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USS MARCONI - MISSIONE 12 RSS USS MARCONI - Missione 12

12.15 "Non tutti gli ingranaggi...(mai discutere con un idiota, la gente potrebbe non notare la differenza)"

di Rekon , Pubblicato il 27-07-2015

U.S.S. Marconi - 14/01/2395 Ore 00:31- Infermeria


"Sedici ore?" ringhiò la voce di Rekon, con un tono così possente ed infuriato che - un passante casuale in corridoio - avrebbe pensato appartenesse ad un qualche gigante delle leggende, piuttosto che ad un botolo peloso Tellarita praticamente più largo che alto "Dovrei stare a riposo sedici fo***te ore, mentre la mia nave cade a pezzi per colpa di quei..." e qui il traduttore universale si rifiutò di tradurre il seguito dell'insulto. Evidentemente non era stato programmato da un linguista Tellarita.
"Mi pare sia ciò che le ho prescritto..." confermò imperturbabile Kuwano, immobile a braccia conserte di fronte alla furia dell'ingegnere "ma forse ha problemi di udito...dovremo fare una verifica dei condotti uditivi. Si stenda, non ci vorrà più di un'oretta per sistemare il tutto. Dopodiché aggiungerò altre otto ore di convalescenza e..."
"Ahhhhh, dannate scimmie senza peli!" grugnì esasperato Rekon, mentre con un colpo di zampa allontanava la sonda che l'Umano aveva recuperato "Come diavolo pensate che possa rimettere in sesto questa baracca di nave stellare se, dopo averla usata senza il minimo rispetto per il lavoro di chi la rattoppa ogni giorno, non mi fate neppure lavorare???"
"Ha rimandato questa visita di quasi 12 ore, Comandante..." rispose Kuwano, imperturbabile non meno di un Vulcaniano, per quanto vi fosse qualcosa in fondo allo sguardo, forse l'assenza del solito cinico divertimento che accompagnava quelle situazioni "sono certo che ha già provveduto alle riparazioni più urgenti, e la sua seconda ha avuto tempo di riposare, a differenza sua."
"Lasci Maria fuori da questa discussione!" ringhiò Rekon "É una bambina, una bambina dotata, ma pur sempre una bambina!"
"É un Ufficiale della Flotta Stellare con dieci anni di esperienza e, prima del suo arrivo, ha ricoperto l'incarico di Facente Funzioni di Capo Ingegnere!"
"Qui non stiamo parlando delle sue competenze tecniche, se non fosse più che preparata non l'avrei presa come mio vice neppure se me l'avesse chiesto il Comandante in Capo della dannata Flotta!" ringhiò però - ormai più di frustrazione che per altro - il Capo Ingegnere "Qui si sta parlando di sedici ore chiuso in cabina! E per cosa? Solo perché sono rimasto in dimensione formica Kaariana qualche minuto più degli altri!"
"Lei ha quasi avuto un collasso dell'intero apparato Cardiorespiratorio, Rekon!" ribatté - stavolta visibilmente alterato Kuwano. Evidentemente il medico non aveva gradito la minimizzazione del lavoro che aveva dovuto effettuare sugli organi interni del Tellarite per tenerli insieme...o forse il fatto che - dopo tutto quel lavoro - Rekon si era volatilizzato dall'Infermeria e aveva fatto un turno di lavoro di 12 ore per consentire alla nave di riprendere la rotta per DS16 Gamma senza dover essere trainata dalla flottiglia Andoriana "Davvero non capisco, ci tiene così poco alla sua vita?"
"Se ci tenessi alla mia pelle non avrei lasciato un comodo lavoro su Tellar, dove potevo dormire nel mio letto, per farmi sbattere in mezzo a tutti i matti che ci sono in questo quadrante di spazio, le pare?" ghignò il Tellarita, apparentemente soddisfatto di aver intaccato la maschera del medico "Sei ore!"
Kuwano contrasse i pugni leggermente, alla vista delle piccole zanne che spuntavano dalla bocca del Tellarita, quindi ribatté gelido "Questa non é una contrattazione sul prezzo di una dannata birra in un bar Ferengi, ma la prescrizione di un medico! Si riposerà 16 ore, o provvederò personalmente a sedarla e far isolare la porta del suo alloggio!"
"Va bene, va bene...ho capito..." grugnì il Tellarita, dando le spalle al medico e avviandosi all'uscita dell'infermeria "dodici ore..."
"Diciotto!" ribatté stizzito l'asiatico, ma stava ormai parlando ad una porta chiusa.

