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USS PYTHEAS - MISSIONE 01 RSS USS PYTHEAS - Missione 01

01.08 " Sorti ribaltate "

di Alan Brown, Pubblicato il 26-05-2014

Flashback
USS Baffin - Alloggi Tenente Comandante Brown


Nella stanza veniva diffusa una musica stranamente malinconica. Non era moderna, apparteneva alla tradizione terrestre del 21mo secolo. Alan la ascoltava spesso perché gli ricordava il suo paese, nel sud del Distretto Amministrativo nord americano. Il volume era tenuto basso ma il ritmo sincopato costringeva a tamburellare le dita sullo spazio vuoto della consolle. La voce del cantante bassa e vibrante stringeva lo stomaco e le parole descrivevano un vecchio e amato bar. Un posto caldo e confortevole con un buon profumo di legno stagionato nell'aria. Un luogo in cui ci si confida, si scherza o ci si arrabbia, il più delle volte si ride e si beve. Dopo una lunga giornata bastava solo avvicinarsi all'entrata per farti tornare il sorriso.
Alan ad occhi chiusi immaginava la scena e si lasciava trasportare dalla musica, mentre sullo schermo del computer continuavano a scorrere righe di codice e strani simboli. Come era cambiata l'umanità da quel lontano 21mo secolo. Abitudini, modi di fare, comportamenti, persino cose considerate fondamentali come soldi o religione, erano totalmente scomparsi o radicalmente mutati.
Chissà se erano state veramente la consapevolezza di non essere più soli nell'universo o la possibilità di poter esplorare lo spazio a spingere l'uomo a mettere da parte odio e guerre. E non magari l'abbondanza di risorse o di energia disponibile insieme a nuove e ben più grandi minacce all'intera umanità. Molto era cambiato, eppure l'umanità descritta in questa canzone era sempre lì, sotto gli occhi di tutti: amanti e cuori infranti, pacifisti e veterani, lavoratori e fannulloni, entusiasti e depressi.
* Probabilmente è stata proprio questa variopinta umanità a permetterci di stringere amicizia con tante razze aliene così diverse tra loro. Ma infondo? - pensò - ?non si è cambiati più di tanto, forse guardandosi allo specchio l'uomo aveva finalmente compreso la sua vera natura, l'aveva messa da parte e si era deciso a costruire un futuro che fino ad allora era stato solo immaginato da inguaribili sognatori o eterni ragazzini. *
Un piccolo bip sonoro riportò Alan alla realtà. Il computer aveva finito l'operazione senza problemi. Dalle ombre della stanza si staccò un'alta figura vestita di nero che, silenziosa, si portò alle spalle di Alan.
"Buongiorno Signore, sono lieto di poterla rivedere."
"Ciao Zac, anche a me fa piacere. - Alan si girò per guardare il suo interlocutore - Ti informo che ho appena apportato alcune modifiche alle tue routine comportamentali. È probabile che dirai o farai cose per cui non hai schemi già precaricati. Non preoccuparti. Per adesso, fai una verifica della memoria e delle reti per vedere se è tutto a posto."
"Comincio subito Signore." ed iniziò a dissolversi lentamente.
In quel momento il cicalino dell'interfono annunciò una visita. Al comando di apertura la porta della stanza si aprì con un sibilo e la massiccia figura del Capo della Sicurezza si fece strada all'interno. Alan spense la musica.
"Comandante Volkoff eccola!"
"Spero di non essere troppo in ritardo." non lo era, lo sapeva.
"Non lo è, venga. Le posso offrire qualcosa da bere?"
L'incontro era informale. Era stato voluto da Volkoff per valutare l'ingegnere da cui dipendeva il funzionamento della Baffin ma anche, più semplicemente, per conoscere l'uomo.
Alan aveva accettato volentieri, praticamente per gli stessi motivi. Entrambi iniziarono così i loro test.
"Le va un whiskey? Cos'è? Mi ha portato un regalo?"
Volkoff reggeva in mano una scatola di metallo scura e opaca, stava tranquillamente in una mano, era alta una manciata di centimetri e di forma esagonale. La offrì al collega ingegnere il quale, prendendola, quasi perse l'equilibrio sbilanciandosi per il peso inaspettato.
"Usa sempre carta da regalo così robusta Comandante?"
Alan era un po' imbarazzato, ma si mise ad esaminare il contenuto della scatola. All'interno c'era un oggetto della stessa forma esagonale con in centro un pulsante rosso e tutto intorno delle scritte che probabilmente si sarebbero accese in sequenza una volta premuto il pulsante. Sul retro, alcuni magneti consentivano di applicare l'oggetto a superfici metalliche.
"Non riesco a leggere questi simboli da quale sistema proviene?"
"Dalla Terra, Comandante, la lingua è russo. È un regalo che mi è stato dato da un amico."
"Amico fidato spero."
"Quasi un fratello."
"Mmm... Capisco. Allora è questo suo fratello che usa scatole che potrebbero nascondere oggetti anche agli scanner più potenti."
"Si perderebbe così tanto tempo in inutili spiegazioni che oltre tutto non convincerebbero nessuno. - rispose Volkoff alzando le spalle - Purtroppo il congegno non funziona. Speravo che potesse darci un'occhiata lei."
"Ok. Vediamo! No! Non mi dica niente, mi lasci indovinare?"
Con fare volutamente teatrale Alan alzò il braccio nel gesto di fermare il collega. Un sopracciglio di Volkoff si alzò insieme ad un angolo della bocca.
"Allora? non è una bomba altrimenti i sensori della Baffin l'avrebbero già individuata. Li ho ritarati io stesso: riuscirebbero a trovarle un capello sotto 30 cm di corazza ablativa."
Passandosi una mano sulla testa, Volkoff rilanciò.
"Ne dubito. A meno che lei non riesca a fare miracoli come dicono."
"Dicono così?"
Alan depose l'oggetto sotto un piccolo scanner e inizializzò una scansione.
"Interessante? Sembrerebbe? Comandante! - sempre con aria melodrammatica - Non sarà mica una chiave bio-neurale? Che io sappia oggetti come questo sono illegali nella federazione."
"Non per l'Intelligence, Comandante. Comunque questo è un prototipo Seclar 7, o meglio era. Pensa di poterlo riparare?"
"Ci posso provare. Tenga, anch'io ho qualcosa per lei. - e consegnò al collega un piccolo cilindro metallico lungo una spanna - Ecco le spiego?"
Durante l'incontro i due colleghi iniziarono a conoscersi a poco a poco. Già dopo alcuni minuti lasciarono da parte i propri ruoli e gradi. Al momento dei saluti si strinsero la mano entrambi certi di una nuova amicizia.

