USS Hope - Ufficio del Capitano - 4 febbraio 2395 - ore 20.43
L'ammiraglio Lennox aveva un'espressione desolata.
Ferris la osservava in video, alle spalle la presenza di Xyr nella sua solita eretta posa plastica, e tentava di capire fino a che punto ce l'avesse con lui in quel momento.
Strauss, seduto dall'altra parte della scrivania, osservava la scenetta in silenzio ed esibiva il suo solito soddisfatto sorriso, come se in quel momento non esistesse alcun problema al mondo.
La Lennox abbassò gli occhi sul padd posato sul piano della scrivania, li rialzò su Bueller e per un attimo parve non sapere cosa dire. Ma, purtroppo, il momento passò subito.
"Io non riesco a capacitarmi che la Hope possa aver riportato così tanti danni in così pochi mesi," disse infine. "Il rapporto del vostro capo ingegnere è da incubo."
Ferris si schiarì leggermente la gola, mentre Xyr dietro di lui irrigidiva ulteriormente, se mai fosse possibile, la postura e l'espressione di Strauss rimaneva assolutamente immutata.
"Davvero non me ne capacito," ripetè la Lennox fissandolo e scuotendo la testa.
"Siamo stati coinvolti in un certo numero di missioni..."
"Vi siete infilati in un certo numero di missioni, vuole dire."
"...e il nostro capo ingegnere comunica che tutti i sistemi sono funzionanti."
"Funzionanti non significa che non abbiano subito danni."
"Sì, ma li abbiamo sempre rattoppati."
"Rattoppati?" La Lennox inarcò le sopracciglia, poi spostò lievemente il padd sul piano della scrivania. "Sa che i vostri smorzatori inerziali hanno subito danni da sforzo eccessivo centoquarantatre volte dall'inizio della missione?"
"Centoquarantatre? Sul serio?" si inserì Strauss con espressione interessata. "Ora capisco cos'era tutto quel tremolare."
Ferris fece per ribattere ma la Lennox alzò una mano.
"Non mi interessa. A poca distanza da voi c'è la base 214. Ho già informato il loro comandante del vostro arrivo. Andrete là e sottoporrete la Hope ad un controllo completo. L'equipaggio ha permesso di sbarco. Non vi voglio a bordo mentre fanno le riparazioni." Si sporse leggermente verso lo schermo a fissare Ferris. "Bueller, è semplice questa volta. Niente problemi, siamo intesi?"
"Sì, Signora. Certamente."
"Non preoccuparti, Sibille. Li tengo d'occhio io," fece Strauss.
La Lennox alzò gli occhi al cielo e chiuse il collegamento.
Per qualche istante ci fu solo silenzio. Poi Ferris si appoggiò allo schienale della poltroncina.
"Beh, una piccola vacanza farà bene a tutti."
"Purchè non si verifichino problemi a bordo della base," intervenne Xyr in tono piatto. "Immagino che dovrà chiarire all'equipaggio che sbronze e risse non fanno parte del concetto di licenza."
Ferris piegò il collo per osservarla. L'appropriata reazione a questo punto sarebbe stata un "sbronze e risse? Non noi..." o anche "sbronze e risse? ma che gente conosce?". Invece il giovane facente funzione di capitano si limitò a sorridere e a commentare: "Sa, non pensavo che lei conoscesse il termine sbronza."
USS Hope - Sala Tattica - 5 febbraio 2395 - ore 5.32
"Va bene, ho una notizia buona e una cattiva," cominciò Ferris osservandosi intorno, lo sguardo che correva lungo il tavolo da riunione. Il briefing giornaliero era stato anticipato di due ore e, a parte Xyr e Rest che chiaramente non dormivano mai, tutti gli altri esibivano sguardi spenti e tazze di bevande calde.
"Non metterai mai più un briefing a quest'ora?" domandò Luna.
"Non esattamente, no."
"Vorrei ricordare a tutti che l'orario dei briefing è dettato di volta in volta dalle necessità presenti, così come stabilito dal paragrafo 59, comma 3," li informò Rest, spietato come solo i vulcaniani, gli squali e gli alligatori sanno essere.
Xyr annuì. Luna sbuffò. Gli altri si limitarono ad un silenzio catatonico.
"Sono certo che il nostro primo ufficiale è fiero di lei, signor Rest, ma le due notizie non riguardano l'orario della nostra riunione. L'ammiraglio Lennox ci ha prenotato un check up completo alla base 214. Stiamo andando lì."
