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USS NOVALIS - MISSIONE 13 RSS USS NOVALIS - Missione 13

13.05 "Io so che tu sai che io so"

di Coral Nimosit, Pubblicato il 07-04-2014

Incrociatore pesante di classe Vor'cha - D.S. 71089.12 - D.T.
02/02/2394 ore 12.46


Krin squadrò la delegazione federale con un misto di disgusto e rassegnazione, prima di rivolgersi all'ufficiale alla consolle del teletrasporto.
"Avverti K'Paal che sono arrivati."

All'ultimo minuto Nimosit aveva deciso di lasciare a guardia delle navette quasi tutti gli ufficiali alla sicurezza che il buon Sev gli aveva affibbiato suscitando, come previsto, alcune proteste.
Comprendeva le ragioni del capo della sicurezza e dei suoi uomini, ma doveva ammettere che salire a bordo di una nave Klingon armati fino ai denti sbandierando, al contrario, intenzioni pacifiche poteva suonare come minimo controproducente.
Aveva notato dall'espressione di Thevek che anche il nuovo consigliere approvava la scelta.
Oltre a loro due ed al dottor Di Maria, facevano parte del gruppo solo due ufficiali della sicurezza. Non che la cosa avesse più di una valenza formale,
visto il numero di Klingon che si erano ritrovati subito attorno quale
comitato di benvenuto. Tutto come da programma.
Si voltò verso la donna al suo fianco.
"Andrà tutto bene. Può respirare." - Sussurrò. Lei annuì. Anche lui,
come il capitano, aveva letto attentamente il ruolino dei due nuovi ufficiali superiori avevano sviluppato notevoli competenze nei loro rispettivi ambiti applicativi, ma scarsa pratica sul campo.
Si immaginava che ritrovarsi scaraventati da dietro ad una scrivania direttamente su un incrociatore da battaglia klingon potesse risultare piuttosto destabilizzante, anche per ufficiali esperti. Aveva bisogno che il nuovo consigliere rimanesse lucida e calma. Fece qualche passo avanti, scendendo dalla pedana del teletrasporto. - "Sono il comandante Nimosit, Primo Ufficiale della USS Novalis."

L'ufficiale al momento più alto in grado gli si fece incontro, sovrastandolo di almeno dieci centimetri.

"Sono Krin, ho l'ordine di scortarvi dai prigionieri."
"Molto bene, grazie." Annuì Nimosit.
"Ho anche l'ordine di non perdervi di vista nemmeno per un secondo."

La velata minaccia sottesa a quelle parole, compresibile per la verità, rientrava nel novero delle cortesie diplomatiche dei figli di Qo'noS, che Nimosit si aspettava. I suoi uomini erano preparati e seguirono il manipolo di klingon e delle loro bocche da fuoco per gli angusti corridoi della nave fino alle celle detentive, nelle quali era trattenuto l'esiguo equipaggio del cargo federale sequestrato.
Inutile dire che il capitano Lee Kim Yo ed il suo gruppo furono ben felici e sollevati nel constatare che la Flotta avesse inviato qualcuno a prendersi cura di loro.

"Non è così facile." Esordì Nimosit rivoltò a Lee, mentre fu concesso
a Di Maria di occuparsi dei prigionieri. Cercò di spiegargli la
situazione nella maniera più chiara possibile, ma rassicurò l'uomo che
avrebbero negoziato con i Klingon la loro liberazione.
"Come possiamo rappresentare una minaccia per un intero gruppo da
battaglia klingon, Comandante! Il nostro è un semplice cargo commerciale." Protestò l'uomo.
"Ne sono consapevole, e lo sanno benissimo anche i Klingon. Crediamo che la vostra presenza qui faccia parte di uno schema più grande e complesso al quale stiamo cercando di dare un senso."
Di Maria gli si avvicinò dopo poco.
"Stanno benone, un po' bistrattati ma sani. Gli interrogatori klingon non sono mai una passeggiata di piacere! Ho somministrato qualche blando ricostituente, niente di più. Certo il cibo klingon non aiuta né il corpo né lo spirito!"
"Conto di riuscire a liberare il Nipper prima possibile." Rispose Nimosit sia al dottore che a Lee. Allontanandosi di qualche passo si avvicinò a Thevek, occupata ad osservare tutto cercando di immagazzinare ogni piccolo dettaglio utile.

