Mente di Jason 'Skon' Queen
Data Sconosciuta
Jason stava giocando a scacchi con suo padre, Gregory, ma non era proprio suo padre, non sapeva perché ma qualcosa dentro di lui gli diceva che quell'essere non era suo padre, che suo padre era morto tanti anni fa.
L'essere lo stava battendo ed ogni mossa che Jason faceva: l'essere gli dava scacco e lui stava perdendo. Non sapeva cosa sarebbe accaduto se avesse perso, ma il giovane teneva duro e fece ricorso a tutta la sua abilità per tener testa all'avversario.
Improvvisamente vide un'ombra dietro di lui. Quell'ombra si trasformò in suo nonno materno, Skon, l'uomo da cui aveva preso il suo nome vulcaniano.
L'anziano vulcaniano aveva in mano un phaser e prima che potesse reagire, l'uomo sparò. Jason vide suo padre, o quello che sembrava essere suo padre, disintegrarsi davanti ai suoi occhi.
"Noooo!" gridò, mentre l'urlo di dolore di suo padre gli riecheggiava nella testa.
Si girò verso il nonno e vide che aveva sul viso una smorfia d'odio e sibilò: "Ho ucciso lui e ora ucciderò anche te, bastardo."
Gli puntò il phaser contro, ma l'arma non sparò. In quel momento anche tra le sue mani comparve un'arma uguale, intanto suo nonno, o quello che ne aveva preso le sembianze, continuava ad insultarlo.
Jason sollevò il phaser e lo incalzò.
"Avanti! uccidimi se ne hai il coraggio, bastardo impuro."
Nella sua testa Jason sentiva come un mantra che lo invitava ad ucciderlo.
Il giovane chiuse gli occhi. No, quell'essere non era suo nonno, lui non si sarebbe comportato in quel modo. Forse si era comportato anche peggio, non gli aveva mai rivolto una parola, uno sguardo, era come se lui non esistesse. I primi tempi Jason ne aveva sofferto e lo aveva odiato per questo suo comportamento, ma era sempre suo nonno. Jason lasciò cadere l'arma a terra.
"Interessante" disse una voce nell'oscurità
"Si, molto interessante." aggiunse un'altra simile alla prima.
"Ha lo stesso schema mentale di quell'altro, ma questo è più reattivo. Io direi di provare qualcos'altro?" disse una terza voce.
"Chi siete? Perché state facendo questo?" gridò Jason.
"Chi siamo? Noi siamo Uno." risposero la prima voce.
"Si, si siamo Uno." Risposero le altre due voci.
"Uno? Ma io sento più voci."
"Ti ho detto che siamo Uno." rispose la prima voce irritata.
"Va bene, Uno. Perché state facendo questo?" chiese Jason, la cui curiosità stava crescendo.
"Perché? Perché voglio conoscere tutto, ci siete passati vicino e ho trovato le vostre menti interessanti e voglio scoprire tutto su di voi. Ho iniziato da te perché il tuo è uno schema mentale interessante, tu odi quell'uomo ma non hai voluto ucciderlo. Perchè?"
"Perché uccidere è sbagliato."
"Sbagliato? Che vuol dire sbagliato." disse la seconda voce.
"Che non si deve fare." rispose Jason.
"Dai, vediamo quanto resiste a non fare quello che lui dice che è sbagliato." disse la terza voce.
"No. Aspett..." disse Jason, ma all'improvviso si trovò su Vulcano. Poco distante da dove si trovava vide suo nonno.
Skon lo guardò con odio poi disse: "Ora guarda! Tutto questo è colpa tua."
Jason vide la sua famiglia, sua madre, T'Pel, suo padre adottivo, Soval, i suoi fratelli, Stel e Selar e nonno Talok. L'anziano vulcaniano iniziò a sparare su di loro. I suoi familiari lo implorarono di aiutarlo, ma Jason non riusciva a muoversi. Si trovò di nuovo il phaser in mano e, di nuovo, la voce riprese a sussurrargli "Uccidilo se vuoi salvarli..."
La scena si ripeté continuamente mentre le urla dei congiunti gli riecheggiavano nella mente. All'improvviso Jason non riuscì più a resistere e gridò "Basta! Vi prego."
Con la forza della disperazione riuscì a muoversi e un passo dopo l'altro riuscì a raggiungere suo nonno e a strappargli di mano il phaser gettandolo a terra.
"Tu non sei mio nonno e non sei un vulcaniano. Mio nonno non avrebbe mai fatto una cosa simile e i vulcaniani non agiscono così." Gli gridò Jason poi corse via.
Mentre fuggiva sentì come se stesse attraversando un muro.
USS Seatiger, Hangar Navette
data in definizione
L'unità di supporto vitale sbuffò all'apertura del portello e Jason aprì lentamente gli occhi ritrovandosi osservato dall'alto da due figure che non riuscì subito a mettere a fuoco.
"Chi siete? E dove sono?" chiese.
"Tenente Queen, tutto bene?"
Jason scosse la testa e lo guardò di nuovo, con aria confusa.
"Sono Lawtoein, Tenente Queen. Lui è il dottore olografico."
"Che ci faccio qui? Dove sono tutti gli altri?" chiese Jason tentando di mettersi seduto.
"Sono tutti addormentati. Solo io sono sveglio." spiegò Anena.
Jason cercò di uscire dall'unità ma gli girava la testa.
"Faccia piano, Tenente." disse il dottore olografico, poi continuò "I suoi tracciati EEG e il battito cardiaco sono irregolari ... Ha sperimentato un incubo durante la fase di risveglio?"
"Ma che razza di...." stava per dire Lawtoein, ma Jason lo interruppe e disse "Non è stato un incubo ... C'è qualcuno, qualcosa che ha preso la nave, è nelle nostre menti e ci fa fare cose che vogliono loro." Poi prese la mano di Lawtoein e la strinse forte e disse con voce affaticata "Mi devi aiutare, ci devi aiutare..." poi svenne.
Anena guardò la mano di Jason che ancora stringeva la sua. Una mano forte dalle dita lunghe e robuste, non una mano da scienziato.
"Questo" pensò tra sé "non lo avrebbe mai detto ad Anna."
Poi un altro pensiero lo colpì: "Aveva chiesto a lui di aiutarlo, lo aveva supplicato di aiutarli. E lui avrebbe fatto il possibile..."
Anena si girò verso il dottore olografico ma questi lo anticipò prima che proferisse parola.
"Lo terrò in osservazione in infermeria."
Il Consigliere annuì.