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DS16GAMMA - MISSIONE 25 RSS DS16GAMMA - Missione 25

25.11 "Nel labirinto"

di T'Lani , Pubblicato il 17-05-2021

U.S.S. Stormbreaker
Infermeria - Ore 19:00


L'infermeria pareva anche più piccola di quanto sarebbe stato necessario. Forse, rifletté il tenente Sh'erah, era solo troppo affollata, ma l'ambiente dava comunque un senso di soffocamento. I corpi recuperati dal magazzino sulla superficie di Wadi III erano stati allineati su barelle e coperti in sacchi di plastica scura chiusi da una zip. Un paio di giovani sottufficiali dall'aspetto pallido e tirato erano in piedi tra le barelle, un terzo cercava di sostenersi ad un angolo. Sh'erah provò pena per loro. Dover fare quel lavoro, al primo incarico...

"Dov'è il klingon? Dov'è quello che avete recuperato?" - Kiomi lo superò, andandosi a piazzare di fronte alle barelle.
"Il teletrasporto ci ha portato su tre klingon, un orioniano, due ferenghi e un umano... - rispose uno dei sottufficiali - I klingon sono qui" - indicò le barelle alla sua sinistra.
Kiomi si avvicinò, appoggiandosi al bordo della barella più vicina, come per scrutare la forma attraverso la plastica scura.
"E' sicurra di volerlo fare? - domandò Sh'eran - Non è necessarrrio per il riconoscimento. Possiamo farrrrci mandare il d.n.a. tramite l'ambasciatorrre klingon della Base"
"No. Io devo saperlo. E voglio saperlo... Voglio sapere se avrei potuto salvarlo." - Sh'erah assentì e fece cenno ai due fra le barelle. Si accorse che il
ragazzo nell'angolo aveva represso un gemito e aveva chiuso gli occhi.
Il più alto dei due iniziò ad aprire la zip del cadavere più vicino.
Il caitiano si rese conto che istintivamente aveva incassato la testa tra le spalle e si rizzò, sforzandosi di mantenere un contegno di fronte agli altri.
Dal sacco era emerso un volto. La pelle color cuoio aderiva strettamente alle ossa frontali, tra le quali spiccava una serie di anellini dorati incastonati, di dimensioni che diminuivano a scendere fino alla base del naso. Sotto la spalla sinistra, un largo squarcio lasciava scoperte le costole, che si ripiegavano verso l'interno, come scavando il torace. Guardò verso Kiomi, aspettandosi l'urlo ferale, che la klingon avrebbe spedito al cielo per accompagnare l'anima verso lo Sto-Vo-Kor... Ma lei non si mosse.
"Non è lui... - disse infine - Queste sono le spoglie di Vorsk, era del suo equipaggio. Un tecnico motorista..."
Il giovane sottufficiale si affrettò a richiudere la zip del primo dei Klingon. Ad un cenno di Sh'erah di andare avanti, ripeté il rituale sulle altre due spoglie. Di nuovo, guardò verso Kiomi. Lei scosse la testa: "No... Nessuno di questi corpi conteneva l'anima del mio uomo. Se lui era con loro, la sua anima dovrà essere riscattata con una grande battaglia... Sono morti in maniera disonorevole. Le loro anime dovranno essere liberate dalla nave che li porta nel Gret'Hor"
"Li rriconosce?"
"No. Solo Vorsk apparteneva allo stesso equipaggio. Ma che cosa gli è successo?"
"E' una ottima domanda..." - Sh'erah fissò il sottufficiale, che strinse le spalle: "Io... non lo so. Non sono un medico, ho fatto solo il corso base da
assistente in Accademia. Ci vorrebbe una autopsia, ma la dottoressa..."
"Sono mummificati" - Sh'eran si girò. Aveva parlato per la prima volta il ragazzo appoggiato all'angolo: "Non sono neanche io un medico, ma per la mia tesi di storia antica terrestre, mi è capitato di vedere delle olografie di corpi mummificati... Nonostante le diversità di razza, i cadaveri sottoposti a mummificazione avevano proprio questo aspetto. Ma non mi sarei mai aspettato di vederne uno dal vivo... o insomma... quel che è"
"Che vuol dire?" - domandò Kiomi.
"Sono stati come prosciugati... - rispose il giovane - In qualche antica cultura terrestre, si usavano delle tecniche di mummificazione in modo da mantenere il più possibile il cadavere... Non intatto, ma quasi."
"Per farci che?" - Kiomi guardò l'uomo con disgusto.
"Era una antica forma di culto. La mummificazione può avvenire anche in maniera spontanea, se un corpo viene a trovarsi in un terreno che ne assorbe l'acqua. Però ci vuole tempo... Parecchio tempo. Se quell'uomo - il giovane accennò al sacco che conteneva l'uomo che Kiomi aveva chiamato Vorsk - era lì da un anno appena, anche ammettendo che sia morto subito dopo l'arrivo sul pianeta... Direi che è strano che si trovi già in queste condizioni"



