Basato sulla saga di Star Trek di Gene Roddenberry, questa opera amatoriale è il prodotto della ISS THUNDER,
simulazione appartenente all'universo narrativo del Gioco di Narrazione PBeM
Gli autori/giocatori hanno creato un proprio alter ego narrativo con il quale sono entrati a far parte della squadra
di comando della ISS THUNDER, quindi a turno hanno scritto i brani di questa avventura fantascientifica,
creando appunto questa opera amatoriale inedita e originale basata su Star Trek.
Questo racconto lungo è un'opera amatoriale che puó essere liberamente
riprodotta, purché integralmente, in ogni sua parte, e non a fini di lucro.
Anno pubblicazione 2014
Capitano Ricardo Seldon Capitano | Colonnello Miral del clan Chelak Colonnello Maco | Comandante Alejana King Primo Ufficiale | Tenente Comandante Luther Van Ladden Ufficiale Medico Capo | Tenente Comandante T'Val Ufficiale Politico |
Tenente Bellatrix Laris Ufficiale Scientifico Capo | ||||
Capitano Ricardo Seldon Riccardo Castagna | Colonnello Maco Miral del clan Chelak Emanuele Oriano | Primo Ufficiale Alejana King Martina Tognon | Ufficiale Medico Capo Luther Van Ladden Vincenzo Russo | Ufficiale Politico T'Val Elena Fuccelli |
Ufficiale Scientifico Capo Bellatrix Laris Laura Core | ||||
Terza Missione
ISS Thunder - Infermeria - Laboratorio analisi - Ore 17.00
Dottor Van Ladden.
Infine la comunicazione ufficiale era arrivata... e la sua scalata verso
l'alto aveva fatto un incredibile salto in avanti. Difficilmente Luther
si lasciava andare a pensieri collaterali mentre eseguiva qualche
esperimento, ma la conferma 'imperiale' della sua assegnazione era
ancora relativamente recente.
Quindi ogni qualvolta si apprestava ad usare il suo bisturi provava un
moto di compiacimento all'idea di farlo nella 'sua infermeria'.
Sul tavolo del laboratorio, immobilizzato da due legature metalliche che
lo penetravano ancorandolo al piano sottostante, stava il suo ultimo
giocattolo.
Difficilmente si poteva parlare di noia a bordo di una nave della Flotta
Imperiale, ancora di meno sulla Thunder, dove gli intrecci tra i membri
dell'equipaggio erano più raffinati e più complessi di quanto succedesse
altrove. Sulla nave si percepiva il rispetto per Seldon, sopratutto dopo
l'avventura nell'altro universo, rispetto per le sue capacità di
sopravvivenza e per la sua fortuna sfacciata... cosa che non guastava se
si desiderava restare vivi a lungo.
La conseguenza era che creare dei gruppi di contrapposizione al suo
potere diventava un lavoro difficile, pericoloso... e doveva essere
fatto con sagacia... e ad averne tanta quanta Seldon non erano in molti.
In questo quadro la King era guardata con sospetto in quanto sfuggiva
agli standard di comportamento degli ufficiali imperiali.
Pareva sinceramente affezionata al suo amante, e questo se da una parte
inibiva gli altri membri dell'equipaggio dal coinvolgerla
propositivamente ed attivamente nelle loro trame, dall'altro li buttava
nel panico quando era lei, per qualche motivo oscuro e non
comprensibile, a 'darsi da fare' all'ombra del deltano.
Mentre questi pensieri gli si affollavano nella mente il medico
continuava a punzecchiare la sua cavia con il bisturi, facendo
fuoriuscire piccole stille di liquido di un intenso colore blu e di
consistenza lattiginosa dalla superficie di quella che poteva essere
considerata la pelle della creatura.
Noia infatti negli altri membri dell'equipaggio non c'era, ma lui era
diverso. Lui aveva bisogno di altri svaghi al di là della mera trama a
scopi di scalata sociale e sopravvivenza. Quindi, quando durante una
breve visita ad un pianeta si era ritrovato tra i piedi quell'essere,
prenderlo e metterlo nella borsa era stato semplice.
Somigliava vagamente ad un istrice, ma coperto di lanugine invece che di
spine.
Quando erano risaliti a bordo con la navetta nessuno si era avvicinato a
lui per chiedere se aveva qualcosa da controllare, non osavano
avvicinarsi troppo sia per la stazza sia per la sua fama che si era
rapidamente diffusa a bordo dopo la morte di Bouvier.
Lo aveva rasato, fino a portare alla luce una specie di verme obeso, che
aveva poco a che vedere con la forma sferoidale dell'essere coperto di
pelo. Somigliava vagamente.... sì ad un uovo di struzzo, anche se più
piccolo della media.
Lo aveva fissato al tavolo trafiggendolo con due fermi metallici, e
dalla creatura era uscito uno stridio fastidioso al suo udito.
Nei giorni successivi poi si era divertito a fare una serie di esami,
più o meno invasivi alla creatura, ed aveva anche registrato i suoi
stridii... erano particolarmente difficili da sopportare anche per
lui... e quindi potenzialmente potevano essere 'divertenti da usare'.
"Bene creatura. Mi sono stancato di te. Oramai sei diventato più noioso
di una seduta in palestra, oggi farò gli ultimi esperimenti e dubito che
sopravvivrai... - la pelle della creatura si increspò, come la
superficie del mare increspata dal vento - ...sembra quasi che tu
capisca le mie parole. Per essere un creatura dal cervello così
primitivo, per essere praticamente una stupida massa che nella vita ha
il solo scopo di mangiare e riprodursi fingi bene."
Ed il bisturi calò lentamente sull'essere, una striscia dopo l'altra
vennero staccate e riposte in diversi contenitori da laboratorio,
complessivamente quindici campioni si crearono sotto il suo bisturi.
Il volto di Luthers solo leggermente infastidito dai primi brevi stridii
di dolore che ben presto svanirono per lasciare lo spazio al solo rumore
attutito dei pezzi di 'carne' che sbattevano sul fondo dei contenitori.
Terminata la dissezione Luther raccolse il vassoio e si spostò poco
lontano, dove aveva posizionato una teca stagna trasparente al cui
interno aveva già predisposto una serie di contenitori con le sostanze
che aveva selezionato precedentemente.
Posizionò il vassoio al suo interno.
Chiuse la camera stagna e la sigillò.
Si spostò quindi sull'altro lato, dove poteva lavorare tramite dei
bracci metallici comandati dall'esterno del contenitore... in piena
sicurezza.
Con pochi gesti settò la registrazione dei sensori, due ore sarebbero
bastate. Voleva che tutti i dati fossero registrati, anche l'audio ed il
video dell'esperimento. Attivò la registrazione e poi si mise al lavoro.
Un contenitore dopo l'altro.
Il primo contenitore, una piccola scatolina isolata termicamente
dall'esterno.
Aperta. Il contenuto, anidride carbonica allo stato solido, gettato sul
primo campione.
Il secondo contenitore. Un liquido apparentemente innocuo.
Cloro in forma liquida versato sul secondo campione fino a ricoprirlo.
Il terzo contenitore. Acciaio liquido. Poche gocce in un contenitore
termico.
Lasciate cadere al centro del terzo campione.
Quarto contenitore. Metallico chiuso.
Una pallina minuscola posizionata esattamente al centro del campione.
Cobalto.
E poi avanti ancora... ed ancora... fino a coprire tutti e 15 i campioni.
L'ultimo, trasparente pieno di sodio metallico ridotto in piccoli pezzetti.
Una piccola quantità gettata sul quindicesimo campione.
Alla fine Luther ritrasse le mani dai comandi, soddisfatto del lavoro
svolto.
Lasciò proseguire la registrazione, c'era ancora qualche attività da
registrare e si sarebbe comunque interrotta da sola di lì ad un'ora circa.
Uscì dal laboratorio chiudendo la porta dietro di lui e si diresse verso
il suo alloggio.
ISS Thunder - Laboratorio - Ore 23.00
All'interno della teca trasparente i fenomeni più eclatanti di reazione
alle sostanze chimiche si erano conclusi da molte ore.
Il campione su cui era stato gettato il sodio sembrava oramai una
spugna, colmo di crateri più o meno profondi, dove l'acqua era stata
sottratta.
Il campione immerso nel cloro aveva assunto una colorazione celeste, a
causa del derma diventato quasi trasparente.
Il campione su cui l'acciaio liquido era stato fatto gocciolare
presentava una enorme cavità bruciata ed annerita.
Il campione su cui Van Ladden aveva lasciato cadere l'anidride carbonica
allo stato solido, di fatto portandolo al congelamento, aveva assunto un
colore bianco latte.
In centro a quel candore una macchia blu. Immota.
Poi un'improvvisa contrazione appena percettibile e poi una vera e
propria pulsazione come di un cuore che cerca di riprendere a battere.
Per lunghi minuti tutto rimase immoto nel laboratorio analisi e poi
un'altra pulsazione.
Una macchia blu pulsante al centro del campione... era vivo!
ISS Thunder - Laboratorio - Ore 24.00
La macchia blu continuava a pulsare, oramai il ritmo era costante e
sostenuto.
Accanto a lei il campione spugnoso stava vibrando in preda agli spasmi.
ISS Thunder - Laboratorio - Ore 01.00
Altri campioni si stavano risvegliando. In una danza macabra, come corpi
mutilati si espandevano e contraevano, allungandosi per toccare le
pareti delle piccole prigioni.
Pulsavano piano e poi ciclicamente crescevano.
Riprendevano ad allungarsi per capire e conoscere il luogo del dolore.
ISS Thunder - Laboratorio - Ore 03.00
Il campione sottoposto al freddo aveva oramai le dimensioni della
creatura originale. Era uscito da tempo dal contenitore che lo aveva
visto nascere. Aveva lentamente percorso tutta la cella più grande,
misurandola, controllandola, cercando di conoscerla.
Un pensiero in forma di immagini passò da uno all'altro, alcuni erano
ancora piccoli, e le immagini di dolore e sofferenza erano le più vivide
nella loro mente ancora in fase di crescita.
Dolore, luce accecante, stridii, contrazioni del corpo e separazione
immediata, bruciante di angoscia.
Le immagini correvano da uno all'altro, una comunicazione immediata e
violenta.
ISS Thunder - Laboratorio - Ore 05.00
I campioni erano oramai divenute creature nuove, diverse dal genitore
soprattutto nella natura dei loro pensieri.
Erano nati nella violenza e nella paura tanto quanto il loro genitore
era nato nella serena tranquillità di un lauto pasto.
Avevano esaminato lentamente la teca, ognuno di loro aveva passato agli
altri il suo sapere, ed alla fine si erano aperti un varco usando gli
stessi reagenti che erano stati usati su di loro.
Uno alla volta uscirono dalla teca... ognuno di loro trovò la strada
verso il mondo esterno.
Pochi istanti dopo l'unica cosa rimasta nel laboratorio era una teca
contenente alcune boccette vuote di vario genere.
Sul fondo della teca un foro.
Nell'aria un odore acre.
Nessun segno di vita.
ISS Thunder - Alloggio del Dottor Van Ladden - Ore 06.00
Come sempre si era svegliato presto, retaggio dell'infanzia che non
riusciva a togliersi di dosso.
Come sempre sarebbe andato in palestra, anche se giudicava la cosa
estremamente noiosa, ma doveva mantenere il suo corpo al massimo della
capacità possibile.
Per lui che non provava dolore essere in forma, in tutti i sensi, era
l'unico modo per sopravvivere abbastanza sicuro.
Potevano torturarlo senza che lui provasse dolor fisico, ma questo non
l'avrebbe salvato dalla morte. Con l'aggravante che solo il dolore può
dare idea di quanto vicino si possa alla fine.
Per lui quindi, mantenere il corpo in piena salute, ed aumentare la sua
resistenza allenandolo quotidianamente, era un modo non per prolungare
un'eventuale agonia, ma per essere certo di non soccombere... e la cosa
seppure necesseria lo annoiava profondamente.
* Avrei potuto mantenere attiva la registrazione dei sensori. Avrei
avuto modo di divertirmi stamattina, dovrò trovare altro da fare. *
Si infilò rapidamente gli abiti che usava per l'allenamento ed uscì
ISS Thunder - Alloggio del Capitano Seldon - Ore 06.30
Alejana si stava svegliando lentamente, sentiva dietro di lei Ricardo,
con il mento affondato tra i suoi capelli poco sopra l'orecchio.
Russava lievemente.
Raramente si lasciava andare ad un sonno profondo, anche quando stava
con lei.. era come se metà del suo cervello fosse sempre attiva. Da
quando era tornato dall'altro universo però, era successo più spesso che
cedesse fino al punto di perdersi nei sogni.
Si mosse leggermente, con il solo scopo di assestarsi meglio, ma la
reazione fisica del suo amante, seppure ancora addormentato, le fece
cambiare immediatamente idea.
Si stiracchiò lentamente fino ad aderire completamente a Ricardo, ne
percepiva ogni singolo muscolo. Dalla schiena passando per le natiche
fino ai polpacci ogni parte del suo corpo aderiva a lui.
A quel punto decise di svegliarlo, dolcemente, un po' alla volta come
solo lei su quella nave poteva fare.
Un sorriso di soddisfazione le brillò negli occhi mentre si godeva la
sensazione del risveglio di quel corpo contro il suo.
Il braccio che fino a poco prima era rilassato ed immoto ad abbracciarle
la vita la attirò ancor di più contro di lui mentre la mano corse verso
il seno.
"Ti pare modo di svegliarmi?" la voce era poco più di un sussurro
accanto a lei, ma percepì chiaramente in quelle poche parole tutto
quello che non c'era bisogno di dire e che non era stato espresso.
"Mi pare il modo migliore." ed assestò nuovamente il suo corpo
nell'abbraccio del deltano, provocando stavolta una reazione nettamente
più intensa e più consona alla sua idea di risveglio.
Ricardo la fece voltare verso di lui, completamente sveglio, ma
totalmente preso dall'orioniana.
Era pronto a darle il buongiorno che voleva, ma la reazione di Alejana
non appena lo guardò lo fece tornare bruscamente e brutalmente in sé.
Lo sguardo aveva perso la luce soddisfatta di pochi istanti prima per
lasciare il posto alla fredda lucidità di un ufficiale imperiale.
La donna allungò una mano verso la testa di Ricardo, come se dovesse
afferrare qualcosa... e la ritrasse con un grido lanciando qualcosa
contro la parte dietro di lei.
"Che cosa...?"
Ricardo si alzò a sedere sul letto.
"Dannazione... che cavolo era quella cosa? l'hai vista?" Alejana si era
inginocchiata e gli aveva voltato le spalle, e seppure lo spettacolo di
quelle natiche in primo piano fosse estremamente piacevole lo sguardo di
Ricardo era puntato sulla mano della sua amante.
^!^ Capitano Seldon a Dottor Van Ladden, nel mio alloggio immediatamente ^!^
Alejana gli lanciò uno sguardo sopra la spalla, stupito.
"Perché hai chiamato 'La Statua' ? "
Ricardo non rispose, si limitò a strappare un pezzo di lenzuolo e nel
momento in cui si allungò verso la sua mano Alejana si accorse di due
profondi tagli dai quali gocciolava sangue.
ISS Thunder - Palestra - Ore 06.40
Van Ladden si stava allendando poco distante dal Colonnello Miral.
Mentre sollevava il pesi lo guardava con interesse, osservando come le
antenne accompagnassero lo sforzo fisico dell'andoriano.
* Interessanti protuberanze *
Fu in quel momento che ricette la chiamata del Capitano ed uscì
rapidamente accantonando per il momento le antenne blu.
ISS Thunder - Alloggio del Comandante T'Val - Ore 06.44
Uscendo dalla doccia si diede una rapida occhiata allo specchio da sopra
la spalla.
Fu in quel preciso istante che le parve di vedere qualcosa, riflesso
dallo specchio, ma quando si voltò di scatto non vide assolutamente nulla.
ISS Thunder - Palestra - Ore 06.50
Miral era stato particolarmente lieto dell'uscita di quel colosso di
medico, sapeve che parte dell'equipaggio aveva iniziato a chiamarlo 'La
Statua'. Tanto prima lo ignoravano, tanto ora lo controllavano a
vista... potere di una mansione o potere di un omicidio?
Il MACO non lo temeva, né pensava di poter essere minimamente
sopraffatto da lui in un combattimento, ma quella massa semovente e
quello sguardo chiedevano in ogni caso rispetto. L'addestramento non era
da sottovalutare, ma a volte le capacità personali potrevano imporsi
sulla tecnica.
In ogni caso ora era più tranquillo. Quando si allenava preferiva
concentrarsi solo su quello senza pensare a guardarsi le spalle.
Scese dalla cyclette per andare a fare un po' di pesi. Stava preparando
il bilanciere quando qualcosa in un angolo attrasse la sua attenzione.
Si avvicinò e fece per allontanare un paio di manubri...
