Esterno Infermeria Vancouver
19/12/2399 ore 22.40 - D.S. 76966.97
"Capitano! Capitano Kuribayashi, mi sente? Capitano! E che...! "
Otello per esser sicuro di non aver alcuna reazione diede anche un sonoro schiaffo al proprio superiore, un'eventualità che non poteva di certo capitargli tutti i giorni. Non ci fu reazione. Scaraventando poi il pensiero stupido fuori dalla sua testa, cercò nello stesso momento di comprendere cosa avesse la persona distesa a terra con gli occhi che parevano trottole e anche chi o cosa avesse bloccato le porte dell'infermeria.
Leclair, nel frattempo, non era minimamente preoccupata di quello che stava succedendo oltre la porta dietro di lei, era intenta a maneggiare il tricorder con una velocità quasi innaturale, interfacciandosi anche con una postazione medica lì vicina. Palesemente stava tentando di prendere il controllo della nave, e sorrideva mentre eludeva i protocolli di sicurezza.
"Molto bene devo dire...non so bene dove siamo finiti, ma quest'occasione non dobbiamo farcela sfuggire. La mente di questa femmina è letteralmente una fucina di...cose!"
"Alinka, per cortesia, cerca di mantenere un poco di contegno...capisco che sia un'eternità che non possiamo parlare liberamente, ma ricordati l'Unità . Abbiamo comunque uno scopo, e quello e solamente quello ci guida. La mente di questa....Leclair, lasciagliela in pace. Non ho voglia di vedere l'ennesimo essere vivente che sbava e ci resta secco dopo il nostro passaggio."
Alinka/Leclair fece spallucce.
"Beh, Lunvo....sappiamo bene cosa causa il crollo cerebrale....è la reazione del soggetto all'Allineamento, la sua presa di coscienza di quello che gli sta accadendo. L'ultima volta fummo presi alla sprovvista e..."
"Non una parola di più, Alinka"
Lei fece spallucce sbuffando, tornando a far correre le mani fra tricorder e postazione medica.
Lunvo/Bohr accolse con sollievo il silenzio che iniziò a regnare in Infermeria, d'altronde avevano poco tempo e ciò di cui parlava era una delle sue più grandi paure. Veder morire delle persone a causa sua o dei suoi compagni non era contemplabile, l'Unità stessa non era rimasta impressa dalla loro ultima attività .
*** FLASHBACK ***
Luogo Indefinito, Tempo Inesistente
... Unità valuta operato Team Omicron-3. Il vostro operato è discutibile, non approviamo.
Lunvo, Alinka, Nephele, chiediamo spiegazioni.
Vi conferiamo il Diritto alla Parola, pertanto, non sprecate l'Energia.
Lunko fu il primo a parlare.
"Unità , non eravamo a conoscenza delle complicazioni circa l'utilizzo dell'Allineamento sulle forme di vita. Noi esploriamo, noi cerchiamo, noi combattiamo un solo e unico nemico. L'essere vivente che ha perso la sua vita non ha compreso i nostri messaggi, si è ribellato al Depistaggio. Ha voluto riemergere prima che noi uscissimo. Possiamo catalogare quanto avvenuto per avere una via per affrontare la questione e creare nuovi correttivi."
Apprezziamo il vostro saggio utilizzo dell'Energia.
Catalogate l'avvenimento, così da rendere tutti consapevoli.
Proseguite.
"Crollo emotivo, crollo cerebrale, rotazione convulsa degli organi visivi, sudori o secernimenti di liquido da stress, la presa di coscienza del soggetto sottoposto ad Allineamento affiora in una maniera non attualmente spiegabile o catalogabile. L'ipotesi attuale è che il Depistaggio vada a toccare tasti troppo dolenti o l'esatto contrario, il che causa un flusso emotivo non gestibile dai nostri stratagemmi."
Comprendiamo.
Consideriamo ora il vostro operato degno di nota per l'eventuale affinamento dell'Allineamento.
Vi priviamo del Diritto alla Parola, esortandovi a cercare, esplorare nuovi siti.
...non sapete cosa eravate, sapete chi siete, sapete cosa sarete.
K'Varn
19/12/2399 ore 22.50 - D.S. 76966.98
Xel'Rath era intento a osservare dei dati che gli erano stati passati sulla Vancouver all'interno del suo studio, quando venne raggiunto da quello che a livello federale poteva essere considerato il Primo Ufficiale, avendo una divisa simile a quella del capitano, ma con palesi mancanze in quella ipotizzabile fosse la sua mostrina.