"Idee?" Chiese a bruciapelo alla donna.
Passata la prima fase di ambientamento, sembrava maggiormente a proprio agio. Nimosit ne fu sollevato.
"E' evidente che sono trattenuti qui solo come esca, ma non ho capito ancora qual è la preda che intendono prendere all'amo!"
"Eeee......?" La incalzò Nimosit curioso.
"Eppoi vorrei capire cosa ci facesse un cargo privato da queste parti."
"Un po' troppo lontano dalle normali rotte commerciali?" Abbozzò il primo ufficiale in scia alle riflessioni del consigliere.
La donna non rispose ma sollevò entrambe le sopracciglia in una smorfia più che eloquente.

Prima ancora di vederla percepirono la notevole mole di Krin alle loro
spalle. Si voltarono entrambi.

"I prigionieri stanno bene, adesso K'Paal vuole vedervi." Tagliò corto
il klingon facendo capire loro che dovevano seguirlo.
"Molto bene. Ci faccia strada."

Discarica Klayi - poco dopo.

"Di sicuro Relan sarà contento di vederci di nuovo." Fece Sev, sarcastico.
"Lo immagino!" Rispose Moore poco convinto. Avevano ricevuto l'ordine dal capitano di recuperare, se possibile, il compositore romulano guasto per poter svolgere esami approfonditi sul pezzo. Non sarebbe stato facile, ma dovevano provarci.

Questa volta faticarono di più per acciuffare l'azzurro amico, ma ben presto gli furono addosso.
"Ancora voi!" - Si lamentò l'andoriano. - "Avete deciso di rovinarmi
gli affari!"
"Nella nostra infinita magnanimità ti daremo due scelte. O ci dai un piccolo aiuto oppure potremmo decidere di fare tappa fissa da queste parti, giusto per venire a farti un saluto! Che ne dici?"
La volta precedente i due federali erano riusciti a prendere Relan totalmente alla sprovvista, ma stavolta era diverso. Era come se si fosse aspettato un ritorno dei due uomini. Le cose sarebbero andate diversamente, si disse. Dovevano contrattare se volevano quello che stavano cercando. Qualunque cosa fosse.
"Nel caso decidessi di aiutarvi.....dovrete darmi qualcosa in cambio."
Strizzò l'occhio in un gesto molto umano.
"Perché dovremmo?" Incalzò Sev, facendoglisi più vicino.
"Uscire da qui può risultare più complicato che non entrarvi." La minaccia dell'andoriano non spaventò molto i due ufficiali, tuttavia Relan poteva rivelarsi una preziosa risorsa.
"E cosa vorresti?" Chiese Moore stando al gioco.
"Dipende da cosa state cercando quaggiù." Sev e Moore si scambiarono un'occhiata eloquente. Senza troppe smancerie l'ufficiale tattico scortò la loro preda dietro un riparo, dove avrebbero potuto mercanteggiare con più discrezione.
"Prima hai parlato di un compositore romulano guasto, che voi avete sostituito, esatto?" -
L'altro annuì. - "Potrebbe interessarci mettere le mani su quel pezzo."
"Mmmmm......" - Rispose l'andoriano teatralmente. - "E' molto quello che mi chiedi amico."
"C'è la possibilità che tu abbia ancora questo pezzo?"
"Forse....." - Moore strinse con maggior vigore la mano sulla scapola del meccanico. - "Ne sono praticamente certo......" - Moore fece ancora più pressione, portando il suo viso molto vicino a quello dell'altro, con fare intimidatorio. - " Ce l'ho. Si si, ce l'ho!" L'ufficiale tattico annuì compiaciuto.
"Bel lavoro Relan." Si congratulò Sev.
"Grazie grazie, ma......anch'io ho bisogno di un paio di cosette...."
"Spara." Tagliò corto il capo della sicurezza.
"Dunque vediamo.....voi due sembrate tipi in gamba......e potenti......quindi
sarete qui con una grande nave......chissà quali meraviglie ci sono, nascoste nelle stive di un così grande vascello...."
"Mi sto stancando." Annunciò Moore che, tuttavia, credeva di aver afferrato dove l'altro volesse andare a parare.
Relan tirò fuori dalla tasca un piccolo pad.
"Se permettete potrei fare una piccola, insignificante, lista di qualche paio di pezzi che potrebbero fare al caso mio......." Sorrise timido. Moore scrollò la testa. Il capitano non ne sarebbe stato contento.
"Voglio quel compositore!" - Il tattico della Novalis squadrò negli occhi lucidi l'andoriano. - "Niente scherzi, altrimenti salta tutto."