U.S.S. Marconi - 14/01/2395 Ore 06:05 - Alloggio del Tenente Comandante Rekon


Rekon si rigirò per l'ennesima volta nel letto, finendo per aggrovigliarsi ancor di più nelle leggere lenzuola che si era buttato addosso prima di tentare di dormire. Con una di quelle bestemmie che normalmente facevano cambiare strada a metà dei membri dell'equipaggio, il vecchio Tellarita riuscì a divincolarsi dalla trappola di tessuto sintetico quel tanto che bastava per liberare il braccio destro e recuperare un antico orologio a cipolla poggiato sul comodino.
Con un leggero click le tozze dita aprirono lo sportellino metallico e, dopo aver lanciato una rapida occhiata all'ora, l'Ingegnere sbuffò e fissò i piccoli occhi nella foto incastonata nell'altra metà dell'orologio.
Nelle ore trascorse da quando aveva lasciato l'infermeria si era chiuso in alloggio, aveva mangiato, aveva tentato di leggere un libro e cercato di riparare un vecchio orologio a parete comprato in un mercatino dell'antiquariato di un qualche dannato pianeta del Quadrante Gamma. Vista la scarsa passione che aveva messo in tutte queste cose, aveva poi deciso di provare a dormire, cosa che stava inutilmente cercando di fare da più di un'ora.
"Immagino che sei ore di riposo e sei di attività leggera non siano molto diverse da dodici di riposo, giusto ragazze mie?" domandò alla foto, prima di sbuffare nuovamente ed emergere dal groviglio di coperte. Fatto ciò si buttò sotto la doccia sonica e - cinque minuti dopo - indossava una nuova uniforme pulita e stava dirigendo a passo di carica verso il turboascensore più vicino.

U.S.S. Marconi - 14/01/2395 Ore 06:17 - Sala Macchine


Il Tenente Seville stava tenendo sotto controllo il flusso di plasma alla gondola di dritta, quando le porte della Sala Macchine si aprirono permettendo a tutti i presenti di udire distintamente il brontolio del Capo Ingegnere, ben prima che la sua tozza figura diventasse visibile.
"Buonasera Capo..." salutò Maria, senza alzare lo sguardo da ciò che stava facendo, mentre i presenti smettevano in fretta di osservare il Tellarita e si affrettavano a ricominciare a lavorare con concentrazione raddoppiata non appena ne ebbero notato l'espressione "non la aspettavamo prima di domani..."
"Sì, beh...non mi sentivo tranquillo a lasciarvi lavorare da solo. Ci tengo a non svegliarmi domattina, trovando il mio alloggio che fluttua nello spazio perché nel frattempo il resto della nave é finita a pezzi." ringhiò il Capo Ingegnere, cominciando a scorrere la lista degli interventi di riparazione in corso e programmati, probabilmente alla ricerca di un intervento che necessitasse delle sue esperienze e competenze.
Mentre il Tellarita grugniva, Maria terminò la sua ricalibrazione senza parlare. Conosceva Rekon da più di un anno e sapeva che anche il suo capo, per quanto apparisse burbero, scontroso ed apparentemente in perenne guerra con l'universo, aveva un cuore che non sarebbe potuto rimanere insensibile alla tragedia di cui erano stati tutti testimoni. Semplicemente Rekon aveva un modo tutto suo di esternare quel dolore.
"C'é da dire che il nostro Capo Ingegnere ha piena fiducia nella sua sezione..." commentò il Guardiamarina Menher - uno dei rimpiazzi giunti sulla Marconi il giorno prima - avendo comunque cura di parlare solo dopo che il Tellarita, recuperato il kit ingegneristico, era sparito in un Tubo di Jeffries.
Il Tenente Seville guardò per un momento il Risiano che aveva parlato poi, senza neppure guardare il terminale consultato da Rekon, rispose "Non si faccia ingannare dalle sceneggiate del Vecchio, Guardiamarina...raramente quel che dice un Tellarita arrabbiato é ciò che realmente pensa. Se non mi crede, controlli i registri di manutenzione."
Il nuovo arrivato si guardò intorno alla ricerca di chiarimenti sulle facce dei colleghi, ma tutti parevano concordare con la valutazione del Tenente Seville. Un po' incuriosito, il ragazzo fece l'accesso ai registri e si accorse che - nonostante ciò che aveva detto - l'Ingegnere Capo non aveva reclamato per sé la riparazione di un sistema critico, ma di un banale condotto ODN sul ponte 20, in una zona remota della nave.
Un posto dove nessuno sarebbe capitato per caso a distrarlo dai suoi pensieri.

