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ISS THUNDER - MISSIONE 03 RSS ISS THUNDER - Missione 03

03.03 " Braccati "

di Bellatrix Laris, Pubblicato il 13-11-2014

ISS Thunder, sala tattica
10 marzo 2283, ore 10:12

Il respiro di Miral non aveva ancora perso il ritmo affanoso di poco
prima. C'era mancato veramente un soffio ancora una volta la morte
aveva sfiorato la spalla dell'Andoriano.
*Ma ad altri è andata peggio, molto peggio...*
Avevano lasciato troppi uomini sul terreno, preda di quegli efferati
assassini in miniatura. Nemmeno il tenente Miller ne era uscita
indenne. Miral era riuscito a scrollarle di dosso e friggere a colpi
di disintegrazione i tappeti ambulanti che le ricoprivano il ventre,
ma la donna gli era crollata fra le braccia, priva di sensi. Ora Polly
si trovava in stasi, l'unico modo per preservare la vita del maggiore
in attesa che la Statua trovasse un rimedio.
*Van Ladden è la causa di tutte le nostre attuali tribolazioni... e
qualora dovesse accadere qualcosa a Miller, sarà mia cura che la
carriera del nostro algido ufficiale medico finisca, padre al
ministero o meno.*
Seldon aveva immediatamente convocato il colonnello dei MACO, senza
dargli il tempo di tirare il fiato. Gli ufficiali superiori si erano
ritrovati tutti in sala tattica, muti e rabbuiati. La mano di Alejana
era gonfia, infetta persino il volto del primo ufficiale aveva un
colorito più smorto del solito verde acceso. Laris e T'Val sedevano
silenziose e immobili, ma mai quanto la Statua, che più che mai pareva
aver meritato quel soprannome.
Seldon calò il pugno sul tavolo.
"Questa maledetta situazione sta sfuggendo al nostro controllo-
esclamò con fastidio -quanti uomini dovremo ancora perdere per avere
ragione di quelle bestiacce?"
"Le posso assicurare che i miei MACO si sono comportati in maniera
esemplare- sbottò Miral, cupo -le nostre strategie si sono rivelate
del tutto inefficienti. Quegli esseri spuntano fuori a centinaia..."
"Centinaia?!" il volto di Alejana mostrava tutto il suo stupore. Laris
si strinse nelle spalle, con la sua classica espressione strafottente
da so-tutto-io.
"Ho effettuato alcuni calcoli assieme alla sezione biologica, con le
poche informazioni presenti in letteratura, più quelle fornitemi dal
dottor Van Ladden. Con il loro tasso di natalità e in assenza di
predatori, i nostri ospiti potrebbero diventare migliaia nel giro di
poche ore."
"E sono nei condotti di ventilazione - proseguì il colonnello -
potrebbero essere in qualsiasi punto della Thunder..."
"Non mi interessa né dove vanno né quanti sono, l'unica certezza che
voglio è sapere che nemmeno uno di quei così di pelo sia ancora sulla
mia nave!" sbraitò Ricardo, infastidito. Si impose di mantenere la
calma. Non poteva permettersi di perdere la testa. Fissò di nuovo gli
ufficiali, uno per uno. Si soffermò per un istante su T'Val.
*Una parola di troppo, un eccesso di collera, un ritardo nella
missione assegnataci dall'Impero e quella strega dalle orecchie a
punta farà in modo che i bastardi pelosi siano la mia fine.*
Con la pupilla di Vorshak avrebbe dovuto usare i guanti di velluto,
come al solito.
*Non sarebbe male se i nostri ospiti sgraditi divorassero T'Val invece
dei soldatini del pelleblu...*
Seldon spostò lo sguardo sui due ufficiali in uniforme azzurra, Luther
e Bellatrix.
*La stronzetta Betazoide deve aver percepito il mio bluff con la
Statua. È il momento di sapere da che parte sta la nostra scienziata.*
"Comandante Laris, dottor Van Ladden,- riprese il capitano, con voce
vagamente arrochita -dovrete cooperare di nuovo. Trovatemi un modo per
sterminare in massa quelle bestiacce. Trovatemi una cura per queste
piaghe che non guariscono. E fatelo in fretta."
La minaccia sottintesa era intuibile. Seldon intrecciò le mani sotto
il mento, mentre gli ufficiali lasciavano la sala tattica.

