase critica, e il Comando vuole sistemare la faccenda al più presto, per stare sul sicuro, hanno inviato me. Nulla di più."
Per qualche strana, irrazionale, ragione al Capitano Tracey parve che le rassicurazioni della donna fossero volte a mantenere il velo di oscurità su qualcosa di taciuto. Nemmeno i sensi empatici derivanti dal suo sangue parzialmente betazoide sembravano captare qualcosa di strano, eppure ...
"Capitano ... affermò ad un tratto Vikram dalla sua postazione, costringendo l'Ufficiale in Comando a volgersi verso di lui - ... siamo in vista del pianeta."
"Sullo schermo." Grugnì di rimando Maximilién alzandosi dalla propria postazione con un gesto decisamente poco atletico per lui, avvicinandosi poi allo schermo seguito dappresso dall'Ambasciatore Rykhan. L'enorme palla d'acque verdognole apparve pochi istanti dopo il suo comando. Qua e là si intravedevano piccoli lembi di terra, spesso raggruppati in altrettanto piccole costellazioni, che sembravano essere perennemente a rischio di essere inghiottiti da quei mari burrascosi. Tracey individò alcune forme nuvolose dall'aspetto particolarmente minaccioso focalizzando lo sguardo a sud, su una di quelle più grosse, che per quanto ne sapeva doveva essere quella che attanagliava nella propria morsa l'Ambasciatore Federale già sul posto.
"Signore. - La voce di Vikram interruppe la breve contemplazione del Capitano, che gli riservò un'occhiata distratta - Ci chiamano dalla superficie ..."
"Sentiamo che hanno da dirci ..." replicò il mezzosangue betazoide ritornando verso la propria postazione, ma fermandosi in piedi a pochi passi dalla stessa, sistemandosi l'uniforme. Un alieno dalla pelle grigiastra, grandi occhi scuri e un paio di macchie verdognole che gli incorniciavano le orecchie apparve sul visore centrale e sembrò squadrare l'intero equipaggio di plancia prima di proferire parola.
"Qui è il Comando Aereonautico di Iridis, siete pregati di identificarvi." Gracchiò con voce stranamente profonda e stentorea.
"Sono il ..." esordì il Capitano Tracey, ma fu immediatamente interrotto e rimpiazzato dall'Ambasciatore Rykhan.
"Sono l'Ambasciatore Federale Dex Rykhan ... - affermò producendo un rapido gesto delle mani verso il Capitano, che per contro le lanciò uno sguardo di fuoco - ... questo è il Capitano Maximilién Tracey della Uss Tokugawa. Siamo stati contattati dal nostro Ambasciatore in loco ..."
L'alieno spostò lo sguardo fra il Capitano e l'Ambasciatore un paio di volte in silenzio, socchiudendo gli occhi a fessura, lasciando che un paio di acquose palpebre interne riportassero la giusta umidità sulle sue pupille con un inquietante movimento trasversale.
"See ... - proclamò l'alieno con un gesto d'assenso del capo, perdendo poi tutto il suo interesse verso di loro pochi attimi dopo, iniziando a trafficare visibilmente su di una consolle posta davanti a lui - ... eravamo stati informati del vostro arrivo. Vi avverto però che le condizioni atmosferiche su Kerelt sono pessime."
"Kerelt?" si lasciò sfuggire Tracey e l'alieno gli rivolse un occhiataccia, quasi lo avesse personalmente insultato.
"L'Insulae sul quale si trova il nostro Ambasciatore. - replicò laconica a voce bassa l'Ambasciatore Rykhan, riprendendo poi immediatamente le redini della convesazione prima che il Capitano potesse aggiungere alcunchè - lo sappiamo. Quando potremo scendere sul pianeta?" L'Alieno, che era già tornato far danzare le lunghe dita sulla consolle che aveva davanti a sè, non sembrò particolarmente interessato alla domanda.