U.S.S. Marconi - 14/01/2395 Ore 08:15 - Tubi di Jeffries, Ponte 20 Intersezione 32


Trovare Rekon non era esattamente un'impresa epica, tenendo conto del fatto che i borbottii indispettiti del vecchio Tellarita si sentivano più o meno ad un Ponte di distanza, benché amplificati e distorti dalla strana acustica dei Tubi di Jeffries.
Quando Resed raggiunse l'Intersezione 32, l'Ingegnere Capo aveva smontato circa due metri lineari di copertura metallica dalla paratia e stava armeggiando con insulti e cacciavite sonico per rimuovere alcuni condotti dati. Il Boliano si fermò a circa un metro dal proprio superiore, attendendo fosse questi a rivolgergli la parola. Conoscendolo ci sarebbe voluto un po' ma - se lo avesse chiamato - quello stesso tempo sarebbe stato impiegato in insulti fantasiosi e, al momento, Resed non era dell'umore adatto.
Sorprendendo entrambi, comunque, Rekon sollevò lo sguardo dal proprio lavoro e, data un'occhiata al volto tondeggiante del giovane Boliano, ringhiò un "Beh? Che diavolo stai aspettando, un invito scritto su carta pergamena? Prendi gli attrezzi e scollega l'altro lato di questo maledetto condotto..."
Più per istinto di autoconservazione che per altro, Resed agì, chinandosi sul modulo danneggiato e cominciando a dissaldarne i collegamenti. Si era preparato un lungo discorso da fare a Rekon, un discorso che neppure lui sapeva bene dove sarebbe andato a parare, ma il Tellarite lo aveva spiazzato, offrendogli subito di lavorare con lui.
Per un paio di minuti il giovane Capo lavorò su di un condotto dati fuso, cercando di scollegarlo senza danneggiare le parti sane del circuito e scorticandosi le dita nel farlo "P'ter ni ka...tri tu kolork!" borbottò a bassa voce, portandosi il dito pulsante in bocca ed usando, senza neppure accorgersene, una di quelle frasi gentili del suo capo, una di quelle che il Traduttore Universale rifiutava di tradurre e che - una volta riportata in Standard - avrebbe suonato più o meno come una constatazione del fatto che la madre del soggetto cui era destinata di mestiere era una meretrice con preferenze per relazioni aperte con soggetti non molto raccomandabili e dalla discutibile igiene personale.
Rekon sollevò per la seconda volta lo sguardo dal lavoro e ghignò divertito, commentando "Non male, ancora un po' di lavoro e potremo fare di te un bestemmiatore più che decente..."
Resed gli lanciò un'occhiataccia e rimase un momento in silenzio, prima di rimettersi al lavoro e dire "Almeno sarei bravo in qualcosa...visto che nel mio lavoro faccio pena..."
"E questo chi lo avrebbe detto?" chiese il Tellarita, finendo finalmente di smontare il condotto e cominciando ad esaminarlo ad occhio nudo, annusandolo quasi il pezzo, come se i suoi sensi potessero dirgli più dei tricorder.
"Non mi sembra di essere stato in grado di fare qualcosa per salvare l'Arca..." ammise il giovane, aprendo il tricorder e controllando i punti di contatto, per verificare fossero sani e pronti per essere collegati al pezzo sostituto che Rekon si era portato dietro "se al mio posto ci fosse stata il Tenente Seville..."
"E se mia nonna avesse avuto due unità anti-G sarebbe stata una levicar!" commentò il Tellarita, interrompendolo seccamente "Credi forse dipenda da te? Che tutto quel casino, due navi generazionali coinvolte in una guerra iniziata ottocento anni fa e tutto il resto dipenda da te? Se é così hai sbagliato lavoro, ragazzo. Dovevi intraprendere la carriera di Comando, non quella di ingegneria!"
