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USS VANCOUVER - MISSIONE 03 RSS USS VANCOUVER - Missione 03

03.08 "Essenza tachionica"

di Tetsuya Kuribayashi, Pubblicato il 01-06-2025


USS Vancouver, Infermeria
19/12/2399 ore 23.55 - D.S. 76967.11


La USS Vancouver sembrava trattenere il respiro. Nell'infermeria, la tensione era quasi palpabile, un silenzio carico di aspettativa interrotto solo dal sibilo discreto dell'attrezzatura medica e dal respiro affannoso del Dottor Di Maria. Intanto la squadra di sicurezza teneva i phaser puntati su Sev e Bohr.

Il Tenente Comandante Romanov entrò, un misto di confusione e allerta dipinto sul volto, mentre i suoi occhi saettavano tra i compagni a terra e il Capitano Kuribayashi. Quest'ultimo, finalmente cosciente e con gli occhi tornati normali, fissava i suoi uomini. Nella sua mente rimbombavano ancora le parole: "Noi, siamo Tachioni."

"Cosa sta succedendo qui, Dottore? E voi, Sev, Bohr... cosa diavolo avete fatto?" L'irritazione del Capitano cresceva man mano assieme ad un'inquietudine profonda.

Flora Leclair, l'Ufficiale Scientifico Capo, si fece avanti, il volto tirato ma risoluto. Si trovava di fronte a un mistero che sfidava ogni logica. "Capitano, non sono Sev e Bohr. O, almeno, non lo sono del tutto. C'è... qualcosa dentro di loro. E c'era anche dentro di me, prima che mi liberassi." Indicò l'hypospray usato su Bohr. "Ho dovuto sedare Lunvo, l'entità che ha preso possesso di Bohr. Ha tentato di manipolare il subsistema neuronale per un controllo più completo, bypassando le sinapsi corticali."

Di Maria, ancora con la mano sul polso di Kuribayashi, annuì, il sudore gli imperlava la fronte. "I loro parametri vitali sono tornati normali, Capitano. Ma c'è un'anomalia inspiegabile a livello subatomico. È come se la loro struttura neural-psionica fosse stata riorganizzata, sovrascritta da una forma di energia sconosciuta. Ho registrato una sorta di firma tachionica costante, con fluttuazioni di fase che non corrispondono a nessun pattern conosciuto."

Romanov avanzò lentamente verso Sev, ogni passo scandito da una crescente diffidenza. Il suo sguardo era una lama affilata, carico di frustrazione e sospetto. 'Comandante, è stato lei a sabotare i sistemi della nave? A scatenare quell'allarme avaria con sequenze intermittenti su ogni display? Abbiamo perso il controllo per trenta secondi—trenta dannati secondi—proprio mentre le tempeste solari mettevano sotto pressione gli scudi!"

Sev inclinò appena la testa, un bagliore imperscrutabile negli occhi. La sua voce era misurata, quasi serena, come se il caos attorno non lo riguardasse affatto. "Era necessario. Per il nostro progetto. Per l'Allineamento. Dovevamo distrarre i sensori e ottenere il controllo per un momento. Era l'unico modo per operare indisturbati. I tachioni non sono facilmente rilevabili dalle vostre comuni scansioni di bordo abbiamo dovuto mascherare il nostro flusso di fase tra le interferenze ambientali del sistema Altoran."

Il Capitano Kuribayashi si drizzò, il suo sguardo penetrante. "Progetto? Di che progetto parlate? E chi siete voi?" La voce che aveva sentito prima nella sua testa si fece più chiara, un sussurro insistente.

"La conoscenza dell'ignoto, Capitano. I tuoi nemici nel percorso."

Un brivido freddo gli corse lungo la schiena mentre cercava di dare un senso a quel diluvio di informazioni e sensazioni.

Kuribayashi scosse la testa, cercando di scacciare quella voce che sembrava provenire dalle profondità della sua stessa mente. "Non capisco. Siete voi i Tachioni? Quelle particelle subatomiche che a volte rileviamo in prossimità di campi di distorsione temporale o dopo l'uso di certi armamenti? Particelle che, per definizione, non possono interagire con la materia sub-luminale in modo stabile?"

Sev e Bohr, quasi all'unisono, risposero, le loro voci stranamente risonanti nell'aria, come un'eco distante. "Sì, Capitano. Noi siamo essenza accelerata, coscienza che trascende il tempo stesso. Il nostro essere è formato da ciò che chiamate tachioni, ma siamo molto più di semplici particelle. E siamo qui per mostrarvi la verità." I loro occhi, per un istante, sembrarono luccicare di una luce azzurra flebile, la stessa che aveva avvolto la navetta di Lars Sen, cancellando Tur-rin in un milionesimo di secondo. Era la stessa essenza che ora risiedeva nei suoi ufficiali.

