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USS MARCONI - MISSIONE 12 RSS USS MARCONI - Missione 12

12.07 "Comprendersi"

di Rekon , Pubblicato il 16-04-2015

U.S.S. Marconi - Plancia - 13/01/2395 - 06:20


C'era un antico detto Terrestre, che Shran aveva imparato da una sua vecchia fiamma ai tempi dell'Accademia, che recitava più o meno "se qualcosa può andar male lo farà, ma se più cose possono andar male, lo faranno nella peggiore sequenza possibile".
Questo fu il pensiero che attraversò la mente del Capitano della Marconi mentre, protendendo istintivamente le antenne verso lo schermo visore, riceveva l'informazione che la grande nave aliena che cercavano disperatamente di proteggere li aveva appena presi di mira con le sue armi.
"Manovre evasive!" ordinò, quasi in automatico "allontaniamoci oltre la portata di quei missili!"
In effetti le armi della grande nave erano missili piuttosto antiquati e, in condizioni normali, la Marconi avrebbe potuto distanziarli entrando in Curvatura o anche spingendo al massimo i motori ad impulso. In condizioni normali, ovvero se non fosse stata circondata da uno sciame di piccole astronavi intente a spararle addosso!
"Troppo tardi, non abbiamo sufficiente spazio di manovra!" rispose il Timoniere, mentre tentava disperatamente di eseguire ugualmente l'ordine ricevuto, mentre la nave sobbalzava sotto le scariche di armi ad energia degli alieni della nebulosa. Nella foga il ragazzo, che nonostante la maggiore età non aveva la metà dell'esperienza o del talento del Primo Timoniere assente, calcolò male una traiettoria la grande Sezione a Disco della Marconi colpì in pieno un caccia alieno, attraversandolo come un coltello nel burro ma venendo scossa pesantemente.
In tutta la nave le luci si abbassarono per diversi secondi e parecchi condotti EPS secondari esplosero per il sovraccarico di energia trasmesso dagli Scudi. In Plancia, Shran si rialzò di scatto, dopo essere stato sbalzato dalla propria poltrona e - vedendo il timoniere a terra - si lanciò sulla consolle di navigazione rimasta scoperta gridando al contempo "Rapporto danni!"
"Scudi frontali al 43?, abbiamo danni di limitata entità sul sistema energetico un po' su tutti i ponti..." rispose Durani, continuando nel frattempo a sparare al nugolo di navi che li circondava, cercando di aprire un varco per il passaggio della Marconi.
"Hanno fatto fuoco!" urlò l'addetto ai sensori, mentre la visuale sullo schermo principale veniva rapidamente trasferita per mostrare ciò che accadeva a poppa, dove dietro alla flottiglia aliena fu possibile per un secondo vedere una porzione del gigantesco scafo aprirsi e avvampare sotto le fiamme del lancio a propulsione chimica di quelli che parevano essere centinaia di missili.
"Tutta l'energia agli scudi di poppa!" urlò Shran, afferrandosi saldamente alla consolle di navigazione e stringendo la mascella in attesa dell'inevitabile impatto.