WADI III - Nel gioco
24/11/2400 - ore 19:00


Il tunnel stava venendo invaso dall'acqua. Saliva lentamente, sgorgando da qualche fonte sotterranea, e li spingeva, piano ma con decisione, ad andare avanti, in quel tunnel tortuoso dalla pendenza leggera.
Avanti, nel gioco, pensò l'andoriano. Il posto dove avevano piazzato il loro primo accampamento di fortuna appena qualche ora prima, a quel punto doveva essere completamente allagato.
Il tunnel terminava con un nuovo varco tra le pareti del labirinto.
Rerin si affacciò cautamente, per sbirciare all'interno. Per un attimo pensò di essere tornato nella prima stanza in cui erano stati teletrasportati subito dopo il loro arrivo su quel maledetto pianeta, ma si rese conto subito che si trattava di una nuova sala... E probabilmente, pensò, un nuovo enigma da superare. I licheni bioluminescenti che avevano imparato a conoscere, illuminavano l'interno a sufficienza da permettergli di notare che una delle statue con la testa di coccodrillo era rovinata a terra. Si era fracassata giusto sopra la passerella che andava verso il pilastro al centro della sala.
C'era un'altra differenza. Dall'altra parte della sala, simmetrica rispetto alla loro posizione, poteva scorgere un altro varco illuminato.
L'acqua stava arrivando anche alla loro posizione, cominciando a lambire le scarpe degli uomini della sicurezza. Non potevano fermarsi di nuovo, pensò Rerin maledicendo il gioco e chi lo aveva inventato.
Fece per entrare nella nuova sala, ma una mano lo afferrò: "Fermo!" - esclamò la dottoressa.
Rerin si girò a guardarla: "Che succede?"
"Io avverto qualcosa... Delle presenze. Dei pensieri! - disse Bly Dorien - C'è qualcuno!"
Riccardi impugnò il khopesh facendo cenno ai suoi uomini di disporsi ai lati del tunnel.
"No! Non sono nemici..." - mormorò la betazoide. Premette le mani sulle tempie, per concentrarsi, quindi prese il khopesh dalla mano di Riccardi e ne sporse la punta oltre la soglia, allungandosi sulla passerella. Rerin rizzò le antenne avvertendo dei rumori. La sala venne invasa da una luce rossa che per per un momento lo accecò.
Parandosi gli occhi, si accorse che dalle statue rettiliformi erano partiti dei sottili raggi rossi di energia che si incrociavano tra loro creando una gabbia a maglie fitte. Un raggio colpì il khopesh di Riccardi, tranciandolo a metà. La betazoide lo lasciò cadere a terra con un gemito per il contraccolpo.
Poi, come tutto era iniziato, le statue si spensero.
Rerin si affacciò di nuovo sulla soglia, avvertendo nelle narici l'odore di ozono lasciato dalla polvere bruciata dai raggi di energia.
La sala aveva di nuovo l'aspetto di prima, con le statue silenziose dalle teste di alligatore ferme e silenti e un varco illuminato dall'altra parte. Una parte cui però non sarebbero mai potuti arrivare. E l'acqua stava salendo.
"Come lo ha scoperto? Chi le ha detto che cosa fare?" - domandò Riccardi, rivolgendosi alla dottoressa.
La betazoide premette di nuovo le mani sulle tempie, quindi alzò lo sguardo, indicando. Sopra di loro si sollevò una sezione apparentemente di pietra del tunnel, rivelando una sorta di botola, in cui comparvero le sagome di due persone. Alla luce bioluminescente dei licheni, Rerin riconobbe il viso di un ragazzo - anzi, poco più di un bambino - dalla verde pelle orioniana: "Ciao! - sentì dire - Io sono Vreeke. Voi chi siete?" - Rerin non rispose subito. Il suo sguardo era stato catturato dall'altro volto che si era sporto dall'apertura.
Un volto klingon.