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Missione 3 - File.rtf
3.00.FT Avvicendamenti
3.00 Anomalie temporali
3.01 Galaxy Quest
3.02 Un andoriano
         in plancia

3.03 Interazione
         pericolosa

3.04 Le regole della
         diplomazia

3.05 Rendez vous dal          futuro
3.06 Trame intrecciate
3.07 Le pieghe del          multiverso
3.08 Il puzzle
3.09 Omicidio
3.10 ...in stesura...
USS Nibiru - Missione 003

Titolo (da definire)

[3.04 O’Riordan - Le regole della diplomazia]

Pianeta Boridius - Zona Polare - 25 aprile 2310 - Ore 14:45

* Kar Ver. *

Quel nome strano aveva invaso il suo cervello, per lui era diventato come il perno di una trottola. Tutto ruotava attorno a quel nome. Così strano, dal suono difficile, straniero, che non gli ricordava alcuna lingua a lui nota… suonava alieno, come aliene sembravano le orecchie appuntite della persona davanti a lui.
Nonostante questo, non poteva non rendersi conto che quella persona, qualunque cosa… o essere… o entità fosse, incubo o realtà… non era certamente come lui… in realtà non voleva nemmeno soffermarsi con il pensiero più di tanto su quell’aspetto.

“Direttore… Kar… Ver…”
“Sì.”

Quella laconicità lo spiazzava… avrebbe forse dovuto fare lui le domande giuste, ma la sua testa era affollata di pensieri, di idee, di cose che lo terrorizzavano, di preoccupazione per Fabio, e quindi non gli veniva in mente alcuna domanda che fosse in qualche modo importante fare.
Si sentiva molto frustrato, gli sembrava di essere trattato come un bambino stupido al quale non si vogliono dare troppe informazioni…
Si sforzò di trovare una domanda qualsiasi da fare, tanto per mantenere aperta la comunicazione.

“Direttore… di cosa?”
“Spedizione Archeologia congiunta dell’Accademia delle Scienze Vulcaniana e dell’Accademia Archeologica Federale. Forse sarebbe più logico se mi dicesse il suo nome.”
“Ah già… il mio nome sì… io sono Matteo Lucio.”
“Qual è il nome? So che per la tradizione terrestre voi usate un nome ed un cognome.”

Matteo schizzò in piedi facendo rapidamente quattro o cinque passi indietro.

Tradizione terrestre???

Era come se quella semplice affermazione del vulcaniano gli avesse reso innegabilmente palese la situazione, chiara e limpida in un modo che prima rifiutava.
Il Professor Kar Ver scosse la testa lentamente.
Avrebbe dovuto ricordarsi dell’assurdo livello emotivo dei terrestri, soprattutto visto che ci lavorava assieme da parecchi mesi oramai.

“Signor Matteo Lucio, la prego si sieda. Credo sia meglio che io le spieghi la situazione e poi potrà farmi le domande che reputerà più opportune.”

Matteo non sapeva cosa pensare. Sicuramente provava un senso incredibile di curiosità, ma con un fondo di paura che non riusciva a superare. Tenne la schiena schiacciata contro la parete osservando l’uomo davanti a lui.


USS Nibiru - Plancia - Ore 14:50

Gill stava ripensando al colloquio con l’Ambasciatore Gharan.
Non le era piaciuto.
Per niente.
Con lo sguardo fisso allo schermo, senza vederlo, aveva ripensato molte volte alle parole che si erano scambiati nel suo ufficio. Gharan si era posto nei suoi confronti come se fosse tutto in suo potere ed a lei non dovesse interessare nulla. L’aveva trattata come se fosse solo il pilota di una navetta che lo stava portando dove a lui serviva andare. Non che questo le creasse problemi personali, a lei che Gharan le riconoscesse le capacità di comandare quella nave poco importava. Quello che invece era importante, era che con quell’atteggiamento di chiusura, l’andoriano le stava sicuramente celando informazioni che potevano essere vitali per permetterle di fare il suo dovere.
A livello inconscio si era anche avveduta degli sguardi perplessi e poco convinti che Delgado le rivolgeva spesso. Era inevitabile che i ragazzi in plancia si accorgessero dei suoi stati d’animo… dopo due anni a stretto contatto, sarebbe stato strano il contrario.

“Signor Delgado riusciamo a tenere tracciata la Marduk?”

Miguel fu quasi lieto di avere una scusa qualunque per voltarsi di nuovo verso di lei e poterla studiare, capire cosa era successo… e cosa sarebbe successo di lì a poco.