L'ultimo periodo era stato estremamente stressante e la caduta della sua nave nel condotto di transcurvatura non aveva sicuramente reso le cose più facili. Non riconosceva dove fosse come posizione, l'unica cosa che riconosceva come "familiare" era il cubo borg. Mai si sarebbe aspettato di ritrovare al suo interno "loro" e che fossero causa sostanzialmente di tutto per una pura causalità con il conseguente affanno di fuggire, o combattere.
"Signore, non siamo purtroppo riusciti a trovarli all'interno di quei corpi, le scansioni sono state troppo brevi, quello della Federazione è stato fin troppo insistente. Mi scuso nell'essere stato così lento e avervi costretto a ridargli indietro i suoi Ufficiali".
Xel'Rath alzò una mano per zittirlo, abbozzando un sorriso.
"Nulla di cui preoccuparsi Mal'Keth. Se conosciamo bene gli avvenimenti passati, non ci vorrà molto prima che la "sete di conoscenza" renda quella nave inerme. E abbordabile. La Federazione o quello che è non deve avere interesse nei nostri affari, intenti e nemici. Non ne voglio altri e stiamo letteralmente agendo per il loro bene.
Noi setacciamo, noi ripuliamo e noi combattiamo un solo e unico nemico...e stiamo aspettando da molto tempo il compimento del nostro obiettivo."
Mal''Keth annu' al proprio Capitano, che lo incalzò di nuovo.
"Controlla qualche residuo dal condotto da dove siamo arrivati, non vorrei ce ne fosse scappato qualcuno. Piuttosto, col motore cronitonico come siamo messi? Quando potremo ripartire se anche qua non combiniamo nulla?"
"Non è una facile riparazione Capitano, non abbiamo tutti i materiali, ma cercheremo di ripararlo il più in fretta possibile. Quando si sono accorti del nostro motore non avevamo difese sufficienti per respingerli, il che ha causato tutto questo. La nave della federazione sarà il loro ultimo baluardo, ne sono convinto.
"Dunque è solo questione di tempo, quel cubo ha letteralmente creato un ammasso di opportunità per noi che nessuno può immaginarsi..." disse Xel'Rath infine, stringendo i pugni, osservando ora la Vancouver, in lontananza, dall'osservatorio del suo studio.
Infermeria Vancouver
19/12/2399 ore 23.30 - D.S. 76966.95
Nephele/Sev si era messo ad aiutare Alinka/Leclair alle postazioni mediche. Erano riusciti a far credere alla Vancouver di essere sottoposta a pesante attacco ed essere con una sfilza infinita di sistemi in avaria, un numero sufficiente per passare tramite protocollo d'emergenza i controlli del timone, del sistema tattico e scientifico nelle postazioni in Infermeria. Un sorriso balenò sul volto di Lunko/Bohr, mentre passava un tricorder a Nephel/Sev, che si era allontanato dalle postazioni per tornare a lavorare sui dei pannelli dietro i letti.
"Ottimo lavoro, ottimo...molto bene. Dunque...dove ci troviamo?"
Una mappa stellare venne proiettata nello studio medico piccola, ma comunque consultabile.
"Hm, sistema di Altoran, Quadrante Alfa...e che nomenclatura è? Come diamine han diviso la galassia questi... cavernicoli."
"Beh, insomma, cavernicoli, che si abbia un poco di rispetto, d'altronde ci dai dei cavernicoli e non ci hai letteralmente mai conosciuti, ma com'è possibile che..."
"Alinka! Ti ho detto di farla finita con tutte queste parole! Non abbiamo tempo!"
La sua espressione però mutò in un misto fra stupore e terrore, quando si rese conto che a parlargli non era Alinka, ma Leclair in persona.
"Non sono Wawrinka, mi chiamo Flora, dannazione a te!" gli urlò lei contro, colpendolo rapidamente con un hypospray al collo caricato con del potente sonnifero che lo fece crollare a terra istantaneamente. In tutta risposta Nephele/Sev cercò di raggiungerla per fermarla o almeno tramortirla, ma con la stessa faccia tronfia che fece all'operatore su Utopia Planitia, Leclair sbloccò le porte dell'Infermeria, permettendo alle squadre di sicurezza e ad Otello di entrare. Il Capitano Kuribayashi venne istantaneamente sollevato da terra e portato su un letto con alcuni medici assistenti che iniziarono subito ad analizzarlo.
"Le ho riconquistato il suo Regno, dottore"
Otello fece spallucce mentre osservava Sev e poi Bohr, riverso a terra. Le squadre tattiche tenevano tutti e due sotto stretta sorveglianza, e sotto tiro, con i phaser settati su stordimento.
"Ma l'hai fatto fuori?" chiese il medico osservando l'Ufficiale a terra.
