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ISS THUNDER - MISSIONE 03 RSS ISS THUNDER - Missione 03

03.02 " La caccia "

di T'Val , Pubblicato il 13-11-2014

Corridoio ponti inferiori
ore 10:02


L'essere sfrigol?, si contorse, cadde ed infine si spense, lasciando dietro
di s? un acuto odore di bruciato. Tahn pest? le ceneri con lo stivale,
sogghignando:
"Sarebbero questi affari il grande nemico?" - Polly Miller lo redargu? con
un'occhiata, ed il soldato smise di sorridere. Quei cosi pelosi potevano non
essere cos? pericolosi come era stato raccontato quando avevano mandato
fuori le squadre, ma sicuramente la Miller lo era... sopratutto in quel
periodo. Tahn maledisse mentalmente il colonnello Miral mentre tornava a
voltarsi verso il corridoio, con il fucile faser puntato verso il soffitto.
La Miller fece cenno a Karel di avanzare. La ragazza esegu?, passando avanti
a Tahn, puntando il fucile come in una esercitazione di guerra. Tahn la
imit?, avanzando a sua volta, costringendosi a seguire il protocollo alla
lettera.
Altezza d'uomo, sinistra-destra, pavimento, soffitto. Pulito.
Schiacciarsi alla parete.
Attendere i compagni.
Prima Karel, poi la Miller arrivarono alle sue spalle, schiacciandosi a loro
volta contro la parete.
Ok, prossima mossa: angolo. Dopo, li aspettava la palestra. Il comandante
aveva visto uno di quegli animali l? in palestra, quindi era zona di
pericolo. Allung? lo specchietto oltre l'angolo del corridoio, controllando
lo spazio. Inquadr? la porta della palestra. Chiusa, immota, come l'aveva
vista dozzine di volte da quando si era imbarcato sulla Thunder.
"Sembra pulito" - mormor?, dopo un istante. Niente pelosetti in vista.
Arrischi? un'occhiata. Nessun movimento. Solo la porta della palestra.
Ritir? lo specchietto,
guardando la Miller. Lei accenn?, e Tahn sbuc? nel corridoio.
Altezza d'uomo, sinistra-destra, pavimento, soffitto. Pulito.
Schiacciarsi alla parete.
Attendere i compagni, alle spalle.
Di fronte, la porta della palestra. Tahn sorrise fra s?, attento a non farsi
scorgere dagli altri. Tutta la manfrina, e magari l? dentro c'era solo Zoe
Katyn di ingegneria col suo bel didietro incollato alla ciclette... La
Miller and? a mettersi in posizione, con il fucile spianato contro la porta.
Dietro di lei and? a mettersi Karel con la mano puntata sul comando di
apertura della palestra. Questo voleva dire che lui doveva essere il primo
ad entrare l? dentro. Dannazione a lui ed al pensiero di Zoe Katyn che
l'aveva distratto... Anche perch? con l'allarme in corso e tutte le squadre
della sicurezza in giro per i piani, non poteva esserci nessuno in palestra.
Non in quel momento.
Si mise di fronte alla porta, accennando a Karel di essere pronto. La donna
sfior? il comando di apertura della porta e Tahn entr?, chinandosi a terra.
La palestra era vuota, silente. Tahn si rialz?, sentendosi piuttosto
stupido. Curioso... L'illuminazione della palestra ronzava ad intermittenza,
lanciando ombre minacciose dove erano i consueti macchinari. L? c'erano i
bilanceri che aveva sollevato solo la mattina precedente. Il runner. La
ciclette. La pedana.
Inquadr? i macchinari attraverso il mirino del fucile, passando da un'ombra
all'altra, senza fretta, escludendo mentalmente i movimenti della squadra
che gli stava coprendo le spalle.
Quindi li vide.
Ombre bluastre cosparsero il pavimento, correndo verso di lui.
Istintivamente spar?, illuminando la scena con il raggio del suo faser.
Sent? il bruciore dell'aria che si incendiava di lampi, il familiare odore
di ozono, il suono sfrigolante e le urla di Miller che gli gridava qualcosa
che non riusciva a sentire, oltre gli stridii delle creature, oltre il
rumore dei faser e delle macchine che colpite esplodevano. Indietreggi?, di
scatto, cercando scampo verso la porta, continuando a sparare alla cieca.
Qualcosa esplose ed alla luce di mille scintille intravide centinaia di
piccoli esseri che si scagliavano contro di lui. Era morbido, era caldo
quello che gli stava sfiorando il volto. Cerc? di scuoterlo via usando il
calcio del fucile, ma l'essere era l?, alla sua gola e sent? un dolore
feroce insieme al calore del sangue che inizi? a scorrergli addosso. Il
dolore lo morse alle gambe, alle braccia, e vide in un ultimo lampo il
pavimento davanti ai suoi occhi senza riuscire a ricordare n? come n? quando
vi fosse caduto.


