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ISS THUNDER - MISSIONE 03 RSS ISS THUNDER - Missione 03

03.00 " Il dolore della nascita "

di Alejana King, Pubblicato il 13-11-2014

ISS Thunder - Infermeria - Laboratorio analisi - Ore 17.00

Dottor Van Ladden.
Infine la comunicazione ufficiale era arrivata... e la sua scalata verso
l'alto aveva fatto un incredibile salto in avanti. Difficilmente Luther
si lasciava andare a pensieri collaterali mentre eseguiva qualche
esperimento, ma la conferma 'imperiale' della sua assegnazione era
ancora relativamente recente.
Quindi ogni qualvolta si apprestava ad usare il suo bisturi provava un
moto di compiacimento all'idea di farlo nella 'sua infermeria'.

Sul tavolo del laboratorio, immobilizzato da due legature metalliche che
lo penetravano ancorandolo al piano sottostante, stava il suo ultimo
giocattolo.

Difficilmente si poteva parlare di noia a bordo di una nave della Flotta
Imperiale, ancora di meno sulla Thunder, dove gli intrecci tra i membri
dell'equipaggio erano più raffinati e più complessi di quanto succedesse
altrove. Sulla nave si percepiva il rispetto per Seldon, sopratutto dopo
l'avventura nell'altro universo, rispetto per le sue capacità di
sopravvivenza e per la sua fortuna sfacciata... cosa che non guastava se
si desiderava restare vivi a lungo.
La conseguenza era che creare dei gruppi di contrapposizione al suo
potere diventava un lavoro difficile, pericoloso... e doveva essere
fatto con sagacia... e ad averne tanta quanta Seldon non erano in molti.

In questo quadro la King era guardata con sospetto in quanto sfuggiva
agli standard di comportamento degli ufficiali imperiali.
Pareva sinceramente affezionata al suo amante, e questo se da una parte
inibiva gli altri membri dell'equipaggio dal coinvolgerla
propositivamente ed attivamente nelle loro trame, dall'altro li buttava
nel panico quando era lei, per qualche motivo oscuro e non
comprensibile, a 'darsi da fare' all'ombra del deltano.

Mentre questi pensieri gli si affollavano nella mente il medico
continuava a punzecchiare la sua cavia con il bisturi, facendo
fuoriuscire piccole stille di liquido di un intenso colore blu e di
consistenza lattiginosa dalla superficie di quella che poteva essere
considerata la pelle della creatura.

Noia infatti negli altri membri dell'equipaggio non c'era, ma lui era
diverso. Lui aveva bisogno di altri svaghi al di là della mera trama a
scopi di scalata sociale e sopravvivenza. Quindi, quando durante una
breve visita ad un pianeta si era ritrovato tra i piedi quell'essere,
prenderlo e metterlo nella borsa era stato semplice.
Somigliava vagamente ad un istrice, ma coperto di lanugine invece che di
spine.

Quando erano risaliti a bordo con la navetta nessuno si era avvicinato a
lui per chiedere se aveva qualcosa da controllare, non osavano
avvicinarsi troppo sia per la stazza sia per la sua fama che si era
rapidamente diffusa a bordo dopo la morte di Bouvier.

Lo aveva rasato, fino a portare alla luce una specie di verme obeso, che
aveva poco a che vedere con la forma sferoidale dell'essere coperto di
pelo. Somigliava vagamente.... sì ad un uovo di struzzo, anche se più
piccolo della media.

Lo aveva fissato al tavolo trafiggendolo con due fermi metallici, e
dalla creatura era uscito uno stridio fastidioso al suo udito.
Nei giorni successivi poi si era divertito a fare una serie di esami,
più o meno invasivi alla creatura, ed aveva anche registrato i suoi
stridii... erano particolarmente difficili da sopportare anche per
lui... e quindi potenzialmente potevano essere 'divertenti da usare'.

