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USS MARCONI - MISSIONE 12 RSS USS MARCONI - Missione 12

12.10 "Sento dei passi dietro di noi..."

di Shran del clan Mira , Pubblicato il 26-05-2015

USS Marconi - Plancia - 13 gennaio 2395 - Ore 9.38


Non appena venne dato l'allarme dei missili nemici in arrivo, Durani si mise in allerta alla sua postazione.
In realtà la klingon non l'aveva mai abbandonata la sua postazione, ma quando c'era da combattere il suo viso prendeva una espressione incredibilmente concentrata e tutti i suoi muscoli diventavano sodi e tesi. Contemporaneamente gli occhi della donna si rilassavano e infondevano sicurezza in chiunque la guardasse all'opera.
Ma questa volta la sua battaglia durò molto poco, in men che non si dica l'artiglieria andoriana intercettò con una facilità disarmante tutti quei missili che Tylca aveva indirizzato verso la Marconi, lasciandola quasi delusa.
"Capitano, le navi Andoriane hanno messo KO tutti i missili" disse l'Ufficiale Tattico Capo dopo qualche attimo di esitazione
"Molto bene - rispose Shran con sollievo tradendo anche un po' di orgoglio andoriano. Si voltò quindi verso il suo amico Nhial che, appena abbassati gli scudi si fece teletrasportare sulla Marconi, gli rispose prontamente con un simpatico occhiolino... - Tenente a lei la plancia, io mi allontano un attimo" e si diresse verso il suo studio facendo cenno all'amico di seguirlo.
Non appena il Capitano della Marconi si fu allontanato, Durani si allontanò dalla sua postazione per prendere posto sulla poltrona di comando. Di certo la postura della guerriera non era molto femminile: anche vestendo la divisa della Federazione, molto più comoda di un qualunque vestito Klingon, la donna si mise seduta come se avesse avuto in dosso un'armatura da un quintale. Schiena dritta e appoggiata allo schienale, gambe divaricate davanti a lei che formavano con le ginocchia un preciso angolo retto... non la si vedeva praticamente mai con le gambe accavallate e di sicuro non lo avrebbe fatto in quel momento. Per un attimo spostò l'attenzione sulle sue gambe per controllare con discrezione che i pugnali fossero al loro posto, infine strinse fugacemente nel pugno il suo jinaq. Quando fu sicura che tutto fosse a posto, fece un lungo respiro di orgoglio e si godette il suo nuovo ma momentaneo ruolo.
Durani rimase ferma nella sua postazione per pochi minuti, minuti che a lei erano sembrati interminabili: non era capace di stare ferma ad aspettare chissà cosa senza fare nulla... Iniziò a tamburellare il piede per terra, poi guardò quello che stava succedendo alla sua destra, poi si concentrò sul lavoro di un ufficiale guardiamarina alla sua sinistra sbuffando per la sua lentezza *che roba* pensò tra sé e si trattenne per non riprendere quel pover uomo che invece si stava dando un grande da fare. Ad un certo punto batté i pugni sulla poltrona e si alzò di scatto rimanendo ferma in plancia con le braccia incrociate *maledizione, i missili sono stati fermati, ma c'è la navetta nemica che sta sbarcando* pensò infuriata con se stessa per aver perso tutto quel tempo a non fare nulla quando invece qualcosa da fare c'era eccome!

"Sottotenente - disse rivolgendosi all'Ufficiale che stava sostituendo il timoniere - alla svelta. La navetta nemica è già arrivata all'Arca?"
"No Signore, ma sono molto vicini" rispose questo prontamente Durani corse così alla sua postazione tattica scaraventando a un lato il suo sottoposto che nel frattempo aveva preso il suo posto. Un colpo di phaser debole ma perfettamente direzionato fece esplodere la navetta all'istante...
"Mi scusi - disse Durani al povero ufficiale tattico - ma volevo farlo io stessa" e tornò alla sua poltrona.