Nave aliena - Villaggio Alieno - contemporaneamente


La squadra di sbarco era stata privata delle armi, dei comunicatori e di ogni attrezzatura ma, a parte lo sfortunato membro della Sicurezza che era caduto da quel sauro volante durante una specie di attacco di panico da vertigine, non era stato fatto loro alcun male.
I federali erano stati portati in una enorme struttura, ricavata in un cerchio di alberi alti centinaia di metri, ed erano stati depositati in una piccola caverna - ricavata anch'essa dal tronco di un albero parzialmente cavo - e guardati a vista da due soldati. Di tanto in tanto ricevevano la visita di alcuni di quegli alieni, ma nessuno parlava con loro. Si limitavano a guardarli per un po' e poi ad andarsene.
"Siamo la nuova attrazione turistica di questa gente..." commentò sconsolato Resed, passandosi la manona blu sul viso, dopo che l'ennesimo visitatore - forse un bambino, visto che era alto circa quanto loro - se ne fu andato.
"Dubito che abbiano molti visitatori qui..." commentò uno degli uomini della sicurezza catturati "Piuttosto, signore...come dobbiamo comportarci? Dobbiamo preparare un piano di fuga o attendiamo soccorsi dalla Marconi?
Chuck impiegò qualche secondo ad accorgersi che nessuno stava rispondendo alla domanda dell'uomo della Sicurezza e, sollevato lo sguardo, si accorse che tutti lo stavano guardando " C...cosa?" domandò stupito.
"Chiedevo se ritiene che dovremmo attendere una soluzione diplomatica o prepararci a tentare la fuga, signore..." rispose l'ufficiale della Sicurezza, paziente.
Chuck si guardò intorno, tentando senza troppo successo di trovare una risposta alla domanda ricevuta. Al timone di una nave si sentiva sempre perfettamente a suo agio, ma non gli era mai capitato di doversi confrontare con l'altro aspetto del "colletto rosso" e - solo ora - si rendeva conto di essere l'ufficiale più alto in grado del gruppo. Cominciando a sudare disse "Io...credo...per ora aspettiamo, ma iniziamo a studiare un possibile piano...sì..."
Prima di poter dire altro, però un alto alieno - dall'apparenza molto anziana a giudicare dal colore chiaro dei capelli e dalla relativa assenza di massa muscolare - si fece avanti, andando ad osservarli. L'esame visivo durò a lungo, tanto che Chuck si sentì in dovere di alzarsi in piedi, per proporsi come interlocutore all'alieno.
Questi però lo ignorò e - dopo un'attenta osservazione - si pose davanti a Resed ed iniziò a parlargli in una lingua incomprensibile.