"Dann...." ritrasse rapidamente la mano e si avvide di un graffio, lungo
ma superficiale.
Quasi non sanguinava.
Con più attenzione spostò i manubri ma non trovò niente, scosse la testa
e dopo aver sfregato la mano che gli prudeva, tornò ai pesi.
ISS Thunder - Ufficio del Capitano Seldon - Ore 08.00
Il Capitano Seldon aveva chiamato a rapporto tutti i suoi ufficiali, ed
ora li stava osservando mentre entravano alla spicciolata. Aveva
chiamato anche il MACO, seppure non gli piacesse averlo intorno.
Le uniche due sedie disponibili furono preda dell'andoriano e di T'Val.
Quello che era successo poco più di un'ora prima nel suo alloggio era
stano ed andava chiarito.
Se si fosse trattato di un'altra donna avrebbe lasciato correre...
soprattutto se fosse stata Helga.
Alejana però, prima di essere la sua concubina, era un Ufficiale
Imperiale ben addestrato, e la mano fasciata che teneva appoggiata sulla
coscia nuda spiccava chiaramente.
"Signori stamattina è successo un fatto alquanto singolare. Al suo
risveglio il Comandante King si è accorta di dividere il letto con un
intruso. - gli sguardi degli ufficiali si fecero ironici solo per un
attimo, prima di capire che il Capitano parlava in modo più che serio -
Un intruso piccolo quando un tricoder e direi aggressivo. Tanto che il
Dottor Van Ladden è dovuto intervenire su due ferite, fortunatamente non
troppo profonde, alla mano del Comandante. Mi pare evidente che
qualunque sia l'intruso dobbiamo trovarlo prima di arrivare al prossimo
pianeta. Non vorrei essere intralciato nella nostra missione da un
contrattempo come questo. Siamo la nave di punta della Flotta Imperiale,
non vorrei trovarmi ad evere dei problemi per l'imprudenza di qualche
membro dell'equipaggio che non ha fatto il suo dovere."
"Capitano permette?"
Seldon si volse verso T'Val facendole cenno con la mano di proseguire.
"Stamattina ho avuto la netta certezza che ci fosse qualcosa in un
angolo del mio bagno. Ma non ho visto niente."
Lo sguardo di Seldon si fece attento, ma passò ad una leggera
preoccupazione quando Miral mise in mostra la sua mano.
Il graffio superficiale che la percorreva non sarebbe stato di per sé
preoccupante, ma il gonfiore ed il colorito violaceo attorno ad esso
invece potevano esserlo.
Van Ladden si avvicinò silenzioso e fece per afferrargli il polso, ma
l'addestramento e la rapidità del MACO erano superiori.
"Non si preoccupi Colonnello, voglio solo controllare quella ferita."
Mentre Luther osservava la mano dell'andoriano, l'andoriano controllava
lui e nello stesso tempo spiegava ai presenti come si fosse procurato
quella ferita.
"Stamattina ero in palestra con il Dottore, poco dopo la sua uscita mi è
parso di vedere qualcosa in un angolo. Quando sono andato a controllare
non c'era niente. Spostando dei manubri però mi sono graffiato la mano."
"Come descriverebbe quello che ha visto?"
"Onestamente non ho 'visto' qualcosa... è stata come una percezione ai
limiti del mio campo visivo. In ogni caso direi... come una specie di
cavolo... ma grande la metà di un cavolo andoriano."
Seldon lo fissò con uno sguardo tra il perplesso e lo stupito. Che un
militare dell'esperienza di Miral arrivasse ad usare un cavolo come
metro di paragone...
"Un... cavolo? e lei T'Val? come lo descriverebbe?"
La vulcaniana fu molto più precisa del Colonnello.
"Uno sferoide di circa 14 o 15 centimetri di diametro, sempre che lo
specchio non abbia problemi di riflessione, colore dorato.
Apparenetmente dotato di peluria."
Alejana annuì. "Somiglia a quello che ho visto io. Solo che nel mio caso
il colore era blu elettrico ed era leggermente più grande. Quando l'ho
afferrato le dita sono affondate nella peluria per qualche centimetro e
sotto la forma non era sferoidale... sembrava più...."
Van Ladden si intromise "...un verme di forma ovoidale."
Lo sguardo di tutti si puntò su di lui.
Sala riunioni ore 8:10
Luuther tornò a sedersi al suo posto con la consueta calma in mezzo al silenzio.
Era uno di quei silenzi che gli ricordavano certe primavere siberiane
della sua infanzia. Il vento freddo smetteva improvvisamente di
spirare teso e il silenzio regnava sovrano, totale.
Ma lui sapeva che di li a poco il vento sarebbe tornato cavalcato da
un temporale impietoso e violento.
E il primo tuono, un eco minacciosa all'orizzonte ebbe la voce atona e
tagliente di T'Val.
"Mi pare di capire dottor Van Ladden che lei ha una idea precisa della
natura e della provenienza di questa creatura."
La vulcaniana era l'unica a parte lui che riusciva a sostenere un
discorso senza mai sbattere le palpebre.
"Già, sentiamo un po' cosa ci sa dire di quel peloso bastardello!"
Miral incrociò le braccia socchiudendo le palpebre minaccioso e
guardando anche lui fisso L'ufficiale medico.
Bellatrix ancor prima di guardarlo percepì qualcosa in più degli
altri, e si limitò ad aspettare una replica, con crescente interesse.
Luther fece scorrere lo sguardo su tutti gli astanti concedendosi
qualche istante prima di parlare, ben consapevole che una parola
sbagliata avrebbero forse compromesso, sicuramente rallentato la sua
carriera.
Ma d'altra parte come medico non era uno che si curava troppo di evitare traumi.
"Si tratta di un protomammifero che ho raccolto a scopi sperimentali
sull'ultimo pianeta visitato."
Un estraneo al tavolo degli ufficiali non avrebbe colto la differenza
di tono nella voce di T'Val, ma tutti i presenti sapevano benissimo
che stava andando verso quanto di più vicino all'ira potesse esprimere
l'ufficiale politico.
" Deduco quindi che lei ha portato a bordo una specie animale aliena a
bordo in aperta violazione dei protocolli imperiali su questo tipo di
ricerche scientifiche."
Miral sbuffò rumorosamente.
"Bello scienziato! Raccoglie souvenir e li lascia pascolare
liberamente per tutta la nave...."
Luther incassò senza scomporsi.
"Esistono protocolli di segretezza che hanno la priorità sui
protocolli imperiali standard in materia di xenobiologia."
Ricardo ed Alejana seguivano con attenzione il pericoloso esercizio di
equilibrismo diplomatico di Van Ladden.
T'Val lo incalzò, intimamente curiosa di misurare questo nuovo
elemento della scacchiera diplomatica di bordo.
" E quali sarebbero le motivazioni che la abilitano a scavalcare le
procedure standard?"
"Forse uno studio per impianti tricologici di nuova
generazione?" Rincarò un sogghignante Miral guardando per un istante Ricardo.
Luther non parve badarci.
"In ambito ministeriale piacerebbe la prospettiva di sviluppare un
arma biologica che faccia sembrare gli effetti delle incursioni dei
MACO un'allegra scampagnata."
La vulcaniana vide un punto debole e lo attaccò.
"Ammettendo che questa storia sia vera io conosco i protocolli
alternativi di alta priorità, e tra quelli scientifici non ne conosco
nessuno che non preveda una autorizzazione superiore a bordo."
Il capitano Seldon decise che se Van Ladden aveva citato il ministero
non era un caso, era un invito a chi lo sapeva cogliere, a chi aveva
ambizione.
E intervenne.
"Sono al corrente degli esperimenti del dottor Van Ladden."
Dopodiché fece passare uno sguardo inequivocabile su tutti i presenti.
T'Val rimase in silenzio, limitandosi a notare che Seldon aveva usato
l'espressione essere al corrente al posto di autorizzare, come a dire
ti tengo a galla ma mi riservo di decidere.
Laris invece percepì la qualcos'altro.
Sorrise mentre portava lo sguardo dal capitano a Van Ladden.
Seldon fece un cenno all'indirizzo di Luther.
"Ci illustri la situazione dottore."
Luther si protese leggermente in avanti fissando tutti con i suoi
occhi chiari e distanti.
"E' una razza strana. Non sembra avere nemici naturali nell'ecosistema
natale, eppure sembra innocua. Pare solo in grado di mangiare e
riprodursi, il che potrebbe sembrare una prospettiva di vita
allettante ma salta la fase più divertente della riproduzione,
nascendo praticamente già in grado di procreare a piacimento."
"Per come li ha descritti mi sembrano solo una fastidiosa presenza di
incomprensibile utilità nel cosmo." Disse l'andoriano.
"Delle risorse le hanno se sono riusciti a fare questo."
Luther mosse le dita sul suo terminale e fece scorrere sui monitor di
tutti alcuni dati della sua sperimentazione.
Nessuno commentò.
Ricardo tamburellò le dita per qualche istante.
"Potrebbe essere un serio problema gestire queste
creaturine...soprattutto in prospettiva della nostra attuale
missione..."
Alejana intervenne.
"Credo che la sicurezza dovrebbe dedicarsi ad una rapida e attenta
disinfestazione, posso coordinarli io....mentre la sezione medica e
quella scientifica poi dovrebbero coordinarsi per comprendere tutto
quel che c'è da capire su quei tupè ambulanti."
"Concordo..."
Disse Seldon.
"Nulla deve interferire con la missione punitiva contro i terroristi
di Ptolomeus III." Proseguì.
T'val guardò Seldon e Van Ladden.
"Esatto...nulla deve interferire."
Condotto di servizio della zona di carico. ore 9:00
Il soldato McKenzie stava ancora imprecando per
quell'incarico...Infilarsi in quel cunicolo stretto e
insopportabilmente caldo per ispezionare manualmente le condizioni
della cablatura dell'area di carico era quasi come la pulizia delle
latrine in un accampamento... E tutto per aver tardato di meno di un
minuto al meeting di preparazione tattica.
*Quella stronza della Miller....gli rode che il colonnello abbia
intinto il biscotto altrove...* Pensò mentre infilava il braccio in un
buco per poter avvicinare il tester ai cavi.
Ad un certo punto sentì qualcosa di peloso col dorso della mano.
"Cosa cazzo...."
Poi gridò.
Un dolore lancinante gli salì dalla mano fino alla testa.
Ritrasse la mano e la guardò.
Era violacea e le vene erano gonfie e pulsanti...come sul punto di scoppiare.
Si tolse la blusa ansimando e scoprì il braccio. Le vene si erano
gonfiate risalendo tutto il braccio fino al collo...come un
rampicante.
Qualcosa di caldo gli riempì improvvisamente la gola. Un fiotto di
sangue gli uscì con violenza dalla bocca mentre il cuore batteva con
violenza sempre maggiore.
Il dolore si fece insopportabile fino ad un ultimo battito del cuore,
violento come una porta che sbatte.
Tremò e si accasciò a terra.
Laboratorio medico, ufficio del dottor Van Ladden. stesso momento.
Luther entrò nel suo officio e non fu più di tanto sorpreso di trovare
seduta sulla sua scrivania Laris.
Aveva le gambe incrociate e stava scorrendo i dati di un tricorder medico.
"Interessanti questi dati dottore....ci sono parecchi spunti di lavoro
per sviluppare una ricerca scientifica importante e proficua."
Alzò la testa e lo guardò.
E lo percepì.
La mente di Van Ladden era come una foresta oscura e caotica. C'era
molto buio e a tratti macchie di colore sgargiante. Forza sofferenza e
determinazione, e qualcosa di ancestrale che sembrava pulsare come
magma.
E c'era anche uno scarlatto desiderio.
Luther arrivò a meno di venti centimetri da lei senza dire una parola.
Lei sorrise tranquilla e un po' beffarda.
Lui poggiò le mani sui suoi fianchi e la sollevò senza sforzo
apparente, per poggiarla poi un po'più a lato.
Poi allungò le mani sulla scrivania e premette alcuni tasti sul display.
"Ho inviato i miei dati alla consolle del laboratorio, compresi quelli
che non sono compresi sul tricorder." Su quest'ultimo appunto la
guardò fissa.
"Vuole esaminarli con me?"
"Certamente dottore"
Laris scivolò giù dalla scrivania e si avviò verso la sala attigua.
Sentì, come una betazoide poteva sentire, lo sguardo di lui sul suo
corpo e concesse a Van Ladden qualche secondo in più prima di
girarsi.
Luther la guardò ancora per qualche istante senza nessuna inibizione.
Poi si sistemarono tutti e due di fronte alla consolle.
Gli scienziati presero il posto degli esseri umani e si misero a lavorare.
Ponte di comando. Ore 10:00
Alejana accolse con soddisfazione il primo rapporto di Van Ladden e
Bellatrix. Poteva finalmente muoversi con qualche indicazione in più
con le squadre di sicurezza.
Lesse le note.
Ricardo la guardò."Che dice la statua?"
"Dice che se troviamo un modo di controllarlo il vermone peloso
promette di diventare davvero uno strumento di pressione molto forte.
Il punto è SE troviamo un modo di controllarlo."
"In che senso?"
"Nel senso che il bastardello non solo si riproduce per partenogenesi
di suo, ma regola le sue difese delle generazioni successive a seconda
delle minacce subite.....arrivando al punto di sviluppare due creature
distinte se diviso in due o più pezzi. L e creature del suo pianeta
non lo cacciano perché sanno che la reazione sarebbe violentissima."
Ricardo si alzò dalla sua sedia e venne a leggere di persona le note.
Alejana continuò.
"Una ipotesi della Bellatrix è che queste creature, se spinte
all'estremo come minaccia ambientale, possano creare delle specie di
incubatrici in grado di sfornare quei cosi ad un ritmo che neanche ci
sogniamo."
Ricardo fu lapidario.
"Phaser su disintegrazione e lanciafiamme.. E che nessuno delle
squadre pensi che state solamente andando a caccia di topi. "
Condotto di servizio della zona di carico. Stesso momento
Il soldato McKenzie giaceva morto ma il suo corpo era scosso da una
leggera vibrazione.
La sua temperatura, se qualcuno avesse potuto rilevarla, era di 47
gradi centigradi e le parti scoperte di pelle avevano iniziato a
ricoprirsi di un folto pelame azzurro e grigio.
Corridoio ponti inferiori
ore 10:02
L'essere sfrigol?, si contorse, cadde ed infine si spense, lasciando dietro
di s? un acuto odore di bruciato. Tahn pest? le ceneri con lo stivale,
sogghignando:
"Sarebbero questi affari il grande nemico?" - Polly Miller lo redargu? con
un'occhiata, ed il soldato smise di sorridere. Quei cosi pelosi potevano non
essere cos? pericolosi come era stato raccontato quando avevano mandato
fuori le squadre, ma sicuramente la Miller lo era... sopratutto in quel
periodo. Tahn maledisse mentalmente il colonnello Miral mentre tornava a
voltarsi verso il corridoio, con il fucile faser puntato verso il soffitto.
La Miller fece cenno a Karel di avanzare. La ragazza esegu?, passando avanti
a Tahn, puntando il fucile come in una esercitazione di guerra. Tahn la
imit?, avanzando a sua volta, costringendosi a seguire il protocollo alla
lettera.
Altezza d'uomo, sinistra-destra, pavimento, soffitto. Pulito.
Schiacciarsi alla parete.
Attendere i compagni.
Prima Karel, poi la Miller arrivarono alle sue spalle, schiacciandosi a loro
volta contro la parete.
Ok, prossima mossa: angolo. Dopo, li aspettava la palestra. Il comandante
aveva visto uno di quegli animali l? in palestra, quindi era zona di
pericolo. Allung? lo specchietto oltre l'angolo del corridoio, controllando
lo spazio. Inquadr? la porta della palestra. Chiusa, immota, come l'aveva
vista dozzine di volte da quando si era imbarcato sulla Thunder.
"Sembra pulito" - mormor?, dopo un istante. Niente pelosetti in vista.
Arrischi? un'occhiata. Nessun movimento. Solo la porta della palestra.
Ritir? lo specchietto,
guardando la Miller. Lei accenn?, e Tahn sbuc? nel corridoio.
Altezza d'uomo, sinistra-destra, pavimento, soffitto. Pulito.
Schiacciarsi alla parete.
Attendere i compagni, alle spalle.
Di fronte, la porta della palestra. Tahn sorrise fra s?, attento a non farsi
scorgere dagli altri. Tutta la manfrina, e magari l? dentro c'era solo Zoe
Katyn di ingegneria col suo bel didietro incollato alla ciclette... La
Miller and? a mettersi in posizione, con il fucile spianato contro la porta.
Dietro di lei and? a mettersi Karel con la mano puntata sul comando di
apertura della palestra. Questo voleva dire che lui doveva essere il primo
ad entrare l? dentro. Dannazione a lui ed al pensiero di Zoe Katyn che
l'aveva distratto... Anche perch? con l'allarme in corso e tutte le squadre
della sicurezza in giro per i piani, non poteva esserci nessuno in palestra.