Leclair lo osservò quasi oltraggiata, abbozzando anche una lieve risatina, prima di rispondergli.
"Manuale Infermieristico Alfa Personale - pagina credo 27 o 28...non lo so. Cito testuale: "Onde evitare inutili battibecchi fra me e il personale tengo sempre una dose di sonnifero nei pressi della postazione 3. Giusto per far riflettere nei sogni almeno 5 o 6 ore". E poi dite che sono gli scienziati quelli pazzi..."
"Oh beh..." rispose Otello, alzando le mani, sconfitto, per poi osservare Nephele/Sev e, come lui, tutti i presenti.
"Penso che ora, chiunque tu sia, sia il momento di dare molte spiegazioni" esord' Aleksei, giunto in Infermeria richiamato da Otello qualche minuto prima.
Luogo Indefinito - Tempo inesistente
Tetsuya si svegliò come di soprassalto. Gli faceva male la testa, oltre a bruciargli un pelo nella parte anteriore. Non aveva memoria di quello che era successo, e tutto sommato, non aveva nemmeno memoria del perché fosse l', o di che vestito stesse indossando. Attorno a sé non vedeva nulla.
Aveva dei flash, in cui gli tornava tutta la memoria di colpo, fino ad esserne svuotato completamente. Una sensazione che giudicò fastidiosa fino a quando, sedendosi, gli passò.
"E' normale che sia così, se rimani in piedi vicino a quel circolo la memoria si sovrappone e i ricordi l'' stipati, non essendo i tuoi, non possono entrarti nel cervello. Ti vengono levati a forza i tuoi, e questo causa problemi."
Il Capitano si voltò verso la voce che si era rivolta a lui, non riconoscendo il volto di chi gli stava parlando.
"Chi sei? Dove mi trovo?"
"Beh, in una prigione, Capitano Kuribayashi. Precisamente nella sua testa, e devo dire che le cose per lei stanno andando male, a meno che non decida di spostarsi da quel posto praticamente prima di subito" - un consiglio che l'uomo segu', percependo meno pesantezza su sé stesso in breve tempo.
"Per il dire dove ci troviamo, è...ovunque." prosegu' la figura, "Non siamo in un determinato luogo, siamo semplicemente qui. Ma potremmo essere anche l'. Nello stesso momento, lungo la stessa linea. Mai indietro, mai avanti, probabilmente nemmeno nel mezzo. Un..."siamo dove dovremmo essere, e dove sicuramente vorremmo". Non è forse così che comprendete il mondo? Con la consapevolezza?".
Kuribayashi faceva fatica a seguire il pensiero di chi era in fronte a lui, faceva persino a mettere a fuoco la faccia, e non riconosceva nemmeno la voce.
"Chi sei? Ricordo vagamente i miei ufficiali... un virus tecno-organico li aveva colpiti, e..."
La persona davanti al Capitano si alzò in piedi e da di normale stazza quale era, da in piedi era enorme, gigantesco, come una montagna.
"UN COSA? VIRUS TECNO-ORGANICO?! SIAMO QUESTO ORA PER L'UNIVERSO?"
Il federale si tappò le orecchie, le urla erano spaventosamente potenti e il dolore, oltre che alla testa, colpiva ora anche le sue orecchie.
La figura si risiedette poco dopo, tornando di dimensioni normali.
"Chiedo scusa per la mia rabbia. Non le spiegherò ora il perchè, ma capirà , col tempo. Mi dica, Capitano. Per lei cos'è la conoscenza dell'ignoto?"
Tetsuya annu' lieve, non indagando oltre quest'aspetto.
"Uno dei miei obiettivi, la Federazione esplora, conosce, stringe alleanze, anela il progresso nella pace."
"E non avete nemici nel vostro percorso?"
Kuribayashi annu' lievemente tentando di capire dove la figura volesse andare a parare.
"Sempre, non è un facile percorso. Ma è ciò che per cui siamo stati addestrati."
La figura si avvicinò al Capitano, rivelandosi prima di rivolgergli di nuovo la parola.
"Sembra sul serio un esploratore, lei."
"Lo siamo sempre stati, io sono uno dei tanti, uno degli ultimi in termini temporali e dopo di me ce ne saranno altri. Ora, lei ha un'idea di me, della mia razza, della mia indole e del mio intento. Penso di potermi meritare di sapere chi voi siate, per iniziare a conoscerci, non crede?"
La risposta fece rimanere di stucco Kuribayashi, ma anche Flora, Otello e Romanov in Infermeria, in quanto la figura e Nephele/Sev risposero nello stesso momento, mentre il Capitano, sul lettino, smise di avere convulsioni ed occhi roteanti.
"Noi, siamo Tachioni."