Nave aliena - Esterno Villaggio Alieno - 13/01/2395 - 06:21


Tara osservò con attenzione l'alieno blu che, persa la lancia e tenuto sotto tiro dal Phaser della donna, manteneva una guardinga posizione difensiva, gli occhi gialli puntati su di lei e la mano destra a pochi centimetri dall'impugnatura di corno di quello che pareva essere un lungo pugnale.
"@@#??%%....&+-&?##@@#?...@#%&?#!" la melodiosa lingua dell'alieno aveva una cadenza rassicurante, quasi si stesse rivolgendo ad una bestia feroce da placare a parole, ma non per questo era più comprensibile.
"Credo sia curioso, non sento malignità in lui..." urlò Julie dalla tasca della Mezza-Klingon, per farsi sentire dalla collega delle Operazioni.
"La curiosità può essere pericolosa, se lo spinge a chiedersi che sapore uno abbia..." borbottò Rekon, analizzando col Tricorder il Traduttore Universale incastonato nel comunicatore che - da come lo fissava - pareva gli stesse facendo un torto personale a non riuscire ad interpretare la lingua aliena.
"Un po' di ottimismo, Rekon..." lo ammonì blandamente Dal, il fucile miniaturizzato in mano, puntato verso l'enorme alieno blu "diamo fiducia alle sensazioni di Julie..."
"A meno che la bambina non riesca a parlargli nella testa, credo che continuerò a consigliare al nostro taxi Klingon di guardarsi quel bel fondoschiena che si ritrova e di impallinare il selvaggio al primo movimento..." rimbrottò il Tellarita poi, vedendo la Betazoide scuotere il capo, come a dire che non riusciva a trasmettere i propri pensieri all'alieno, aggiunse "bimba, smetti di cercare di entrare nella sua testa e dammi una mano ad entrare negli analizzatori di quest'affare! Prima capiremo cos'ha che non va e prima potremo dire al tomo blu di lasciarci in pace e di tornare a fare le pulci alle sue bestie volanti!"
Ma il momento di stallo non durò molto.
Tara non ebbe difficoltà a notare l'irrigidirsi dei muscoli dell'alieno e stava per sparare, quando un rumore profondo ed una potente vibrazione la fecero voltare verso un punto imprecisato dello scafo della grande astronave e, un istante dopo, dalla stessa direzione si levarono diversi volatili ed il grido di ancor più animali.
L'alieno scattò verso la propria lancia sorprendendo Tara, che fu comunque lesta a voltarsi nuovamente per fronteggiarlo. In questo modo, però, si trovò del tutto impreparata quando un branco di felinoidi a sei zampe lunghi ognuno più di 4 metri eruppe nella radura, correndo a folle velocità verso di loro.
La Mezza-Klingon fece partire d'istinto una scarica di phaser che abbatté una delle bestie, facendo cadere anche le due immediatamente dietro, ma si attirò contro le ire del branco che - con un rapidissimo scarto, le si lanciò addosso.
Per il Capo Operazioni sembrava giunta la fine - una fine accompagnata da urla ed insulti miniaturizzati - quando il grande alieno blu le si lanciò contro sottraendola alla prima carica delle bestie a sei zampe e, dopo essersela caricata in spalla, si mise a correre rapidamente nella foresta.
Le creature a sei zampe rimasero confuse da quell'intervento per appena una manciata di secondi, poi si lanciarono all'inseguimento, costringendo l'alieno ad effettuare una serie di lunghi balzi ed una sorta di arrampicata ad una mano che - con una facilità che aveva dell'incredibile visto che stava trasportando Tara sulle spalle - lo portarono a salire sempre più in alto su quegli strani alberi.
"Non ti fermare!!!" gridò l'ufficiale della Marconi da sopra la spalla blu, vedendo che anche diversi felinoidi a sei zampe si stavano arrampicando sugli alberi. Nonostante la posizione scomoda, la ragazza riuscì a far partire una serie di colpi dalla propria arma, abbattendo una delle creature e facendone cadere un'altra.
Con un colpo di reni, l'alieno si arrampicò al livello superiore dell'albero e fischiò a lungo, continuando a salire. Giunto finalmente in cima, perse appena un istante per osservare le bestie che li avevano quasi raggiunti e spiccò un lungo balzo nel vuoto.
Vedendo centinaia di metri di nulla spalancarsi sotto di loro, Tara lanciò una imprecazione che probabilmente - se non fosse stato troppo impegnato ad impedire a Salen di cadere dalla tasca - avrebbe riempito di orgoglio il cuore del vecchio Rekon.
Contrariamente alle aspettative della Mezza-Klingon, però, lo Sto-Vo-Kor non li stava ancora reclamando: dal nulla, infatti, comparve uno di quegli strani uccelli a quattro ali che li accolse sulla loro groppa. Tara ebbe giusto il tempo di vedere l'alieno unire la propria treccia di capelli a quella dell'animale, prima che quest'ultimo accelerasse verso il cielo con una velocità tale da costringerla ad abbracciare con forza il braccio muscoloso che la sorreggeva e a chiudere gli occhi.


Nave aliena - isole galleggianti - 13/01/2395 - 06:35


Quando il sibilo del vento nelle orecchie fu sovrastato dal suono di una massa d'acqua in movimento, Tara aprì gli occhi e quel che vide le fece spalancare gli occhi "Per Khaless!"
Quando i cinque ufficiali miniaturizzati si affacciarono dalla tasca in cui si erano rintanati, non poterono a loro volta trattenere esclamazioni di sorpresa di fronte a ciò che si stagliava di fronte a loro: centinaia di piccole isole rocciose galleggiavano nel vuoto, circondate da una serie di cascate d'acqua che cadevano fino ad una certa altezza, per poi risalire in un movimento che diventava praticamente un circolo infinito.