"Bene creatura. Mi sono stancato di te. Oramai sei diventato più noioso
di una seduta in palestra, oggi farò gli ultimi esperimenti e dubito che
sopravvivrai... - la pelle della creatura si increspò, come la
superficie del mare increspata dal vento - ...sembra quasi che tu
capisca le mie parole. Per essere un creatura dal cervello così
primitivo, per essere praticamente una stupida massa che nella vita ha
il solo scopo di mangiare e riprodursi fingi bene."

Ed il bisturi calò lentamente sull'essere, una striscia dopo l'altra
vennero staccate e riposte in diversi contenitori da laboratorio,
complessivamente quindici campioni si crearono sotto il suo bisturi.
Il volto di Luthers solo leggermente infastidito dai primi brevi stridii
di dolore che ben presto svanirono per lasciare lo spazio al solo rumore
attutito dei pezzi di 'carne' che sbattevano sul fondo dei contenitori.

Terminata la dissezione Luther raccolse il vassoio e si spostò poco
lontano, dove aveva posizionato una teca stagna trasparente al cui
interno aveva già predisposto una serie di contenitori con le sostanze
che aveva selezionato precedentemente.
Posizionò il vassoio al suo interno.
Chiuse la camera stagna e la sigillò.
Si spostò quindi sull'altro lato, dove poteva lavorare tramite dei
bracci metallici comandati dall'esterno del contenitore... in piena
sicurezza.
Con pochi gesti settò la registrazione dei sensori, due ore sarebbero
bastate. Voleva che tutti i dati fossero registrati, anche l'audio ed il
video dell'esperimento. Attivò la registrazione e poi si mise al lavoro.
Un contenitore dopo l'altro.

Il primo contenitore, una piccola scatolina isolata termicamente
dall'esterno.
Aperta. Il contenuto, anidride carbonica allo stato solido, gettato sul
primo campione.

Il secondo contenitore. Un liquido apparentemente innocuo.
Cloro in forma liquida versato sul secondo campione fino a ricoprirlo.

Il terzo contenitore. Acciaio liquido. Poche gocce in un contenitore
termico.
Lasciate cadere al centro del terzo campione.

Quarto contenitore. Metallico chiuso.
Una pallina minuscola posizionata esattamente al centro del campione.
Cobalto.

E poi avanti ancora... ed ancora... fino a coprire tutti e 15 i campioni.

L'ultimo, trasparente pieno di sodio metallico ridotto in piccoli pezzetti.
Una piccola quantità gettata sul quindicesimo campione.

Alla fine Luther ritrasse le mani dai comandi, soddisfatto del lavoro
svolto.
Lasciò proseguire la registrazione, c'era ancora qualche attività da
registrare e si sarebbe comunque interrotta da sola di lì ad un'ora circa.
Uscì dal laboratorio chiudendo la porta dietro di lui e si diresse verso
il suo alloggio.



ISS Thunder - Laboratorio - Ore 23.00

All'interno della teca trasparente i fenomeni più eclatanti di reazione
alle sostanze chimiche si erano conclusi da molte ore.
Il campione su cui era stato gettato il sodio sembrava oramai una
spugna, colmo di crateri più o meno profondi, dove l'acqua era stata
sottratta.
Il campione immerso nel cloro aveva assunto una colorazione celeste, a
causa del derma diventato quasi trasparente.
Il campione su cui l'acciaio liquido era stato fatto gocciolare
presentava una enorme cavità bruciata ed annerita.

Il campione su cui Van Ladden aveva lasciato cadere l'anidride carbonica
allo stato solido, di fatto portandolo al congelamento, aveva assunto un
colore bianco latte.
In centro a quel candore una macchia blu. Immota.

Poi un'improvvisa contrazione appena percettibile e poi una vera e
propria pulsazione come di un cuore che cerca di riprendere a battere.
Per lunghi minuti tutto rimase immoto nel laboratorio analisi e poi
un'altra pulsazione.

Una macchia blu pulsante al centro del campione... era vivo!



ISS Thunder - Laboratorio - Ore 24.00

La macchia blu continuava a pulsare, oramai il ritmo era costante e
sostenuto.
Accanto a lei il campione spugnoso stava vibrando in preda agli spasmi.