“Con difficoltà Capitano, ma ci stiamo provando.”
“Continui a provarci Signor Delgado, sono certa che ci riuscirà.”


Pianeta Boridius - Zona Polare - Ore 14:55

Matteo lentamente si allontanò dalla parete e si rimise a sedere.
In quei lunghi minuti di silenzio l’uomo davanti a lui lo aveva solamente osservato, con gli occhi scuri fissi nei suoi, quasi senza battere ciglio.
Non aveva mosso un muscolo.
Matteo avrebbe giurato di non averlo nemmeno sentito respirare, era solo rimasto seduto a fissarlo, rigidamente impettito eppure apparentemente rilassato…

“Matteo… il mio nome è Matteo.”

Il Professor Kar Ver annuì.

“Lieto di conoscerla Signor Matteo. Cercherò di spiegarle quello che la circonda. - il vulcaniano si sforzò di pesare ogni parola, ricordandosi di avere davanti una creatura inferiore a lui nel controllo emotivo - Nei limiti del possibile cerchi di mantenere la calma, poi potrà farmi tutte le domande che vorrà.”


Navetta Marduk - Ore 15:05

Oramai erano nei pressi del pianeta. Durante tutto l’avvicinamento Sellen aveva continuato a studiare i dati raccolti dai sensori al momento dell’esplosione.
Non c’era dubbio alcuno.
I motori di ogni nave e di ogni navetta lasciavano una traccia nello spazio. Nessuno si era mai spinto nelle analisi al punto di poter riconoscere una traccia da un’altra… ma il tipo di scia identificava se non altro la dimensione del motore che l’aveva lasciata.
Non c’era dubbio alcuno.
Quelle erano le tracce di una navetta… ed in quella porzione di spazio l’unica navetta era la loro.
Quelle erano le loro tracce.
Illogicamente e logicamente assieme.
Contro ogni regola.
Capire perché quel clone della Marduk, perché per lui oramai era ovvio che quello era la navetta esplosa, fosse stato in due posti contemporaneamente e cosa avesse provocato poi l’esplosione… questo era un altro paio di maniche.

Dietro a Sellen, la Dottoressa Reis-Squirtaker parlottava sottovoce con il Comandante Black. Non volevano disturbare la concentrazione spasmodica dell’Ufficiale Scientifico, ma probabilmente nemmeno un’altra esplosione ci sarebbe riuscita in quel momento.

“Comandante, lei crede fossimo davvero noi?”
“Non glielo saprei dire Dottoressa. Ma se quelli eravamo noi l’importante è capire cosa ci è successo, magari evitare che si riproponga se possibile.”
“Sta parlando di una piega dello spazio tempo e della possibilità di evitare quell’avvenimento o mi sbaglio?”
“Non amo le pieghe dello spazio tempo Dottoressa, per me mettere il naso in certe cose è un rischio troppo grosso. Preferisco pensare che ci stiamo sbagliando e quella fosse sì una navetta, ma non la Marduk, e che l’unico motivo per cui non l’abbiamo vista sono i disturbi presenti in questa zona di spazio.”
“Ma ci crede poco? O mi sbaglio?”
“Mettiamola in altri termini… mi fido delle capacità del Comandante Sellen, e se lui dice che quelli eravamo noi… sono portata a credergli anche se…”

Il giovane vulcaniano, Jirok figlio di Sandork, in quel momento ai comandi della navetta interruppe le attività degli ufficiali superiori.

“Ci prepariamo a scendere.”
“Riusciamo ad evitare quelle interferenze Tenente?”

La domanda di Sue ebbe risposta dal Comandante Sellen, che prese la parola con tono tranquillo.

“Non possiamo prevederlo Comandante Black. Si sviluppano con uno schema non prevedibile. L’unico dato al momento certo è che tra una scarica e la successiva, anche quando avvengono nello stesso punto, c’è un intervallo di tempo che dovrebbe permetterci di tracciare una rotta.”

Il Tenente JG Jirok riprese la parola.

“Ho già tracciato la rotta con il Comandante Sellen, ma piloterò in manuale per essere pronto ad eventuali correzioni che si rendano necessarie.”
“Avrà il tempo di reagire?”
“Sì. I sensori ci indicano dove sta per generarsi la scarica con 1 secondo e 137 millesimi di anticipo. Vista la velocità della navetta, considerando i miei tempi di reazione standard, il tempo è adeguato.”