Pianeta Ocampa - Complesso Minerario - Ore 23:00

"Comandante Brown mi sente?? Alan! Abbiamo bisogno di un diversivo e ne abbiamo bisogno ora!"
La voce di Volkoff non esprimeva, secondo Tynan, l'esatta urgenza per l'immediato pericolo in cui si trovavano in quel momento. Il riparo di fortuna che avevano trovato a stento li proteggeva dai phaser dei Kazon.
Dopo gli ordini del Capitano Suri gli eventi si erano susseguiti troppo velocemente. Volkoff era riuscito a liberare lui e il suo compagno talassiano come se le sbarre delle celle non esistessero.
Li aveva condotti fuori dal lungo corridoio delle prigioni in una grande stanza ben illuminata e dal soffitto alto. Durante la sua precedente perlustrazione Volkoff aveva scoperto che da lì si accedeva ad un'altra stanza con numerose console di controllo.
Purtroppo, quando fecero irruzione, la stanza non era vuota. Ma i due Kazon a mala pena poterono girarsi per vedere la grande ombra del gigante russo che calava su di loro.
Non fu difficile capire il funzionamento dei computer e stabilire la loro posizione. La struttura dell'insediamento era simile a quella di un enorme formicaio che, grotta dopo grotta, scendeva sempre più in profondità nelle viscere del pianeta. E fu proprio nel punto più profondo che trovarono quello che cercavano. Era enorme. Alla base di un condotto altrettanto grande che lo collegava alla superficie. Grandi paratie, a più livelli, e campi di energia lo proteggevano da eventuali scanner o attacchi.
Tracciarono la via più breve. Fu in quel momento che l'allarme iniziò a suonare.
Corsero subito fuori dalla stanza e imboccarono il corridoio che li avrebbe portati agli ascensori per i piani inferiori. Già dopo i primi istanti fu chiaro che li stavano inseguendo, prendere un ascensore sarebbe stato come mettersi in trappola da soli. Svoltarono alla prima occasione per non far capire quale fosse la loro reale destinazione e si ritrovarono in una enorme sala adibita a magazzino.
Tynan sapeva di non essere molto in forma e fu grato al Capo della Sicurezza quando questi decise di nascondersi dietro un container per riprendere fiato e studiare la situazione. Probabilmente li stavano circondando. Capì che anche Volkoff la pensava in quel modo quando lo sentì chiamare al comunicatore il Comandante Brown della Baffin e iniziare a confabulare.

