*** FLASHBACK ***
Utopia Planitia
18/12/2399, ore 16:00 - D.S. 76963.47
La pilota betazoide del runabout era evidentemente divertita dalle espressioni meravigliate del suo passeggero umano, e approcciò la Vancouver da un angolo sfacciatamente panoramico, compiendo un piccolo periplo dello scafo alla larga dai veicoli e dai droni di servizio che si stavano attardando nelle ultime verifiche. La curiosità prese il sopravvento durante le procedure di accesso all'hangar navette. "E' davvero una nave splendida. Dove lavorerà ? Sa qualcosa sulla missione?"
"Timoniere. Sono uno dei timonieri. E' più che bella, è... è un sogno." rispose Henri, con un tono così rapito, così orgoglioso, da suscitare il sogghigno mal trattenuto della pilota arrossì, e schiarendosi la voce continuò con un tono più casuale. "Ehm. No, a dire il vero non so ancora nulla sulla missione. Immagino che le... caratteristiche avanzate della nave, e la storia di servizio dell'equipaggio... la qualifichino per questioni delicate."
"Oh, può dirlo forte. Si troverà bene sotto Kuribayashi, vedrà . Ha fama di essere uomo severo ma corretto, che ama la competenza e l'ordine, e lei sembra uno che ama il suo lavoro. Solo, eviti di fare una brutta impressione iniziale!"
*** FLASHBACK ***
USS Vancouver, Ormeggi di Utopia Planitia
18/12/2399, ore 16:10 - D.S. 76963.49
"Non ho una favorevole impressione iniziale di lei, tenente Henri Duchatel Taillerand-Thierry." disse il capitano Tetsuya Kuribayashi, senza ordinargli il riposo. Il suo tono era calmo, ma fermo, mentre gli camminava intorno tenendo in mano il pad con il suo curriculum vitae.
Henri teneva lo sguardo dritto davanti a sé, così rigido da sembrare prossimo a una paresi. A suo merito, va detto che tale sguardo era ragionevolmente stoico e marziale, e non tradiva nulla del suo terremoto interiore o degli accidenti che stava rivolgendo mentalmente a suo padre, il politicamente influente Ammiraglio Bertrand Duchatel III. "Ho già accolto a bordo anche la sua parente e parigrado, la tenente Marie Juliette Duchatel Taillerand-Thierry, e le ho fatto il medesimo discorso. La Vancouver non è un luogo per i cacciatori di promozioni o di onorificenze, e non diverrà in alcun modo il campo giochi dei protetti dell'Ammiragliato. Se questo mio discorso la offende.. o se mi dimostrerà con le sue azioni di non averlo compreso... troveremo certamente un accomodamento simile a quello che si è già procurato in passato, e la farò trasferire immediatamente fuori dalla mia nave. Ha inteso, tenente?"
"Signore, signorsì, signore."
"Ho letto il suo curriculum. Lei ha le competenze per essere un buon timoniere... forse uno straordinario timoniere, viste le sue note di servizio. Leggo che non è un mero impostatore di rotte, ma che ama applicare quello che studia a quello che fa, affinando le procedure e sfruttando al massimo i dispositivi. Tutto questo è molto buono e molto opportuno su questa specifica nave, per via delle sue caratteristiche tecnologiche particolarmente avanzate, ed è il motivo per cui ho approvato il suo trasferimento. Tuttavia, mi domando come un ufficiale affidabile, competente ed evidentemente appassionato alla materia come lei possa farsi trovare invischiato in questioni imbarazzanti come il suo "trasferimento" dalla Fearless a seguito delle ingerenze dell'Ammiraglio suo padre.
Per come la vedo io ci sono solo due possibilità : o lei ha una intrinseca debolezza caratteriale che le impedisce di spiegare all'Ammiraglio che le sue pressioni mettono a rischia la carriera per cui ha lavorato così duramente, oppure lei è ben lieto di tali pressioni e ritiene, evidentemente in accordo con suo padre e sua sorella, che io sia un osso meno duro di Perlman, capitano della Fearless. Ebbene? In quale dei due casi ci troviamo? Ha il diritto di parlare liberamente."
Henri strinse i denti. Una vena del collo gli pulsava vistosamente. Aprì la bocca, esitò - e il capitano, impietoso, lo incalzò.
"Sto attendendo!"
"Signore!" esordì, trattenendo un tono che era pericolosamente vicino a essere una esplosione. "Nessuna giustificazione, signore. Sono qui per fare del mio meglio, e sono orgoglioso dell'incarico. Chiedo di essere giudicato per il mio lavoro passato e per quello che farò a bordo. Senza alcuno sconto, signore!"
Kuribayashi gli scoccò un'occhiata severa, in cui si poteva tuttavia scorgere una nota di approvazione, forse anche di rispetto.
"Molto bene. E' quello a cui hanno diritto tutti, sotto il mio comando, e lo avrà . Riposo."
Henri rilassò le spalle, portò le mani a congiungersi dietro la schiena e allargò i piedi. Non osò muovere un muscolo del viso. Il capitano si diresse alla sua poltrona e ci si accomodò, appoggiando il pad sulla scrivania.