Sue scosse il capo. Per quanto fosse una persona usa alla disciplina, i vulcaniani avevano ancora la capacità di sorprenderla.

“Proceda Signor Jirok. Ci porti al campo base della spedizione.”


USS Nibiru - Plancia - Ore 15:05

“Capitano hanno iniziato la discesa verso il campo base. Non appena scenderanno al di sotto della esosfera, entrando nella ionosfera, non potrò più garantire alcun collegamento con loro.”
“Tenente Clark c’è modo di incrementare la portata e la sensibilità dei sensori?”
“Negativo Capitano. Quelle scariche disturbano i nostri sensori già quando si sviluppano nella esosfera, nella ionosfera la situazione peggiorerà in quanto le scariche si combineranno ovviamente con i gas presenti…”
“…impedendoci oltre che la comunicazione anche la rilevazione!”

Il tono di Gill era stizzito, ma era chiaro che la stizza era più diretta alla situazione che non a qualcuno in particolare.
Andò per l’ennesima volta con la mente al colloquio con l’Ambasciatore, ripensando ad alcuni atteggiamenti, a stralci di conversazione… un po’ a tutto.
Quell’andoriano sapeva molte cose della Spedizione Archeologica, e questo la infastidiva molto. Essere messa all’angolo da quel pelle blu stava mettendo a dura prova, difficilmente perdeva la sua capacità diplomatica… ma avere a lungo a che fare con qualcuno che la considerava come polvere sul suo cammino…
Stava iniziando a risentirne, come se riaffiorasse la sua antica difficoltà ad avere fiducia nei suoi stessi mezzi, e questo la portava ad inasprire i suoi comportamenti ed i suoi atteggiamenti in un vano tentativo di autodifesa… molto controproducente.
Sospirò attirando nuovamente l’attenzione di Delgado.
Si ritrovò a pensare che quel ragazzo era giovane, ma molto sveglio… magari avrebbe fatto carriera, quello che aveva dimostrato durante l’ultimo anno ne era una controprova.

“Signor Delgado, manteniamo i contatti con la navetta Marduk quanto più a lungo possibile. Signor Reed ci tenga lontano dai guai, si coordini con il Tenente Clark per cercare di evitare altri spiacevoli incontri con oggetti che emergano qua intorno. - si rivolse poi di nuovo al giovane uomo addetto alle comunicazioni - Signor Delgado rintracci l’Ambasciatrice T’Khliora e le chieda se può concedermi un colloquio, possibilmente in sala tattica, altrimenti presso il suo alloggio. Tenga protetta la comunicazione con l’Ambasciatrice per quanto possibile.”

Miguel scambiò uno sguardo fugace con Andrew Reed e sorrise.

“Mettiamolo all’angolo!”

Gill si lasciò scappare un breve sorriso prima di riprendere il Tenente.

“Signor Delgado! Si contenga! - poi abbassò il tono, prestando attenzione a farsi però udire da tutti i presenti - Gli ricorderemo che l’ospite qui è lui,  non noi… però con discrezione…”


Pianeta Boridius - Zona Polare - Ore 15:10

La Navetta Marduk stava lentamente e dolcemente appoggiandosi al suolo.
Il Tenente Jirok aveva fatto il suo lavoro brillantemente, come sempre facevano i vulcaniani, e come sempre per i membri della sua razza, lo aveva dato per scontato.
Scesero rapidamente dalla navetta, il Tenente Talley per primo, nonostante il Comandante Black avesse inizialmente cercato di prendere la testa del gruppetto.
Tendeva ancora a dimenticarsi di essere un membro della sezione comando ora, e che il Tenente Talley era responsabile della sua sicurezza.
Un terrestre al quale non riuscì a dare un’età certa si avvicinò loro.

“Benvenuti su Boridius Signori. Io sono il Professor Zacharia Levi dell’Accademia Archeologica Federale, non so cosa vi abbia portato qui, ma sono molto lieto della vostra presenza!”


USS Nibiru - Alloggio del Capo Delegazione - Ore 15:20

La porta si aprì silenziosamente su un ambiente dalle luci piuttosto basse.
Il Capitano O’Riordan avvertì con precisione la differenza di temperatura dal corridoio entrando nell’alloggio che era stato destinato al Capo della Delegazione. La vulcaniana l’attendeva in piedi, dietro la scrivania che, si accorse, era stata spostata in modo da inquadrare la porta. Sulla scrivania erano state disposte in linea retta piccole faci luminose, simili a ceri votivi, che non le permettevano di guardare bene il volto dell’Ambasciatrice.
Ebbe però la sensazione che fosse più anziana, o forse solo più stanca, di quanto avesse pensato la prima volta che l’aveva vista. Accettò la poltrona che l’altra le stava indicando, ed incrociò le dita di fronte a sé, riflettendo sul modo migliore per affrontare l’argomento.
Decise per un approccio diretto.