"Sarebbe pericoloso farvi scendere direttamente su Kerelt a causa di alcune interferenze. Perciò alcune autorità locali vi accoglieranno a Kovalt, l'insulae sicura più vicina a Kerelt e da lì vi accompagneranno a destinazione attraverso mezzi sicuri. Ah ?l'alieno alzò un dito, dando l'impressione di essersi appena ricordato qualcosa - L'Ambasciatore Mogawa ha esplicitamente richiesto di poter parlare con il Capitano della nave ed eventuale entourage diplomatico. Di persona."
"Certamente." Replicò la donna di sua iniziativa, mentre l'alieno si produceva in un gesto d'assenso col capo prima di chiudere la comunicazione con una frase di commiato.
"Lo sa? Adesso ...- ringhiò Tracey al fianco dell'Ambasciatore, dando particolare importanza a quell'ultima parola - ... in questo preciso istante, lei non mi piace per niente."
La donna non potè far altro che accennare ad un sorriso carico di malizia. "E' il mio lavoro."
Kovalt - Pianeta Iridis - 16/06/2392 ore 10:40
La nutrita delegazione formata dal Capitano Tracey, l'Ambasciatore Rykhan, Vikram, Hair e Carpenter si materializzò con il solito bagliore azzurrino del teletrasporto in quella che sembrò loro una sorta di camera stagna, chiusa, leggermente infossata e che dava l'impressione di essere continuamente sbatacchiata dalle onde di quell'impetuoso mare in tempesta che ruggendo si infangevano contro le pareti della stessa. La struttura, il cui asettico bianco del materiale simil-plastico che la componeva era reso decisamente accecante dalla particolare illuminazione del luogo, era vagamente circolare, con un solo ingresso su cui li attendeva un indigeno piuttosto alto, inpacchettato come una sorta di grossa sardina in quella che probabilmente era un' alta uniforme.
"Benvenuti a Kovalt! - esordì l'alieno in tono decisamente amichevole avvicinandosi a loro gesticolando e sbattendo prima le traslucide palpebre interne poi quelle esterne. Un gesto decisamente inquietante visto da vicino, pensò Maximilién - Il mio nome è Iren, Mektah Iren, per l'esattezza o, come dite voi, sono l'attuale sovrintendente dell ... - l'alieno si bloccò, inclinando lievemente il capo con la tipica smorfia di chi sta cercando di ricordarsi qualcosa inutilmente, prima di riuscirci - ... dell'insulae, ecco sì, voi le chiamate così ... dell'insulae di Kovalt" Vikram sentendolo parlare si ricordò di un appunto che aveva letto sul proprio padd, riguardante la politica interna del pianeta. Iridis a causa della sua particolare conformazione geofisica poteva contare centinaia, forse addirittura migliaia di questi Mektah, una posizione di potere intermedia fra la gente comune e il governo centrale che esercitava la sua influenza fra uno, massimo due insulae adiacenti. Ma nel caso specifico, Kovalt, così come Kerelt, era abbastanza grossa per costringere un singolo Mektah a dedicarsi solo ad essa.
"So che avete fretta - continuò l'alieno senza permettere ne al Capitano tantomeno all'Ambasciatore di replicare alla sua affermazione precedente - E vi capisco. Purtroppo non pensavamo che la tempesta potesse raggiungere questa intensità, altrimenti avremo evacuato tutto il personale dalla sede diplomatica, compreso il vostro ambasciatore..."
Iren si fece da parte, producendosi in un ampio e teatrale gesto, invitando i suoi ospiti a seguirlo in corridoio.
Kerelt - Pianeta Iridis - Contemporaneamente
"Sei sicuro che siano già qui?" proferì una figura ammantata con una strana voce gracchiante a malapena udibile a causa dell'ululato del vento e dello scroscio della pioggia, mentre coperta dal suo pesante impermeabile e legata con una corda di sicurezza operava sulla cupola esterna dell'edificio, subendo le taglienti sferzate del forte vento e
la sassaiola d'acqua che cadeva dal cielo.