"Il cubo Borg," aggiunse Bohr, la sua voce ora intrisa di una strana gravità, " non era solo un relitto - era un fulcro, un epicentro di energie latenti che attendevano di risvegliarsi. La sua natura assimilativa ha creato l'anomalia perfetta per la nostra manifestazione.

La porta dell'infermeria si spalancò di colpo e il Comandante Majere fece ingresso con passo deciso, il volto teso per la preoccupazione. "Capitano! Malfunzionamenti critici su tutta la nave! La sala teletrasporto è in allarme con schemi intermittenti! Ho dovuto disattivare temporaneamente tutti i teletrasporti per precauzione - sembra esserci una grave sovratensione di fase!"

Kuribayashi lo interruppe, alzando una mano. "Comandante, è tutto sotto controllo. Più o meno." Si voltò verso Leclair. "Flora, puoi spiegarci meglio cosa sta succedendo ai nostri ufficiali?"

Leclair annuì, il suo sguardo fisso su Sev e Bohr, entrambi sorprendentemente calmi, quasi estranei al caos che li circondava.

"Queste... essenze, come le chiamano, non comunicano come noi. Non parlano, non trasmettono semplici impulsi. Si sovrappongono alle nostre menti, le infiltrano, creando una sorta di stratificazione neurale - una connessione secondaria che modifica le sinapsi, altera la percezione."

Inspirò profondamente, cercando le parole giuste per descrivere ciò che aveva vissuto. "Quando mi hanno toccata, ho sentito la loro presenza insinuarsi nella mia coscienza, non come un'invasione, ma come una riscrittura. È un processo complesso, che richiede un allineamento preciso delle frequenze mentali. Se l'integrazione fallisce, il rischio è un collasso cerebrale, una frattura irreversibile dell'identità."

Fece un cenno ai dati sul cubo Borg, la sua voce ora più cauta. 'E quel microorganismo tecno-organico che abbiamo trovato... non è solo un residuo. È una forma di vita adattiva, un parassita evoluto che si nutre di tecnologia, forse il sottoprodotto di un'interazione tra questi esseri e la materia stessa. Se è legato a loro, allora la nostra comprensione di ciò che stiamo affrontando è ancora incompleta.'

"E lei come come è riuscita a liberarsi da loro controllo?" Chiese Kuribayashi.

Leclair prese un respiro profondo. " Nel caos della mia mente, ho trovato un punto di ancoraggio. Un frammento di identità così forte da respingere la loro influenza. È stato come riaffermare me stessa con un'intensità che ha spezzato il legame. È possibile però che esista una soglia, un limite oltre il quale il processo diventa irreversibile. Se non è completo, possono esserci momenti di resistenza, una vera e propria battaglia interna per mantenere la propria identità."

Flora mostrò su una console le scansioni neurali dei soggetti affetti. "Bohr è in uno stato di equilibrio instabile. Sev sembra più avanzato nel processo. Questo non è un evento casuale. È un'integrazione graduale, quasi un esperimento."

Il Dottor Di Maria intervenne, con voce tesa e professionale. "Capitano, ho bisogno di eseguire ulteriori esami e devo farlo al più presto se vogliamo salvarli."

Kuribayashi annuì. "Procedi, Dottore." E riprendendo l'analisi della situazione aggiunse " E infine, c'è la K'Varn. "

Leclair digrignò appena i denti. "Loro sapevano. Non stavano solo cercando la tecnologia Borg. Parlavano di 'loro', con paura e disprezzo. Xel'Rath vedeva il cubo come un 'ammasso di opportunità'. Questo suggerisce che non si trattava solo di un residuo tecnologico. Era un fulcro. Un luogo in cui questa entità ha iniziato a manifestarsi."

"Stanno combattendo contro questi esseri, o fuggendo da loro. Ma in entrambi i casi, la loro agenda non è chiara. E il loro obiettivo potrebbe non allinearsi con i nostri interessi."

Leclair inclinò la testa. "Il cubo, il virus, l'Allineamento, la K'Varn... tutto ci porta ai Tachioni. L'Unità è la minaccia centrale. E noi..."

Kuribayashi si passò una mano sul mento. "La domanda è proprio questa: e noi? Siamo solo osservatori... o siamo già parte di questa guerra? Romanov, voglio un rapporto completo su ogni anomalia di sistema, per quanto piccola. Effettui uno scan diagnostico su tutti i nodi principali della nave e un pattern analysis su qualsiasi flusso di dati inusuale, in particolare per le emissioni tachioniche e le fluttuazioni di subspazio."