Non in quel momento.
Si mise di fronte alla porta, accennando a Karel di essere pronto. La donna
sfior? il comando di apertura della porta e Tahn entr?, chinandosi a terra.
La palestra era vuota, silente. Tahn si rialz?, sentendosi piuttosto
stupido. Curioso... L'illuminazione della palestra ronzava ad intermittenza,
lanciando ombre minacciose dove erano i consueti macchinari. L? c'erano i
bilanceri che aveva sollevato solo la mattina precedente. Il runner. La
ciclette. La pedana.
Inquadr? i macchinari attraverso il mirino del fucile, passando da un'ombra
all'altra, senza fretta, escludendo mentalmente i movimenti della squadra
che gli stava coprendo le spalle.
Quindi li vide.
Ombre bluastre cosparsero il pavimento, correndo verso di lui.
Istintivamente spar?, illuminando la scena con il raggio del suo faser.
Sent? il bruciore dell'aria che si incendiava di lampi, il familiare odore
di ozono, il suono sfrigolante e le urla di Miller che gli gridava qualcosa
che non riusciva a sentire, oltre gli stridii delle creature, oltre il
rumore dei faser e delle macchine che colpite esplodevano. Indietreggi?, di
scatto, cercando scampo verso la porta, continuando a sparare alla cieca.
Qualcosa esplose ed alla luce di mille scintille intravide centinaia di
piccoli esseri che si scagliavano contro di lui. Era morbido, era caldo
quello che gli stava sfiorando il volto. Cerc? di scuoterlo via usando il
calcio del fucile, ma l'essere era l?, alla sua gola e sent? un dolore
feroce insieme al calore del sangue che inizi? a scorrergli addosso. Il
dolore lo morse alle gambe, alle braccia, e vide in un ultimo lampo il
pavimento davanti ai suoi occhi senza riuscire a ricordare n? come n? quando
vi fosse caduto.
Studio del capitano
Ore 10:05
La ferita faceva male. Il suono dell'allarme la fece scattare in piedi, ma
Alejana dovette rendersi conto che le gambe non le rispondevano come avrebbero
dovuto. Torn? a sedersi sul divano dello studio, premendosi con rabbia la mano fasciata che le stava spedendo ondate di dolore dritto al cervello, mentre Ricardo Seldon inviava nuove squadre di MACO nella zona in cui era stato ingaggiato il nemico.
"E' cos?? Abbiamo subito perdite da quei bastardelli?" - domand?, dopo un
istante.
Seldon annu? con aria assente:
"Un uomo di sicuro. Ce n'? un altro che non ha risposto all'appello"
Alejana intercett? con decisione lo sguardo di Seldon, costringendolo a
guardarla.
"Devo saperlo... Fino a quando hai intenzione di coprire Van Ladden?"
Seldon fece una smorfia:
"Sai chi ? suo padre, vero?"
"Certo" - Alejana alz? le spalle - "Ma la Terra ? lontana. E sulla Terra
sanno bene quanto noi che pu? succedere di tutto durante una missione."
"Non ? poi cos? tanto lontana" - ribatt? Seldon, quindi sospir? - "Almeno,
non ancora. Ma se in qualche modo la missione contro quei terroristi venisse
compromessa dalla leggerezza del dottore... Beh, allora la Terra potrebbe
essere abbastanza lontana anche per me"
Corridoio ponti inferiori
ore 10:06
"Quanti sono?" -
Polly Miller sobbalz?. Il colonnello Miral si accovacci? accanto a lei,
seguito dalle altre squadre di MACO. Di fronte a loro, la luce ad
intermittenza inquadrava la porta della palestra con un confuso ronzio.
"Tu? Non dovresti essere qui! Non con quella mano..." - protest? lei.
"Io devo essere qui!" - ribatt? Miral - "Ho un conto personale da regolare.
Ma non mi hai risposto. Quanti sono quei dannati cosi?"
Polly strinse le labbra, prima di rispondere:
"Non lo so di preciso. Non ho potuto fermarmi a contarli. Decine, forse
centinaia"
"Centinaia?" - domand? Miral - "Sei sicura?"
La donna assent?:
"Certo che sono sicura. L'ultima volta che ho visto il soldato Tahn, subito
prima di sigillare la porta della palestra, il suo corpo sembrava esserne
completamente rivestito"
L'andoriano emise un grugnito rabbioso:
"Il dottore deve aver contrabbandato a bordo pi? animali di quanto abbia
detto..."
"Oppure si stanno riproducendo peggio di conigli terrestri!" - sugger?
Polly.
Miral scosse la testa. Avrebbe pensato pi? tardi a dire due paroline in
confidenza al dottor Van Ladden a proposito dei suoi interessi in
esobiologia. Adesso, doveva concentrarsi su quanto c'era da fare in quel
momento. Dietro di loro, le squadre stavano andando a porsi ai lati del
corridoio. Ci sarebbe stato bisogno di tutti, anche se tatticamente, la
porta della palestra non era certo un problema. Bastava aprirla o al limite
farla saltare. Quindi, si trattava di lanciare dentro un paio di granate al
fosforo per disorientare quelle pelliccette ambulanti prima di bruciargli il
pelo con i faser ad alzo zero...
Dette un'occhiata indietro, ai suoi uomini. Gli ultimi si stavano ancora
appostando lungo il corridoio. Avvert? un improvviso aumento di tensione.
"Che cos'??" - bisbigli? Polly. Miral si gir? verso di lei, stranito, prima
di capire.
C'era un rumore.
Non era il suono regolare di una nave a curvatura nello spazio. Era qualcosa
che non riusciva a interpretare con esattezza. Drizz? le antenne, cercando
di capirne la fonte.
Era come lo stridio di pipistrelli o il cigolio frustrato dei vermi del
ghiaccio quando cercavano di trapassare una superficie vetrosa. I suoi
uomini lo avevano percepito a loro volta, e come lui, si guardavano intorno
con il dito puntato sul contatto del fucile. Adesso c'era anche una
vibrazione, che si trasmetteva attraverso la paratia cui era appoggiato.
Stacc? con prudenza una mano dal fucile, ed and? a saggiare il metallo,
piano, un punto dopo l'altro.
Sopra, sembrava pi? forte. Sopra...
Alz? lo sguardo. Cap?.
"Sono nel condotto dell'aria!" - url?, alzando il fucile. Un istante dopo,
le griglie eruttarono in un lungo lampo blu, con dozzine, centinaia di
piccoli animali che si scagliavano verso i suoi uomini emettendo stridii
lancinanti. Miral si alz? di scatto, punt?, spar?. Vide di fronte a s? i
soldati che cadevano sotto la pesante pioggia di corpi. Il corridoio si
riemp? di urla, di rumori, di stridii rabbiosi. Miral si sent? chiamare. Si
gir?. Polly alle sue spalle gli indic? la porta della palestra. Si stava
aprendo.
"Siamo tra due fuochi!" - grid? Polly.
Miral non ci pens? un istante. Erano troppi. Premette il comunicatore:
"Ritirata!" - url? - "Teletrasporto d'emergenza! Via! Via tutti!"
Gli uomini iniziarono a svanire. Polly si schiacci? a lui, schiena contro
schiena, continuando a sparare, lei in direzione della palestra, lui verso
il corridoio, verso le grate che ancora vomitavano piccoli esseri azzurri.
Il calore del fuoco iniziava a farlo sudare, la mano ferita gli pulsava come
avesse vita propria, ma questo non aveva importanza. Non poteva avanzare,
non poteva sparare ai suoi uomini, non poteva lasciare la schiena di Polly
che lo proteggeva contro l'ondata di animali alle sue spalle. Una donna -
non poteva dire chi fosse - ormai era una sagoma sotto una coltre villosa
che continuava a morderne il corpo. Un piccolo gruppo di animali si
staccarono da lei. Spar? nel mucchio che si disperse, ma uno di quelli continu? ad
avanzare. Ne vide i denti, era troppo vicino per sparargli ancora. Scosse lo
stivale, riusc? a farlo cadere, quindi lo schiacci? a terra con tutto il suo
peso. Senza perdere tempo, continu? a mirare, a sparare, sentendo sempre pi?
acuto il puzzo di pelo di carne bruciata, di sudore, di paura.
Un uomo svan?. Un altro. Quanti uomini c'erano ancora in quel dannato
corridoio? Quanto ci mettevano a teletrasportarli tutti, dannazione?
La luce del corridoio si spense. Attiv? la visuale notturna del mirino, ma
ormai gli animali erano dovunque. Polly url? qualcosa che non cap?. Non si
volt? per vedere di che cosa lo stesse avvertendo. Non aveva tempo di farlo.
La visuale si confuse in un ronzio. Fece in tempo ad abbassare il fucile
faser prima che gli apparisse di fronte la familiare sala teletrasporto due.
Rilass? la schiena e dette una rapida occhiata dietro di s?. Polly era stata
teletrasportata insieme con lui, per fortuna. La donna respirava
pesantemente, e gocce di sudore bagnavano il colletto della divisa sulla
nuca.
"Non ti rilassare, Miller" - la rimprover? Miral, scendendo dai gradini
della pedana - "Dobbiamo isolare la zona, prima possibile, e sbattere quei
tappetini ambulanti fuori di qui prima che..."
Il giovane guardiamarina ai comandi del teletrasporto aveva alzato lo
sguardo. Era bianco, fisso, diritto sopra le sue spalle. Cosa...
Miral si volt?. Polly Miller si era appoggiata alla parete del
teletrasporto, come se non avesse pi? forza di lottare contro le piccole
creature pelose che le si erano ancorate sul ventre...
Condotto di servizio della zona di carico. Stesso momento
L'uomo che era stato il soldato McKenzie non esisteva pi?. La pelle spaccata
era ormai ricoperta di pelo bluastro, che iniziava anche a penetrare
attraverso le cuciture dell'uniforme. La leggera vibrazione che aveva
accompagnato il suo cambiamento era divenuta pi? forte, pi? simile a scosse
elettriche che ne facevano sussultare il corpo, sempre pi? frequenti, sempre
pi? forti, sempre pi? ampie.
Una spalla.
Un braccio.
La parte sinistra del corpo.
Le gambe.
La testa.
Gli occhi. Di scatto.
Lo sguardo era blu.
ISS Thunder, sala tattica
10 marzo 2283, ore 10:12
Il respiro di Miral non aveva ancora perso il ritmo affanoso di poco
prima. C'era mancato veramente un soffio ancora una volta la morte
aveva sfiorato la spalla dell'Andoriano.
*Ma ad altri è andata peggio, molto peggio...*
Avevano lasciato troppi uomini sul terreno, preda di quegli efferati
assassini in miniatura. Nemmeno il tenente Miller ne era uscita
indenne. Miral era riuscito a scrollarle di dosso e friggere a colpi
di disintegrazione i tappeti ambulanti che le ricoprivano il ventre,
ma la donna gli era crollata fra le braccia, priva di sensi. Ora Polly
si trovava in stasi, l'unico modo per preservare la vita del maggiore
in attesa che la Statua trovasse un rimedio.
*Van Ladden è la causa di tutte le nostre attuali tribolazioni... e
qualora dovesse accadere qualcosa a Miller, sarà mia cura che la
carriera del nostro algido ufficiale medico finisca, padre al
ministero o meno.*
Seldon aveva immediatamente convocato il colonnello dei MACO, senza
dargli il tempo di tirare il fiato. Gli ufficiali superiori si erano
ritrovati tutti in sala tattica, muti e rabbuiati. La mano di Alejana
era gonfia, infetta persino il volto del primo ufficiale aveva un
colorito più smorto del solito verde acceso. Laris e T'Val sedevano
silenziose e immobili, ma mai quanto la Statua, che più che mai pareva
aver meritato quel soprannome.
Seldon calò il pugno sul tavolo.
"Questa maledetta situazione sta sfuggendo al nostro controllo-
esclamò con fastidio -quanti uomini dovremo ancora perdere per avere
ragione di quelle bestiacce?"
"Le posso assicurare che i miei MACO si sono comportati in maniera
esemplare- sbottò Miral, cupo -le nostre strategie si sono rivelate
del tutto inefficienti. Quegli esseri spuntano fuori a centinaia..."
"Centinaia?!" il volto di Alejana mostrava tutto il suo stupore. Laris
si strinse nelle spalle, con la sua classica espressione strafottente
da so-tutto-io.
"Ho effettuato alcuni calcoli assieme alla sezione biologica, con le
poche informazioni presenti in letteratura, più quelle fornitemi dal
dottor Van Ladden. Con il loro tasso di natalità e in assenza di
predatori, i nostri ospiti potrebbero diventare migliaia nel giro di
poche ore."
"E sono nei condotti di ventilazione - proseguì il colonnello -
potrebbero essere in qualsiasi punto della Thunder..."
"Non mi interessa né dove vanno né quanti sono, l'unica certezza che
voglio è sapere che nemmeno uno di quei così di pelo sia ancora sulla
mia nave!" sbraitò Ricardo, infastidito. Si impose di mantenere la
calma. Non poteva permettersi di perdere la testa. Fissò di nuovo gli
ufficiali, uno per uno. Si soffermò per un istante su T'Val.
*Una parola di troppo, un eccesso di collera, un ritardo nella
missione assegnataci dall'Impero e quella strega dalle orecchie a
punta farà in modo che i bastardi pelosi siano la mia fine.*
Con la pupilla di Vorshak avrebbe dovuto usare i guanti di velluto,
come al solito.
*Non sarebbe male se i nostri ospiti sgraditi divorassero T'Val invece
dei soldatini del pelleblu...*
Seldon spostò lo sguardo sui due ufficiali in uniforme azzurra, Luther
e Bellatrix.
*La stronzetta Betazoide deve aver percepito il mio bluff con la
Statua. È il momento di sapere da che parte sta la nostra scienziata.*
"Comandante Laris, dottor Van Ladden,- riprese il capitano, con voce
vagamente arrochita -dovrete cooperare di nuovo. Trovatemi un modo per
sterminare in massa quelle bestiacce. Trovatemi una cura per queste
piaghe che non guariscono. E fatelo in fretta."
La minaccia sottintesa era intuibile. Seldon intrecciò le mani sotto
il mento, mentre gli ufficiali lasciavano la sala tattica.
ISS Thunder, condotto di ventilazione
Pochi minuti dopo
La postura eretta era scomoda, impossibile da mantenere in quello
spazio angusto. Preferiva strisciare, aiutandosi con le quattro
protuberanze coperte di pelo blu. Il caldo del condotto era piacevole,
ma gli metteva addosso una sete incontenibile. E l'acqua non avrebbe
potuto dissetarlo.
Si contorse inarcando la catena di vertebre e facendo perno con le
protuberanze posteriori. La peluria azzurra frusciava leggermente
sulla parete metallica del condotto. Si spinse fino a una bocca di
ventilazione, in agguato, scrutando il corridoio sottostante. I bipedi
si muovevano con fare circospetto, in gruppi, pochi alla volta.
Nessuno pareva aver notato la sua presenza. Strisciò altrove, cercando
un luogo più adatto per iniziare la caccia.
Solo un paio di occhi neri indugiarono per un attimo su di lui dal corridoio.
ISS Thunder, corridoio davanti all'infermeria
Negli stessi istanti
"Ha sentito nulla, dottore?" domandò Laris, rompendo il silenzio che
era sceso fra loro non appena Seldon li aveva lasciati in libertà.
Luther le concesse appena un segno di dissenso col capo.
"Nulla, comandante."
Bellatrix scrollò le spalle, continuando a procedere verso l'infermeria.
"Si direbbe che lei ha combinato un bel casino con quei suoi
giocattolini pelosi..."
Nessuna risposta da parte di Van Ladden. Laris tentò un altro attacco.
"I suoi campioni in rivolta ci stanno giocando uno splendido
scherzetto... mi lasci indovinare, le colture erano radioattive, vero?
È pericoloso giocare con la radioattività, non si dovrebbero mettere
le mani dove non si sa..."
La mente di Bellatrix fu attraversata da un fugace suggerimento per
l'ubicazione delle mani di Van Ladden. La Betazoide sogghignò.
*Probabilmente non ti piacerebbe. Sarebbe così algido che ti
sembrerebbe di portare a letto un iceberg.*
Ancora una volta il dottore oppose un ostinato silenzio. La voce di
Bellatrix si fece bassa, quasi suadente.
"E mi domando perché il capitano si ostini a coprirla..."
Van Ladden si voltò e chinò la testa per fissare Laris. Si ritrovò gli
occhi neri della Betazoide fissi nei suoi. Non gli importava. Leggesse
pure nella sua mente, se ne era davvero in grado, non vi avrebbe
trovato nulla di interessante.
"Probabilmente lei non lo sa- riprese la Betazoide, con un sorriso
appena accennato -ma io devo un favore al comandante T'Val. Oh, poca
cosa. Diciamo che il suo predecessore, dottore, intendeva approfittare
di me mentre ero sotto sedativi e la nostra Vulcaniana lo ha dissuaso.