ISS Thunder, condotto di ventilazione
Pochi minuti dopo

La postura eretta era scomoda, impossibile da mantenere in quello
spazio angusto. Preferiva strisciare, aiutandosi con le quattro
protuberanze coperte di pelo blu. Il caldo del condotto era piacevole,
ma gli metteva addosso una sete incontenibile. E l'acqua non avrebbe
potuto dissetarlo.
Si contorse inarcando la catena di vertebre e facendo perno con le
protuberanze posteriori. La peluria azzurra frusciava leggermente
sulla parete metallica del condotto. Si spinse fino a una bocca di
ventilazione, in agguato, scrutando il corridoio sottostante. I bipedi
si muovevano con fare circospetto, in gruppi, pochi alla volta.
Nessuno pareva aver notato la sua presenza. Strisciò altrove, cercando
un luogo più adatto per iniziare la caccia.
Solo un paio di occhi neri indugiarono per un attimo su di lui dal corridoio.

ISS Thunder, corridoio davanti all'infermeria
Negli stessi istanti

"Ha sentito nulla, dottore?" domandò Laris, rompendo il silenzio che
era sceso fra loro non appena Seldon li aveva lasciati in libertà.
Luther le concesse appena un segno di dissenso col capo.
"Nulla, comandante."
Bellatrix scrollò le spalle, continuando a procedere verso l'infermeria.
"Si direbbe che lei ha combinato un bel casino con quei suoi
giocattolini pelosi..."
Nessuna risposta da parte di Van Ladden. Laris tentò un altro attacco.
"I suoi campioni in rivolta ci stanno giocando uno splendido
scherzetto... mi lasci indovinare, le colture erano radioattive, vero?
È pericoloso giocare con la radioattività, non si dovrebbero mettere
le mani dove non si sa..."
La mente di Bellatrix fu attraversata da un fugace suggerimento per
l'ubicazione delle mani di Van Ladden. La Betazoide sogghignò.
*Probabilmente non ti piacerebbe. Sarebbe così algido che ti
sembrerebbe di portare a letto un iceberg.*
Ancora una volta il dottore oppose un ostinato silenzio. La voce di
Bellatrix si fece bassa, quasi suadente.
"E mi domando perché il capitano si ostini a coprirla..."
Van Ladden si voltò e chinò la testa per fissare Laris. Si ritrovò gli
occhi neri della Betazoide fissi nei suoi. Non gli importava. Leggesse
pure nella sua mente, se ne era davvero in grado, non vi avrebbe
trovato nulla di interessante.
"Probabilmente lei non lo sa- riprese la Betazoide, con un sorriso
appena accennato -ma io devo un favore al comandante T'Val. Oh, poca
cosa. Diciamo che il suo predecessore, dottore, intendeva approfittare
di me mentre ero sotto sedativi e la nostra Vulcaniana lo ha dissuaso.
Soltanto che prima o poi dovrò ricambiare la cortesia..."
"Io non ho alcun accordo con il capitano Seldon, comandante Laris. E i
complotti politici del capitano mi lasciando del tutto indifferente."
"Come a me quelli dell'ufficiale politico. Le stavo solo dicendo che
non sono soltanto la stronzetta so-tutto-io che si barrica in
laboratorio per eseguire gli ordini..."
Van Ladden aggrottò le sopracciglia.
"Mi sta minacciando, comandate?"
"La sto consigliando- rispose prontamente Bellatrix -noi non abbiamo
ragione di essere in competizione. Non siamo creature né di Vorshak né
di qualche altro graduato con troppa ferramenteria sui polsini.
Anziché farci la guerra per conto di gente che si diverte a manovrare
le nostre carriere, faremmo meglio a diventare amici. O più che
amici..."
Van Ladden esitò un attimo sulla porta dell'infermeria. Sul suo volto
non si leggeva alcuna espressione.
"Mi servono i calcoli che lei ha effettuato prima della riunione-
disse infine -e tutto ciò che escogita per sgominare l'invasione.
Appena ha qualche notizia passi pure nel mio ufficio."
I battenti della porta si chiusero alle spalle del medico. Bellatrix
scrollò le spalle e continuò ad avanzare verso il suo laboratorio.
*Io ho lanciato un'esca, sta a lui abboccare o meno.*
Nel frattempo Laris si appuntava mentalmente tutte le ricerche da
effettuare, con quelle scarse informazioni a disposizione.
*Dovremmo catturarne uno vivo e vivisezionarlo sul serio, stando
attenti che non si scinda in una miriade di nuovi invasori di
pelliccia. Potrei persino riprendere in mano la mia vecchia tesi
dell'accademia, chissà che non ci sia di aiuto...*
Le porte scorrevoli scivolarono di lato per lasciar entrare la
scienziata. Il laboratorio era stranamente buio, così tenebroso che si
vedevano le stelle dagli oblò.
*Ancora quel presentimento. Da quando il mio doppio dello Specchio ha
fatto irruzione qui, la mia mente gioca brutti scherzi.*
Due occhi azzurri emersero dal nero della parete, con un colore così
intenso da fendere l'oscurità. Laris urlò.

