03.14 "Perché non l'hanno chiesto a Janet?"
di Timeran Bhreel Legen, Pubblicato il 11-11-2014
USS Baffin - Ufficio Consigliere - 31 marzo 2393 - Ore 8.35
"Per cui, tu gli credi ?"
"Non è questione di credergli. Onestamente, ho avuto conversazioni più stimolanti con Whinston, ma non vedo che altre possibilità ci siano. Se si trattasse di una psicosi collettiva, non racconterebbero tutti la stessa storia, non con questo livello di dettaglio. E dobbiamo considerare il fatto che alcuni di loro non compaiono nel nostro database."
"Questo in sé non prova niente, Timeran. Se si tratta di una vostra versione futura, potreste aver imbarcato quelle persone in un secondo momento."
"Non sono così anziani. Le età dei... dei doppioni corrispondono a meno di qualche mese. Come potremmo averli imbarcati? Siamo praticamente in mezzo al niente. No, io credo che la spiegazione più logica sia questa. Sono nostre versioni alternative. Non è raro che in questo genere di fenomeni si generino dei varchi dimensionali. La struttura dello spazio-tempo si strappa un po' troppo facilmente per i miei gusti."
Appel esitò un istante, poi osservò la sua controparte, teletrasportatasi dalla Curie poche ore prima - Luz aveva acconsentito a dimetterla dietro assicurazione di tornare dritta in infermeria al primo segno di malessere - per assisterlo nell'aiutare i sopravvissuti.
"Sembra la soluzione più logica, sì. Ma sei sicura di non volere un po' troppo che lo sia?"
Timeran, accomodata sul divanetto e ancora china sui padd disposti in ordine sparso sul tavolino da caffè, alzò lo sguardo dai dati, puntandolo sul collega. Strinse leggermente le labbra. Intuiva vagamente dove Appel voleva andare a parare, ma non intendeva aiutarlo ad arrivarci.
"Quello che desidero un po' troppo è un raktajino al cioccolato. Credo di non avere preferenze sul motivo per cui delle persone innocenti sono saltate in aria."
Interiormente si batté da sola sulla spalla per la sua brillante risposta. Suonava sulla difensiva persino alle sue, di orecchie. Appel continuò a osservarla per un istante, un'espressione gentile stampata sul viso largo e aperto. Era un buon terapeuta, uno di quelli che da l'impressione di conoscere bene le tue debolezze perché sono anche le sue.
"E' normale che l'ipotesi che una tua versione a breve termine sia, per usare le tue parole, saltata in aria insieme a tutte le persone che ti circondano ti turbi. Non farmi dire cose che sai benissimo da sola."
La donna si raddrizzò, mentre la sua mente spostava automaticamente l'attenzione dall'analisi dei sopravvissuti alla propria persona. Essere l'analista di sé stesso è sempre un brutto affare, ma risulta più facile se si hanno due cervelli a disposizione. Sospirò.
"Va bene, forse non hai torto."
"Vuoi dire che forse ho ragione."
"Ora non esagerare, Luis."
Il sorriso gentile dell'uomo si aprì in uno di scherno.
"Muoviti, è l'ora del nostro giro."
Con una certa difficoltà si issò dal divanetto e si diresse alla porta. Timeran non lo imitò.
"Vuoi che venga con te?"
"Santo cielo, se non ci venissi dovrei andare a vedere quelle persone con il tenente V'Lar. A quel punto diventerei io quello che ha bisogno di andare in analisi. Ti prometto che se inizi a dare testate alla paratia, ti rimando subito sulla Curie."
Timeran lo seguì in corridoio.
USS Baffin - Stiva di carico 2 - 31 marzo 2393 - Ore 8.47
Il gigante si passò una mano sulla pelata, sentendo sotto le dita la pelle insolitamente liscia. Poi la mano scese lungo il petto, lisciando il lembo anteriore della giacca dell'uniforme che, come previsto, calzava a pennello. Sfiorò con le dita il comunicatore a forma di delta sul cuore e un ghigno soddisfatto gli comparve sul volto.