Studio del capitano
Ore 10:05


La ferita faceva male. Il suono dell'allarme la fece scattare in piedi, ma
Alejana dovette rendersi conto che le gambe non le rispondevano come avrebbero
dovuto. Torn? a sedersi sul divano dello studio, premendosi con rabbia la mano fasciata che le stava spedendo ondate di dolore dritto al cervello, mentre Ricardo Seldon inviava nuove squadre di MACO nella zona in cui era stato ingaggiato il nemico.
"E' cos?? Abbiamo subito perdite da quei bastardelli?" - domand?, dopo un
istante.
Seldon annu? con aria assente:
"Un uomo di sicuro. Ce n'? un altro che non ha risposto all'appello"
Alejana intercett? con decisione lo sguardo di Seldon, costringendolo a
guardarla.
"Devo saperlo... Fino a quando hai intenzione di coprire Van Ladden?"
Seldon fece una smorfia:
"Sai chi ? suo padre, vero?"
"Certo" - Alejana alz? le spalle - "Ma la Terra ? lontana. E sulla Terra
sanno bene quanto noi che pu? succedere di tutto durante una missione."
"Non ? poi cos? tanto lontana" - ribatt? Seldon, quindi sospir? - "Almeno,
non ancora. Ma se in qualche modo la missione contro quei terroristi venisse
compromessa dalla leggerezza del dottore... Beh, allora la Terra potrebbe
essere abbastanza lontana anche per me"