La lista che Relan aveva steso non era poi così piccola, né tantomeno insignificante. I due ufficiali si allontanarono di qualche passo per pianificare meglio la loro strategia, anche se non avevano grandi margini di manovra.
"Che ne pensi?" Chiese Moore, tenendo sempre d'occhio la coppia di antenne azzurre a pochi passi da loro.
"Dobbiamo mettere le mani su quel compositore, potrebbe essere fonte di utili informazioni."
"Già. Dobbiamo sentire Kuribayashi."
"Aspetta, prima vorrei parlare con Sibek, lei conosce ogni pezzo della nave." Moore annuì.

La conversazione col capo ingegnere della Novalis fu piuttosto lunga ed impegnativa era più che evidente per Moore che la donna non avesse la minima intenzione di assecondare il loro gioco. Da un certo punto di vista comprendeva perfettamente le sue ragioni, ma erano a tanto così dal mettere le mani su un pezzo fondamentale del puzzle. Non potevano mollare proprio sul più bello. Dopo poco Sev pose fine alla chiamata.

"Allora? Cosa ha detto."
"Alla terza imprecazione ho chiuso la comunicazione. Tuttavia, credo che potremo trattare con Relan, abbiamo qualcosa per lui."
"Molto bene." Con un gesto del braccio fece segno al collega di avere campo libero per concludere la trattativa.

L'andoriano li stava aspettando, sempre un po' nervoso, ma sicuro che qualcosa di buono per lui sarebbe saltata fuori.

"Bene Relan, se riuscirai a procurarci quel compositore avrai a disposizione alcuni pezzi direttamente dal magazzino della nostra nave." - Gli occhi dell'altro brillarono al solo pensiero. - "Saranno nelle stesse condizioni del compositore, ovvero non funzionanti."
Precisò Sev. L'espressione di Relan mutò repentinamente.
"Non è giusto!" Piagnucolò.
"Si che lo è. Un pezzo guasto per dei pezzi guasti. Mi sembra ragionevole."
"Voglio sceglierli io, i pezzi."
"Te lo posso concedere avrai la possibilità di scegliere tre pezzi, non uno in più." - Allungò la mano destra, che l'andoriano guardò di traverso per alcuni istanti, soppesando i termini di quella strana transazione. Alla fine capitolò e strinse la mano di Sev. - "Molto bene. Tra un attimo il nostro ingegnere capo ci invierà un elenco di attrezzature che faranno al caso tuo."

Avevano lasciato Relan da qualche minuto e stavano per prepararsi ad essere teletrasportati sulla Novalis. Avevano il compositore, anche se questo era costato loro una griglia interfasica, un array di campo lineare ed un regolatore ionico di curvatura, ma soprattutto una lavata di testa da parte dell'ingegnere capo della nave, tutt'altro che soddisfatta del compromesso.