Poi, mentre Resed rifletteva su quelle parole, il vecchio ingegnere aggiunse "E sarebbe stato un peccato, visto che come ingegnere te la cavi bene. Mica come quella testa di c@##o che ha dichiarato buono questo pezzo prima di installarlo. Ma se lo becco torco il collo a lui e a quelli della ODN Systems che lo hanno fabbricato..."
Ciò detto buttò a terra il pezzo guasto e si mise a collegare un lato di quello nuovo, continuando al contempo a parlare "No, ragazzo, non c'era nulla di più che avresti potuto fare. Né tu, ne Tara né il Capitano...."
"Ma...tutta quella gente..." provò a dire Resed, mentre anche lui iniziava a ricollegare il condotto, quasi senza guardarlo. Si trattava di un lavoro semplice, che entrambi erano in grado di fare quasi senza pensare.
"Tutta quella gente é andata..." ribatté rudemente Rekon, scuotendo il testone e trattenendosi a stento dallo sputare per terra "e non c'é nessun miracolo che noi potremo fare per salvarli. Ricordatelo Resed...se vuoi fare questo lavoro, c'é una cosa che devi imparare. Non sempre si vince. Non sempre si salvano tutti, perché non tutti gli ingranaggi possono essere aggiustati. Ci sarà sempre un pazzo disposto a distruggere sé stesso per portarsi dietro il nemico, o un impero di conquistatori da quattro soldi, che pensano che i mondi appena oltre il confine gli spettino di diritto...o un trasporto col motore difettoso..."
"Ma io mi sento uno schifo..." affermò il Boliano, cominciando a saldare in posizione il nuovo pezzo, ma fissando ora Rekon, stupito dall'ultima parte della frase, che gli pareva qualcosa di personale.
"E ci mancherebbe...hai assistito all'estinzione di tre specie! Che razza di schifo di persona saresti se non ti sentissi uno schifo?" ribatté il Tellarita, mettendo nuovamente in posizione la copertura del condotto, dopo aver verificato che il nuovo sistema funzionasse "Ascolta ragazzo...non sempre li puoi salvare, bisogna accettarlo e fare del proprio meglio perché succeda meno volte possibile. Ma quando succede...beh...vai avanti, perché c'é altra gente che avrà ancora bisogno di te. Il trucco..."
Resed gli lanciò un'occhiata incuriosita e Rekon gli diede una pacca sulla spalla, prima di recuperare la cassetta degli attrezzi e completò "il trucco é ammortizzare la botta...in questo il tran tran quotidiano aiuta e - quando non basta - anche una buona bottiglia in compagnia schifo non fa..."
Resed rimase in silenzio diversi altri secondi, quindi chiese, quasi titubante "Capo... vuoi... venire al Bar di Prora a bere qualcosa?"
"Ti sembro forse una ragazzina da invitare a bere qualcosa?" ringhiò di rimando il Capo Ingegnere quindi, dopo essersi fatto una risata, aggiunse "Sono vecchio per queste cose, ragazzo...ora sistemo un'ultimo dettaglio e me ne vado dritto a letto. Non ce li hai degli amici o una ragazza da invitare a bere?"
"Una...ragazza?" balbettò Resed, quasi facendo cadere a terra il Tricoder che teneva in mano.
"Un umanoide di sesso femminile, ragazzo...hai presente?" gli chiese il Tellarita, ora evidentemente divertito "creature più o meno simili a noi, ma con qualcosa in meno sotto e qualcosa in più sopra...sai, di quelle con le quali ci si fanno un mucchio di marmocchietti, blu nel tuo caso. Hai presente o devo farti un disegnino?"