"Oh cavolo...questo é..." provò a dire Julie, interrotta da Salen che - da bravo Vulcaniano - continuò con un "Affascinante...pare che queste isole siano intrappolate nella zona di annullamento gravitazionale al centro dell'astronave..."
"Affascinante i peli delle mie orecchie!" esclamò Rekon, reggendosi alla spalla del dr. Kuwano, che non parve troppo felice della cosa "dove accidenti ci sta portando quel tizio? E perché?"
Alla prima domanda l'alieno rispose dirigendo il grande uccello verso una delle rocce sospese, una piccola palla di roccia ricoperta di erba e lambita da uno degli anelli d'acqua. Con una manovra precisa l'uccello atterrò sulla parte inferiore della roccia, mostrando che anch'essa era soggetta alla gravità.
"Sempre più affascinante..." commentò Salen, mentre l'alieno poggiava delicatamente a terra Tara, prima di scendere a sua volta dalla groppa dell'animale, che anziché volare via si acquattò con la testa sotto una delle grandi ali.
"E adesso?" domandò Julie, mentre l'alieno spariva in una specie di grotta naturale scavata nella roccia.
"Adesso mi dai una mano con questo affare..." ribatté Rekon, attirando l'attenzione della Betazoide sul Tricorder e sul comunicatore sui quali aveva ricominciato a lavorare "dobbiamo ancora capire perché non traduce quella che dovrebbe essere una sintassi primitiva...e ci servirà saperlo se vogliamo un passaggio per tornare a casa..."

Nave aliena - Villaggio Alieno - 13/01/2395 - 06:20


Dopo aver parlato per molti minuti senza che si capisse una singola parola, il vecchio indicò a Resed l'apertura della grotta, invitandolo così implicitamente a seguirlo.
Impanicato, il Boliano iniziò a balbettare che lui era solo un ingegnere e non ne sapeva nulla di Primi Contatti ma, nonostante l'età avanzata, l'alieno doveva essere molto forte perché riuscì a trascinarlo di diversi metri, prima che qualcuno intervenisse.
Gli uomini della Sicurezza si alzarono per intervenire, ma con un guizzo di comando che non si aspettava di avere, Chuck si alzò e disse "Fermi!" quindi, avvicinandosi all'alieno, aggiunse "sono il Tenente Charles Wyandot e comando questi uomini. Se deve dire qualcosa a qualcuno di loro, parli con me!"
L'Alieno fissò per parecchi secondi il giovane Umano che - dopo l'impeto del momento - si ritrovò con le gambe tremanti a sostenere quegli occhi gialli. Quando il vecchio fece una specie di cenno d'assenso e lasciò Resed, Chuck tirò un sospiro di sollievo e lo seguì all'esterno.
Camminarono per parecchi minuti attraversando un villaggio popolato di centinaia di alieni di ogni età e, alla fine, giunsero al cospetto di un immenso albero dalle radici che pulsavano di energia.
L'Alieno si sedette tra le radici e, con un cenno del capo, invitò il giovane ufficiale della Marconi a fare altrettanto. Con un po' di esitazione, Chuck obbedì.

Nave Aliena - Isola Fluttuante 13/01/2395 - 06:50


Tara aveva fatto due volte il giro dell'isolotto fluttuante ma, a parte l'ebrezza di camminare a testa ingiù e di bere da una cascata circolare, non c'era molto da scoprire o da cui guardarsi.
Le comunicazioni con la Marconi erano completamente saltate già da un po' ma Rekon era troppo impegnato a litigare col Dottor Kuwano e - si sperava - ad aiutare Julie nella ricalibrazione dei sensori di analisi del traduttore universale per occuparsi anche di quello.
Dal, che si era arrampicato nuovamente fino alla tasca della parte superiore della divisa offrendosi di fare la guardia con lei, le aveva riferito che i due pensavano che il problema potesse essere legato al fatto che parte del linguaggio di quelle creature fosse a frequenze molto al di sotto o al di sopra del normale spettro di analisi, ma a parte questo non aveva più avuto aggiornamenti di alcun tipo.
"Sono preoccupato..." disse il Mezzo-Cardassiano, dopo aver lavorato per un po' col tricorder "non riesco a superare le interferenze che ci isolano dalla Marconi, ma quando ho provato a parlarne a Rekon mi ha mandato al diavolo dicendomi di ricalibrare il segnale...come se potessi farlo senza gli strumenti adeguati..."
"Lascia stare, credo sia solo un po' su di giri..." minimizzò la Mezza Klingon, interrompendosi però quando l'alieno tornò.
La donna si voltò, questa volta senza puntargli l'arma contro, e l'alieno disse "I miei saluti, Molte-Voci...io sono Klan, ma la mia gente si riferisce a me come l'Esiliato..."