"Si presenti al Comandante Majere. Entrerà in rotazione da domani, turno notturno, e concorderà un ciclo di allineamento e formazione con il tenente Mcariel, il timoniere di ruolo del turno diurno. Chiederò aggiornamenti settimanali su di lei, e mi aspetto di essere sorpreso positivamente. Può andare."
USS Vancouver, Alloggio del Guardiamarina Tanner
20/12/2399, ore 06:05 - 76967.80
Seppia, l'anziano Golden Retriever dell'infermiera Caterina Tanner, era ormai davvero molto vecchio. Tanner si era domandata se era il caso di imbarcare il proprio anziano cane, ma Seppia non stava così male da rendere opportuna o urgente la sua soppressione: così Tanner decise invece di portarlo a bordo, per potergli stare vicino durante i suoi ultimi giorni. Nel suo alloggio, non gli sarebbe mancato nulla, e avrebbe potuto dargli tutto l'amore che meritava prima di salutarlo a prescindere che egli la lasciasse dopo tre giorni o dopo tre mesi.
Tanner era all'esterno dell'alloggio in quelle ore, e in ogni caso non aveva alcun modo di rendersi conto di cosa vi stava accadendo. Non si accorse quindi di come, nell'istante in cui il tachione noto come Alinka venne scacciata dalla coscienza del Tenente Comandante Leclair, essa si trovò frustrata, priva di ospite e confusa... in mezzo a un mare di creature, energie, spazi e oggetti estremamente interessanti e stimolanti. Impossibile resistere: doveva esplorare e indagare. Cosa poteva succedere di male, specialmente se non entrava nel corpo di alcun essere senziente? Una creatura in particolare attirò la sua attenzione: di massa ragguardevole ed evidentemente di intelligenza non sviluppata, era un perfetto vascello per esplorazioni fisiche, in attesa di occasioni migliori. La studiò per alcune ore, poi vi entrò con cautela e con tutte le avanzate tecniche studiate per non causare danni, iniziando a girovagare nella sua mente fatta di pisolini, gatti rincorsi sui ponti ologrammi, coccole alla amata padrona.
Seppia non sapeva perché stava ripercorrendo tutti i momenti della sua gioiosa vita, ma non gli importava: era bellissimo. Il cuore gli batteva così forte, così incredibilmente forte e con un ritmo così strano, era come rivivere tutto di nuovo e tutto insieme! Si svegliò di soprassalto, e quando si rese conto di non riuscire ad alzarsi non si preoccupò affatto, tutto preso dall'euforia. Ci provò di nuovo, ma si sentì improvvisamente molto stanco. Decise che era meglio acconsentire a quell'improvviso torpore, e sognare ancora un po' la sua padrona e tutti i giorni felici passati insieme. Richiuse gli occhi sereno, per non riaprirli più. Il suo cuore, colmo di gioia ma troppo carico di anni, cessò di battere.
Alinka comprese di aver compiuto un terribile errore di valutazione e la sua essenza tremò.
Un attimo dopo, il display del pad sulla scrivania ebbe un guizzo, accendendosi dal nulla e mostrando un articolo di argomento medico, la cui immagine si distorse fino a rendere i caratteri illeggibili. Il software diagnostico si attivò e si chiuse immediatamente dopo l'inizio delle analisi, poi lo schermo si spense senza preavviso.
USS Vancouver, Plancia
20/12/2399, ore 06:13 - 76967.83
Convocato dal Comandante Majere intorno a mezzanotte, Henri Duchatel aveva dato il cambio al timone all'infortunato Mcariel: i malfunzionamenti della nave indotti dai tre "sabotatori" avevano causato una sovratensione nel pannello di navigazione in plancia, e una scarica elettrica lo aveva ferito al volto e alle mani. Henri aveva trascorso le ultime ore a ripristinare la postazione, tararla correttamente e attivare le sue personali routine di comando remoto, terminando appena prima della rilevazione di energia nelle armi della nave aliena, della concitata comunicazione di Majere al capitano e del risuonare dell'allarme rosso. Dopo un attimo, il Capitano emerse di corsa dal turboascensore. Indicò con un cenno della testa e un gesto interrogativo il tenente Duchatel a Majere, che rispose laconicamente che Mcariel era ferito.
"Sta bene. Tenente Duchatel, questo sarà un ottimo momento per impressionarmi positivamente. Chiamate la K'vam! Sullo schermo!"
La figura del comandante Xel'Rath apparve immediatamente, il volto alieno contratto in una espressione truce mentre si rivolgeva a qualcuno alla sua sinistra, non inquadrato.
"Xel'Rath! Che cosa sta accadendo? Credevo avessimo concordato una collaborazione!"
L'alieno piegò la bocca in una smorfia che non era difficile interpretare come una espressione di disgusto e frustrazione. "Esattamente, Kuribayashi! Una collaborazione che state disattendendo, collaborando con i nostri comuni nemici... o quantomeno, consentendo loro di manipolarvi! Temo che non ci stiate lasciando alcuna scelta."