U.S.S. Marconi - 14/01/2395 Ore 08:31 - Prigioni


Con un po' di titubanza, le guardie fecero passare Rekon. Il Capitano aveva dato disposizione che i due Adesto sopravvissuti fossero trattenuti in blocchi detentivi diversi e non ricevessero visite da parte dell'equipaggio, ma l'Ingegnere Capo della Marconi non era una persona facile da distogliere dalle proprie posizioni e aveva liquidato la cosa con un "Se avessi voluto morto quell'uomo avrei decompresso la sua cella...ora levatevi dai piedi!"
Alla fine lo avevano fatto passare, ma erano entrati con lui per sicurezza. Rekon, comunque, da quando era arrivato lì non aveva fatto alcunché di aggressivo, limitandosi a fissare Darsa a braccia incrociate, in una specie di gioco a chi abbassava prima lo sguardo.
"Si può sapere che diavolo vuoi da me?" sbottò alla fine l'Adesto, spezzando per primo il contatto visivo ed alzandosi in piedi, i pugni stretti tenuti all'altezza della vita in una posa difensiva.
"Io?" ribatté Rekon con un ghigno che mise in mostra le corte zanne "Non voglio nulla, perché? Ero solo curioso di vedere se era vero che stavi festeggiando in cella..."
"Abbiamo vinto..." ribatté l'alieno, mettendo su la sua migliore faccia da vincitore, che però non impressionò molto Rekon, il quale sentí unicamente un certo prurito alle mani ed il desiderio di togliere a sberle il sorriso da quel volto "perché non avrei dov..."
"Sì, sì...bravo, bravo..." rispose l'Ingegnere Capo della Marconi, ignorandolo pari pari "no, scusa se ti interrompo mentre ti vanti di quanto siate stati forti e fedeli a voi stessi voi Adesto, ma ho sonno e la mia scorta di pazienza deve essere rimasta miniaturizzata, perché non la trovo. Comunque lascia che faccia io il riassunto, così finiamo prima..."
Darsa parve confuso dalle parole del Tellarita, che ne approfittò per continuare "Tu e la tua gente siete riusciti nell'epica impresa di perdere otto secoli delle vostre esistenze per dar la caccia ai sopravvissuti Allesto - ai quali di voi non importava un beneamato fico secco, visto che erano ibernati - e quando li avete trovati siete riusciti nel vostro obiettivo di ammazzarli tutti, per vendicarvi di una scappatella di due ragazzi. E questo lo avete ottenuto al ragionevole prezzo dell'estinzione quasi completa di altre due razze: degli esseri ad uno stato evolutivo tale per cui neppure si rendevano conto di vivere in una nave stellare e la vostra stessa razza! Che dire, complimenti..."
Quindi Rekon applaudì, un applauso lento che grondava sarcasmo "Sai...quando sono venuto qui avevo un mucchio di domande in testa, ma non serve te le faccia. Volevo sapere come accidenti fai a sopravvivere col genocidio di tre razze sulla coscienza, ma non serve, ho capito tutto."
Il Tellarita fece un respiro profondo, pima di spiegare la sua ipotrsi "Un povero idiota...! Non sei altro che un povero idiota..."
Quest'offesa non fece affatto piacere all'Adesto che, con un ringhio, si avventò sul suo interlocutore solo per essere respinto brutalmente dal campo di forza della cella, che lo scaraventò col sedere per terra.
A questa scena Rekon si fece una piccola risata, quindi aggiunse "No, no...stai seduto, che tanto sto andando via. Sai, avevo pensato ad insulti molto articolati da rivolgerti, ma credo che non lo farò. In fondo sei l'ultimo superstite della tua specie, almeno moralmente, visto che il tuo degno compare mi é parso più interessato a salvare la sua pelle che a qualsiasi altra cosa. Quindi farò il Federale gentile e - tratto spunto dal saluto Vulcaniano - ti augurerò una Lunga Vita..."
Ciò detto, sotto lo sguardo allibito delle due guardie di sicurezza che avevano assistito a tutta la scena, si voltò e fece per andarsene. Quando fu vicino alla porta, però, si voltò di nuovo e in tono gelido aggiunse "Sì, ti auguro di vivere a lungo nella consapevolezza che tutta la tua specie si é estinta per il gesto inutile di eliminare altre due specie che nemmeno avevate mai incontrato fino a ieri. Una vita lunga e solitaria...in compagnia dei soli fantasmi di chi hai ucciso! Ti saluto, genocida di tre specie...non credo tornerò a trovarti. Non vali il mio tempo..."