"Qualcosa non va?" Chiese Moore al collega, notando il suo sguardo corrucciato.
"Non ne sono sicuro."
"Non credi che Relan ci abbia detto tutto?"
"Non è questo. E' più del tipo.....è come se un allarme stesse suonando
nella mia testa, ma non riuscissi a dargli una forma, ad afferrarlo del tutto."
"Qualche idea più precisa? Magari posso aiutarti a capire meglio." Si offrì l'ufficiale tattico.
"E' strano. Dovrei essere contento, abbiamo messo le mani su un pezzo fondamentale del puzzle, che probabilmente potrà contribuire a risolvere il mistero della scomparsa dei vascelli sui quali stiamo investigando......eppure....."
Moore intuì.
"Tutto troppo facile?" L'altro lo fissò, sorpreso.
"Già. Tutto maledettamente troppo facile. Da quando sono in servizio attivo niente è stato facile, niente è mai andato 'secondo i piani'."
"Capisco. La pista romulana non ti convince?" Un sorriso si fece largo sul volto del capo della sicurezza.
"Pensavo fosse Thevek il consigliere di bordo?"
"Sai come si dice......chi sta con lo zoppo....."
"Forse ci sfugge qualcosa. Non voglio complicare le cose inutilmente ma......dobbiamo essere sicuri di analizzare il problema da ogni angolazione."
"Sono d'accordo. Ma se non ti dispiace preferirei farlo sulla Novalis!" Fece Moore guardandosi intorno poco prima di richiedere di essere riportati a bordo.

Incrociatore pesante di classe Vor'cha - contemporaneamente

K'Paal fissava la sua preda.
L'ufficiale a capo del gruppetto di federali era giovane, ma pareva essere sicuro di sé. Sarebbe stato divertente, riflettè compiaciuto.

"Avete potuto constatare che abbiamo trattato i prigioneri secondo i trattati." Precisò a bruciapelo.
"E' così, ve ne diamo atto e, ovviamente, ne siamo lieti. Anche se non riesco a capire perchè siano ancora qui." Fece Nimosit in risposta.
"Mi sembra evidente invece."
"Comandante, sappiamo entrambi che nessun cargo commerciale può essere annoverato come seria minaccia per un incrociatore di questo tipo! E' evidente che stiate trattenendo l'equipaggio per uno scopo diverso."

Io so che tu sai che io so. Pareva l'unica tattica attuabile, al momento.

"L'equipaggio del cargo è la nostra assicurazione, finchè non chiariamo le vostre responsabilità in questa faccenda." Rispose granitico K'Paal.
"La Federazione non c'entra Comandante!" - Intervenne Thevek. - "Mi sembra chiaro."
"Chiaro?" - Tuonò l'altro. - "Io guardo i fatti. Due navi, una klingon ed una federale nello stesso spazio, poco dopo la nostra nave non c'è più!"
"Per la verità non c'è più nemmeno la nostra! Non per questo vi stiamo accusando di esserne responsabili." Rispose a bruciapelo la donna.
L'altro la studiò, con curiosità.
"Non mi fido di voi." Sibilò a denti stretti.

Questo è chiaro, riflettè Nimosit. Erano al muro contro muro, dovevano cambiare approccio.

"Perchè mai la Federazione e l'Impero Klingon dovrebbero calpestare un'alleanza che ha fruttato ad entrambi pace e prosperità? Perchè avremmo messo a repentaglio i rapporti di reciproco rispetto che con fatica abbiamo costruito da molti anni a questa parte?" Chiese il Primo Ufficiale.
"Non ho ancora questa risposta Comandante." - Fece un passo in avanti
per conferire maggior enfasi alle parole. - "Ma è solo una questione di tempo."
"Siamo venuti per offrire al popolo klingon il nostro aiuto, non per portare guerra dove non c'è." Ribattè Thevek sostenendo lo sguardo inquisitorio del klingon.

K'Paal sembrò soppesare le parole di lei per alcuni istanti.
"Potete ritirarvi sulle vostre navette." Esordì alla fine, incrociando le braccia possenti sul torace.
Il colloquio era ufficialmente terminato. Nimosit annuì il primo incontro si era concluso con esito interlocutorio. Nessun rilevante passo in avanti purtroppo. Ringraziò comunque il Comandante K'Paal e, insieme ai suoi, fu di nuovo scortato verso la sala teletrasporto.

K'Paal restò per alcuni istanti a scrutare il corridoio della nave lungo il quale i federali erano scomparsi. Krin gli fu accanto.
"Non hai menzionato le strane letture energetiche che abbiamo rilevato in prossimità dell'ammasso." Non era una domanda, ma una costatazione.
"Non ce n'era bisogno. Per il momento voglio tenermi questo vantaggio." Rispose pensieroso, prima di voltarsi e tornare in plancia.