Pianeta Boridius - Zona Polare - Base - Ala Ovest - 25 aprile 2310 - Ore 21:36
Il Comandante Sellen si richiuse pesantemente la porta dietro di sé. Avrebbe voluto dormire, il sonno si sa porta consiglio. La matassa da sbrogliare era di dimensioni enormi, senza i propri strumenti poi tutto risultava difficile, anche le cose semplici. Ringraziò in cuor suo Matteo, quel giovane terrestre che tanto giovane non era dall’alto dei suoi attuali oltre 300 anni, per averlo illuminato sulla teoria della schiuma. Aveva ragionato col cuore e la mente libere da tante teorie e lo aveva messo sulla strada giusta.
Certo risolto in parte questo enigma, sul tavolo ne rimanevano altri ancora immersi in una fitta nebbia. Possibile che la base fosse sprovvista di una nave appoggio? Possibile che la missione archeologica fosse all’oscuro che questi fenomeni erano artificiali e non naturali? Scrutare e cercare di indovinare ciò che può passare nella mente di un vulcaniano è impossibile, il Comandante Black se n’era presa la responsabilità... Con il suo saper fare e la sua laurea in psicologia senza dubbio avrebbe avuto maggiori possibilità.
Se il compito di Sue appariva di difficile riuscita, quello di Bork non era da meno. A fatica si era fatto riservare quella piccola ala della base, si era fatto prestare a forza una serie di apparecchiature che potevano essergli utili, ma si trattava di modelli non performanti. Per non dire in alcuni casi obsoleti. Perché spedire una missione di ricerca con strumentazioni del genere?
Il dubbio che fosse tutta una macchinazione tornò a disturbare il lavorio dei neuroni dell’Ufficiale Scientifico, andando a sciogliere qualche nodo mentale ma confondendone in parte le idee… l’emicrania faceva capolino, fastidiosamente.
Avrebbe avuto bisogno della Reis Squirtaker, ma non era disponibile. Dopo il colloquio di qualche ora prima era come scomparsa. Interrogato il Tenente Talley, la risposta era stata evasiva, me aveva avuto la conferma che l’unico Dottore di cui si fidava su quel pianeta era in piena salute, sebbene alle prese con una particolare traccia da verificare con l’aiuto di Jirok, il vulcaniano.
Sellen si sforzò di convogliare nuovamente le proprie energie mentali sul problema comunicazioni, Delgado senza dubbio stava operando in tal senso. Ma doveva trovare un modo prima che altre presenze facessero capolino su Boridious dopo i meccanizzati dell’impero Daerkin.
USS Nibiru - In quel frangente
“Starn! Pretendo dei cordoni di sicurezza attorno a questa visita. I Romulani non devono accedere a nessun spazio che non sia quello in cui offriamo loro ospitalità, non devono vedere o sentire nulla che non sia strettamente necessario. Amichevoli va bene, ma non stupidi!”
Gill volle essere chiaramente esplicita nei confronti del suo responsabile alla sicurezza. Detestava che si ripetessero gli errori fatti con Gharan ed attendeva con ansia che pure dalla USS Arabia arrivasse una navetta con dei tecnici ed attrezzature avanzate per poter studiare assieme la gravità del problema.
Negarne l’accesso sarebbe stato un suicidio diplomatico: il Falco da Guerra e le esplosioni anomale avevano già ferito la Nibiru più di quanto avesse voluto. Doveva rischiare l’arrivo delle due navette. Ne aveva discusso con il giovane sostituito del Comandante Sellen oltre che con gli addetti della sezione tecnica. Era potenzialmente un pericolo, ma affrontabile.
Al Tenente Delgado fu ordinato di aprire dei collegamenti prioritari e stabili con entrambe le navette, sebbene quello rivolto agli alleati della USS Arabia con frequenza protetta e privilegiata; mentre al Tenente Reed fu affidato il controllo del terminale tracciante le possibili evoluzioni del wormhole e di attivare gli scudi. Una scelta ponderata discussa anche animatamente in sala tattica, sebbene Gill ne fosse convinta sin da subito.
Sebbene chiacchierone e troppo espansivo il suo giovane collega e compatriota irlandese aveva le qualità giuste per quel compito. Capace ed abile coi sensori nel riconoscere eventuali tracce, nonché rapido nel manovrare e modificare all’abbisogna la tecnologia scudi.