Pianeta Ocampa - Magazzino 23 - Contemporaneamente

Erano lì da qualche parte.
Nascosti come topi dietro uno dei container.
Dovevano scovarli e questa volta non ci sarebbe stata la prigione per loro.
Se fosse stato lui il primo a trovarli, avrebbe finalmente dimostrato quanto valeva come guerriero.
"Eccoli lì."
Il giovane Kazon diede l'allarme e si lanciò all'inseguimento dei tre evasi.
Scappavano velocemente, così aprì il fuoco prima che i tre potessero infilarsi nel tunnel di raccordo al complesso superiore. Fu sicuro di avere colpito almeno il più grosso, ma riuscirono lo stesso a scappare.
* Dannazione! *
Raccolse gli altri suoi compagni e presto sparirono anche loro nel tunnel. Non potevano andare molto lontano, con un ferito.

USS Curie - Sala riunioni 1 - Ore 23:00
"Non riuscirete a distruggere il nostro manufatto."
Dopo l'ordine del Capitano Suri lo sguardo della Kazon era ancora duro ma sembrava aver perso parte della sua sicurezza.
"Credi? La vostra tecnologia non può competere con la nostra. Lo abbiamo già distrutto una volta e da allora siamo diventati ancora più potenti."
Era il momento di spingere un po' pensò il Capitano Suri.
"Avete solo due uomini contro tutti i nostri valorosi guerrieri."
"Il nostro Capo della Sicurezza sa rendersi invisibile perfino nel deserto. Farà a pezzi il vostro manufatto e se ne andrà senza che nessuno lo veda."
"Non potete. Questa volta per noi e gli Ocampa non ci sarà più via di scampo. Non avremmo più modo di difenderci dalle altre tribù e non potremmo più andarcene dal pianeta."
Gli occhi della giovane Kazon fremettero leggermente mentre fissavano quelli della vulcaniana.
"E allora deciditi a collaborale."

Pianeta Ocampa - Magazzino 23 - Ore 23:10

Il silenzio del magazzino rimasto vuoto fu rotto da un sussurro.
"Venite. Sono andati via. Corriamo agli Ascensori."
Volkoff uscì cautamente da dietro il container dove si erano nascosti. Prima di ritornare da dove erano venuti si chinò a raccogliere un piccolo oggetto metallico dalla forma cilindrica.
"Che cos'è?" chiese Tynan.
"Un oloproiettore portatile. Un regalo. - si fece roteare l'oggetto in mano e lo nascose in una tasca della cintura - Dalla Baffin sono riusciti a programmarlo in modo che potesse proiettare le nostre figure che scappavano fuori dal magazzino."

Pianeta Ocampa - Ultimo livello - Ore 23:30

La porta dell'ascensore si aprì su un corridoio vuoto, illuminato dal basso da tenui luci verdi che correvano lungo i bordi del pavimento. Alla fine del corridoio una porta automatica.
Bloccata.
Il lento pulsare della tastiera di una console, al lato della porta, attendeva il codice per autorizzare l'ingresso.
"E adesso vediamo come siamo messi a miracoli! - disse fra sé Volkoff appoggiando un strano oggetto esagonale sulla tastiera. Premette il pulsante rosso sopra l'oggetto e attese - Un altro regalo." disse rivolgendosi al collega Tynan.
"Ne ha di amici Comandante."
Le strane lettere sull'oggetto presero ad illuminarsi a turno, girando intorno al pulsante centrale. Da prima lentamente e poi sempre più velocemente fino a che si accesero tutte contemporaneamente emettendo un suono acuto. A quel punto la porta si apri con un fruscio.
Davanti a loro un enorme hangar si estendeva a perdita d'occhio.
Diverse decine di navi erano allineate lungo la parete di destra. Alcune erano appoggiate su un fianco, altre erano rovesciate, quasi tutte erano in stato di abbandono. La luce verdastra che le illuminava proveniva da sinistra, non si riusciva a vedere esattamente da dove perché da quel lato l'hangar finiva con una ringhiera. Avvicinandosi al parapetto si poteva vedeva una caverna dalle proporzioni gigantesche. Le pareti si intuivano solamente, al di là del buio dove la luce non riusciva ad arrivare. Lontano da loro, al centro della caverna, immersa in una leggera foschia, era piantata un'enorme colonna di metallo. La luce verdastra veniva irradiata da alcune venature incise sul metallo della colonna. In alto, ad alcune centinaia di metri di altezza, un raggio azzurro brillante partiva dalla cima della colonna e scompariva oltre il soffitto della grotta diretto chissà dove.