"Si - replicò una seconda figura poco distante, che sembrava aiutarlo, non senza palesare una certa fatica nel rimanere anche solo in piedi sulla liscia struttura che li sosteneva in quel tempaccio da lupi - sono appena arrivati a Kovalt, ma non ci resteranno per molto."
"Dannazione ... - rispose il primo spingendo a forza col piede qualcosa dentro ad una fessura della cupola - ... troppo presto ..."
"O troppo tardi. - replicò l'altro, costringendo il suo interlocutore a fissarlo con fare enigmatico per un paio di secondi - dipende dai punti di vista."
"In ogni caso, abbiamo dieci minuti prima che le barriere collassino. Deve - la prima figura ammantata calcò particolarmente il tono su quest'ultima parola - deve sembrare un incidente, chiaro?"
"Aye" replicò laconico l'altro, accompagnando l'affermazione con un gesto d'assenso del capo.
Kovalt - Pianeta Iridis - 16/06/2392 - Ore 11:02
Inizialmente, John si era a dir poco stupito della solitaria accoglienza che il Mektah aveva rifilato loro. Certo Iren era il capo, ed in quanto tale era la persona più influente del luogo, ma era comunque la prima volta che vedeva un comitato d'accoglienza diplomatico composto da una sola persona.
Addentrandosi nella struttura però, il suo stupore era cresciuto esponenzialmente. I nativi non erano tanti, perlomeno, lui ne aveva incrociati poco più di una decina, ma tutti, senza distinzione alcuna fra giovani, vecchi, donne o perfino bambini erano al lavoro su qualcosa.
"Vi chiedo scusa per l'accoglienza sottotono ... - aveva detto Iren, camminando all'indietro, poco dopo essere usciti dalla sala in cui si erano teletrasportati - ma queste continue tempeste ci stanno dando parecchio filo da torcere ... sempre qualcosa da aggiustare o da migliorare ... e tutti devono fare la loro parte se vogliono sopravvivere ..."
Ma la cosa che l'aveva stupito di più era sicuramente l'atteggiamento di questa gente. I più li avevano bellamente ignorati al loro passaggio continuando nei loro lavori, ma nello sguardo di quei pochi che non l'avevano fatto aveva intravisto una malcelata diffidenza. Tutta la socialità, allegria e fiducia di quel popolo di lavoratori bigi sembrava distillata all'interno di Iren, che quasi intendesse fare da contraltare al suo popolo, non sembrava mai chiudere la larga bocca dalle labbra sottili per più di una manciata di secondi, dando parecchio sui nervi al povero Capitano Tracey. Stava ancora cercando di razionalizzare questa strana diffidenza quando si accorse che l'Ambasciatore Rykhan era finalmente riuscita chissà come, a strappare le redini della conversazione dalle mani del loquace alieno. "Quindi è impossibile recarsi a Kerelt via teletrasporto." Domandò.
"Assolutamente! - replicò l'alieno scuotendo energicamente le mani per scacciare anche solo l'idea stessa - Le barriere erette per proteggere l'insulae dalla tempesta funzionano all'incirca come gli scudi delle vostre navi stellari. Usare il teletrasporto non è assolutamente possibile senza condannare buona parte delle strutture dell'Insulae..."
"E quindi come diavolo dovremmo arrivare all'insulae?" domandò Tracey in tono tutt'altro che conciliante, attirando su se stesso lo sguardo dell'Ambasciatore, ma Iren non sembrò farci caso.
"Una volta capito che l'evento in questione era di ampiezza decisamente maggiore al previsto abbiamo iniziato a lavorare ad un sistema di trasporto alternativo... - affermò dirigendosi verso un corridoio che aveva l'aspetto di una rampa di lancio, inabissandosi rapidamente -... è un sistema decisamente obsoleto e arcaico, ma con una serie di migliorie tecniche siamo riusciti a rendere la percentuale di rischio ... accettabile ..."
"Definisca accettabile, per favore ..." domandò Hair inarcando un sopracciglio dubbioso, ma Iren inizialmente non rispose, continuando ad avanzare.
