Ufficio del Commodoro Tracey - 13 marzo 2390 - Ore 10:10 - Data Stellare 67195.68
Maximilien tamburellava con insistenza le dita sul piano ligneo del lucido tavolo scuro sbuffando con impazienza da oramai una decina di minuti. Non gli era mai piaciuto aspettare, men che meno dover aspettare Damièn.
Mosse il capo di scatto ancora una volta, come aveva già fatto dozzine di volte negl'ultimi minuti.
Si era ripromesso più e più volte che non l'avrebbe mai fatto, non nell'ufficio di suo fratello almeno, sapeva che l'avrebbe punzecchiato appena possibile se se ne fosse accorto, ma i suoi occhi scuri non riuscivano a staccarsi da quei tre D-Padd malamente impilati e posti sull'altro lato della scrivania.
Si alzò così dalla poltrona in pelle su cui era seduto, dirigendosi verso i D-Padd, sistemandoli e impilandoli millimetricamente uno sopra all'altro, poi si dedicò alla stilografica di nonno Zed, spostando lentamente il portapenna che la sosteneva in modo che fosse simmetrico rispetto alla fonte luminosa dall'altro lato della scrivania.
Stava sistemando la posizione della poltrona quando sentì la porta aprirsi e una familiare risatina.
"Vedo che non hai perso le vecchie abitudini, Max..." affermò Damièn entrando con la sua zazzera oramai bigia che si scuoteva ad ogni passo.
"Vedo che nemmeno tu hai perso le tue malgrado ti abbiano regalato una lucida scrivania laccata..." replicò Maximilien senza staccare gli occhi dalla poltrona, sistemandola magistralmente nell'incavo della scrivania.
"Devo ripeterti ancora una volta quanto..." continuò poi Maximilien inclinando la testa di lato per controllare che la poltrona fosse entrata correttamente.
"...quanto tu odi essere chiamato Max, si lo so..." lo interruppe Damièn mettendogli una mano sulla spalla e indicandogli di sedersi mentre lo faceva a sua volta, per poi continuare a parlare "...perché distrugge la nostra discendenza francese..."
Gettò il D-Padd sugl'altri sedendosi, distruggendo così la torre dall'aria perfetta, per poi allungare la mano sinistra e ruotare la penna del nonno, mentre con la destra apriva delle virgolette nell'aria continuando a parlare "...che per inciso non abbiamo essendo canadesi..."
"Devo ricordarti ancora una volta che il Canada è stata una colonia Francese e che specialmente il Quebec è la parte storicamente francofona?" lo interruppe Maximilien sedendosi e squadrando il fratello con un occhiata di taglio, mentre rimetteva dritto il portapenne.
"Sì..." replicò Damièn allungandosi nuovamente per girare il vetusto soprammobile per poi continuare a parlare "...ma forse occorre che ti ricordi che siamo canadesi solo per metà e che per l'altra siamo betazoidi?" Maximilien lo interruppe nuovamente mentre poggiava lentamente la mano su quella del fratello per riportare alla posizione iniziale il cimelio del nonno.
"...discendenti della Settima casa, detentori del..." stavolta fu Damièn ad interromperlo con un sospiro, lasciando la presa dalla penna.
"Lo sai? Ho avuto migliaia di pazienti, ma nessuno è mai stato in grado di stressarmi quanto mio fratello e le sue manie...piuttosto, come sta la mia nipotina preferita? Alloggi nel suo appartamento no?"
"La tua unica nipote, vorrai dire..." replicò Maximilien appoggiandosi mollemente allo schienale "...comunque Sarin inizia finalmente ad abituarsi alla vita all'accademia. E questo è male..."
"Male? E per quale assurdo motivo scusa?" affermò Damièn con il sorriso sulle labbra, sapeva già quale sarebbe stata la reazione del fratello minore.
"Il motivo? Damièn siamo stati giovani studenti d'accademia anche noi, sappiamo entrambi la sola cosa che frulla in testa al maschio umano medio di quell'età, sappiamo delle loro tempeste ormonali..."