E se ne andò a passo fiero, le spalle ben dritte. Fece solo pochi passi, prima di trovarsi di fronte il Dottor Kuwano, che lo osservava a braccia conserte accanto ad uno dei monitor di osservazione delle celle, dal quale aveva probabilmente assistito alla scenetta.
"Dottore..." disse solo il vecchio Tellarita, procedendo a passo tranquillo verso il più vicino turboascensore.
"Signor Rekon..." salutò col medesimo tono Kuwano, accodandosi all'Ingegnere. Quindi, con tono di conversazione da ascensore "sa, mi pareva di averla confinata nel suo alloggio con l'ordine di riposarsi, alcune ore fa..."
"É possibile..." convenne l'Ingegnere Capo della Marconi senza scomporsi "é stata una giornata lunga e la mia memoria non é più quella di una volta..." quindi entrò nella cabina - seguito a ruota dal medico - e selezionò il Ponte 5, dove si trovava il suo alloggio.
"Sì, una giornata lunga per tutti..." convenne l'asiatico, mantenendo sempre piatto il tono. In fondo, dopo un anno ben sapeva che con Rekon perdere la calma equivaleva a fare il suo gioco, un gioco in cui entrambi erano maestri ma il vecchio Tellarita aveva più esperienza "si figuri che mi pareva anche di aver ordinato al computer di chiudercela dentro per sedici ore..."
"É possibile anche questo..." annuì gravemente Rekon, anche se il volto porcino si contorse in un ghigno divertito "ma deve tener conto del fatto che sta parlando del mio computer, e che io litigo con giovani medici competenti e zelanti da prima che lei sapesse sillabare la parola tracheotomia..."
Su queste parole i due ufficiali superiori esaurirono i convenevoli e, dopo essersi guardati un lungo momento, rimasero in silenzio finché l'ascensore non li condusse vicino all'alloggio del più vecchio, che riprese la propria strada in silenzio, seguito dall'altro come un'ombra.
"Sa..." aggiunse l'Umano dopo un po', quando si fermarono ad una intersezione per consentire il passaggio di un carrello anti-G che trasportava un grosso sostegno da installare da qualche parte "sulla Terra esiste un detto: Mai discutere con un idiota, la gente potrebbe non notare la differenza."
Rekon pareva totalmente concentrato sul pezzo in transito, che sapeva diretto a rinforzare uno dei piloni di sostegno del Ponte, incrinato negli ultimi scontri, ma annuì comunque alle parole del compagno "Un detto saggio. Magari non proprio adatto alla mia gente, ma saggio."
Quindi proseguirono senza parlare e, quando si trovarono all'ultima intersezione prima del suo alloggio, Rekon chiese "Cos'é, vuole venire a controllare che vada a dormire?"
"Oh, sì...e le rimboccherò anche le coperte, dopo essermi accertato che non la ritroverò in giro per la nave a cercare di ammazzarsi facendo un lavoro che in questo momento non é in grado di fare..."
"Bah..." borbottò il Tellarita, entrando nell'alloggio e dirigendosi ad un piccolo mobiletto posto vicino al replicatore "come se avessi bisogno della balia alla mia età. Le pare che - se non fossi stato conscio del mio livello di stanchezza - mi sarei messo a sostituire un dannato condotto dati con la nave in queste condizioni?"
Quindi, dopo aver replicato due larghi bicchieri contenenti ghiaccio, tirò fuori dal mobiletto una bottiglia piuttosto vecchia contenente quello che pareva Whisky di Fuoco Altariano, un alcolico decisamente potente. Dopo averne versate due porzioni abbondanti, porse senza tante cerimonie uno dei due bicchieri all'Umano.
Kuwano parve un momento perplesso, ma subito accettò il bicchiere. Non dissero nulla mentre bevevano il liquido altamente alcolico a piccoli sorsi...solo verso metà bicchiere, il dottore affermò gravemente "Non si può sempre salvare tutti..."
"Ciò che si può fare é ricordarli..." confermò seriamente il collega, prima di colpire il bicchiere di Kuwano col suo in un brindisi silenzioso alla memoria delle vite spezzate quel giorno.