Il rischio di chiudere la porta in faccia alle navette era concreta, ma qualunque capitano avrebbe capito che di fronte al rischio di distruzione della propria nave, l’etichetta diplomatica e le buone maniere erano marginali e sacrificabili. Il consiglio dell’ambasciatrice vulcaniana T’Khliora responsabile della mediazione fu quello di rendere partecipi del rischio i romulani. Tralasciandone i dettagli. Il Comandante della USS Arabia acconsentì e così a Rom’Lum fu reso noto il pericolo: questi mutò le proprie intenzioni, abbandonando l’idea di un suo impegno in prima linea, preferendo inviare un proprio subalterno a bordo della USS Nibiru.
Il difficile gioco della diplomazia iniziava.
Pianeta Boridius - Zona Polare - Base - Ala Sud - 25 aprile 2310 - Ore 23:50
“Signor Lucio è ora! Vada a dormire, il suo amico è in buone mani, si tranquillizzi.”
La voce vagamente stridula infarcita di finta cortesia del Dottore della base, Matteo non l’aveva mai notata prima, ma ora gli rimbombava in testa paurosamente. Come se una puntura di vespa gli ferisse ripetutamente le meningi. Si alzò barcollando un poco. Con lo stomaco in disordine, probabilmente per il poco cibo mandato giù. Aveva voluto personalmente su Fabio ed il tempo passò rapidamente. Il suo amico alternava momenti in cui sembrava potersi risvegliare da un momento all’altro a stati di peggioramento notevoli e visivamente evidenti.
Matteo ne era spaventato, avrebbe voluto che si svegliasse e potergli parlare. Sì l’incidente era responsabilità di Fabio, però non sopportava l’idea di vederlo lì immobilizzato a letto. In fondo era l’unica presenza veramente amica su quello sperduto pianeta… guardò Fabio e si accasciò sulla spalliera del letto, subito sostenuto dal dottore che lo esortò a prendere i medicinali prescritti.
In uno scatto d’ira in cui Matteo non si riconobbe nemmeno scostò violentemente il medico avviandosi a grandi falcate sebbene insicure verso la porta dell’infermeria. Lì fu bloccato da un paramedico nerboruto e malamente fatto accomodare su una poltrona.
Il medico rialzatosi gli si avvicinò minaccioso, estrasse una piccola pillola dalla tasca e fece cenno al paramedico di forzare il giovane ad aprire la bocca…
“È per il suo bene signor Lucio, mi ringrazierà!”
Matteo non ebbe la forza per vincere la presa dei muscoli dell’altro… si sentiva stranamente spossato e confuso. Era sul punto di cedere quando avvenne un qualcosa di inimmaginabile. Da sotto la scrivania vicino al punto in cui si trovava si materializzò quell’esserino: Bund.
Con agilità sorprendente colpì con una specie di lancia microscopica la mano del Dottore e si impadronì della pastiglia che questi aveva preparato.
La reazione del medico si scatenò violenta: come in predica ad un panico furibondo, diede ordine al compare di eliminare l’inatteso testimone. Il nerboruto assistente mollò la presa, ma non eseguì l’ordine. Rimase immobile con gli occhi strabuzzati in un’espressione ebete, prima di crollare pesantemente al suolo. Dietro di lui, una sagoma sinuosa avvolta dalla parziale oscurità del corridoio… Dopo pochi istanti, due occhi azzurri bucarono quell’oscurità affacciandosi alla luce e la figura bionda della Dottoressa Reis Squirtaker fece capolino in infermeria.
L’uomo sbiancò e si scagliò con forza contro la nuova arrivata, ma con fulmineità improvvisa si materializzò fra i due Jirok.
Il vulcaniano immobilizzò l’assalitore, mentre il volto sorridente di Bund fece capolino nuovamente, lanciando a Vanessa la pastiglia tesoro della sua incursione. Il volto della Dottoressa si illuminò e si incupì immediatamente.
“Tenente Jirok informi immediatamente il Comandante Black. Avevo visto giusto purtroppo… qualcuno non vuole che il Signor Lucio si riprenda. Questo è un forte farmaco, che causa assuefazione e dipendenza, e che va a spezzare la consecutio temporale della nostra mente. I nostri neuroni sono così sollecitati e anestetizzati assieme, permettendoci di ricordare molte cose, ma non collegandole l’una con l’altra. A lungo andare avrebbe portato ad una forma patologica simile alla pazzia, facilmente scambiabile come conseguenze dello shock del salto spazio temporale subito.”