"Personalmente non ricordo di alcuna tempesta ormonale da parte tua finché non hai compiuto ventisette anni..." ironizzo Damièn ma il fratello non lo ascoltò neppure continuando nel suo soliloquio.
"Lei non riesce a capire il problema e continua a dire che sono illogico. Quegli studentuncoli le salterebbero addosso come leoni su una gazzella se potessero te lo dico io! Ma lei invece si limita ad fissarmi col suo sguardo da vulcaniana e a dirmi che è particolarmente esilarante se a dirlo è uno come me, uno che è solo mezzo umano...come se possedesse il senso dell'umorismo di sua madre!" concluse riferendosi allo strano senso dell'umorismo che pareva possedere l'ex-moglie, malgrado fosse vulcaniana. Notò però solo in quel momento l'espressione divertita sulla faccia del fratello.
"Mi hai fatto chiamare qui solo per denigrarmi oppure hai qualche cosa da dirmi?" continuò in tono acido.
"Trenta anni fa non avrei mai immaginato che ti avrei visto indossare i panni del padre iperprotettivo..." affermò Damièn grattandosi il naso che in qualche modo sembrava prudergli parecchio.
"Trenta giorni fa non avrei mai immaginato che ti avrei visto dietro quella scrivania..." replicò il fratello esagerando la "freschezza" della promozione del fratello, oramai vecchia di un paio di mesi.
"Beh, fra poco anche tu avrai una lucente scrivania in radica...la piccola Sari dovrà farsene una ragione..." concluse Damièn porgendo il D-Padd che aveva portato con se al fratello che lo guardava arcigno, in parte perché non comprendeva ciò che voleva dire il fratello, ma soprattutto perché non voleva che il fratello storpiasse il nome della sua Sarin così, infondo ci guadagnava solo una lettera, il naso di Damièn intanto prudeva visibilmente sempre di più a giudicare dalle sue smorfie.
"All'attenzione del comandante Maximilien Tracey...bla bla bla..." lesse ad alta voce Maximilien, per poi continuare ed assumere un espressione più seria mentre via via continuava la sua lettura e il fratello lo guardava con aria soddisfatta, ma contorcendosi in varie piccole smorfiette, arrivato alla fine Maximilien alzò leggermente lo sguardo verso il fratello.
"Non guardare me, io ho solo fatto pressioni perché potessi essere io a darti la notizia...ma sai bene che io non ti avrei dato il comando nemmeno di una bicicletta .. in ogni caso, congratulazioni Capitano!" concluse Damièn porgendo la mano al fratello prima di prodursi in un sonoro starnuto. Conosceva Maximilien, ma sperava che col tempo avesse perso almeno quella sua stupida abitudine, invece alzando lo sguardo lo vide sorridere.
Maximilien sapeva benissimo della blanda allergia del fratello, eppure non aveva lesinato carezze al felino che aveva donato alla figlia prima di recarsi da lui.
"Ecco cosa succede a starsene troppo dietro ad una scrivania..."
San Francisco - Appartamento privato di Sarin Tracey
16 marzo 2390 - Ore 22:19 - Data stellare 67205.29
L'aria attorno al tavolo circolare attorno a cui erano riuniti quattro cadetti e un novello capitano doveva essere carica di tensione e, magari, di astio, invece l'atmosfera risultava piuttosto soporifera. Le carte di tre dei cadetti giacevano abbandonate sul tavolo da ormai un paio di minuti. Un giovane umano biondo giocherellava con le fiches che oramai non gli appartenevano più in preda alla noia, la cadetta bajoriana invece se ne stava con la faccia appoggiata al tavolo e il braccio disteso, quasi stesse dormendo, solo Sarin al suo fianco si ergeva completamente sveglia ed impettita nella sua vulcanosità.