"Immagino che questa sia la buona notizia," disse Melanne, poggiando la tazza sul piano del tavolo.
"Non esattamente. La buona notizia è che abbiamo una licenza per il personale a bordo della stazione. L'ammiraglio ha detto di spassarcela..."
Ferris si bloccò intercettando l'occhiata fulminante di Xyr e si schiarì la gola.
"...in osservanza al regolamento, naturalmente. Il nostro primo ufficiale si occuperà di organizzare i turni di sbarco."
Un mormorio si diffuse lungo il tavolo.
"Non è esattamente Risa," commentò Luna con uno sguardo ammicante al consigliere. "Ma immagino che possa andare. E la cattiva?"
"Non parteciperemo alle riparazioni alla Hope." Ferris lo disse tutto d'un fiato, nel futile tentativo di minimizzare l'impatto della notizia. Come se questo potesse bastare...
Il mormorio che questa volta si diffuse intorno al tavolo fu paradossalmente molto più notevole della prima volta. Persino Tucci sembrava sconvolto all'idea che qualcuno potesse mettere mano alla sua strumentazione in sua assenza e boccheggiava leggermente, come se Ferris avesse appena detto loro che la Lennox avrebbe preteso in sacrificio i loro primogeniti.
"Non nella mia infermeria.."
"Non vorranno toccare i miei smorzatori?!"
"I sistemi tattici..."
"Il motore..."
Parlavano tutti insieme e Ferris dovette alzare una mano per ottenere silenzio,
"Non è che la cosa faccia impazzire nemmeno me. Ma questi sono gli ordini. Perciò cercate di godervi la licenza e quando torneremo la Hope sarà ancora meglio di prima."
Il fiume di proteste si placò quasi del tutto e Ferris calò l'affondo finale.
"Il capitano Strauss rimarrà a bordo. A controllare."
Starbse 214 - Passeggiata - 6 febbraio 2395 - ore 15.37
L'arrivo alla base era stato tranquillo. Il personale si era dimostrato gentile e i membri dell'equipaggio della Hope erano sbarcati come previsto, lasciando la nave nelle sue abili mani. Tutti si stavano dedicando, ognuno a suo modo, a quella piccola e improvvisa licenza.
La base era piuttosto grande e dotata di un ampia zona commerciale piena di negozi, locali, sale ologrammi pubbliche e ristoranti. Non era Risa, Luna aveva ragione, ma non era troppo male in fin dei conti.
Lon si guardò in giro nella passeggiata piena di gente. I luoghi affollati non lo facevano impazzire ma Melanne l'aveva praticamente obbligato ad accompagnarla a cercare un abito da sera. Che cosa mai se ne potesse fare di un abito da sera a bordo della Hope, non gli era chiaro, ma aveva comunque acconsentito ad andare con lei. Così passeggiavano lungo la linea apparentemente infinita di vetrine. Ogni tanto lei vedeva qualcosa, entrava e usciva con un pacchetto incartato con cura. Lui la aspettava fuori e, benchè si fosse isolato da quella moltitudine di menti, osservava la gente che gli brulicava intorno. Sulla base erano presenti alieni di ogni tipo, non solo appartenenti alla Flotta e alla Federazione ma provenienti un po' da ogni parte.
Melanne ogni tanto gliene indicava qualcuno, anche se a Lon il suo interesse sembrava più un catalogo di conoscenze mediche, quasi stesse ripassando una lezione, più che conversando. Ma ci era abituato.
In quei momenti il blu che percepiva da lei diventava più profondo, quasi nero e riposante.
La sfumatura di quei colori in continuo vorticare era cambiata leggermente dopo la sua esperienza di possessione. Percepiva in lei qualcosa di diverso, ma nessuno dei due ne aveva fatto parola.
Melanne si fermò davanti ad una vetrina e scrutò all'interno. Lon non le chiese cosa ci fosse di tanto interessante in un negozio di orologi a cucù, ma prima che lei potesse dire qualcosa un urlo venne dalle loro spalle. Entrambi si voltarono di scatto.
Di fronte a loro la folla si era aperta intorno a quello che era chiaramente un cadavere. Alcuni guardavano verso l'alto come se il morto fosse caduto dal livello superiore.
I due alzarono gli occhi e Melanne aprì leggermente la bocca.
In piedi, appoggiata alla balaustra del livello superiore, c'era Luna.
"Giuro che io non c'entro!" disse.