ISS Thunder - Laboratorio - Ore 01.00

Altri campioni si stavano risvegliando. In una danza macabra, come corpi
mutilati si espandevano e contraevano, allungandosi per toccare le
pareti delle piccole prigioni.
Pulsavano piano e poi ciclicamente crescevano.
Riprendevano ad allungarsi per capire e conoscere il luogo del dolore.



ISS Thunder - Laboratorio - Ore 03.00

Il campione sottoposto al freddo aveva oramai le dimensioni della
creatura originale. Era uscito da tempo dal contenitore che lo aveva
visto nascere. Aveva lentamente percorso tutta la cella più grande,
misurandola, controllandola, cercando di conoscerla.
Un pensiero in forma di immagini passò da uno all'altro, alcuni erano
ancora piccoli, e le immagini di dolore e sofferenza erano le più vivide
nella loro mente ancora in fase di crescita.

Dolore, luce accecante, stridii, contrazioni del corpo e separazione
immediata, bruciante di angoscia.

Le immagini correvano da uno all'altro, una comunicazione immediata e
violenta.



ISS Thunder - Laboratorio - Ore 05.00

I campioni erano oramai divenute creature nuove, diverse dal genitore
soprattutto nella natura dei loro pensieri.
Erano nati nella violenza e nella paura tanto quanto il loro genitore
era nato nella serena tranquillità di un lauto pasto.
Avevano esaminato lentamente la teca, ognuno di loro aveva passato agli
altri il suo sapere, ed alla fine si erano aperti un varco usando gli
stessi reagenti che erano stati usati su di loro.
Uno alla volta uscirono dalla teca... ognuno di loro trovò la strada
verso il mondo esterno.

Pochi istanti dopo l'unica cosa rimasta nel laboratorio era una teca
contenente alcune boccette vuote di vario genere.
Sul fondo della teca un foro.
Nell'aria un odore acre.
Nessun segno di vita.



ISS Thunder - Alloggio del Dottor Van Ladden - Ore 06.00

Come sempre si era svegliato presto, retaggio dell'infanzia che non
riusciva a togliersi di dosso.
Come sempre sarebbe andato in palestra, anche se giudicava la cosa
estremamente noiosa, ma doveva mantenere il suo corpo al massimo della
capacità possibile.
Per lui che non provava dolore essere in forma, in tutti i sensi, era
l'unico modo per sopravvivere abbastanza sicuro.
Potevano torturarlo senza che lui provasse dolor fisico, ma questo non
l'avrebbe salvato dalla morte. Con l'aggravante che solo il dolore può
dare idea di quanto vicino si possa alla fine.
Per lui quindi, mantenere il corpo in piena salute, ed aumentare la sua
resistenza allenandolo quotidianamente, era un modo non per prolungare
un'eventuale agonia, ma per essere certo di non soccombere... e la cosa
seppure necesseria lo annoiava profondamente.

* Avrei potuto mantenere attiva la registrazione dei sensori. Avrei
avuto modo di divertirmi stamattina, dovrò trovare altro da fare. *

Si infilò rapidamente gli abiti che usava per l'allenamento ed uscì


ISS Thunder - Alloggio del Capitano Seldon - Ore 06.30

Alejana si stava svegliando lentamente, sentiva dietro di lei Ricardo,
con il mento affondato tra i suoi capelli poco sopra l'orecchio.
Russava lievemente.
Raramente si lasciava andare ad un sonno profondo, anche quando stava
con lei.. era come se metà del suo cervello fosse sempre attiva. Da
quando era tornato dall'altro universo però, era successo più spesso che
cedesse fino al punto di perdersi nei sogni.

Si mosse leggermente, con il solo scopo di assestarsi meglio, ma la
reazione fisica del suo amante, seppure ancora addormentato, le fece
cambiare immediatamente idea.
Si stiracchiò lentamente fino ad aderire completamente a Ricardo, ne
percepiva ogni singolo muscolo. Dalla schiena passando per le natiche
fino ai polpacci ogni parte del suo corpo aderiva a lui.
A quel punto decise di svegliarlo, dolcemente, un po' alla volta come
solo lei su quella nave poteva fare.