"Sessantacinque percento ..." ammise infine laconico.
"Sessantacinque percento?!? - ringhiò Tracey isterico - Lei sta dicendo che abbiamo il sessantacinque percento di arrivare a destinazione? E' convinto che io mandi i miei uomini al ma..." l'Ambasciatore lo zittì poggiandogli l'indice e il medio della mano destra sulle labbra accompagnando il gesto con un cenno di diniego del capo. John sussultò vedendo l'Ambasciatore prodursi in un gesto così complice e decisamente intimo, ma il Capitano Tracey invece quasi gli staccò un dito a morsi.
"E' il meglio che siamo riusciti ad ottenere ..." replicò Iren in tono contrinto, fermandosi davanti ad una grossa porta pallida che aprì con un rapido gesto della mano.
Kerelt - Pianeta Iridis - 16/06/2392 - Ore 10:20
"La cupola sta cedendo!" urlò qualcuno da qualche parte, ma i rumori della tempesta coprirono il suo urlo disperato. L'Ambasciatore Mogawa si guardò intorno, bagnato come un pulcino con la pioggia che gli martellava sul cranio calvo con forza inaudita. "Dovan!" chiamò per l'ennesima volta il nome del suo assistente personale che oramai poteva definire amico, ma il suo grido si perse inutilmente nella tempesta così come era avvenuto pochi attimi prima. Tutto era accaduto in fretta, decisamente troppo in fretta. Qualcosa aveva messo fuori uso il generatore degli scudi atmosferici che erano immediatamente collassati e da lì il vero inferno era cominciato. I piloni energetici erano stati i primi a cedere, poi era stato il turno della torre del centro di comando che era rovinata su di un altro edificio che, a sua volta, era rovinato sulla cupola della sede diplomatica che ora versava in condizioni decisamente critiche. Tutto nel giro di pochi minuti. Aveva solo una possibilità, una piccola flebile speranza, ipotizzando sempre che i tecnici fossero riusciti a terminare il loro lavoro prima del collasso. Era già davanti alla porta che l'avrebbe condotto alla potenziale salvezza quando alle sue spalle udì distintamente il rumore di qualcosa che crollava.
Dintorni di Kovalt - Pianeta Iridis - 16/06/2392 - Nello stesso istante
Hair allungò lo sguardo verso i comandi del piccolo mezzo in cui si trovavano. Un mezzo strano, di cui aveva sentito parlare solo in alcuni vecchi racconti terrestri. Certo tutta la strumentazione e i comandi erano stati aggiornati e potenziati, ma la sensazione di trovarsi in un vecchio sottomarino sulla falsariga del Nautilus di Ventimila Lege Sotto I Mari lo elettrizzava. Si voltò verso gli altri, accorgendosi che Vikram stava osservando fuori dai piccoli oblò del mezzo con aria pensosa.
"Qualcosa non va?" affermò affiancandosi al capo operazioni e scrutando a sua volta nelle profondità marine. Raiji gli riservò un occhiata critica, indicando l'esterno con un gesto del capo.
"Ne avevo letto sul padd che ci era stato consegnato, ma non pensavo ad una cosa del genere ..."
Albert aguzzò lo sguardo cercando di penetrare l'oscurità del mare e non faticò a notare che il fondale marino era puntellato da una miriade di edifici grandi e piccoli. Edifici industriali, aveva letto, che avevano invaso non solo quella zona, ma gran parte dei fondali e addirittura delle terre emerse del pianeta. Non certo la migliore delle viste.
"Finchè non arriveremeo nei pressi di Kerelt non dovremmo avere problemi di correnti - affermò Iren che si era appostato alle spalle del pilota quasi fosse una specie di strano pappagallo appollaiato sulle spalle di un pirata silenzioso - ma quando arriveremo ... uh-oh..."
"Uh-oh?" domandò Tracey poco lontano. Iren si voltò pochi istanti dopo con aria preoccupata.
"Sembra che a Kerelt ci siano problemi ..."