“Ambasciatrice T’Khliora, - iniziò - immagino sappia perché mi trovo qui.”

La vulcaniana fece un rigido cenno di assenso.

“Mi sono arrivate alcune voci.” ammise.

Le sue mani erano invisibili, nascoste dalle larghe maniche della tunica che la donna indossava.

“Non sono il genere di persona che si appoggi su altri per rafforzare la propria posizione… - disse il Capitano - …però al momento mi trovo nella difficile situazione di giocare ad un gioco nuovo senza conoscerne le regole. Non pretendo che lei me le spieghi, ma vorrei che lei mi aiutasse a fare qualche mossa interlocutoria…”

Lasciò il discorso volutamente con un tono sospeso. Si accorse che la vulcaniana aveva abbassato le lunghe ciglia scure, come per riflettere sulla situazione.

“Capitano la sua richiesta è lecita. Il gioco della diplomazia ha molte regole non scritte, che devono essere osservate… E vengono effettivamente osservate, dalla maggioranza di noi, perlomeno. - fece una pausa - So di essere considerata perfino troppo rigida nel rispetto di quelle regole, perfino da membri della mia stessa delegazione. Questa delegazione, inviata al mio seguito dal Corpo Diplomatico Federale. Penso di poterle confessare che ho a mia volta delle riserve su chi invece pare seguire una logica tutta sua… una logica che potrebbe in teoria anche essere fondata, ma che a me al momento sfugge.”

Il nome di Gharan punse le labbra di Gill, ma si forzò di tacere.
Cosa stava cercando di dirle T’Khliora?
Che Gharan le era stato imposto come membro della delegazione?
E da chi?
Fece per parlare, ma l’Ambasciatrice l’anticipò.

“In ogni caso, posso dirle, Capitano O’Riordan, che le sono personalmente molto grata per la cortesia che lei ed il suo equipaggio ci state usando, nel condurre la presente delegazione alla nostra meta, e le assicuro fin da ora ogni possibile supporto da parte mia. A tal fine... - una mano spuntò dalle larghe maniche della tunica, porgendole un D-Pad - Voglio darle questo. Inutile sottolineare che non sono autorizzata a fornirle dati che non siano provenienti dall’Accademia delle Scienze, ma credo possano esserle utili per ricostruire un quadro abbastanza esauriente.”

Gill afferrò l’oggetto.

“Ambasciatrice sono certa che troverà modo perché io possa ringraziarla compiutamente.”
“Non occorrono ringraziamenti. - disse la vulcaniana, alzandosi da dietro la scrivania - Nessuna logica è in grado di guidarci nelle nostre decisioni, se si basa su dati insufficienti… Peccato che spesso i dati fondamentali, quelli che ci sarebbero in teoria necessari per le nostre decisioni ci sfuggano o non siano alla nostra portata… Quando, addirittura, non ci vengano nascosti.”


Pianeta Boridius - Zona Polare - Ore 15:20

“Ha domande da farmi Signor Matteo?”

Il giovane fissava l’uomo… il vulcaniano… di fronte a lui con lo sguardo sgranato di un bambino davanti alla cosa più stupefacente, e terrificante allo stesso tempo, del mondo.

“Alieni… Federazione… Vulcano… lei mi ha detto cose che sembrano uscite da un film di fantascienza. Mi sento come se qualcuno mi stesse facendo uno scherzo... una candid camera magari. Come faccio a crederle? Oddio certo… - sproloquiava mentre Kar Ver lo osservava in silenzio - …già le sue orecchie sono strane… tutti gli altri poi mi guardano come se fossi un marziano… a proposito esistono i marziani?”
“Se con marziani intende una razza autoctona del pianeta Marte, no. Se con marziani intende persone nate su Marte… sì, dato che è colonizzato da molto tempo.”
“Abbiamo… colonizzato Marte? E voi siete venuti sulla Terra… ed ora siamo… federati… pazzesco. Considerando come siamo bellicosi è un miracolo se non vi abbiamo uccisi tutti.”
“Come le ho detto, voi eravate agli inizi del viaggio spaziale a curvatura, ed uscivate da una guerra mondiale che aveva minato le vostre possibilità. Non avreste potuto distruggerci.”