Un sorriso di soddisfazione le brillò negli occhi mentre si godeva la
sensazione del risveglio di quel corpo contro il suo.

Il braccio che fino a poco prima era rilassato ed immoto ad abbracciarle
la vita la attirò ancor di più contro di lui mentre la mano corse verso
il seno.

"Ti pare modo di svegliarmi?" la voce era poco più di un sussurro
accanto a lei, ma percepì chiaramente in quelle poche parole tutto
quello che non c'era bisogno di dire e che non era stato espresso.
"Mi pare il modo migliore." ed assestò nuovamente il suo corpo
nell'abbraccio del deltano, provocando stavolta una reazione nettamente
più intensa e più consona alla sua idea di risveglio.

Ricardo la fece voltare verso di lui, completamente sveglio, ma
totalmente preso dall'orioniana.
Era pronto a darle il buongiorno che voleva, ma la reazione di Alejana
non appena lo guardò lo fece tornare bruscamente e brutalmente in sé.

Lo sguardo aveva perso la luce soddisfatta di pochi istanti prima per
lasciare il posto alla fredda lucidità di un ufficiale imperiale.
La donna allungò una mano verso la testa di Ricardo, come se dovesse
afferrare qualcosa... e la ritrasse con un grido lanciando qualcosa
contro la parte dietro di lei.

"Che cosa...?"

Ricardo si alzò a sedere sul letto.

"Dannazione... che cavolo era quella cosa? l'hai vista?" Alejana si era
inginocchiata e gli aveva voltato le spalle, e seppure lo spettacolo di
quelle natiche in primo piano fosse estremamente piacevole lo sguardo di
Ricardo era puntato sulla mano della sua amante.

^!^ Capitano Seldon a Dottor Van Ladden, nel mio alloggio immediatamente ^!^

Alejana gli lanciò uno sguardo sopra la spalla, stupito.

"Perché hai chiamato 'La Statua' ? "

Ricardo non rispose, si limitò a strappare un pezzo di lenzuolo e nel
momento in cui si allungò verso la sua mano Alejana si accorse di due
profondi tagli dai quali gocciolava sangue.



ISS Thunder - Palestra - Ore 06.40

Van Ladden si stava allendando poco distante dal Colonnello Miral.
Mentre sollevava il pesi lo guardava con interesse, osservando come le
antenne accompagnassero lo sforzo fisico dell'andoriano.

* Interessanti protuberanze *

Fu in quel momento che ricette la chiamata del Capitano ed uscì
rapidamente accantonando per il momento le antenne blu.



ISS Thunder - Alloggio del Comandante T'Val - Ore 06.44

Uscendo dalla doccia si diede una rapida occhiata allo specchio da sopra
la spalla.
Fu in quel preciso istante che le parve di vedere qualcosa, riflesso
dallo specchio, ma quando si voltò di scatto non vide assolutamente nulla.



ISS Thunder - Palestra - Ore 06.50

Miral era stato particolarmente lieto dell'uscita di quel colosso di
medico, sapeve che parte dell'equipaggio aveva iniziato a chiamarlo 'La
Statua'. Tanto prima lo ignoravano, tanto ora lo controllavano a
vista... potere di una mansione o potere di un omicidio?
Il MACO non lo temeva, né pensava di poter essere minimamente
sopraffatto da lui in un combattimento, ma quella massa semovente e
quello sguardo chiedevano in ogni caso rispetto. L'addestramento non era
da sottovalutare, ma a volte le capacità personali potrevano imporsi
sulla tecnica.

In ogni caso ora era più tranquillo. Quando si allenava preferiva
concentrarsi solo su quello senza pensare a guardarsi le spalle.

Scese dalla cyclette per andare a fare un po' di pesi. Stava preparando
il bilanciere quando qualcosa in un angolo attrasse la sua attenzione.
Si avvicinò e fece per allontanare un paio di manubri...

"Dann...." ritrasse rapidamente la mano e si avvide di un graffio, lungo
ma superficiale.
Quasi non sanguinava.