Corridoio ponti inferiori
ore 10:06


"Quanti sono?" -
Polly Miller sobbalz?. Il colonnello Miral si accovacci? accanto a lei,
seguito dalle altre squadre di MACO. Di fronte a loro, la luce ad
intermittenza inquadrava la porta della palestra con un confuso ronzio.
"Tu? Non dovresti essere qui! Non con quella mano..." - protest? lei.
"Io devo essere qui!" - ribatt? Miral - "Ho un conto personale da regolare.
Ma non mi hai risposto. Quanti sono quei dannati cosi?"
Polly strinse le labbra, prima di rispondere:
"Non lo so di preciso. Non ho potuto fermarmi a contarli. Decine, forse
centinaia"
"Centinaia?" - domand? Miral - "Sei sicura?"
La donna assent?:
"Certo che sono sicura. L'ultima volta che ho visto il soldato Tahn, subito
prima di sigillare la porta della palestra, il suo corpo sembrava esserne
completamente rivestito"
L'andoriano emise un grugnito rabbioso:
"Il dottore deve aver contrabbandato a bordo pi? animali di quanto abbia
detto..."
"Oppure si stanno riproducendo peggio di conigli terrestri!" - sugger?
Polly.
Miral scosse la testa. Avrebbe pensato pi? tardi a dire due paroline in
confidenza al dottor Van Ladden a proposito dei suoi interessi in
esobiologia. Adesso, doveva concentrarsi su quanto c'era da fare in quel
momento. Dietro di loro, le squadre stavano andando a porsi ai lati del
corridoio. Ci sarebbe stato bisogno di tutti, anche se tatticamente, la
porta della palestra non era certo un problema. Bastava aprirla o al limite
farla saltare. Quindi, si trattava di lanciare dentro un paio di granate al
fosforo per disorientare quelle pelliccette ambulanti prima di bruciargli il
pelo con i faser ad alzo zero...
Dette un'occhiata indietro, ai suoi uomini. Gli ultimi si stavano ancora
appostando lungo il corridoio. Avvert? un improvviso aumento di tensione.
"Che cos'??" - bisbigli? Polly. Miral si gir? verso di lei, stranito, prima
di capire.
C'era un rumore.
Non era il suono regolare di una nave a curvatura nello spazio. Era qualcosa
che non riusciva a interpretare con esattezza. Drizz? le antenne, cercando
di capirne la fonte.
Era come lo stridio di pipistrelli o il cigolio frustrato dei vermi del
ghiaccio quando cercavano di trapassare una superficie vetrosa. I suoi
uomini lo avevano percepito a loro volta, e come lui, si guardavano intorno
con il dito puntato sul contatto del fucile. Adesso c'era anche una
vibrazione, che si trasmetteva attraverso la paratia cui era appoggiato.
Stacc? con prudenza una mano dal fucile, ed and? a saggiare il metallo,
piano, un punto dopo l'altro.
Sopra, sembrava pi? forte. Sopra...
Alz? lo sguardo. Cap?.
"Sono nel condotto dell'aria!" - url?, alzando il fucile. Un istante dopo,
le griglie eruttarono in un lungo lampo blu, con dozzine, centinaia di
piccoli animali che si scagliavano verso i suoi uomini emettendo stridii
lancinanti. Miral si alz? di scatto, punt?, spar?. Vide di fronte a s? i
soldati che cadevano sotto la pesante pioggia di corpi. Il corridoio si
riemp? di urla, di rumori, di stridii rabbiosi. Miral si sent? chiamare. Si
gir?. Polly alle sue spalle gli indic? la porta della palestra. Si stava
aprendo.
"Siamo tra due fuochi!" - grid? Polly.
Miral non ci pens? un istante. Erano troppi. Premette il comunicatore:
"Ritirata!" - url? - "Teletrasporto d'emergenza! Via! Via tutti!"
Gli uomini iniziarono a svanire. Polly si schiacci? a lui, schiena contro
schiena, continuando a sparare, lei in direzione della palestra, lui verso
il corridoio, verso le grate che ancora vomitavano piccoli esseri azzurri.
Il calore del fuoco iniziava a farlo sudare, la mano ferita gli pulsava come
avesse vita propria, ma questo non aveva importanza. Non poteva avanzare,
non poteva sparare ai suoi uomini, non poteva lasciare la schiena di Polly
che lo proteggeva contro l'ondata di animali alle sue spalle. Una donna -
non poteva dire chi fosse - ormai era una sagoma sotto una coltre villosa
che continuava a morderne il corpo. Un piccolo gruppo di animali si
staccarono da lei. Spar? nel mucchio che si disperse, ma uno di quelli continu? ad
avanzare. Ne vide i denti, era troppo vicino per sparargli ancora. Scosse lo
stivale, riusc? a farlo cadere, quindi lo schiacci? a terra con tutto il suo
peso. Senza perdere tempo, continu? a mirare, a sparare, sentendo sempre pi?
acuto il puzzo di pelo di carne bruciata, di sudore, di paura.
Un uomo svan?. Un altro. Quanti uomini c'erano ancora in quel dannato
corridoio? Quanto ci mettevano a teletrasportarli tutti, dannazione?
La luce del corridoio si spense. Attiv? la visuale notturna del mirino, ma
ormai gli animali erano dovunque. Polly url? qualcosa che non cap?. Non si
volt? per vedere di che cosa lo stesse avvertendo. Non aveva tempo di farlo.
La visuale si confuse in un ronzio. Fece in tempo ad abbassare il fucile
faser prima che gli apparisse di fronte la familiare sala teletrasporto due.
Rilass? la schiena e dette una rapida occhiata dietro di s?. Polly era stata
teletrasportata insieme con lui, per fortuna. La donna respirava
pesantemente, e gocce di sudore bagnavano il colletto della divisa sulla
nuca.
"Non ti rilassare, Miller" - la rimprover? Miral, scendendo dai gradini
della pedana - "Dobbiamo isolare la zona, prima possibile, e sbattere quei
tappetini ambulanti fuori di qui prima che..."
Il giovane guardiamarina ai comandi del teletrasporto aveva alzato lo
sguardo. Era bianco, fisso, diritto sopra le sue spalle. Cosa...
Miral si volt?. Polly Miller si era appoggiata alla parete del
teletrasporto, come se non avesse pi? forza di lottare contro le piccole
creature pelose che le si erano ancorate sul ventre...



Condotto di servizio della zona di carico. Stesso momento

L'uomo che era stato il soldato McKenzie non esisteva pi?. La pelle spaccata
era ormai ricoperta di pelo bluastro, che iniziava anche a penetrare
attraverso le cuciture dell'uniforme. La leggera vibrazione che aveva
accompagnato il suo cambiamento era divenuta pi? forte, pi? simile a scosse
elettriche che ne facevano sussultare il corpo, sempre pi? frequenti, sempre
pi? forti, sempre pi? ampie.

Una spalla.

Un braccio.

La parte sinistra del corpo.

Le gambe.

La testa.

Gli occhi. Di scatto.

Lo sguardo era blu.