Soltanto che prima o poi dovrò ricambiare la cortesia..."
"Io non ho alcun accordo con il capitano Seldon, comandante Laris. E i
complotti politici del capitano mi lasciando del tutto indifferente."
"Come a me quelli dell'ufficiale politico. Le stavo solo dicendo che
non sono soltanto la stronzetta so-tutto-io che si barrica in
laboratorio per eseguire gli ordini..."
Van Ladden aggrottò le sopracciglia.
"Mi sta minacciando, comandate?"
"La sto consigliando- rispose prontamente Bellatrix -noi non abbiamo
ragione di essere in competizione. Non siamo creature né di Vorshak né
di qualche altro graduato con troppa ferramenteria sui polsini.
Anziché farci la guerra per conto di gente che si diverte a manovrare
le nostre carriere, faremmo meglio a diventare amici. O più che
amici..."
Van Ladden esitò un attimo sulla porta dell'infermeria. Sul suo volto
non si leggeva alcuna espressione.
"Mi servono i calcoli che lei ha effettuato prima della riunione-
disse infine -e tutto ciò che escogita per sgominare l'invasione.
Appena ha qualche notizia passi pure nel mio ufficio."
I battenti della porta si chiusero alle spalle del medico. Bellatrix
scrollò le spalle e continuò ad avanzare verso il suo laboratorio.
*Io ho lanciato un'esca, sta a lui abboccare o meno.*
Nel frattempo Laris si appuntava mentalmente tutte le ricerche da
effettuare, con quelle scarse informazioni a disposizione.
*Dovremmo catturarne uno vivo e vivisezionarlo sul serio, stando
attenti che non si scinda in una miriade di nuovi invasori di
pelliccia. Potrei persino riprendere in mano la mia vecchia tesi
dell'accademia, chissà che non ci sia di aiuto...*
Le porte scorrevoli scivolarono di lato per lasciar entrare la
scienziata. Il laboratorio era stranamente buio, così tenebroso che si
vedevano le stelle dagli oblò.
*Ancora quel presentimento. Da quando il mio doppio dello Specchio ha
fatto irruzione qui, la mia mente gioca brutti scherzi.*
Due occhi azzurri emersero dal nero della parete, con un colore così
intenso da fendere l'oscurità. Laris urlò.
ISS Thunder, sala tattica
ore 10:20
La ferita bruciava e prudeva. Alejana era sul punto non tollerarla
oltre. C'erano istanti in cui il bruciore si faceva così
insopportabile che si sarebbe strappata la mano morsi. Si era
accontentata di stracciare la fasciatura per esaminare il taglio di
persona.
*Non ci sarebbe alcun beneficio nel correre dalla Statua, se tutto
quello che può fare per il maggiore Miller è metterla in stasi.*
La mano dell'Orioniana pulsava dolorosamente. Alejana la avvicinò al
viso per vedere meglio lo sfregio. La crosta era ruvida e giallastra,
mentre i bordi della ferita avevano assunto una sfumatura bluastra,
dello stesso colore della pelle di Miral. Al tocco sembrava quasi che
si stessero ricoprendo di una soffice peluria, ancora corta.
Alejana preferì non indagare oltre. Si sentiva stanca, prostrata, con
addosso una debolezza estranea a un alto ufficiale dell'Impero.
*Sarà meglio che Van Ladden trovi un modo per guarire la mia mano...
altrimenti potrebbe ritrovarsi uno dei suoi mostriciattoli pelosi nel
cassetto della biancheria...*.
ISS Thunder, alloggi del comandate T'Val
Negli stessi istanti
Con quel trambusto generato dagli esperimenti, clandestini o meno, di
Van Ladden, la missione contro i terroristi Ptolomeus III stava
passando in secondo piano. T'Val se n'era accorta fin da subito.
Seldon recitava la parte del capitano a cui nulla sfugge, ma la
situazione era lungi dall'essere sotto controllo.
Nemmeno l'ombra di un'emozione passò sul volto della Vulcaniana mentre
la sua mente indugiava in questi pensieri. Si sedette al computer del
suo alloggio.
Tutto sommato, la situazione le sorrideva. A tempo debito avrebbe
potuto far notare a Seldon che la sua inefficienza era stata notata.
T'Val avrebbe avuto in pugno la carta del ricatto. Oppure avrebbe
potuto riferire tutto a Vorshak, spedendo il capitano a comandare
trasporti minerari per il resto della sua vita, nella migliore delle
ipotesi.
*Ammesso e non concesso che usciremo vivi da questa storia.*
Il comportamento di quelle strane creature le ricordava qualcosa.
Forse aveva letto qualcosa in un rapporto della sezione scientifica,
ricerche di un medico Denobulano di un secolo prima.
*Probabilmente è quello che ha letto anche Laris. Anche se mi pareva
che i Klingon ne sapessero qualcosa di più, per quanto sia difficile
penetrare nei loro database...*.
L'attenzione della Vulcaniana fu attirata da un rumore improvviso.
Sembrava una vibrazione, come le fusa di un gatto terrestre, ma dieci
volte amplificato. T'Val lasciò la console e i rapporti che scorrevano
lentamente su di essa. Il rumore proveniva dalla porta del bagno alle
sue spalle. Un muscolo sulla guancia della Vulcaniana si tese in
maniera quasi impercettibile. Non era paura, piuttosto una genuina
curiosità. Strinse nel palmo l'impugnatura del pugnale d'ordinanza e
lasciò che la porta del bagno si aprisse davanti a lei. Lo specchio le
restituì la sua immagine riflessa, esattamente come ogni giorno. Ma la
novità era sotto lo specchio, acquattata sotto al lavandino. Un corpo
sferoidale del diametro di un metro o forse più, interamente ricoperto
di peluria dorata. Il pugnale di T'Val saettò fuori dal fodero
nell'istante stesso in cui la creatura apriva una bocca smisurata,
armata di piccoli, affilati e micidiali denti.
ISS Thunder - 10/03/2283 - ore 1020
Alloggio del Tenente Comandante T'Val
I piccoli denti bianchi ed affilati, dai quali usciva una sorta di suono roco simile alle fusa feline, rilucevano nella stanza.
T'val indietreggiò lentamente mentre la mano destra raggiungeva con la stessa lentezza il pugnale che portava alla cintura.
Il suono roco emesso dalla palla di pelo crebbe d'intensità, mentre lo sguardo della vulcaniana fronteggiava quelle insolite fauci.
Il rantolo della creatura crebbe, assumendo sempre più le connotazioni di una sorta di ruggito.
T'Val si concesse un impercettibile segno del volto non appena le sue dita toccarono il freddo metallo del pugnale.
*Ora sono pronta*
Il tribolo, mosso da un'inaspettata energia, sembrò prendere alla sprovvista la vulcaniana, spiccando un salto verso il suo addome.
Con l'eleganza e l'agilità tipica della sua razza provò a schivare l'attacco di quell'essere peloso. I denti della creatura pur mancando il bersaglio designato, riuscirono ad andare a segno, graffiando il dorso della sua mano sinistra.
T'Val si girò verso il tribolo, incurante della ferita il tribolo atterrò su un tappeto, ruotò su sé stesso mostrando nuovamente i minacciosi denti.
Contemporaneamente un sibilo fendette l'aria ed il pugnale della vulcaniana si conficcò nella cavità orale dell'essere peloso, che restò inchiodato al tappeto emettendo un sinistro squittio.
Un liquido giallo-arancio e denso iniziò a fuoriuscire dal tribolo morto, mentre la vulcaniana si avvicinò al comunicatore .
^!^ T'Val a Laris ^!^
Silenzio
^!^ T'Val a Laris ^!^
Ancora silenzio.
T'Val portò quasi istintivamente la mano destra sul palmo della sinistra, rendendosi così conto di essere stata ferita dal tribolo.
^!^ T'Val a dottor Van Ladden ^!^
^!^ Comandante......^!^ fu la laconica risposta del medico
^!^ Dottore, venga nel mio alloggio e porti la sua attrezzatura medica. Vorrei che curasse una piccola ferita e che venisse a prendere un piccolo presente. ^!^
T'Val prese un tricorder. e lo avvicinò al tribolo.
Era effettivamente morto.
Guardò in terra e pensò : * Un vero peccato dover rinunciare ad un prezioso tappeto Bak'lara*
Laboratorio scientifico 2 - Contemporaneamente
Bellatrix indietreggiò istintivamente, andando a sbattere contro uno scaffale che cadde rumorosamente.
Era sola, irrimediabilmente sola.
La razionalità per un attimo sembrò nuovamente sommergere la paura sebbene non poté fare a meno di urlare ^!^ COMPUTER LUCI ^!^
Solo una parte della stanza si illuminò, mentre la figura umanoide ed i suoi occhi blu intenso tornavano a nascondersi nella parte del laboratorio rimasta in penombra.
Istintivamente la donna prese il pugnale.
"Chi c'è lì?"
Silenzio
"Vieni fuori."
Un rantolo sommesso fu la sola risposta che ottenne.
Gli occhi blu intenso tornarono a fissarla dalla penombra.
Un odore pungente di sudore e morte si diffuse nell'aria.
Le tempie le pulsavano all'impazzata. " Tenente Henderson?"
Si mosse con fare circospetto al limite della zona di luce. Tutti i suoi sensi erano all'erta. La tensione le fece sudare la mano che stringeva il pugnale tanto che ebbe la sensazione di perderlo. Strinse l'elsa con maggiore forza. Il cuore pulsava così forte che le sembrò volesse schizzare via dal suo corpo.
Rivoli di sudore le percorsero la schiena.
"Henderson?"
La luce nella stanza continuava a pulsare intermittente
Ancora un rantolo, questa volta più definito.
Il piede di Laris incontrò un ostacolo, istintivamente fece un balzo all'indietro poi armatasi di coraggio e cercando di adattare gli occhi alla penombra.
"LLLLAAAAARRRIIISSSSS"
il sibilo era intenso e le disturbò l'udito
"Henderson, IDIOTA! questo scherzo ti costerà caro!"
"LARRRIIIISSSSSSSSSSSSSS"
"Henderson, dopo che ti avrò rinchiuso personalmente nella camera agonizzatrice, mi divertirò a guardarti mentre la "statua" ti farà la visita di controllo"
"NONONONONO" Gli occhi azzurri abbandonarono la penombra, l'odore di sudore e morte aumentò e Laris si ritrovò davanti un essere umanoide dal corpo bluastro e peloso con dei brandelli di una divisa MACO .
Alloggio del comandante T'Val ore 1025
La "Statua", dopo aver medicato la vulcaniana, iniziò a prelevare campioni di sangue e pelle, nonché a registrare ogni parametro della donna.
L'aver trovato poi un tribolo morto per un colpo di un'arma bianca e senza che si fosse scisso, fece comparire nel volto del medico un ghigno di soddisfazione.
* Allora c'è un modo per evitare la loro partenogenesi. Potrebbe essere che il pugnale possa aver colpito un centro nervoso che presiede al comando di riproduzione* Si voltò verso la vulcaniana e disse :"Comandante, devo purtroppo requisirle il tappeto, anzi i tappeti.....- trattenendo a stento un mezzo ghigno beffardo - per fare delle analisi urgenti."
T'Val guardò in tralice il medico. Pur avendo vissuto a lungo a contatto con gli umani non ne comprendeva quello che loro chiamavano "senso dell'umorismo".
"Certamente dottore, il tappeto è suo, per ora....."
"Capisco che il tappeto abbia un valore non indifferente.....un bak'mara credo..."
"Bak'lara, dottore. Per fare un paragone, per noi vulcaniani un Bak'lara è come per voi terrestri un tappeto persiano."
Luther la guardò con il suo solito sguardo inespressivo
"Credo che lei mi debba un favore. Le permetterò di smacchiare il tappeto, potrà anche tenerlo se vuole, ma voglio conoscere gli esiti del processo di pulitura...Dottore".
"prego?"
"QUEL tappeto è mio, dottore. Non vorrei doverla denunciare per essersi appropriato di beni che non sono suoi... - T'Val andò verso il replicatore e chiese una tazza di the verde - D'altro canto, dottore se gli esiti della smacchiatura saranno soddisfacenti è opportuno che il legittimo proprietario sia il primo ad esserne informato"
Luther la sovrastò in silenzio, mentre la vulcaniana sorseggiava il suo the.
"Non potrò riavere inalterato ciò che è mio, ma sapere come si sia rovinato eviterebbe a lei le spiacevoli conseguenze di una segnalazione per una sbadata dimenticanza dei protocolli di sicurezza medica e della nave. Ci pensi bene."
"E' tutto molto chiaro, comandante."
Luther arrotolò il tappeto facendo attenzione a non toccare né il tribolo, né il fluido giallo e si avvicinò alla porta.
"Dottore?"
"Sì, comandante?"
"Posso riavere il mio pugnale?"
Luther, poggiò a terra il tappeto ed estrasse il pugnale. Pulì la lama su una frangia del Bak'lara e porse l'arma alla vulcaniana. Riavvolse il tribolo nel tappeto e guadagnò l'uscita.
Corridoio 4 ore 1040
Luther era pensieroso. Aveva bisogno di Laris per le analisi ma non poteva permettersi che lei giungesse per prima alle conclusioni..
Oppure sì....poteva lasciare che lei facesse il lavoro, soprattutto quello che comportava l'uso delle radiazioni e dei laboratori scientifici. Poi poteva ridurla al silenzio con qualche droga di sua esclusiva conoscenza, anche ucciderla se fosse stato necessario.
Sarebbe stato però un vero peccato avrebbe voluto anche farsela ma sapeva che era una donna troppo pericolosa, bastava accedere al so file personale per sapere come aveva liquidato il suo amato Fabien.....
La sua mente tornò ad analizzare le altre pedine dello scacchiere.
Non gli andava giù che quella strega vulcaniana pretendesse una sorta di prelazione sui suoi studi. Forse, se avesse rallentato la ricerca di un antidoto ai fluidi dei triboli, la strega, l'andoriano sanguinario e l'amichetta del capitano potevano subire delle spiacevoli conseguenze.
Tutto però doveva giocare a suo favore in un delicato e preciso gioco di incastri, per non essere accusato di aver deliberatamente provocato il fallimento della missione della nave.
Il capitano poi, sarebbe stato fatto fuori dallo stesso Klink o da uno scagnozzo dell'imperatore per non aver potuto soffocare la rivolta di Ptolomeus III.
Rimaneva la soldatina di piombo in stasi.....e per lei bastava spingere oltre il lecito le ricerche mediche per un antidoto: una vittima immolatasi per il bene della scienza e della gloria dell'Impero.
Sarebbe diventata un'eroina e magari le avrebbero perfino intestato una strada.
Si accorse che la sua mente stava correndo troppo in fretta quando passò di fronte al laboratorio 2.
La sua attenzione fu catturata dalla strana intermittenza del simbolo luminoso che indicava l'uso di radiazioni nella stanza.
Entrò nel laboratorio.
Stiva di carico 6 - ore 1020
Il capo di prima classe Gant entrò nella stiva. Si guardò intorno e si avvicinò ad un contenitore metallico.
Lo aprì e lo richiuse.
"Ma dove cazzo hanno messo i bulbi di Lopra?"
Aprì e richiuse lo stesso contenitore per altre due volte.
Si sedette in terra.
Era il segnale.
Due figure si avvicinarono, attivando un dispositivo simile ad uno stilo sormontato da alcuni led."
"Il disturbatore è attivo Gant. Parla pure"
"Il piano sta andando avanti secondo le nostre aspettative. Ho disattivato la registrazione che aveva programmato la "Statua" durante il suo esperimento.
Ho bombardato con raggi gamma le teche con il sodio metallico ed il cobalto. Per sviare le indagini ho bucato la teca che conteneva il tribolo con l'acciaio liquido e quello che era stato ricoperto di anidride carbonica solida, distruggendone i relativi contenuti."
"Aver trovato quegli appunti del dottor Palox è stato un vero colpo di fortuna" disse Zoran
"Chi avrebbe mai detto che la salvezza del nostro amato Ptolomeus III e della nostra causa arrivasse da uno scienziato imperiale considerato folle ed esiliato?" aggiunse Gant
"Non dobbiamo cantare subito vittoria - disse Telok - piuttosto dobbiamo ancora evitare di esporci. Rallentare la marcia della nave, permetterà ai nostri compatrioti di organizzare la resistenza contro l'Impero"
"Certo che mettere quasi sotto il naso del medico quei triboli durante la ricognizione sull'ultimo pianeta visitato è stato un colpo di genio" aggiunse Gant.
"Quanti triboli in stasi ci sono rimasti, Gant?"
"Altri cinque, Telok"
"Le scorte di antidoto?"
"Sufficienti per noi tre"
"Va bene. io mando il messaggio ai nostri compatrioti voi uscite da qui ma non assieme. Non dobbiamo dare nell'occhio."