Di tanto in tanto Maximilien, seduto di traverso a poca distanza da lei con l'uniforme aperta, le lanciava uno sguardo, ma guardava soprattutto il cadetto boliano, l'unico oltre a lui ad avere ancora le carte in mano, con un sorriso beffardo e per alcuni versi inquietante.
"Intendi giocare oppure devo aspettare la prossima primavera per svegliarmi dal letargo?" domandò il cadetto biondo.
"Z-zitto! Mi deconcentri..." rispose il boliano piantando gli occhi in quelli del capitano cercando di capire il suo bluff. "Deconcentrarti? Non ci vuole tanta concentrazione, o accetti o lasci..." replicò la bajoriana alzando la testa dal tavolo e iniziando a gesticolare con la mano, ma il boliano la zittì subito con un gesto della mano.
Il calvo cadetto dalla pelle bluastra e gli occhi languidi osservò per un secondo le carte sul tavolo. Un cinque, un due, un asso, un altro due ed infine una donna. Poi spostò di nuovo lo sguardo verso il capitano Tracey che lo guardava ancora con lo stesso sorriso beffardo e spostò le proprie fiches portandole al centro del tavolo. "All-in" affermò mentre gli altri tiravano un sospiro di sollievo, solo Sarin inarcò leggermente un sopracciglio, ma non disse nulla, il capitano invece allargò il proprio sorriso, mostrando che in mano aveva una coppia di cinque.
"Full..." affermò allungandosi a prendere tutte le fiches mentre il boliano rimaneva bocca aperta lasciando andare sul tavolo il suo asso e il suo nove.
"E' la quinta volta che ti frega così..." si lasciò andare il cadetto biondo, il boliano si voltò verso di lui con l'aria sgomenta. "Bluffava! Ero convinto che bl-bluffasse!"
"Era altamente improbabile che bluffasse, ha già vinto bluffando per due mani di seguito. Se l'avesse fatto di nuovo..." Sarin, che si stava alzando con un piatto vuoto di stuzzichini fra le mani, fu interrotta dal padre.
"Avreste capito come è facile farvi fessi, i cadetti dovrebbero essere più svegli.." Maximilien si alzò seguendo la figlia con una caraffa vuota.
"E i capitani non dovrebbero barare..." sibilò a bassa voce la giovane mezzosangue rivolta verso il padre, in modo da non farsi sentire dagl'amici e soprattutto dal boliano ancora incredulo dell'accaduto.
"Io non ho barato..." la figlia si voltò verso di lui con uno sguardo accusatore sul volto "...non questa volta..." aggiunse lei, riferendosi chiaramente ai poteri empatici che il padre aveva usato qualche mano prima.
"Chérie, usa la logica. Una volta fuori da qui i vostri nemici di certo non si faranno scrupoli ad usare una determinata arma che hanno a disposizione contro di voi solo perché non è corretto usarla..." concluse poggiando la caraffa.
"E questo cosa c'entra col poker?" domandò Sarin, pochi attimi prima che un trillo dalla porta avvertisse dell'arrivo di qualcuno.
"Avanti" affermò la giovane mezzosangue mentre la porta si apriva mostrando la figura di una splendida vulcaniana in uniforme medica, lasciando basito il capitano.
"Scusate il ritardo." si scusò T'Laria con voce angelica.
"Cosa diavolo ci fai tu qui?" il capitano era sempre più stupito di vedere la propria ex-moglie.
"Sarin e Damièn mi hanno avvertito della tua promozione, non stiamo più assieme, ma avresti anche potuto dirmelo." affermò lei con la calma tipica dei vulcaniani, Maximilien si girò verso la figlia che si limitò ad affermare "Hai ragione, non usare tutte le armi a disposizione è totalmente illogico..."
USS Tokugawa - Ufficio del Capitano
22 marzo 2390 - Ore 15:25 - Data stellare 67220.94
Maximilien se ne stava seduto alla propria poltrona cercando di leggere delle informazioni sul proprio terminale ma senza riuscire a prestarci troppa attenzione. Malgrado la stanza apparisse ancora spoglia non era difficile notare nessuno degl'oggetti presenti era stato collocato in maniera casuale. Tutto, dallo strano soprammobile formato da anelli concentrici poco distante dalla scrivania, al Lee-Enfield appeso al muro sul lato opposto della stanza parevano sistemati col calibro in maniera piuttosto maniacale.