"Ja abmanùl bi i maju mat' . Ingannerei anche mia madre, in questo stato. Non posso dire che mi piaccia, ma hai fatto un buon lavoro, dottore."
L'altro uomo rimase fermo dove si trovava a contemplare la sua opera.
"Comandante, i vestiti e i capelli non basteranno, lo sa, non è vero? Dovrà comportarsi e parlare come lui se vuole ingannarli."
"Lo so. Sono degli idioti, ma non fino a questo punto. Tu preoccupati di tenere sotto controllo il Volkoff di questo universo. Io penserò al resto."
Lo sguardo si posò minaccioso sul medico, mentre i suoi uomini si allineavano alle sue spalle, debitamente agghindati per l'occasione.
"Niente errori o ne pagherai le conseguenze."
USS Baffin - Corridoio - 31 marzo 2393 - Ore 8.49
Nonostante l'espressione impassibile, l'uniforme impeccabile, la postura eretta e il passo deciso ma non frettoloso, sotto la superficie Samak era un ribollire di logiche considerazioni.
Svoltò l'angolo diretta alla stiva di carico, tre muscolosi addetti alla sicurezza che trotterellavano nella sua scia. Il personale in corridoio si aprì per lasciarli passare, rivolgendo alla vulcaniana occhiate perplesse e allarmate che lei registrò e classificò immediatamente come ininfluenti.
Normalmente non avrebbe dato retta ad alcuna impressione intuitiva basata su una conversazione di un minuto e trentaquattro secondi via comunicatore per dubitare del fatto che Volkoff potesse essere perfettamente normale.
Tuttavia lei stessa aveva ravvisato una deviazione inspiegabile nella risposta del collega e, vista la particolare situazione con cui si stavano confrontando, valeva la pena controllare. In ogni caso, poi, l'ordine del capitano andava eseguito.
Vide la squadra beta svoltare all'altro capo del corridoio proprio mentre le porte della stiva si aprivano per lasciare passare l'imponente mole del russo.
"Tenente Volkoff..."
Gli occhi della donna passarono in rassegna il gigante con metodica precisione vulcaniana.
Il russo sorrise, poi girò il capo a guardare le due squadre della sicurezza. Dietro di lui, i due uomini che l'accompagnavano fecero lo stesso.
"Comandante, c'è qualche problema?"
"Il Capitano Enizia era preoccupata per la situazione venutasi a creare con i nostri ospiti. Mi ha inviato a controllare. Mi pare che lei stia bene. La situazione è sotto controllo?"
Il gigante sorrise appena. Un occhio meno logico avrebbe forse colto una sfumatura diversa in quel sorriso, una lieve differenza, un'ombra. Ma Samak era stata addestrata alla logica e tutte le evidenze dimostravano che Volkoff era in perfetta salute, lì in piedi davanti a lei, il phaser alla cintura come da disposizioni. Colse nei due uomini un'ombra di nervosismo, ma non le parve diversa da quella manifestata da altri membri del personale.
"Perfettamente, comandante. C'è stata un po' di confusione, ma la sicurezza è intervenuta a sedarla in modo... tempestivo. Come ho detto al capitano, non ci sono feriti.
"Il Capitano mi ha ordinato di controllare personalmente e di fare rapporto" rispose piattamente Samak, gli occhi sempre puntati al russo.
"Prego. Io ho un rapporto da stendere, se non ha bisogno di me."
Volkoff fece cenno ai due di rimanere e si avviò lungo il corridoio. Tutto pareva perfettamente nella norma. Samak entrò.
USS Baffin - Stiva di carico 2 - 31 marzo 2393 - Ore 8.50
"La porta si è aperta. Credo sia qualcuno del tuo equipaggio. Una donna vulcaniana. Ci sono altri uomini..."
Il sussurro di Janet era quasi impercettibile. Volkoff non poteva vedere la porta dalla sua posizione, ma percepiva il movimento delle guardie che si avvicinavano per nasconderlo ulteriormente alla vista e le voci provenienti dall'altra parte della stiva. Sentì una delle guardie urtarlo con una gamba mentre arretrava verso di lui. Reagì immediatamente.