"Va bene Zoran"
"Ptolomeus Libero!"
"Ptolomeus libero" fecero eco gli altri due.
Laboratorio scientifico 2 - Ore 10.50
======================================
Luther Van Ladden si era trovato davanti una situazione ai limiti dell'assurdo.
Bellatrix Laris era riuscita a rinchiudere un essere bluastro e peloso, chiaramente un'evoluzione di quelli che aveva esaminato nel laboratorio e che era riuscito a catturare un MACO, dentro una delle stanze per i test con radiazioni.
Il corpo, coperto da brandelli dell'uniforme di quello che era stato un marines, aveva delle ferite da cui gocciolava un liquido denso e blu... probabilmente il sangue dell'essere aveva contaminato l'umano rendendolo qualcosa di diverso e nuovo... e pericoloso.
*Strano! come c'è riuscita da sola? Quello è il corpo di un uomo addestrato perfettamente...*
Luther era pensieroso.
Aveva già avuto la sensazione che quella donna fosse potenzialmente pericolosa, ma quella per lui era l'evidenza.
Laris con il viso freddo come scolpito nella roccia aveva attivato i comandi attivando le radiazioni gamma... ma non sembravano avere alcun effetto su quel corpo mutante.
Non poteva sapere da quando le radiazioni fossero attive, e tanto meno poteva essere certo del livello esatto a cui l'essere era stato sottoposto, ma era abbastanza certo che il Tenente Comandante non c'era andata leggera.
"Comandante Laris..." la sospensione era voluta per cercare la reazione e l'apertura del dialogo da parte della donna, e la ottenne.
"Quell'essere è una mutazione. Una commistione tra la natura umana e la loro, che ha rafforzato e molto il nostro Tenente Henderson... sempre se è lui perché onestamente non è facile da capire chi sia sotto tutta quella peluria blu."
"Da quanto lo sta bombardando di radiazioni gamma?"
"Sono oramai... quindici minuti... e non sta succedendo niente. Inizialmente ha cercato di uscire dalla stanza, ha colpito più volte le pareti ed il vetro divisore... come si vede dalle macchie blu del suo sangue o quel che è quella cosa che gli gira nelle vene. Poi si è messo lì fermo, come se stesse attendendo qualcosa."
*Non è possibile che le radiazioni non gli facciano niente. Qualcosa sta succedendo a quell'essere. Devo capire cosa sta succedendo.*
Luther non voleva assolutamente porgere il fianco a Laris, quindi si limitò ad affermare l'ovvio.
"Devo analizzarlo."
"Le sue analisi ci hanno messo in questa situazione Dottor Van Ladden... credo converrà con me che il Capitano sarebbe più propenso ad un'analisi fatta alla mia presenza."
Luther sentì una violenta forma di rabbia montargli dentro. Quella situazione era ad altissimo rischio per lui, poteva finire per essere il capro espiatorio di tutta quella situazione. Nello spazio profondo l'influenza politica di suo padre poteva essere 'accantonata' in mille modi...
I suoi studi ed i suoi interessi lo rendevano facilmente incolpabile.
Corridoi sezione ingegneria - Ore 11.38
=======================================
Il Capo Gant aveva saputo dell'uccisione di uno dei mutanti e della cattura di un secondo... vivo.
La voce del fatto che parevano resistere alle radiazioni gamma lo aveva agitato.
Luther Van Ladden aveva troppe informazioni in mano in quel momento.
La situazione poteva degenerare rapidamente.
Con quei due nuovi mutanti in mano il medico poteva arrivare più rapidamente ad una soluzione e trovare un vaccino.
Il tutto diventava estremamente negativo per la loro battaglia.
A loro serviva che l'Impero subisse un colpo violento.
Doveva creare ulteriore scompiglio.
*Non c'è il tempo e non possiamo nemmeno rischiare una nuova riunione. Devo decidere da solo. Devo assolutamente liberare uno dei campioni di Van Ladden in nostro possesso per aumentare l'attacco agli Imperiali*
Ufficio del Capitano - Ore 11.55
================================
"Dottor Van Ladden a me pare onestamente evidente che le sue analisi su quel campione iniziale hanno solo portato ad una moltiplicazione dello stesso, ma anche ad una sua mutazione. Da inoffensivo ammasso di pelo ad aggressivo e mutante. Il che ci ha messo in una situazione particolarmente rischiosa."
Il tono del Comandante King era quello di una persona che sa esattamente quello che sta dicendo, e la cosa era ovvia dati il suo passato nella sezione scientifica.
Luther tentò di puntare direttamente al Capitano per chiarire la situazione.
"Capitano per quanto il Comandante Laris sia un ufficiale esperto e valido, converrà con me che i miei campi di specializzazione sono più adatti a farci destreggiare in questa situazione."
"Comandante Van Ladden... come ho già detto, dal mio punto di vista le analisi devono essere portate avanti 'da tutta la Sezione Scientifica'. Sono certo che la mia volontà sia stata chiaramente espressa e che non ci siano fraintendimenti... mi domando quindi quale sia la sua vera domanda ed il vero motivo che l'ha portata a chiedere questo colloquio."
*Infatti l'ho chiesto con te Deltano. Non con la tua scaldaletto!!!*
Era chiaramente infastidito, ma si sforzò ancora una volta di nascondere la cosa.
"Niente di recondito Capitano. Entrambi sappiamo chi è mio padre, ma non sono qui a mendicare un atteggiamento più morbido nei miei confronti solo per questo. Penso però di essere 'oggettivamente' l'ufficiale più adatto a portare avanti la ricerca."
Seldon si accomodò meglio, sprofondando con soddisfazione nella sua poltrona. Percepiva come sempre la presenza di Alejana alle sue spalle e sapeva dal primo momento in cui il medico era entrato che quella stessa presenza gli creava fastidio.
La cosa lo stupiva.
Normalmente Van Ladden era uno di quelli che mascheravano benissimo ogni stato d'animo. Si era divertito per un po' a lasciarlo macerare... ma a questo punto lui stesso aveva bisogno di capire.
"Comandante King ci lasci soli."
Se lei fu in qualche modo spiazzata da quell'ordine non lo diede a vedere, era sempre stata in grado di scindere il piacere personale dalla carriera, e quello era un ordine del suo Capitano. Si allontanò in silenzio mentre Seldon aspettava che la porta si chiudesse alle sue spalle... e aspettando si concesse il lusso di guardare le natiche della sua concubina segnate dalla corta gonna dell'uniforme...
*Strano*
Qualcosa aveva attratto la sua attenzione poco sotto l'orlo della gonna, ma accantonò la sensazione.
"Ora mi dica Dottore."
La certezza di Seldon riguardo al fatto che lui avesse qualcosa da dire lo lasciò perplesso. Di solito non risultava essere così 'leggibile' dagli altri, anche se gli accadimenti dell'ultimo periodo sembravano dimostrare il contrario.
"Sul pianeta, quando ho deciso di raccogliere quel campione, l'ho fatto con la certezza assoluta che fosse innocuo. Non sono né un imbecille né uno sconsiderato. Quegli esseri sono stati il giocattolo di molti membri della squadra, uno su tutti il Capo Gant. Nessuno di loro ha pensato di portarne uno a bordo... questo è evidente. Non ho valutato in modo errato quelle creature... erano innocue!"
"In quel momento sicuramente erano ciò che sembravano... innocui esseri pelosi che per parte dell'equipaggio sono diventati un giocattolo ed un passatempo. Non è possibile però dimenticarsi che ora sono qualcosa di ben diverso. E lo sono per causa sua Dottore."
"Capitano io non sono tipo da 'giocattoli innocui', questa è una cosa che lei sicuramente sa dai miei file personali. Partendo da questo presupposto..." fu interrotto da Seldon.
"Se ho capito dove lei vuole andare a parare, mi permetta, ma non credo proprio lei sia il tipo che si fa manovrare."
"L'ho sempre pensato anche io Capitano... ciò nonostante davanti all'evidenza, non posso che pensare questo."
Una chiamata in entrata attivò l'interfono dell'ufficio.
Seldon diede un'occhiata perplessa prima di rispondere.
=^= Capitano ho bisogno di parlarle. =^= la voce dell'Ufficiale Politico era come sempre priva di qualunque inflessione particolare che potesse aiutare a capire o prepararsi.
=^= Sono in riunione con il Dottor Van Ladden... mi raggiunga nel mio ufficio tra... diciamo 10 minuti. =^=
Sezione ingegneria - Ore 12.05
==============================
Il Capo Gant aprì una paratia dietro la quale avevano nascosto i cinque contenitori di stasi.
Piccoli gioielli della tecnologia. Non gli interessava metterne in libertà uno in particolare... uno qualunque sarebbe andato ugualmente bene.
Per la gloria di Ptolomeus III questo ed altro.
Prese uno dei contenitori di stasi ed uscì.
Il suo piano prevedeva di disattivare il controllo di stasi e lasciarlo aperto in un posto della nave distante da quello dove sarebbero rimasti conservati gli altri quattro campioni.
Plancia - Contemporaneamente
============================
Alejana si era seduta al posto del Capitano. Non aveva mai aspirato a quella poltrona, ciò nonostante le piaceva sedercisi.
Ci si rilassò cercando di non pensare alla mano che le stava creando un notevole fastidio da qualche ora, dopo un momento accavallò le gambe, una posizione per lei naturale.
Nell'attimo stesso in cui la sua gamba sinistra si posò sull'altra una fitta dolorosa le percorse la coscia, come se il suo coltello ci si fosse infilzato. Fece finta di niente riprendendo la posizione originale.
Fece girare lo sguardo sul personale presente in quel momento in plancia. Nessuno si era accorto di niente, a suo favore aveva sicuramente giocato il colore della sua pelle... ed il fatto che sicuramente non molti l'avevano vista sofferente in passato.
Con fare indifferente fece scorrere la mano lungo la gamba fino ad infilare le dita sotto la coscia, e cone la punta delle dita si scontrò con un qualcosa che sembrava sferoidale... e 'peloso'!!!!!!
Ufficio del Capitano - Ore 12.10
================================
T'Val entrò nell'ufficio del Capitano con passo tranquillo e con il volto impassibile.
Si sedette sulla rigida sedia che Seldon metteva a disposizione degli Ufficiali, una specie di tortura alla quale li sottoponeva mentre li osservava sprofondato nella sua comoda poltrona.
Lei sembrava quasi a suo agio su quello scranno che per i più era una specie di trespolo scomodo.
"Capitano, non amo tergiversare, quindi arriviamo subito al punto. Che cosa le ha detto il Dottor Van Ladden?"
"Qual è il suo interesse al riguardo?"
"Lei sa bene qual è il mio ruolo su questa nave Capitano, quindi sa anche che se non me lo dice lei lo saprò in ogni caso per altra via... ma voglio venirle incontro. In questa specifica occasione ho bisogno di lei... - il tono di voce calcò leggermente sulla parola 'questa' a sottolineare la temporaneità dell'evento - ...Hanno volutamente distratto la nostra attenzione da Ptolomeus."
"Lei sta supponendo che il Dottore abbia portato a bordo quelle creature in modo da costringerci ad accantonare la nostra missione. Al contrario io non ne sono convinto."
"Al momento attuale non ho prove contro Van Ladden che non siano meramente indiziali. Converrà sicuramente con me che il suo comportamento non è stato in ogni caso consono a quello di un Ufficiale Imperiale. In ogni caso, ho intenzione di utilizzare tutte le mie 'armi' per controllare il Dottore e mi serve che lei ne sia a conoscenza e che il Comandante Laris sia il nostro 'controllore'. Sono certa che lei ha modo di convincerla a farci questo 'favore'..."
Ufficio del Capitano - Ore 12.25
================================
Ricardo stava palleggiando da una mano all'altra una unità di memoria
quando Laris entrò nel suo ufficio.
La donna si fermò davanti alla scrivania di Seldon con la consueta protervia.
"Mi ha fatto chiamare capitano?"
Il tono era sferzante come una frusta e a Ricardo l'immagine di lei
che la faceva schioccare provocò un breve sorriso.
Infastidita dall'espressione del capitano Laris sbottò.
"Sono molto impegnata con le analisi scientifiche...."
Seldon si alzò di scatto, con la mano sinistra chiusa attorno al chip
e con la destra serrata sotto un indice spianato come una canna di
fucile.
"NON SI AZZARDI AD USATE QUESTO TONO CON ME! LEI E' UN MIO SOTTOPOSTO,
SE NE RICORDI.!!"
La Bellatrix, investita da questa furente ondata di aggressività quasi
fece un passo indietro.
Così come si era alterato altrettanto velocemente Ricardo tornò ad un
tono più suadente.
Fece il giro della scrivania e si avvicinò a lei.
Aprì la mano sinistra e prese fra le dita l'unità di memoria,
portandola vicino al viso di Laris e facendola ondeggiare di fronte ai
suoi occhi.
"Credo che lei immagini che informazioni ci sono trascritte qui..."
Laris ne era certa. Doveva avere quelle registrazioni se voleva
sentirsi completamente libera.
"Ho un presentimento capitano.."
"Immagina bene....le vuole?
Laris stette zitta.
Seldon proseguì.
"Certo che le vuole, la mia è una domanda retorica, decisamente..."
Poi la fece sparire nel proprio pugno con il gesto di un
prestigiatore e le fece vedere le mai aperte e vuote.
La Bellatrix non mutò espressione e prima di parlare diede tutto il
tempo a Seldon di tornare dietro la scrivania.
Poi disse:
"E cosa dovrei fare io, capitano?"
"Niente di che....mi basta la sua assicurazione che ogni novità che
fuoriesce dal laboratorio di Van Ladden passi prima da me...e NESSUN
altro..." intesi?"
Laris fece un breve cenno di assenso.
Ricardo sorrise sardonico e lanciò l'unità di memoria a Laris, che la
prese al volo con uno scatto rapidissimo del braccio.
Come una frustata.
Sezione medica nello stesso momento
================================
Luther fece lentamente il giro della sezione medica, soffermandosi ora
in un angolo ora nell'altro,
come un grosso animale che marchiava il suo territorio.
*Questo luogo è mio...ho faticato troppo per averlo...non lo perderò.*
Si sedette alla sua scrivania e li rimase con una espressione
apparentemente vuota.
Sistemò tutti gli oggetti della scrivania affinché fossero tutti
perfettamente disposti e allineati con i margini della sua postazione,
paralleli alla sua attuale esigenza di ordine....di UN ordine preciso
delle cose.
Poi iniziò a tamburellare le dita sulla scrivania.
L'infermiera Lassiter stava smontando dal turno in quel momento.
Vide Van Ladden seduto alla sua postazione con una espressione fissa.
A guardarlo con più attenzione però si capiva che era percorso da una
animata riflessione interiore.
Certi suoi tratti vibravano leggermente. Lei fece a meno di chiedergli
se andava tutto bene...aveva troppa paura di lui.
Ad un certo punto vide Luther piegare un angolo della bocca in un
sorriso beffardo. Decise che era giunto il momento di andarsene e di
disinteressarsi definitivamente della cosa.
*La statua...figlio di papà...raccomandato...*
Altre volte si era trovato in mezzo ai guai, circondato dalla
convinzione che oltre all'appoggio del padre non avesse strumenti per
farsi strada in quel mondo che decisamente non era per deboli.
Chiunque in passato si era mosso basandosi su questa convinzione aveva
pagato cara questa valutazione leggera e superficiale.
Nella solitudine del suo studio iniziò a giocherellare con uno dei
suoi bisturi antichi.
*Sei nella merda ragazzone*
*Lasciami in pace*
*Guarda che lo so, e so anche che puoi ricacciarmi via quando
vuoi....quella dannata cosa che hai in testa ti permette di mandarmi via
a tuo piacimento...*
* E allora? *
*E allora se mi lasci parlare è perché hai bisogno di me...ragazzone...*
*...Continua...*
*Tu hai bisogno della mia creatività...della mia capacità di
improvvisare. Non sei così bravo in queste cose e la capacità
analitica di cui sei così dotato non ti serve a niente in questo
momento...*
*Credi che non ti conosca? Lo so che vuoi qualcosa in cambio...*
*Voglio solo divertirmi un po' insieme a te....Quaggiù può essere molto buio...*
*E quindi...?*
*Cerca di coinvolgermi di più nella tua scarna vita sessuale...vedrai
che ti divertirai di più anche tu se segui qualche mio
suggerimento...gli strumenti per diventare popolare li hai...*
*Non ho bisogno di un atteggiamento epicureo in questo momento*
* E invece si cocco...anche di questo...ma soprattutto di capire chi può
essere un alleato e di chi ti ha messo nella merda...e quest'ultimo lo
faremo pagare come sappiamo*
Nel silenzio del suo ufficio Luther poggiò il bisturi con un gesto lento .
"E allora divertiamoci"
Sorrideva.
Corridoi della nave ore 13.00
================================
Laris procedeva con passo deciso ma misurato verso la sezione medica,
quando incrociò una infermiera che da li era appena uscita.