Ancora pensava al tentativo di Sarin di qualche giorno addietro di far riconciliare i genitori che era miseramente fallito, era già la quarta volta nel giro di sei mesi che li faceva incontrare in un modo o nell'altro, con risultati piuttosto deludenti. Era così concentrato che quasi non si accorse del trillo che annunciava la presenza di qualcuno in attesa fuori dall'ufficio, tanto che il suono dovette ripetersi almeno un paio di volte prima che se ne accorgesse.
"Avanti" si limitò a dire senza staccare gli occhi da ciò che stava leggendo, mentre dalla porta faceva il suo ingresso un giovane ufficiale trill, che a giudicare dal colletto faceva parte della sezione ingegneria, probabilmente uno di coloro che lavoravano alla nave.
"Signore..." lo salutò il trill impettendosi, mentre Maximilien continuava a non degnarlo nemmeno di uno sguardo "...Tenente Comandante Horr..."
"Buon per lei." lo interruppe Maximilien continuando a leggere passandosi la mano sul mento pungente, il Trill corrucciò la propria espressione non capendo cosa volesse dire.
"Prego?" Maximilien alzò gli occhi dalla sua lettura, scartando il D-Padd di lato con un profondo sospiro rassegnato alla domanda del suo interlocutore.
"Promosso a pieni voti all'accademia, ha meritato due promozioni e ottenuto il comando delle squadre di Utopia Planitia che attualmente lavorano alla mia nave in appena dieci anni. Notevole per qualcuno della sua età..."
Horr parve sorpreso che il capitano conoscesse il suo curriculum e soprattutto che gli facesse i complimenti, dalle voci che circolavano non era proprio il tipo.
"...ma non per qualcuno che ha vissuto già altre cinque vite."
Horr fu ancora più sorpreso di prima e rimase impietrito dalle parole del capitano, non riuscendo ad interpretarle a dovere.
"Voleva dirmi qualcosa o semplicemente vuole entrare a far parte del mobilio del mio ufficio?"
Il Trill parve alterarsi leggermente, agguantò tutta la determinazione che poteva e rispose al mezzosangue betazoide.
"Aspetti un attimo, sta forse insinuando che sono stato negligente? Che ho ottenuto quello che ho ottenuto grazie al simbionte? Ero già Tenente JG quando sono stato unito..."
"E' lei che lo sta insinuando signor Horr..." lo interruppe Maximilien con il suo solito sorriso beffardo prima di continuare "...io ho solo detto che con le sue capacità poteva arrivare ancora più lontano, a meno che all'accademia non siano diventati così gentili nelle valutazioni..."
Horr stava impazzendo, se il capitano Tracey voleva farlo arrabbiare ci stava riuscendo perfettamente, ma non ebbe il tempo di ribattere.
"Allora, cosa doveva dirmi? Dall'ultima stima i lavori per il completamento della Tokugawa subiranno un ritardo di almeno ventisei ore, è meglio che non ci perdiamo in chiacchiere..."
"Niente che lei non sappia già, signore." Horr sibilò quelle parole cercando di trattenersi il più possibile.
"Bene, allora la ringrazio della visita. Può andare." Concluse Maximilien ritornando alla sua lettura, mentre il Trill si avviava a grandi falcate verso l'uscita.
Lo guardò di sottecchi allontanarsi, sapeva già dal principio che Horr si era recato da lui per informarlo del possibile ritardo di "consegna" della nave di persona, così come sapeva che ora avrebbe spronato gli altri membri della squadra per cercare di recuperare questo ritardo, in modo da smentirlo, oppure avrebbe fatto di tutto per fargli esplodere un condotto di plasma in faccia. Ma in ogni caso non sarebbe stato con le mani in mano.