In quel momento si aprì una porta ed un piccolo gruppetto di persone entrò nella stanza. L’uomo davanti a tutti Matteo lo aveva già visto in giro da quando era arrivato, doveva far parte della spedizione di cui gli aveva parlato Kar Ver.
Gli altri non li aveva mai visti, indossavano delle uniformi di uno sgargiante rosso che attrassero la sua attenzione. Uno aveva le orecchie a punta, e non appena vide il vulcaniano seduto nella stanza, alzò la mano in un cenno di saluto strano, con le dita aperte a vu.
Kar Ver si alzò in piedi con un movimento fluido, alzando a sua volta la mano nello stesso gesto.

“Pace e prosperità. Benvenuti su Boridius.”
“Lieta di fare la sua conoscenza Professor Kar Ver, sono il Comandante Sue Black, della USS Nibiru, questi sono il Comandante Sellen, la Dottoressa Reis-Squirtaker, il Tenente Jikor ed il Tenente Talley.”

Il saluto fu esteso con un lieve cenno del capo.

“Mai arrivo di una nave Federale fu più propizio. - l’esordio del vulcaniano stupì molto Sue - Le presento il Signor Matteo Lucio, un nostro gentile ospite che ci ha raggiunti dal XXI secolo.”

Tutti gli sguardi dei presenti si concentrarono su di lui facendolo sentire improvvisamente piccolo, per un momento Matteo provò anche il desiderio di dondolarsi sui talloni come faceva da bimbo, quando non sapeva come rispondere.
Il Comandante Black fece un passo avanti tendendogli la mano. Una laurea in psicologia, che mediamente teneva nel cassetto, poteva in quel frangente risultare molto utile.

* Mi sa che per un po’ dovrò dimenticarmi di essere parca di parole, questo ragazzo è chiaramente spaventato e spiazzato… e si è trovato con un vulcaniano davanti per spiegargli la situazione… non lo invidio. *

“Piacere di conoscerla, io sono Sue Black, Primo Ufficiale della USS Nibiru. - attese che Matteo le stringesse la mano prima di proseguire - Non si preoccupi, sono solo i vulcaniani come il Professor Kar Ver che non danno la mano, noi terrestri lo facciamo ancora… sono sicurissima che il Comandante Sellen, che è il nostro Ufficiale Scientifico, sarà molto curioso di sapere come è arrivato qui…”

Dietro di lei Vanessa la osservava stupefatta del cambiamento repentino di atteggiamento.

* Tanto perché lei non voleva sentir parlare di spazio-tempo… mi sa che volente o nolente Comandante Black… *


USS Nibiru - Sala tattica - Ore 15:50

Gill aveva lasciato l’Ambasciatrice da pochi minuti, la vulcaniana non l’aveva accompagnata alla porta, quasi non volesse dare adito nemmeno con l’atteggiamento ad un rapporto più che di cortesia. Aveva atteso di arrivare in sala tattica prima di iniziare a leggere il D-Pad. T’Khliora era stata molto chiara, altre informazioni non avrebbe potuto fornirgliele, quindi per non metterla nella poco piacevole posizione di dover negare delle risposte, aveva preferito leggere in privato i dati… anche se sicuramente tale cortesia, con una vulcaniana, poteva quasi essere tempo perso.
Lanciò il D-Pad sul tavolo.

* Pessima situazione. *

Si alzò e prese a camminare su e giù per la sala. Avrebbe voluto parlarne con qualcuno, ma non c’era nessuno disponibile al momento.
Sue Black era sul pianeta e non era raggiungibile.
Aiko… aveva da fare con la sua nave.
L’Ambasciatrice più di quello non le avrebbe detto.
Con Gharan per ora non poteva né doveva esporsi… quasi un peccato ora che sapeva come gestirlo.

=^= Tenente Delgado, Tenente Reed raggiungetemi in sala tattica. =^=

Si risedette attendendo quei pochi istanti che permisero ai due giovani ufficiali di raggiungerla.

“Delgado a rapporto Capitano.”
“Reed a rapporto Signore.”
“Sedetevi… non c’è molto tempo.”

Miguel si sedette, sperando intimamente che qualunque fosse la richiesta, fosse qualcosa di facile… perché il mal di testa oramai lo stava martellando in modo incessante.
Reed ci mise qualche istante di più, ma si accomodò accanto al suo collega.