Era impaurita.
Van Ladden suscitava timore...ma terrore.. Era successo qualcosa di sicuro...
Non modificò la velocità del proprio passo ma di sicuro era
leggermente incuriosita....paura non ne provava...sapeva mantenere il
controllo in qualsiasi frangente. Era lei che comandava.
Entrò nell'infermeria come se ne fosse la padrona ma non poté fare a
meno di avere un impercettibile momento di stupore.
Il dottor Van Ladden era seduto su di un lettino e la guardava
sorridendo come un monello che meditava uno scherzo feroce, facendo
ondeggiare le gambe.
"Comandante! Che piacere rivederla..."
Saltò giu dal lettino con una sorprendente leggerezza.
Laris lo guardò di taglio e diede parola ad una strana percezione.
"Dottore...ma in quanti siamo in questa stanza?"
Luther fece un paio di passi avanti, tenendo le braccia incrociate
dietro il corpo.
Si fermò ad un metro da lei.
Poi, girandole attorno come uno squalo iniziò a parlare con una voce,
contrariamente al solito, estremamente espressiva.
"Comandante....lei non lo sa ma ha scoperto una cosa interessante sui
nostri amici pelosi!"
Laris evitò di seguire il suo girare in cerchio e si avviò verso la
postazione di Luther, sedendosi spavaldamente al suo posto.
*Troppo diverso dal solito....ma con chi sto parlando...?*
"Sentiamo, dottore...cosa avrei scoperto?"
Luther si avvicinò alla scrivania...leggermente spostato a lato.
"Il suo comportamento con Henderson è stato rivelatorio....La decisione
e lo sprezzo con cui lo ha investito con i ragi gamma avevano qualcosa
di personale...."
Laris segiuitò a guardare Luther tra l'incuriosito e l'infastidito.
"Continui..."
"Il nostro peluche blu la ha prima ancora seguita come un cucciolo sin
qui..Per poi accettare di essere massacrato di radiazioni."
Luther incrociò le braccia sul petto possente.
"Non mi interessa che tipo di rapporto ci sia fra lei e quel che resta
di Henderson...non rientra nei miei gusti....a me piace stare sopra.."
disse chinandosi leggermente verso di lei con un sorriso, facendosi
poi improvvisamente serio ."Ma quel che è certo è che la mutazione non
cancella precedenti condizionamenti, e quindi la struttura celebrale
viene toccata in modo marginale...almeno non tanto da cancellare l'io
cosciente."
Laris ebbe un sussulto.
Era vero.
I suoi occhi per qualche momento si spostarono verso un orizzonte
scientifico nuovo.
Poi riportò la sua attenzione su Luther e rimase intrappolata dai suoi
occhi puntati su di lei, immobili, gelidi ma insieme traboccanti di
pulsioni incontrollate.
"La voce della Bellatrix si fece improvvisamente calma...vellutata.
"Lei ha in mente qualcosa, Luther."
Van Ladden si concesse di far scivolare il suo sguardo si di lei senza
nasconderlo troppo.
"Ho in mente molte cose , comandante..."
Laris si alzò e camminò lentamente verso Van Ladden, fermandosi ad una
distanza tale che lui poteva sentire il leggero tepore del respiro di
lei.
"E quindi Luther...cosa desidera?"
Luther la guardò torreggiante.
"La cosa che meno desidero rispetto alle altre, ma di cui c'è maggior
urgenza, è una valutazione dell'ecosistema di cui sono originari quei
portacipria ambulanti."
Laris sorrise, come se si fosse figurata le altre priorità della <
In fin dei conti Van Ladden sembrava dovesse essere meno freddo di
quel che si credeva, in situazioni meno istituzionali. Almeno una
parte di lui...una parte molto nascosta.
E autonoma.
Esterno della sezione medica ore 13:10
================================
Laris era appena uscita.
*Non avremo esagerato? Quella strega empatica ha capito qualcosa*
*Che pensi quello che vuole...*
*Gia...e se si fa troppo curiosa...beh gli incidenti accadono, e
successivi interventi....e...*
*Si...quante volte lo ho detto...*
"L'intervento è perfettamente riuscito, ma il paziente sfortunatamente è morto."
Luther scosse la testa con un sorriso, poi, con calma metodica iniziò
a lavorare. I monitor della sua postazione furono ben presto tutti
accesi, e a loro volta suddivisi in tutta una serie di raffigurazioni
di referti, dati, progressioni di crescita, mappe gnomiche.
*Qualcosa mi dice che qui ho tutto quello che serve per capire....*
*Lo credo anche io ragazzone...quel che ti manca è un pensiero
divergente....poi il processo logico lo farai tu.*
Lo sguardo di Luther abbracciò tutte le informazioni che aveva
davanti... sconcertato dalla loro incoerenza.
*prima che tu mi ricacci nel fondo della tua coscienza domandati....e se
tu dovessi creare una macchina da guerra biologica partendo da questi
tesserini, come faresti?*
Poi Luther rimase davvero solo, con l'intuizione di un approccio
diverso al problema.
Sezione medica ore 13:20
================================
Alejana entrò con la solita spavalderia nell'ambulatorio medico,
guardò di taglio l'unica infermiera presente e le ordinò con un cenno
inequivocabile di uscire. Poi rivolse la sua attenzione a Luther, che
nel frattempo aveva assistito alla scena quasi divertito.
Alejana però non aveva tempo e voglia di badare a questi dettagli. Si
mise davanti al dottore e lo guardò fisso.
" Lei mi deve garantire che nulla di quel che diremo adesso uscirà
dall'infermeria."
Luther la guardò con aria incuriosita.
Poi fece un cenno di assenso, forse mosso più che altro dalla curiosità .
Alejana si spogliò senza la minima incertezza e senza il minimo pudore.
Forse l'uomo non era sensibile a quella visione ma il dottore fu
attratto immediatamente da un altro particolare.
" Davvero interessante.... quindi chiunque sia stato ferito da quelle
creature subisce la contaminazione di materiale biologico alieno. Ma
la cosa davvero interessante è che lei, comandante, è stata la prima
ad essere contaminata eppure lo sviluppo della contaminazione è molto
più lento.
Lei replicò stizzita
" Mi fa piacere notare il suo interesse scientifico ma quello che mi
preme è sapere che ne sarà di me, se lei può darmi una tempistica
entro cui la trasformazione inizierà a essere incontrollabile.
Luther avvicinò un tricorder medico alla protuberanza che deturpava la
gamba dellaKing.
" Difficile dirlo, più lentamente che ad altri sicuramente, ma la cosa
davvero importante è che forse lei mi può offrire dati importanti su
tutta questa faccenda."
Alejana lo guardò con aria interrogativa ed infastidita, forse dal
tono troppo ironico del dottore.
Luther iniziò a parlare quasi più rivolto a se stesso.
" Dunque quale è la differenza principale dal punto di vista
fisiologico tra una Orioniana rispetto ad un umano?"
Sezione medica ore 13:50
================================
La capo infermiera Sanderson rientrò non appena la King, che poco
prima l'aveva cacciata, uscì si dedicò per un po' a tutte le
operazioni di routine dell'ingresso in servizio.... Controllo del
settaggio degli strumenti, verifica della fornitura di farmaci dal
deposito....Si dedicò con solerzia al suo nuovo incarico. Ora però
sembrava tutto così instabile, la fortuna del dottor Van Ladden pareva
aver voltato la faccia altrove
Non era passato poi tanto da quando lo aveva visto insediarsi al posto
di Bouvier...da quando lo aveva medicato da quella coltellata... da quando
aveva toccato quel corpo incapace di provare dolore.
Quante volte si era domandata, sola nel suo alloggio, se era solo
insensibile al dolore ...o ad altro.
Scosse la testa come a scacciare un torpore, attraversata dal pensiero
che in fin dei conti le sarebbe spiaciuto non vederlo più nella
sezione medica.
Lo guardò.
Era seduto alla sua postazione, probabilmente da un po'. Era diverso
dal solito però.
Esibiva un sorriso beato...come di chi guarda il puzzle che aveva completato.
Poi improvvisamente il dottore levò lo sguardo dai suoi studi per
fissarla sorridente.
Ellen si sentì lo sguardo di Luther addosso mentre questi si alzava e
veniva lentamente verso di lei.
Rimase immobile tenendo stretta asl petto il diario di giornata, come
se potesse proteggerla dal suo sguardo.
Sentiva che lui soppesava ogni dettaglio del suo corpo.
Le gambe ben tornite, i fianchi e il petto generosi, la vita stretta
le spalle morbide e proporzionate.
Avvampò in viso con il cuore che accelerava. E lui lo aveva notato.
Le arrivò vicinissimo, incombente.
"Miss Sanderson.....Ellen...Non ho ancora avuto modo di manifestarle la
mia soddisfazione per il suo modo di lavorare.."
Lei sorrise ma non riuscì a mascherare un tremore nella voce.
"Cerco solo di far bene il mio dovere dottore.."
Luther le fece scivolare la mano lungo il braccio fino alla spalla,
poi verso il collo e infine sulle gote.
Lei deglutì, percorsa da un brivido che non comprendeva.
Improvvisamente lui le mise la mano dietro la nuca e la baciò quasi
con brutalità.
Ellen si sentì le gambe tremare, ma un istinto quasi animale la portò
a cercare la sua pelle sotto la blusa della divisa, per poi
aggrapparsi alle sue spalle e piantargli unghie in quella schiena
nodosa percorsa da cicatrici.
Lui senza staccare le labbra da lei le mise le mani sulle natiche e la
sollevò da terra come un fuscello per poi portarla contro una
paratia. Sentì le sue gambe che lo cingevano con forza e tolse una
mano dai glutei per iniziare a frugare sotto la divisa. Lei mugolò
constatando che lui fosse insensibile solamente al dolore...e non ad
altro.
Sezione medica nello ore 14:30
================================
La sanderson se ne era appena andata e c'era del lavoro da fare prima
che la trappola venisse posizionata.
Un particolare gioco di luci restituì a Luther la sua immagine
riflessa su uno dei monitor della sua postazione.
Gli parve muovesse le labbra in autonomia.
*Grazie ragazzone di avermela fatta spassare un po' anche a me...*
*Cosa vuoi?*
*Lo sai che io salto fuori solo se tu lo vuoi...Lo sapevo che le donne
ti apprezzano in fondo...Vedi? Un paio di miei consigli....L'infermierina
gridava come un'ossessa.*
*lasciami in pace*
*Bella idea quella di usarla per raccogliere informazioni...ma se poi è
lei a tradire te?*
*Non lo farà*
*E come fai ad essere così sicuro?*
*Lei ha paura di me. Sa che se mi tradisce la schiaccio, e sa che non
è una metafora.*
*Bravo ragazzone...sono fiero di te!*
*Vattene*
*Comandi tu...ragazzone...*
Luther rimase solo, davanti al monitor. Non distingueva più il suo riflesso.
Ufficio del capitano stesso momento
================================
Ricardo annuì.
"Quindi forse davvero la statua non centra niente..."
Laris incrociò le braccia davanti a sé.
"Credo di si...anche se questo non lo esclude dall'aver calpestato ogni
norma e procedura per l'imbarco di materiale biologico estraneo "
"Questo è un elemento su cui indagherò personalmente"
Tagliò corto il capitano.
Lei constatò con un'alzata di spalle la possibilità che Seldon teneva
per sé. Quella di scaricare Van Ladden o di salvarlo.
Ricardo assunse un 'aria pensierosa.
"Quindi ricapitolando l'indizio che ci si trovi di fronte ad una
azione di sabotaggio deliberata è il comportamento di quella specie
nel suo ecosistema."
"Si, la loro forma di difesa come specie non è quella che stiamo
affrontando a bordo, ovvero l'iperaggressività e una mutazione
ultravoloce, ma la capacità di nascere sostanzialmente gia gravidi."
"ma non sarebbe possibile che i balocchi di Van Laden, sottoposti ai
suoi esperimenti abbiano sviluppato una risposta genetica che si è
espressa attraverso una mutazione?"
Laris scosse la testa con decisione.
"Una specie che basa il suo successo sulla riproduzione massiva? No,
lo escludo, e tanto meno in una sola generazione."
Il capitano alzò gli occhi verso di lei.
"Quindi Van Ladden sembra aver trovato la strada giusta..."
"Forse...o forse si sta confezionando un alibi er il fallimento della
missione verso Ptolomeus"
"Capire questo è affar mio, comandante, lei si preoccupi solo di
aggiornarmi sui progressi di Van Ladden"
"Sei lui mi rende partecipe dei suoi progressi..."
"Non mi pare che a lei manchino i mezzi per convincerlo....vero?"
Laris sorrise tagliente.
Ufficio del commissario politico ore 14:45
================================
T'Val stava esaminando ancora una volta il profilo del dottor Van
Ladden. Non perché non lo conoscesse, ma perché i curriculum degli
ufficiali erano sempre letture utili. Ogni volta saltava fuori qualche
dettaglio utile, sfumature a volte, altre volte elementi
insignificanti in altri contesti ma importanti in certi precisi
momenti.
È anche in quel caso era stato così.
Si alzò dalla scrivania e si avvicinò alla sedia destinata ai suoi
interlocutori, la distanziò leggermente dal tavolo e la abbassò. Poi
ritornò alla sua sedia.
Aspettò immobile per un paio di minuti, poi l'ospite che stava
aspettando l'arrivo.
La sagoma di Luther occupò tutta la sagoma della porta.
" Buongiorno comandante, la ringrazio di avermi ricevuto con un così
breve preavviso."
" si accomodi, dottore."
T'Val si accorse subito che c'era qualcosa di diverso nella abituale
maschera di pietra che Van Ladden in genere indossava. Non lo diede
però a vedere, celata dietro la propria espressione al tempo stesso
istante e indagatrice.
Luther si sedette, rendendosi conto subito che la sedia era stata
abbassata per farsi era seduto risultasse alto quanto l'ufficiale
politico che aveva di fronte.
Sorrise.
" Come sta il mio tappeto, dottore?"
" per ora è ancora uno dei protagonisti delle ricerche."
" E quindi, dottore?"
"E quindi appena avrò dei risultati conclusivi riferirò a tutti gli
ufficiali, lei compresa."
" Comandante, lei è in una posizione estremamente difficile, tale che
potrebbe essere addirittura accusato di sabotaggio e di essere un
fiancheggiatore dei ribelli."
Van Ladden non diede segno alcuna preoccupazione a questa stoccata.
Sembrava anzi divertito da queste schermaglie iniziali.
Di suo la vulcaniana non pareva minimamente infastidita
dall'espressione beffarda del suo interlocutore.
" La sua posizione e traballante e basterebbe una spinta nel verso
sbagliato e lei precipiterebbe nel baratro dell'infamia, facile
bersaglio per le vendette di una buona metà dell'equipaggio."
" quindi mi ci vorrebbe una spintarella nel verso giusto..."
T'Val era incuriosita dall'atteggiamento del dottore. La mobilità del
viso era molto maggiore del solito, scherzava e manifestava un
atteggiamento maggiormente empatico, ma anche meno stabile.
" Sarò chiara... i casi sono due: o lei è una astuta spia o uno
scienziato animato dall'ambizione ma assolutamente e colposamente
irrispettoso dei regolamenti imperiali. Nella seconda ipotesi la sua
idea di lavorare ad un'arma biologica di nuova concezione potrebbe
essere interessante, dico potrebbe perché un'arma incontrollabile è
inutile..
Van Ladden si appoggiò allo schienale della sedia portando le braccia
distese all'indietro e stiracchiandosi.
" La sua è un'analisi lucida e inoppugnabile, comandante...."
Improvvisamente Luther si protese in avanti poggiando le mani sui
braccioli e avvicinando il suo viso a T'val.
" Rimane da capire cosa vuole lei da me e cosa è disposta a darmi in cambio.
L'ufficiale politico non si scompone minimamente, senza distogliere lo
sguardo da Luther.
" Desidero essere aggiornata sui progressi delle sue ricerche prima di
quelli che hanno già fatto questa richiesta, che so non essere pochi"
" Noto con piacere che la mia idea è molto popolare e che nessuno
sembra voler lasciare intentata questa possibilità."
La vulcaniana lo gelò.
" Lei è ancora come si suol dire <>, dottore.... anche se le
sue indagini avessero successo potrebbe non cavarsela comunque. A lei
serve benevolenza nei confronti del suo atteggiamento rispetto alle
procedure corrette. Anche l'essere animato da nobili scopi potrebbe
non bastare a salvare la sua carriera, e forse la sua vita."
Luther sorrise.
" La benevolenza ma posso ottenere anche altrove, speravo che una
persona così addentro alle politiche dell'impero potesse avere
qualcosa di più da offrirmi."
T'Lani stette zitta per qualche istante. Poi senza mutare espressione
disse poche parole.
"Ezekiel Palox, dottore, e ora sta a lei. Faccia bene le sue scelte."