Nave aliena - Nei pressi del Villaggio - 13 gennaio 2395 - Contemporaneamente


"Diavolo abbiamo fatto appena in tempo"
"Maledizione e adesso come facciamo? Non possiamo più tornare indietro. Dobbiamo cercare un altro mezzo per tornare dai nostri..."
"Zarak, la nostra missione la sai ed è molto chiara. Dobbiamo far saltare in aria questo posto, il pacco l'abbiamo preso. Non ci manca niente, possiamo procedere col piano"
"Ma Darsa, così facendo rimarremo colpiti anche noi dall'esplosione e..."
"Senti, la nostra missione è di distruggere la nave degli Allesto. Hai sentito cosa ci ha ordinato Tylca? Dobbiamo preservare la nostra purezza e tu con questa paura della morte che stai dimostrando stai già facendo fallire il nostro compito. Lui conta su di noi e noi non possiamo deluderlo. Adesso cerchiamo di arrivare ai motori e azioniamo la bomba, prima che qualcuno provi a fermarci"
"Va bene, hai ragione... da dove dobbiamo andare secondo te?"
Zarak e Darsa erano i due uomini che Tylca aveva mandato sulla nave Arca degli Allesto per farla finita una volta per tutte alla loro secolare faida. Li avevano cercati per così tanto tempo che adesso non potevano perdere questa occasione. I due si erano dovuti teletrasportare in emergenza quando la nave di quei federali aveva iniziato ad essere un pericolo per la loro missione e adesso avevano bisogno di rivedere tutto il loro piano. Tylca gli aveva fornito una pianta mediamente accurata di come sarebbe stata la nave nemica dal di dentro, ma tutto partiva dalla base che loro sarebbero arrivati ad un hangar di attracco Loro invece avevano dovuto usare il teletrasporto di emergenza e adesso si trovavano non si sa bene dove. Rimasero per qualche minuto a studiare la loro mappa e poi Darsa decise che sarebbero dovuti andare verso delle caverne ad Ovest.