Con più attenzione spostò i manubri ma non trovò niente, scosse la testa
e dopo aver sfregato la mano che gli prudeva, tornò ai pesi.



ISS Thunder - Ufficio del Capitano Seldon - Ore 08.00

Il Capitano Seldon aveva chiamato a rapporto tutti i suoi ufficiali, ed
ora li stava osservando mentre entravano alla spicciolata. Aveva
chiamato anche il MACO, seppure non gli piacesse averlo intorno.
Le uniche due sedie disponibili furono preda dell'andoriano e di T'Val.
Quello che era successo poco più di un'ora prima nel suo alloggio era
stano ed andava chiarito.

Se si fosse trattato di un'altra donna avrebbe lasciato correre...
soprattutto se fosse stata Helga.
Alejana però, prima di essere la sua concubina, era un Ufficiale
Imperiale ben addestrato, e la mano fasciata che teneva appoggiata sulla
coscia nuda spiccava chiaramente.

"Signori stamattina è successo un fatto alquanto singolare. Al suo
risveglio il Comandante King si è accorta di dividere il letto con un
intruso. - gli sguardi degli ufficiali si fecero ironici solo per un
attimo, prima di capire che il Capitano parlava in modo più che serio -
Un intruso piccolo quando un tricoder e direi aggressivo. Tanto che il
Dottor Van Ladden è dovuto intervenire su due ferite, fortunatamente non
troppo profonde, alla mano del Comandante. Mi pare evidente che
qualunque sia l'intruso dobbiamo trovarlo prima di arrivare al prossimo
pianeta. Non vorrei essere intralciato nella nostra missione da un
contrattempo come questo. Siamo la nave di punta della Flotta Imperiale,
non vorrei trovarmi ad evere dei problemi per l'imprudenza di qualche
membro dell'equipaggio che non ha fatto il suo dovere."

"Capitano permette?"
Seldon si volse verso T'Val facendole cenno con la mano di proseguire.

"Stamattina ho avuto la netta certezza che ci fosse qualcosa in un
angolo del mio bagno. Ma non ho visto niente."

Lo sguardo di Seldon si fece attento, ma passò ad una leggera
preoccupazione quando Miral mise in mostra la sua mano.
Il graffio superficiale che la percorreva non sarebbe stato di per sé
preoccupante, ma il gonfiore ed il colorito violaceo attorno ad esso
invece potevano esserlo.

Van Ladden si avvicinò silenzioso e fece per afferrargli il polso, ma
l'addestramento e la rapidità del MACO erano superiori.
"Non si preoccupi Colonnello, voglio solo controllare quella ferita."

Mentre Luther osservava la mano dell'andoriano, l'andoriano controllava
lui e nello stesso tempo spiegava ai presenti come si fosse procurato
quella ferita.

"Stamattina ero in palestra con il Dottore, poco dopo la sua uscita mi è
parso di vedere qualcosa in un angolo. Quando sono andato a controllare
non c'era niente. Spostando dei manubri però mi sono graffiato la mano."

"Come descriverebbe quello che ha visto?"
"Onestamente non ho 'visto' qualcosa... è stata come una percezione ai
limiti del mio campo visivo. In ogni caso direi... come una specie di
cavolo... ma grande la metà di un cavolo andoriano."

Seldon lo fissò con uno sguardo tra il perplesso e lo stupito. Che un
militare dell'esperienza di Miral arrivasse ad usare un cavolo come
metro di paragone...

"Un... cavolo? e lei T'Val? come lo descriverebbe?"

La vulcaniana fu molto più precisa del Colonnello.
"Uno sferoide di circa 14 o 15 centimetri di diametro, sempre che lo
specchio non abbia problemi di riflessione, colore dorato.
Apparenetmente dotato di peluria."

Alejana annuì. "Somiglia a quello che ho visto io. Solo che nel mio caso
il colore era blu elettrico ed era leggermente più grande. Quando l'ho
afferrato le dita sono affondate nella peluria per qualche centimetro e
sotto la forma non era sferoidale... sembrava più...."

Van Ladden si intromise "...un verme di forma ovoidale."

Lo sguardo di tutti si puntò su di lui.