Luther per la prima volta rimase senza parole. Poi sorrise e senza
dire una parola se ne andò.
Corridoi della nave ore 15:00
================================
Miral era furibondo.non aveva neanche tolto la tuta d'assalto. Stava
andando a passi veloci, quasi rabbiosi, verso l'infermeria. Entrò a
passo di carica. Luther non fece quasi in tempo a girarsi che se lo
ritrovò vicinissimo al viso e con il volto contratto dall'odio.
" Brutto bastardo figlio papà!"
Non urlava ma se possibile le parole che gli uscivano sibilanti dalla
bocca avevano un effetto anche maggiore.
" Da quando sei arrivato ci hai causato solamente guai ed ora stai qui
a baloccarti mentre i miei uomini combattono, mentre i miei uomini
muoiono!"
Su queste ultime parole. Il braccio ad indicare la camera di stasi in
cui giaceva Polyamnia.
Luther non si scompone e si limitò a guardare il colonnello con aria
inespressiva.
" Presumo che lei sia qui per verificare l'andamento delle ricerche. E
forse anche per verificare le condizioni della sua sottoposta."
A Miral parve di cogliere una nota ironica nella parola sottoposta ma
non ci bado.
Incrocio le braccia di fronte a sé assunse un'aria di sfida.
" Allora sentiamo, cosa ha da dirmi, dottore?"
" La paziente è stabile. La camera di stasi sembra essere in grado di
contenere lo sviluppo del materiale biologico alieno, sia dal corpo
della sua sottoposta sia da altri reperti, sono riuscito a sviluppare
dei parametri che possono essere inseriti nei vostri rilevatori per
permettervi di non andare a caccia alla cieca."
Dicendo questo Lutehr gli porse una unità di memoria.
Miral gliela tolse di mano con un gesto violento e lo guardò dritto negli occhi.
" La prossima volta che tornerò qui non sarò così accomodante Dottore,
desidero avere al più presto dei risultati e non solo parametri
biologici."
" Torni pure quando vuole colonnello, la vedo sempre con piacere"
Miral era troppo su di giri per notare il breve sorriso di Luther.
Stava comunque già pensando a come organizzare le squadre per la
battuta di caccia. Ora che potevano vedere i movimenti di quelle
creature sui sensori sarebbe stata più semplice.
Anche se sapeva che potevano solo contenere quelle creature in quel
modo, certo non eliminarle
Corridoi prospicenti alla sezione ingegneria 15:10
================================
Ellen Sanderson, dopo essere passata nel suo alloggio a risistemarsi
andava verso la sezione tecnica.
Era ancora scossa...Luther era stato come una tempesta. La aveva
travolta, presa e trascinata in un vortice, tanto violento da togliere
il fiato. Non aveva mai provato questa sensazione di pericolo e
piacere insieme.
Si toccò istintivamente un fianco...le doleva...Un rossore le salì in viso
*Sciocca! Non è il momento di abbandonarsi a queste sensazioni, devo
essere brava...ho azzardato una volta a seguire Van Ladden...Lo farò
ancora.*
Tirò il fiato e dentro da dove le era stato detto di andare.
Come previsto Gant era lì.
Lui alzò la testa dal suo lavoro con l'espressione un po' stupita ma
lei esibì subito la scusa che era stato detto di usare.
" Non voglio disturbare, ho solo bisogno di un posto dove stare in cui
la statua non mi trovi."
Lui sorride complice.
" È insopportabile, vero?"
" E' un mostro, spero qualcuno gli faccia pagare il conto uno di
questi giorni. Se avessi saputo cosa significava essere la sua capo
infermiera non avrei accettato la sua proposta."
La Sanderson riuscì a mostrare un brivido da attrice consumata.
Gant annuì.
"Beh, con il guaio in cui si è cacciato non credo che la passerà
liscia. Pare ci sia la fila per fargliela pagare."
Ellen si avvicinò con aria distratta.
" Non saprei, quando sono uscita dall'infermeria andava dicendo che
aveva scoperto tutto e che avrebbe fatto venire gli ufficiali nella
sezione medica per dimostrare loro che aveva ragione, che i
responsabili erano altri."
"Davvero? Per me cerca di pararsi il culo..."
"No...lo ho visto molto convinto...peccato,...poteva essere una buona
opportunità per liberarsene..."
Improvvisamente sollevò la blusa mostrando un livido sul fianco appena
sotto il seno.
" Guarda cosa mi ha fatto....!"
Gant annuì mentre guardava forse di più il petto.
"Magari lo silurano lo stesso".
Disse carezzandole il fianco.
Lei sorrise lasciandolo fare finché, con tempismo perfetto, il suo
comunicatore né richiamo l'attenzione.
^I^ Sanderson, qui comandante Van Ladden, esco dalla sezione medica e
vado ai laboratori di poppa, mi raggiunga."
Lei si ricompose e sorrise a Gant .
" Devo andare, grazie ancora..... vienimi a trovare qualche volta!"
" Certo" disse lui.
Corridoio fuori della sezione ingegneria subito dopo
================================
Ellen sorrise. Appena fu abbastanza lontana azionò comunicatore.
"Dottore ho fatto come mi ha detto, la raggiungo in infermeria?"
^I^ No Ellen, si prenda pure un'oretta nel suo alloggio... resto io in
infermeria."
Sezione ingegneria nello stesso istante
================================
Gant pensò subito a quel che c'era da fare.Gli altri due contenitori
erano stati collocati, ora poteva definitivamente incastrare la
statua. Doveva agire in fretta, aveva non più di 20 minuti per entrare
in infermeria senza Van Ladden tra i piedi, come aveva fatto la prima
volta, cercare quelle prove e distruggerne.
10/02/2283 - Comando di battaglione
Il posto comando brulicava di uniformi nere. Gli specialisti del genio avevano collocato generatori di campo in corrispondenza di ogni apertura nelle già solidissime pareti dell'ufficio, e per ulteriore garanzia una squadra di assaltatori in tenuta EVA stazionava tutto attorno.
Il display tattico mostrava le due proiezioni canoniche della nave, con vaste aree codificate in un azzurro vivace attorno al tavolo, lo stato maggiore del 47mo studiava la situazione.
Miral esordì: "Signori, dall'analisi del primo scontro con questi esseri risultano chiari due elementi tatticamente importanti. Stoss, ci dica quali sono".
Il facente funzioni di capo di stato maggiore non batté ciglio. "Il peso preponderante del numero degli ostili e la loro anomala resistenza alle armi a rettificazione di fase".
Miral annuì. "Le esperienze e le analisi della Sezione Scientifica ci hanno fornito alcuni altri elementi. Primo, si conferma che l'armamento naturale di questi esseri è puramente materiale secondo, risultano vulnerabili ad attacchi con armi bianche".
"Ma che razza di combinazione!" sbottò Xaph. "In altre parole, dobbiamo eliminarli in corpo a corpo, e loro nel corpo a corpo ci sguazzano meglio di noi!"
"Questo non lo direi" interloquì Laitila, fresca di nomina al comando della terza compagnia. "Oltre ai faser e alle armi bianche, esistono le armi a proiettili..."
"Mia cara ragazza, sta forse suggerendo di usare armi da fuoco - o esplosivi - all'interno della nave? Mi chiedo se il Capitano Seldon sarebbe d'accordo!" Il mezzo sorriso sul volto di Stoss era apertamente sprezzante.
Laitila si accigliò e aprì la bocca per rispondere quando Miral intervenne, chiamando in causa l'ultimo comandante di compagnia. "Lei non ha detto ancora niente, Bellevue. Ci dica: se non possiamo usare armi a energia, né armi bianche, né armi esplosive, cosa userebbe lei per mettere fuori combattimento questi ostili?"
Bellevue, anche lui promosso da poco, rifletté per pochi istanti. "Mi rendo conto che il contesto d'uso è molto diverso da quello tradizionale, ma... potremmo usare le flechettes".
Miral annuì e piegò un angolo della bocca in un sorriso molto diverso da quello di Stoss. "Vedo che la sua analisi concorda con la mia, Bellevue. Stoss, ordini agli armieri di tirare fuori i lanciadardi li useremo contro gli ostili a partire dalle 15:30. E ora vediamo di decidere da dove inizieremo la bonifica della nave".
Plancia comando, ore 15:15
Seldon sedeva al suo solito posto, ponderando la situazione. Non c'erano alternative: la crisi andava risolta e subito, oppure ben presto al comando della Thunder ci sarebbe stato un altro. Ovviamente, prima della sua eventuale caduta in disgrazia sarebbe saltata la testa di Van Ladden, ma questa era per lui una ben magra consolazione.
Si chiese se la strega vulcaniana stesse brigando per fargli le scarpe, ma no, non era il tipo. Lei preferiva di gran lunga starsene a complottare al centro della sua ragnatela, tirando le fila dei suoi mille intrighi...
Rifletté che, per quanto potessero stargli sul gozzo, i MACO erano pur sempre l'unica forza imbarcata a non avere interesse diretto a sabotare i suoi sforzi. Naturalmente, se il Comando Incursori intendeva mettere in cattiva luce la Forza Pretoriana... ma avrebbero per questo sacrificato una delle loro migliori unità?
E poi c'era Alejana. Il pensiero di rimpiazzarla, per quanto l'equipaggio non fosse certo privo di belle donne, lo infastidì. Per un attimo lo colpì il ricordo dell'afrore della loro intimità, un cocktail di feromoni talmente potente che il condizionamento ambientale non riusciva a smaltirlo prima di qualche ora...
"Capitano?" lo interruppe la voce di Tawt dalla consolle tattica.
"Cosa c'è?" rispose stizzoso.
"Rilevo attività biologica anomala sul ponte 4, signore."
Seldon si drizzò sulla poltrona di comando. "Qui sotto? Dove esattamente?"
L'espressione di Tawt si fece incredula, poi allarmata.
"Esattamente qui sotto!"
Una minacciosa palla di pelo azzurro scelse quel preciso istante per erompere da una griglia e rotolare verso l'ufficiale più vicino.
Infermeria, nel frattempo
Gant si era messo al lavoro metodicamente e rapidamente, ma con le orecchie tese. Improvvisamente si irrigidì, alzando la testa in direzione della porta. Un lieve ticchettio di tacchi si avvicinava.
Con due balzi si portò dietro un bioletto di contenzione, estraendo l'agonizzatore. Con un sospiro, le porte si aprirono, e il calpestio dei passi si fece più vicino ma più incerto.
"Dottor Van Ladden...?" La Laris! Che insperata fortuna per gettare ulteriore discredito sul medico...
Gant attese fino a quando non fu certo che i passi stavano dirigendosi verso la scrivania di Van Ladden, poi silenziosamente si alzò in piedi e puntò l'arma alle spalle della betazoide.
Bellatrix percepì qualcosa all'ultimo momento, ma era troppo tardi per girarsi: la scarica di energia, regolata per la perdita istantanea della conoscenza, la colse senza che potesse vedere di chi si trattasse.
Gant si avvicinò al corpo esanime della scienziata e l'afferrò sotto le ascelle per trascinarla al più vicino lettino.
"Bravo, Gant" lo complimentò la voce beffarda di Van Ladden. Il tecnico restò per un attimo raggelato alla vista del massiccio medico che usciva da una camera di stasi inattiva. "Sei stato in gamba come sabotatore, ma l'idea di gettarmi addosso anche l'omicidio della Laris denota un'intelligenza da cospiratore nato. Peccato che adesso finirai in camera di tortura..."
Gant premette il pulsante di sparo, una volta, due volte. Il sorriso di Van Ladden si allargò in una sonora risata.
Con uno scatto, Gant estrasse il pugnale d'ordinanza e lo puntò alla gola della Laris ancora svenuta.
"Non un passo in più o le taglio la gola!"
Van Ladden lo guardò con uno sguardo dolorosamente incredulo.
"Adesso invece mi deludi, Gant. Perché mai la cosa dovrebbe preoccuparmi?"
E con quelle parole, Van Ladden scattò in avanti.
Ufficio Fedeltà, poco dopo
Era giunto il momento di passare all'ultima fase del piano. T'Val sedette alla sua scrivania, nella stanza pressoché vuota che usava come ufficio, dominata alle sue spalle da un ritratto dell'Imperatore e dall'emblema della Commissione Imperiale per la Fedeltà.
Sul quadro dei controlli premette il pulsante ostentatamente marcato "isolamento", poi tirò fuori da una delle numerose tasche interne della sua uniforme ciò che appariva come un normale chip isolineare. Fece scorrere il polpastrello dell'indice sinistro tutto attorno all'orlo fino a quando un puntino luminoso giallo brillò per tre volte in rapida successione. Ora davvero al sicuro dai circuiti spia che la sezione Ingegneria installava con futile regolarità, la vulcaniana premette un punto specifico del chip. Il punto luminoso tornò a mostrarsi, ma stavolta rimase fisso per diversi secondi.
L'ufficiale politico inarcò un sopracciglio.
Premette nuovamente, con cura se possibile ancora più meticolosa di prima, il punto esatto che le interessava.
La spia luminosa ripeté il suo segnale.
L'indice sinistro di T'Val seguì in senso inverso l'orlo del chip, riportando quel gioiellino d'ingegneria al suo stato originale.
Disattivato anche l'isolamento "ufficiale", T'Val attivò il comunicatore.
"Comune di prima classe Telok, a rapporto."
^!^ Qui Telok. ^!^
"Telok, ascolti. /Spunau bolayalar t'Wehku bolayalar t'Zamu il t'Veh/. Ripeto, /Spunau bolayalar t'Wehku bolayalar t'Zamu il t'Veh/."
Un lieve scatto metallico segnalò l'interruzione della comunicazione.
T'Val si appoggiò all'indietro sullo schienale della poltroncina e aspettò.
Sezione logistica
"Ma chi era? E in che lingua parlava?" chiese Zoran, stupito.
"Era T'Val, e parlava in vulcaniano," rispose Telok, con voce stranamente sommessa e monocorde.
Allarmato, Zoran si volse, trovandosi di fronte a un'arma spianata.
"Che significa? Telok, fratello mio!"
Un dardo di luce sottile come uno spillo partì dall'arma.
Sul volto di Zoran passò un'espressione di incredulo stupore, che trascolorò in una di subitanea comprensione e quindi si congelò in una smorfia di dolore. L'uomo cadde in ginocchio, portando le mani al petto a coprire la piccola bruciatura lasciata dal colpo, poi si accasciò all'indietro.
"Significa /Le// esigenze ///dei molti/// contano più di quelle dei pochi/, fratello".
Telok rinfoderò l'arma e uscì, senza più degnare di uno sguardo il compagno cospiratore morto.
Stiva 1, ore 15:30
"Forza, forza, FORZA!" I sottufficiali si sgolavano a inquadrare i MACO, ognuno dei quali, al posto del consueto faser d'assalto, brandiva un'arma dall'aspetto tozzo e antiquato, dalla canna di grosso diametro svasata all'estremità.
Il colonnello Miral osservava la scena da una passerella sopraelevata. Il piano operativo era molto semplice ogni ponte sarebbe stato spazzato da due compagnie, una in linea a bonificare il fronte d'avanzata e una scaglionata in profondità a eliminare eventuali superstiti e tentativi di rientro dagli altri ponti. Le compagnie che ora stavano per bonificare il ponte 16, una volta ricevuto il segnale dai commilitoni che il ponte 15 fosse stato a sua volta ripulito, sarebbero salite al ponte 14 e così via.
Ad ogni nuovo ponte le due compagnie si sarebbero alternate nei ruoli.
"Come sempre, più semplice è il piano, meno cose possono andare storte" pensò Miral.
Gli ultimi MACO stavano ancora armandosi, ma le compagnie di Stoss e Bellevue erano al completo.
Stoss alzò la testa verso la passerella e colse il cenno di Miral.
Portò il pugno al torace, e attese che l'andoriano rispondesse al saluto poi si volse a guardare i suoi assaltatori e diede l'attenti.
"Avete i vostri ordini. /Miralnu makrani/... avanti!"
La prima compagnia si mosse. Con la tranquilla scioltezza data da lunga pratica, nonostante le ingombranti tute protettive, gli uomini si divisero per plotoni, poi per squadre, e scomparvero dalle uscite della stiva.
A sua volta, il capitano Bellevue salutò e diede l'ordine, e la seconda compagnia seguì la prima nelle viscere della Thunder.
Miral osservò ancora per qualche attimo i ranghi delle altre due compagnie, poi si volse al sottufficiale al suo fianco.
"Andiamo, maresciallo. Si torna al comando ad aspettare notizie".
Infermeria
La porta si aprì con il solito soffio. Telok guardò con distacco la scena che gli si parava davanti. Bellatrix Laris giaceva in una pozza di sangue, che le intrideva anche tutto il davanti dell'uniforme, uscendo da una vasta ferita alla gola. Non lontano era disteso il corpo esanime del dottor Van Ladden, apparentemente intatto salvo per un filo di sangue uscito dalle orecchie. Appoggiato di schiena a un bioletto, con la testa ciondoloni, Gant respirava con un rumore raschiante.