"Non stiamo facendo nulla di tutto ciò. Si spieghi meglio." rispose il capitano, glaciale.
"La vostra razza è giovane e ingenua! Non conoscete la profondità della loro malvagità e perversione. E i vostri errori..." Xel'Rath si interruppe per rispondere a un suo sottoposto, con tono urgente. Kuribayashi strinse gli occhi, sospettoso. "State... prendendo tempo? Sta succedendo qualcosa in questo istante, non è così? Badi, Xel'Rath. Noi faremo di tutto per scongiurare un esito violento di questa situazione... ma siamo pronti a difenderci, e sappiamo entrambi che questa nave è di molto superiore alla vostra."
"Non per molto. La vostra follia vi ha già condannati." replicò l'alieno... negli occhi, una luce di profonda pena e tristezza.
"Ma cos..."
Le parole del capitano vennero interrotte dall'improvviso spegnersi dello schermo principale, seguito da una piccola esplosione sul pannello dell'Ufficiale Scientifico. La nave beccheggiò, poi per un attimo la gravità venne meno, facendoli tutti sobbalzare.
=^= "Capitano! Qui Bohr. Segnalo gravi problemi in tutti i sistemi. Diagnostiche avviate. Sembra un collasso generale!" =^=
La nave beccheggiò nuovamente, poi rollò. Sui display iniziarono ad apparire i primi rapporti diagnostici, segnalando problemi maggiori o minori quasi ovunque: sensori, armi, scudi, supporto vitale...
Anche Duchatel, con orrore, fece la sua prima comunicazione al suo capitano, e non erano buone notizie. "Capitano, anche i sistemi di guida hanno problemi: ho perso la gestione assistita del timone, siamo alla deriva!"
"Uno di quei mostri ha ucciso, capitano, forse senza che ve ne siate accorti... o forse con il vostro stolto assenso, chi lo sa." sentenziò Xel'Rath. "A causa di ciò, il virus tecno-organico si è generato a bordo del vostro vascello, e sta ora nutrendosi, sottraendovi il controllo della vostra nave. Non abbiamo più alcun modo per aiutarvi. Addio!" E con un gesto, ordinò il fuoco: tre luminosi siluri lasciarono la nave aliena, diretti verso la Vancouver.
"Manovre evasive, Schema Delta!" comandò Kuribayashi, e Duchatel scoprì con orrore che la navigazione automatica, e con essa i delicati, raffinati schemi di movimento che aveva affinato nelle ultime ore, erano offline. Realizzò, dagli allarmi risuonati in plancia e dal proprio display, che il problema doveva essere a livello di computer centrale, e che i sistemi periferici erano probabilmente ancora sani.
"Timone andato! Passo al manuale!" gridò, e mentre febbrilmente estrometteva il computer di navigazione principale, prendendo il comando diretto dei controlli del motore a impulso e del disco deflettore, venne attraversato dall'esilarante pensiero che se avesse sbagliato la manovra e avesse permesso che lo scafo appena ripristinato venisse anche solo graffiato, la sua carriera era finita, fi-ni-ta, e non gli avrebbero più fatto pilotare nemmeno un monoposto atmosferico. Poi pensò che se sbagliava la manovra nessuno di loro sarebbe sopravvissuto, e ogni pensiero evaporò nella concentrazione del momento.
La prima brusca virata a dritta permise alla nave di schivare il primo dei siluri praticamente per un soffio, con un movimento così improvviso che la compensazione tardò, facendoli tutti sobbalzare ancora. Il movimento condusse la nave abbastanza lontana dal secondo siluro da consentire a Henri di schivarlo con una lieve, appena accennata picchiata, che tuttavia li mise sulla traiettoria del terzo siluro - che sfilò a babordo dello scafo, sotto la struttura a disco principale, e quindi fra le gondole di curvatura, fallendo nella detonazione di prossimità e allontanandosi oltre la poppa. La Vancouver beccheggiò nuovamente, poi con un movimento fluido scivolò verso il lato della nave aliena, per opporre nuovamente la prora alla prora nemica mentre l'altro vascello manovrava per cercare di evitarne gli archi di tiro frontali.
"La fortuna aiuta gli audaci, i pazzi e i timonieri..." mormorò Majere, monitorando la traiettoria dei siluri che si stavano perdendo in lontananza.
=^= "Capitano, qui Bohr! Stiamo isolando i sistemi compromessi. Emettitori scudi parzialmente collassati, li dovrete manovrare direzionando il campo di quelli operativi. Sensori offline, curvatura offline, supporto vitale in via di collasso. Sto per ridarvi i phaser - per i siluri serve tempo." =^=
"Tutte le stazioni - massima priorità all'isolamento del virus e al mantenimento operativo di scudi, motori, integrità strutturale e timone!" ordinò Kuribayashi, mentre Duchatel schivava, con un'altra manovra precisa e disperata insieme, un fascio di phaser della K'vam. "Se evitiamo danni gravi, e isoliamo il virus abbastanza in fretta.."