Sferrò un calcio alla gamba che lo stava sfiorando, più o meno all'altezza di quello che credeva fosse il ginocchio della guardia. Ebbe fortuna. Seguirono un soddisfacente crack, l'urlo dell'uomo e i tonfo dell'arma che cadeva a terra.
Puntò il ginocchio per sollevarsi di colpo in posizione seduta mentre il secondo uomo si curvava su di lui. Lo colpì gettandolo a terra e fece leva sulle gambe per alzarsi in piedi. Aveva ancora le mani legate dietro la schiena e l'hypo con lo stimolante stretto tra le mani. Calciò l'arma dell'uomo a terra per allontanarla da lui. Janet la afferrò e fece fuoco, stordendo la guardia. Poi fu abbattuta a sua volta da un colpo di phaser.
Gli uomini si Samak si erano sparpagliati tra i profughi non appena varcata la soglia. La situazione sembrava tranquilla quanto il gigante gliel'aveva descritta, ma la vulcaniana ordinò comunque un'ispezione. Se anche i vulcaniani hanno un istinto, il suo le diceva che tutta questa calma non quadrava. Gli addetti alla sicurezza si fecero largo tra i presenti. Il guardiamarina Felhn si diresse verso il fondo della stiva. Era a pochi metri quando udì l'urlo. Scattò nella sua direzione ma venne ostacolato da un uomo che gli si gettò addosso col chiaro intento di fermarlo. La stiva esplose di urla. Si liberò in tempo per vedere la giovane donna di colore sparare ad un uomo a terra.
Samak non si era aspettata uno scontro aperto, ma era comunque preparata ad affrontarlo. Non ci volle molto perché le sue squadre riducessero all'impotenza gli aggressori. Si chinò a sentire il polso dell'uomo che, dietro ordine di Volkoff, era rientrato con lei nella stiva e l'aveva aggredita allo scoppio dello scontro. Sapeva di non averlo colpito tanto forte da ucciderlo. Si trattava di puro puntiglio.
Le grida di Felhn l'avevano attirata in fondo alla stiva. Due uomini a terra, uno dei quali si teneva la gambe e urlava, una giovane donna di colore svenuta accanto ad un'arma phaser, il guardiamarina con la sua arma ancora puntata.
E lì di fronte a lei, un altro Volkoff, le mani legate dietro la schiena, indosso un'uniforme non d'ordinanza. Samak puntò il phaser verso il gigante, mentre questo lasciava cadere un hypospray sul pavimento. Quindi si sfiorò il comunicatore.
USS Baffin - Corridoio - 31 marzo 2393 - Ore 8.53
Fu una questione di minuti.
Timeran e Appel procedevano lungo il corridoio a passo rapido, discutendo delle condizioni dei sopravvissuti. Quando Volkoff svoltò l'angolo di fronte a loro, Appel stava parlando alla collega e non se ne accorse. Timeran invece lo vide. Sorrise.
La prima cosa che aveva pensato incontrando quell'uomo era stata che, essendo cinquanta centimetri più alto di lei, per guardarlo negli occhi avrebbe dovuto salire in piedi su una sedia. D'altra parte se mai, in quanto capo della sicurezza, avesse dovuto trasportarla di peso da qualche parte non avrebbe avuto problemi. In un certo modo la cosa la faceva sentire meglio. C'era sempre un che di rassicurante in lui e nei suoi modi, nonostante il suo enorme aspetto.
Ma non questa volta.
Timeran aggrottò le sopracciglia. Si fermò.
Appel si voltò.
"Tenente Volkoff, buongiorno..."
Il gigante non rispose. Al suo posto la voce di Samak uscì dagli altoparlanti.
=^=Allarme intruso! Volkoff deve essere fermato!=^=
Il sorriso sul volto di Appel svanì, in perfetta corrispondenza con quello del gigante.
Timeran rimase ferma dov'èra. Una voce gridò dal fondo del corridoio.
Volkoff estrasse un phaser. Sparò ad Appel.
Poi afferrò Timeran e le puntò l'arma alla tempia.