“Veniamo subito al sodo Signori. Una nave romulana è sparita quattro mesi fa. - Gill attesa che la bocca di Miguel si richiudesse prima di continuare - L’Impero Romulano non ha potuto accusarci di nulla, dato che la nave pare essere sparita in territorio federale. Ora, non apertamente ovvio, iniziano ad accusarci. La spedizione guidata dal Professor Kar Ver in realtà non è qui per motivi archeologici, ma per capire dove sia sparito quel Falco da Guerra e perché, sempre che ci sia una nave romulana sparita…”

Gill si fermò, entrambi capirono che era in attesa di qualcosa da parte loro, fu Miguel a prendere la parola, forse in funzione di una maggiore conoscenza reciproca si sentiva di poterlo fare.

“Suppongo che sia stata l’Ambasciatrice T’Khliora a darle queste informazioni. Però ora non posso che pormi tre domande. Perché questa missione diplomatica? Qual è il ruolo di Gharan in tutto questo? Cosa si aspetta l’Ambasciatrice da noi?”
“Ottime domande Tenente. Non tutte hanno ancora una risposta chiara. La missione diplomatica è stata organizzata per sondare il terreno. Fermo restando che i romulani non possono accusarci apertamente in questo momento, bisogna cercare di tenere aperto il canale di comunicazione con loro, e capire se stanno barando ed in ogni caso cosa sta succedendo. Quale metodo migliore di una missione diplomatica che in questo momento non possono rifiutare? Gharan è un’incognita. Onestamente sospetto che per qualche motivo possa essere, personalmente o meno, interessato a far degenerare i rapporti tra la Federazione e l’Impero Romulano. Cosa si aspetta l’Ambasciatrice da noi? Per dirla con parole sue… che noi si faccia la cosa più logica… anche se al momento solo lei sa quale sia questa cosa.”
“Cosa devo fare io Capitano?”
“Aprire le orecchie se così possiamo dire. Una cosa è cercare di riprendere i contatti con la Marduk, che dobbiamo assolutamente fare. Cosa ben diversa è mettersi in ascolto ad ampissimo raggio. Ovviamente non serve che le dica altro vero?”
“Ovviamente no Capitano. Silenzio assoluto. Qualsiasi cosa io rilevi dovrò riferire a lei in prima persona, soprattutto nel caso in cui… ci sia Gharan in giro.”
“Esatto Tenente Delgado. Quanto a lei Tenente Reed…”

Andrew si sarebbe passato due dita nel colletto dell’uniforme, se quello era il compito per Miguel chissà cosa sarebbe toccato a lui.

“Agli ordini Signore.”
“Meno agli ordini e più domande Signor Reed… - si lasciò scappare però un sorriso a mitigare il tono forse un po’ brusco - …ho notato che lei lavora bene con Delgado, quindi lei sarà la sua controparte in questo caos. Lei ha un’estrazione diversa da lui, non per niente è parte della sezione tecnica… quindi mi serve che lei faccia un analogo lavoro di controllo, ma non sulle comunicazioni ovviamente. Si dia da fare a monitorare lo spazio là fuori, ed ovviamente…”
“…con lo stesso livello di riservatezza.”
“Bene Signor Reed, mi pare che stiamo cominciando a capirci… Signori, tornate ai vostri posti.”

I due giovani si alzarono, il primo ad infilare la porta fu Reed, forse ancora poco avvezzo ad essere chiamato a rapporto sembrava desideroso di scappare dalla sala tattica.
Delgado invece rallentò visibilmente, sulla soglia si fermò voltandosi verso l’interno della stanza, Gill rimase a guardarlo in silenzio, in attesa.

“Capitano… - solo Gill avrebbe udito visto il volume basso della voce di Delgado, ed era quello che lui voleva - …grazie per la fiducia Signore.”

Mentre la porta si richiudeva il Capitano annuì, aveva ben riposto la sua fiducia.
Rimasta sola Gill riprese in mano il D-Pad che T’Khliora le aveva dato, conscia che non poteva lasciarlo incustodito… soppesandolo si trovò a fissare lo spazio fuori dall’ampia finestra della sala tattica.

* Sue non so cosa stia succedendo laggiù… ma dobbiamo parlare… *

Il pensiero le balenò improvviso e si stupì… era la prima volta da quando era subentrata la Black che non pensava prima ad Aiko…



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