ISS Thunder, sala tattica
ore 10:20

La ferita bruciava e prudeva. Alejana era sul punto non tollerarla
oltre. C'erano istanti in cui il bruciore si faceva così
insopportabile che si sarebbe strappata la mano morsi. Si era
accontentata di stracciare la fasciatura per esaminare il taglio di
persona.
*Non ci sarebbe alcun beneficio nel correre dalla Statua, se tutto
quello che può fare per il maggiore Miller è metterla in stasi.*
La mano dell'Orioniana pulsava dolorosamente. Alejana la avvicinò al
viso per vedere meglio lo sfregio. La crosta era ruvida e giallastra,
mentre i bordi della ferita avevano assunto una sfumatura bluastra,
dello stesso colore della pelle di Miral. Al tocco sembrava quasi che
si stessero ricoprendo di una soffice peluria, ancora corta.
Alejana preferì non indagare oltre. Si sentiva stanca, prostrata, con
addosso una debolezza estranea a un alto ufficiale dell'Impero.
*Sarà meglio che Van Ladden trovi un modo per guarire la mia mano...
altrimenti potrebbe ritrovarsi uno dei suoi mostriciattoli pelosi nel
cassetto della biancheria...*.

ISS Thunder, alloggi del comandate T'Val
Negli stessi istanti

Con quel trambusto generato dagli esperimenti, clandestini o meno, di
Van Ladden, la missione contro i terroristi Ptolomeus III stava
passando in secondo piano. T'Val se n'era accorta fin da subito.
Seldon recitava la parte del capitano a cui nulla sfugge, ma la
situazione era lungi dall'essere sotto controllo.
Nemmeno l'ombra di un'emozione passò sul volto della Vulcaniana mentre
la sua mente indugiava in questi pensieri. Si sedette al computer del
suo alloggio.
Tutto sommato, la situazione le sorrideva. A tempo debito avrebbe
potuto far notare a Seldon che la sua inefficienza era stata notata.
T'Val avrebbe avuto in pugno la carta del ricatto. Oppure avrebbe
potuto riferire tutto a Vorshak, spedendo il capitano a comandare
trasporti minerari per il resto della sua vita, nella migliore delle
ipotesi.
*Ammesso e non concesso che usciremo vivi da questa storia.*
Il comportamento di quelle strane creature le ricordava qualcosa.
Forse aveva letto qualcosa in un rapporto della sezione scientifica,
ricerche di un medico Denobulano di un secolo prima.
*Probabilmente è quello che ha letto anche Laris. Anche se mi pareva
che i Klingon ne sapessero qualcosa di più, per quanto sia difficile
penetrare nei loro database...*.
L'attenzione della Vulcaniana fu attirata da un rumore improvviso.
Sembrava una vibrazione, come le fusa di un gatto terrestre, ma dieci
volte amplificato. T'Val lasciò la console e i rapporti che scorrevano
lentamente su di essa. Il rumore proveniva dalla porta del bagno alle
sue spalle. Un muscolo sulla guancia della Vulcaniana si tese in
maniera quasi impercettibile. Non era paura, piuttosto una genuina
curiosità. Strinse nel palmo l'impugnatura del pugnale d'ordinanza e
lasciò che la porta del bagno si aprisse davanti a lei. Lo specchio le
restituì la sua immagine riflessa, esattamente come ogni giorno. Ma la
novità era sotto lo specchio, acquattata sotto al lavandino. Un corpo
sferoidale del diametro di un metro o forse più, interamente ricoperto
di peluria dorata. Il pugnale di T'Val saettò fuori dal fodero
nell'istante stesso in cui la creatura apriva una bocca smisurata,
armata di piccoli, affilati e micidiali denti.