Nave aliena - Villaggio - 13 gennaio 2395 - Contemporaneamente


"Tenente, prima che li convinciate a portarci qua quei due, sarebbe meglio che tutti quanti raggiungessimo la sala macchine..." Charles sentì il borbottio di Rekon in sottofondo nel suo comunicatore...
=^= Tenente - disse quindi il ragazzo - Re-re-k-ko Rekon ha ragione... credo... =^=
Resed appena sentì la voce del suo capo che credeva morto fino a quel momento, ebbe un sussulto di gioia che non passò inosservato agli indigeni che subito gli piantarono delle asce davanti agli occhi. Keane, un po' contrariata da tutto visto che per lei la priorità assoluta era quella di riunire la squadra di sbarco e visto che ne avevano appena finito di parlare, non poté che cedere
=^= Va bene - disse - ma adesso devo parlare con qualcuno =^=
=^= C'è qualcuno là che può parlare con noi? =^= la voce di Tara echeggiò nel vuoto e senza risposta.
Wyandot incrociò lo sguardo di uno dei suoi aguzzini e gli fece cenno di parlare, o meglio, cercò di fargli cenno di parlare... Quello, che avrà avuto la stessa età del Timoniere della Marconi, gli si avvicinò insospettito e rimase davanti all'umano senza sapere che fare.
=^= C'è qualcuno? Sono il Tenente Keane e sono qua per aiutare la vostra nave a non essere distrutta. =^=
Il ragazzo, di nome Grader, iniziò a guardarsi intorno insospettito dal momento che davvero non riusciva a capire da dove venisse quella strana voce. Non che non riuscisse a capire quello che stavano dicendo, ma non vedendo nessun interlocutore in carne ed ossa davanti a sé, era parecchio disorientato.
=^= Rispondetemi per favore =^= continuò Tara
A queste ultime parole, Grader capì che era quello strano aggeggio che il suo prigioniero aveva in mano a parlare. Un oggetto metallico non può parlare, deve aver pensato, dal momento che lo strappò di mano a Charles, provò ad addentarlo e lo scagliò lontanissimo dopo che si rese conto che non era commestibile. Altri tre uomini piantarono le punte delle loro asce anche davanti agli occhi del povero Timoniere.
Ad un certo punto dal comunicatore uscì uno strano suono, diverso dalla voce che avevano sentito fino a quel momento, Resed alzò le sopracciglia per lo stupore, Chuck pensava che il suo comunicatore si fosse rotto nella seconda caduta e si vedeva spacciato. In realtà era H5T67 che, capendo la difficoltà della situazione, aveva ceduto alle richieste della mezza klingon e stava comunicando con il suo popolo in una vecchia lingua, che tutti gli indigeni riconoscevano come familiare, anche se in un primo momento sembrava che nessuno la riuscisse a capire. Anche se le armi rimanevano belle che piantate davanti ai due, tutti sembravano incuriositi e attenti a quello che quel metallo stava 'dicendo'... finché da lontano il vecchio si alzò dal suo giaciglio, si piegò per prendere il comunicatore e iniziò a conversare, anche lui in quella strana e antica lingua.
"Credo che avremo problemi con la prima direttiva..." bisbigliò Chuck fra sé e Resed annuì.
Dopo diversi minuti di conversazione, il vecchio con passo lento ma sicuro, arrivò là dove erano tutti. Chiese a Grader di liberare gli ostaggi e chiamò tutti i suoi a raccolta. Dispostisi in cerchio, i due ragazzi federali da una parte che si massaggiavano i polsi, l'anziano raccontò la storia del loro popolo. Solo lui conosceva la verità del loro popolo e del loro lungo viaggio, gli era stata raccontata dal padre che a sua volta l'aveva ascoltata dal suo padre... Era arrivato il momento decisivo, aveva sentito la voce del loro creatore che gli parlava da quella lingua che aveva studiato da bambino e che non aveva mai più parlato. Bisognava fidarsi ed agire.


Nave aliena - Molto vicino al Villaggio - 13 gennaio 2395 - Ore 10:10


"Zarak stai giù. Ci sono delle persone là infondo!" bisbigliò Darsa per non farsi sentire fermando il suo compagno sbarrandogli la strada con un braccio.
"Diamine quanta gente!" rispose questo con un filo di voce preoccupata
"OK, camminiamo piano e bassi, non facciamo rumore, quelli stanno camminando nella nostra stessa direzione."
"Forse quei due estranei con loro fanno parte della federazione e li stanno aiutando ad arrivare in sala macchine... Noi adesso come facciamo?"
"Se vanno in quella direzione - rispose Darsa - non possono che esserci utili. Li seguiamo fino là, piazziamo la nostra bomba ed esploderanno con tutti quanti gli altri."
Zarak deglutì per il terrore che aveva di morire in quel modo e continuò in silenzio a camminare.

Nave aliena - Oltre il Villaggio - Contemporaneamente


"Chuck, Chuck non ti girare" Resed si avvicinò al suo amico e gli parlò pianissimo
"Che succede Resed? Hai un altro piano dei tuoi? E perché non mi dovrei girare?" rispose il timoniere con un po' di sufficienza e, ovviamente, girandosi sia a destra che a sinistra...
"Maddai!! Ti ho detto di non girarti!! Senti, credo che ci stanno seguendo... sento dei passi dietro di noi..."
"Resed, cerca di stare calmo... anche io ho paura, ma adesso queste persone non sono più una minaccia... vedrai che arriveremo in sala macchine e poi torneremo subito a casa. Dai ti offro una bella birra appena torniamo a bordo..." rispose quello cercando di tranquillizzare l'amico.
"No senti Chuck, non è paura... cioè sì è anche un po' di paura, ma io sento davvero dei passi dietro di noi..."