L'uomo si accucciò vicino al sottufficiale.
"Che è successo, Gant?"
"Hhhhh... non so perché... con la statua l'agonizzatore non sembrava funzionare... hhhhhhhh... alla fine Van Ladden è crollato, ma mi aveva già spezzato il collo... hhhhhh... ammazzali tutti e due... hhhh"
Telok annuì fra sé, poi prese la testa di Gant fra le mani e diede una violenta torsione.
Aprì il comunicatore.
"Comandante T'Val, qui Telok."
Ponte 2, poco dopo
Con un'ultima occhiata, Seldon giudicò l'avvicinamento dei triboli che non si erano fermati a dilaniare gli addetti alla postazione tattica e a quella scientifica spintonò l'addetto alle comunicazioni oltre il varco, chiuse la porta stagna con una manata ai controlli e la bloccò in posizione di chiuso.
"Capitano, e adesso?" chiese sgomento il giovane guardiamarina.
Il deltano tacque per qualche istante, cercando un'alternativa che non si rivelasse ancora più disastrosa di come già non fosse la situazione.
Fu costretto ad ammettere che la perdita della plancia poteva essere la goccia che faceva traboccare il vaso.
Senza nemmeno rispondere, aprì il comunicatore.
"Seldon a Miral. Colonnello, mi riceve?"
^!^ Forte e chiaro, capitano. Le operazioni di bonifica della nave sono iniziate da pochi minuti, e conto di poterle restituire il controllo dei due ponti inferiori entro mezz'ora al massimo. ^!^
"Non è per quello che la chiamo. I triboli si sono infiltrati in plancia, e siamo stati costretti a ritirarci, È vitale che si riprenda subito il controllo!¨
^!^ Se posso chiedere... come mai tutta questa urgenza, Seldon? Nel giro di poche ore la nave sarà completamente ripulita da questi mostriciattoli."
"Questa zona di spazio è piena di distorsioni e rischi per la navigazione. Senza Aokawa o uno dei suoi ai controlli, rischiamo di andare a sbattere contro qualche anomalia spaziale o di sfiorare troppo da vicino qualche stella. Le chiedo formalmente di distaccare un reparto per assisterci nella riconquista della plancia."
^!^ Molto bene. Non ho reparti di cui poter fare a meno verrò io stesso col plotone comando. Dove la raggiungo?
"Ci siamo ritirati sul ponte 2, in direzione dell'osservatorio. Siamo rimasti in tre."
^!^ Tenete duro, arriviamo. Miral, chiudo.^!^
10/02/2283 - ponte 2
Non si sentiva niente. Nessun rumore. Nessuno, a parte il consueto ronzio
dei sistemi della nave.
E non potevano fare altro che aspettare.
Ricardo Seldon strinse i pugni, bestemmiando. Respirò a lungo, cercando di
calmarsi e riflettere. In fondo, quel silenzio poteva essere rassicurante.
Voleva dire che i pelosetti non erano ancora riusciti ad attraversare i
portelli che portavano a quell'area, e che avevano bloccato alle loro
spalle, durante la fuga dalla plancia. Ma non si sentiva nemmeno rumore di
combattimenti attorno a loro. Che cosa diavolo stavano facendo i MACO? Miral
avrebbe avuto delle spiegazioni da fornirgli non appena fosse riuscito ad
arrivare!
Il suo faser era quasi scarico, inutile come un pezzo di ferraglia, e sapeva
che quello di Aogawa era altrettanto inutile. Negli armadi da cui pendevano
le tute EVA non aveva trovato assolutamente niente che potesse aiutarli. Al
di là della paratia, c'era solo lo spazio. Non avrebbero avuto altro posto
dove fuggire, quando i pelosi fossero arrivati... SE i pelosi fossero
arrivati, si costrinse a pensare.
Di fronte a lui, c'erano i soli due superstiti dell'equipaggio di plancia.
Il ragazzo delle comunicazioni era stato morso più volte alle gambe.
Nonostante questo, era riuscito ad infilare la porta della plancia prima che
lui ed Aogawa potessero bloccarla. Seldon si chiese quanto ci sarebbe voluto
perché l'infezione facesse il suo corso... Il ragazzo alzò gli occhi,
incrociando il suo sguardo. Con uno sforzo, si tirò sul gomito, mettendosi
con le spalle alla paratia. Il suo sguardo era nero, quasi
di sfida. Non sembrava avere paura, anche se i capelli scomposti erano
intrisi di sudore. Seldon si accorse che il guardiamarina aveva stretto le
dita sull'impugnatura del suo pugnale. Quel ragazzo era troppo arrogante
per i suoi gusti, pensò Seldon. Come diavolo aveva fatto a sopravvivere
finora senza essere notato?
"Signore?" - il capitano si voltò verso Aogawa. Il tono del navigatore era
allarmato, e Seldon si tese, aspettando le brutte notizie.
"Stanno arrivando?" - domandò.
"No... Non ancora"
"Cosa, allora?" - abbaiò Seldon.
"Sono riuscito ad interfacciarmi al sistema di comunicazione interno con il
mio tricorder... In modo, almeno, da sapere se quegli animali si stavano
avvicinando alla nostra posizione"
"E allora?
"Non capisco, signore..." - disse, esitante - "Sarà meglio che guardi lei!"
Seldon passò il faser nell'altra mano, e prese l'oggetto che il timoniere
gli porgeva. Fissò il piccolo monitor.
"E' la sala ingegneria!" -
Seldon sentì le labbra disseccarsi. Non avrebbe mai creduto di provare
qualcosa del genere, in vita sua, per quante cose assurde e feroci avesse
visto. Era la sala ingegneria della sua nave, certo... Era il suo
equipaggio, quello che vedeva, certo. Certo? No, non ne era affatto certo,
per la miseria! Poteva riconoscere alcuni dei suoi. Ma non erano più i suoi.
I loro abiti erano a brandelli. Dalle lacerazioni, spuntavano pesanti
boccoli azzurro cielo.
E continuavano a lavorare.
I loro corpi sussultavano leggermente, a scatti, passando da una postazione
all'altra. Le teste ricoperte di pelo erano chine sui monitor della nave.
Uno degli uomini si voltò, la telecamera inquadrò per un lungo istante il
suo sguardo azzurro.
Perso.
Quell'uomo era perso.
Qualcosa, nella mente probabilmente ricordava ancora l'addestramento. Il suo
corpo continuava a premere i pulsanti in sequenza, come aveva fatto mille o
diecimila volte nei mesi precedenti. Ma non era più lui a governare il suo
corpo.
Seldon spense il tricorder. Adesso capiva perché la nave era così quieta.
Alzò lo sguardo sul ragazzo. Lui incrociò i suoi occhi e gli comparve
dentro un improvviso lampo di paura. Sarebbe stato anche lui...? Quanto ci avrebbe
messo?
Se non altro, osservandolo avrebbero saputo cosa aspettarsi, e quanto
aspettare prima di... Seldon alzò il faser, controllando la linea della
carica. Appena sufficiente, pensò...
S'irrigidì. Che cosa...?
Aogawa balzò in piedi, guardando verso la porta. Seldon d'istinto lo imitò,
poi si rese conto che il suono che li aveva allarmati non veniva dal
portellone bloccato...
"Che... Che cos'è?" - domandò Aogawa.
Seldon scosse la testa. Fosse dannato se lo capiva. Abbassò gli occhi verso
il ragazzo. Il bianco dei suoi occhi stava virando verso l'azzurro...
"Così in fretta?" - mormorò Seldon. Era stato morsa non più di
un'ora prima. Forse una mutazione del contagio, che rendeva più rapida la
trasformazione?
Scambiò uno sguardo con Aogawa.
Quindi puntò il faser e glielo scaricò sul petto.
Plancia.
Contemporaneamente.
Non riusciva a capire.
Miral regolò il comunicatore, passando da una frequenza all'altra. Inutile. Tutte le frequenze sembravano essere intasate da strani suoni inarticolati. Cinque note, costantemente ripetute. Si strappo' l'auricolare di dosso, scagliandolo via.
Che stava succedendo?
Pochi istanti prima, erano sbarcati in plancia. In tutti i corridoi, avevano dovuto combattere per ogni centimetro.
In plancia, non avevano trovato che cadaveri.
Poteva vedere di fronte a sé gli uomini nelle uniformi nere guardarsi attorno, disorientati, nella plancia resa spettrale dai cadaveri dilaniati.
Con la coda nell'occhio colse un movimento, e si rimise istantaneamente in guardia. Da sotto la poltrona centrale un pelosetto digrignò i denti, trascinando una invisibile zampa. Miral non perse tempo e lo inchiodò con una freccia. Tese le antenne, sentendo un rivolo gelido penetrargli nella divisa. Dove diavolo erano i suoi compagni? E come avevano fatto quei dannati animali ad infiltrarsi nelle loro comunicazioni? Si azzardò a lanciare uno sguardo verso il monitor delle comunicazioni. Era libero, in apparenza.
In apparenza, si ripeté.
Scambiò un cenno con Bellevue, che si strappo' a sua volta l'auricolare e si mise di guardia fronte alla grata. I corpi bruciacchiati dei pelosi mostravano che erano sbucati da lì in primo luogo. Potevano farlo un'altra volta.
"D'accordo..." - mormorò Miral. Forse era il caso di pensare a Seldon.
Infermeria, pochi minuti prima.
Doveva... Si, c'era qualcosa, qualcosa di importante che doveva fare.
Cosa... Non capiva. Non riusciva a ricordare. C'era uno strano odore, che
allarmava tutti i suoi istinti. Bruciato.
Fumo?
Attraverso le palpebre, filtrava ai suoi occhi una luce fredda e liquida,
come dal fondo di uno stagno. Con uno sforzo, Van Ladden si immerse in
quella luce, cercando di mettere a fuoco gli oggetti attorno a lui.
No, non era fumo l'odore che sentiva. Era l'odore di ozono, di polvere
bruciata. Qualcuno aveva appena sparato.
Faser.
Un'ombra si protese su di lui. Van Ladden istintivamente alzò le braccia,
afferrando l'essere alla gola. Lo strinse, chiamando a sé tutte le le forze
per spezzare il collo all'essere.
"Calma, dottore!" - intervenne una voce - "Telok mi serve ancora!"
L'uomo si voltò, ma non lasciò andare l'altro.
"Lei... Comandante T'Val!" - emise.
La donna era in piedi, vicino all'altro lettino diagnostico. Sul lettino,
Van Ladden identificò il corpo di Bellatrix Laris, ancora priva di
conoscenza.
"Sono lieta di scoprire che il piccolo problema da lei appena avuto non ha
influito sulla sua memoria tanto da non riconoscermi" - rimarcò la
vulcaniana, muovendo un passo nella sua direzione - "Adesso, vuole
cortesemente lasciare andare Telok? Preferirei evitare di farle perdere i
sensi un'altra volta per salvarlo... Come ho detto, mi serve ancora!"
"Perché no?" - disse il dottore. Lasciò andare il vulcaniano, che si
aggiustò la giubba e fece un passo indietro per permettere alla donna di
accostarsi a lui. - "In fondo non è lui che voglio"
"Se è Gant che vuole, temo di averla anticipata" - disse Telok, accennando
in direzione del pavimento. Van Ladden si sporse, per vedere il corpo
dell'uomo sul pavimento. La testa di Gant era dislocata in maniera
innaturale. Non ci sarebbe stato bisogno di un'autopsia per capire che il
vulcaniano gli aveva spezzato il collo, esattamente come lui aveva tentato
di fare allo stesso Telok appena pochi istanti prima.
"Peccato... Una morte fin troppo pietosa per lui"- commentò - "Per di più,
adesso non potrà dirci più niente"
T'Val lo aiutò a tirarsi a sedere sul lettino. Van Ladden perse un istante
per controllare i valori che comparivano sulla testata del lettino
diagnostico. Non dicevano nulla di buono, ma non poteva farci molto al
momento.
"Non ha molta importanza, dottore" - disse T'Val - "Gant difficilmente
avrebbe potuto dirci qualcosa in più di quanto possa dirci Telok"
Il dottor Van Ladden lanciò un'occhiata indagatrice al vulcaniano:
"Lui?"
"Sono un agente dei Servizi Segreti Imperiali, dottore" - disse Telok - "Il
mio compito, negli ultimi tre anni, è stato quello di infiltrarmi
all'interno di una cellula terroristica che a sua volta era riuscita ad
infiltrare la Flotta Imperiale"
"E non è riuscito ad impedire che questi terroristi riuscissero a compiere
un attentato contro la nave più importante della Flotta Imperiale?"
Telok scrollò le spalle.
"Non era quello il mio compito"
"Non era quello il suo compito?" - ripeté Van Ladden incredulo.
"Quanto sa dei metodi dei Servizi Segreti, dottore?" - domandò l'ufficiale
politico.
"Non c'è molto che abbia voglia di sapere" - rispose. Si alzò in piedi, a
fatica. Anche se non poteva provare dolore, i danni che Gant aveva procurato
al suo sistema neurale erano sufficienti a farlo barcollare. Allungò una
mano verso lo scaffale per prepararsi un ipospray. Poi poteva pensare a
Bellatrix... e al resto, rifletté.
"Atteggiamento salutare, il suo" - commentò T'Val - "Comunque, quando un
agente come Telok viene utilizzato come infltrato, i Servizi hanno cura non
solo di fornirgli un nome ed un passato plausibili, ma anche dei ricordi
plausibili. Telok, fino al momento in cui non avesse sentito il comando post
ipnotico che gli avesse ricordato chi era, sarebbe stato convinto
sinceramente di essere un terrorista e si sarebbe comportato di conseguenza"
"Un sistema per evitare di rivelarsi accidentalmente?"
"O anche non accidentalmente. Ci sono anche vulcaniani e betazoidi fra i
terroristi. Sistemi come la fusione mentale vulcaniana o anche la tortura
non farebbero niente ad uomini come Telok. I ricordi impiantati
impedirebbero di scoprirlo, a meno che non riuscissero a trovare nella mente
dell'agente la frase - l'unica - che innesca la memoria reale"
"Il gruppo di cui faceva parte anche Gant era piccolo, ma pericoloso" -
aggiunse Telok - "Ne fa parte un ex schiavo vulcaniano, un certo Kaleb...
Maledettamente intelligente. Sono anni che riesce a sfuggire alla cattura.
Il mio compito era arrivare a lui, e distruggerlo assieme ai suoi. Ma il
comandante, qui, è stata costretta ad intervenire sulla mia programmazione
prima che io potessi compiere la mia missione"
"Se i terroristi fossero riusciti a bloccare questa nave prima dell'arrivo a
Ptolomeus III, difficilmente lei avrebbe potuto compiere la sua missione,
Telok" - intervenne secca T'Val.
L'uomo non commentò, e si limitò a chinare leggermente il capo.
"Uhm" - assentì Van Ladden. Dal lettino sul quale era distesa Bellatrix
Laris si sentì un sospiro che assomigliava ad un lamento. L'uomo si accostò
al suo lettino, fingendo di controllarne i valori sui macchinari.
"Tutto questo è molto interessante... O lo sarà per i Servizi della Flotta.
A me interessa invece sapere se lei" - puntò un dito contro il petto di
Telok - "ha una vaga idea del modo per disinfestare la nave da quei
maledetti parassiti che hanno portato a bordo... Perché siete stati voi a
portarli a bordo, vero?"
"Quelli geneticamente modificati dal nostro groppuscolo, si" - ammise
Telok - "Non tutti. Alcuni sono stati effettivamente modificati dai suoi
esperimenti, e su quelli non abbiamo alcun controllo."
"Un momento... Vuol dire che abbiamo un controllo almeno su una parte di
quei parassiti?"
Telok assentì:
"Gli animali, modificati secondo gli appunti di uno scienziato dimenticato
da molto tempo chiamato Palox, hanno un codice inserito nella loro
programmazione. Sono programmati per rispondere ad un richiamo"
"Un richiamo?" - domandò Van Ladden
"Una sequenza di note" - confermò Telok - "Per la precisione, le cinque note
iniziali di una antica ballata di Ptolomeus III, suonate da un'arpa
vulcaniana"
"Questo non aiuterà a salvare la parte dell'equipaggio già contaminata" -
notò Van Ladden, cercando di non far trapelare il proprio sollievo. Il
capitano non avrebbe potuto salvare la sua favorita, non senza che lui
trovasse un vaccino per i contagiati.
"E' il motivo per cui abbiamo avuto cura di svegliarla subito, dottor Van
Ladden" - sottolineò T'Val, guardando ostensibilmente verso la figura distesa di Bellatrix Laris - "Credo che avra' bisogno di lei, non e' vero...?"
Quindi fece un accenno a Telok - "Noi andiamo ad
occuparci del richiamo. Credo che il capitano sia molto ansioso di vedere la
sua nave liberata dai parassiti!"