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USS HOPE - MISSIONE 16 RSS USS HOPE - Missione 16

16.01 "Anche l'improbabile può essere la realtà"

di Rest figlio di Retok, Pubblicato il 02-02-2021

USS Hope - Infermeria
27/01/2401, ore 00:15


Erano ancora seduti entrambi a terra, guardavano di fronte a sé la paratia opposta rimanendo immobili. Era passato un quarto d'ora dal momento in cui era stata dichiarata la morte del tenente Ferris Bueller, eppure accettarlo sembrava del tutto impossibile.

Erano rimasti soli, gli altri avevano abbandonato la sala ad uno ad uno.

Basta fissava il vuoto con espressione spenta. Fisicamente era in quella stanza ma con la mente aveva fatto ciò che aveva imparato a fare dopo che i suoi genitori furono uccisi, durante la guerra con il Dominio, e si era ritrovato a trasferirsi dallo zio assieme al fratello: era entrato in quella zona di comfort mentale in cui niente e nessuno poteva fargli del male. *Quello che non vedi non esiste, quello che non senti non ti può far male. Tutto è vuoto, non c'è nulla dentro e fuori di te*... quante volte se lo era ripetuto quando era solo un bambino in fuga da tutte quelle brutture che lo circondavano a causa di suo zio? Quante volte era stato costretto a sfuggire alla realtà per andare avanti? Ma aveva sempre funzionato, alla fine era sempre riuscito a sopravvivere a tutto il dolore provato fin dalla più tenera età.

Al suo fianco, Melanne si guardò le mani, aveva ancora addosso il sangue di Ferris. Sapeva di aver fatto tutto ciò che era umanamente possibile per salvarlo, non si era arresa sino all'ultimo istante ma non c'era più nulla da fare. I danni ai tessuti erano talmente vasti che nulla avrebbe potuto salvarlo, eppure c'era una piccola parte di lei che ancora non si dava pace: anni e anni a studiare medicina non le servivano proprio a nulla? Possibile che, dopo secoli di sviluppo della scienza medica, si potesse ancora morire per la rottura accidentale di un condotto del plasma? Inaccettabile! Impossibile! Assurdo!

Lentamente lo sguardo della dottoressa si spostò sul bellissimo vestito che indossava, o per lo meno ciò che ne restava. Schizzi di sangue lo avevano imbrattato in maniera indegna, facendola apparire come la protagonista di un olo-romanzo horror: era stato Bueller, glielo aveva tossito addosso. Ripensò per un attimo alla magnifica serata che stava vivendo assieme a Lon, era tutto così magnificamente perfetto ed all'improvviso era lì, sul pavimento dell'infermeria, a cercare di riordinare le idee: era stato il caso, il destino beffardo li aveva colpiti nel modo più duro... avevano perso un caro amico per un semplice incidente. Gli occhi le si riempirono di lacrime e, senza volerlo, si ritrovò a singhiozzare nuovamente in maniera incontrollata.

Fu in quel momento che qualcosa iniziò a cambiare in Lon, perché il pianto incontrollato di Melanne lo strappò dalla sua zona di comfort. Fino ad allora era sempre stato un betazoide del tutto atipico, molto più introverso rispetto agli altri della sua razza: la sua risposta ai grandi shock era sempre stata quella di chiudersi in se stesso per restare da solo. Ma ora non era più da solo, erano in due ad affrontare tutto quel dolore... erano una coppia.

Lon si voltò lentamente, passando il braccio destro dietro la schiena di lei e se la tirò a sè, facendo appoggiare la dottoressa sul suo petto prima di abbracciarla teneramente. Allungò il collo per dargli un paio di baci sul volto "Lo so... fa male, fa tanto male"

Restarono così per qualche altro minuto, il betazoide attese che la compagna fosse un po' più tranquilla prima di tornare a parlare "È ora di andare, non abbiamo più niente da fare qui..."

Melanne dischiuse le labbra, come a voler rispondere, ma non riuscì a produrre alcun suono. Lon non vi si soffermò, ma si alzò in piedi prendendola dolcemente in braccio "Dormi da me stanotte, non voglio lasciarti sola"



USS Hope - Infermeria
27/01/2401, ore 00:25


Di fronte alla morte di Bueller, Luna aveva agito come la sua parte klingon le diceva di fare. Aveva alzato la testa verso l'alto e, con il suo potente e terribile ululato, aveva avvertito tutti i morti dell'arrivo di un valoroso guerriero nello sto'vo'kor. Aveva agito d'istinto, ed il suo grande attaccamento ai valori klingon ed alla sua casata avevano fatto il resto.

Luna non era mai stata una di quelle donnine delicate e costantemente pronte a mettersi a piangere, ma perdere un caro amico era stato un duro colpo anche per lei. Il suo lato klingon, la parte più forte e selvaggia di lei, le diceva che quello era l'epilogo di ogni grande guerriero, ma la sua parte umana sentiva di avere il bisogno di fare qualcosa di più.

Bueller era stato quasi come un fratello, meritava di più nel momento della sua morte: meritava il rito del Ak'voh.

Questa convinzione l'aveva spinta ad indossare nuovamente la sua uniforme klingon, gentile regalo di suo cugino dopo gli avvenimenti su Maius IV, brandire la sua bat'leth e tornare in infermeria. In quel momento la sala era deserta, le luci erano state spente ed il silenzio regnava sovrano.

Nella sua mente la timoniera sapeva esattamente cosa doveva fare e nulla le avrebbe fatto cambiare idea: avrebbe vegliato sul corpo dell'amico, come la tradizione richiedeva, senza mangiare o bere, per tenere lontani i predatori e permettere allo spirito di lasciare il corpo quando era pronto per il lungo viaggio verso sto'vo'kor.

Raggiunse il corpo di Ferris e lo osservò per qualche attimo, aveva ancora gli occhi aperti anche se le iridi erano oramai vitree. Era una buona cosa, doveva avere gli occhi ben aperti per completare il viaggio che aveva intrapreso.

Per qualche attimo si soffermò a guardarlo. Quante pazzie avevano fatto assieme ai tempi dell'accademia? Quante bevute, quante risse... e poi era arrivato il progetto Hope... Quante volte avevano rischiato di morire assieme? Quante volte si erano ritrovati a mettere in piedi piani a dir poco folli per portare a termine la missione assegnata? Immagini di una vita le scorsero davanti agli occhi mentre ripensava a quanti anni della propria esistenza aveva condiviso con tutti i membri della Hope, ma non era il momento di distrarsi.

Luna si voltò tenendo la bat'leth stretta fra le mani, in posizione di difesa, e da quella posizione iniziò ad intonare una sorta di canto funebre, dapprima in lingua klingon "neH taH Kronos. Hegh bat'lhqu Hoch nej maH. neH taH Kronos. yay je bat'lh manob Heg" poi, quasi a voler sincerarsi che lo spirito di Bueller potesse capire le sue parole, intonò il medesimo canto in lingua terrestre "Solo Kronos resiste. Tutto quello che possiamo sperare è una morte gloriosa. Solo Kronos resiste. Nella morte c'è vittoria e onore"



USS Hope - Ponte 9 - Stiva di carico
27/01/2401, 00:43


James Doohan II seguì in silenzio Paulo Rodriguez all'interno della stiva di carico, e qui si spostò tra le varie casse sino a raggiungere la paratia identificata dalla sigla "9 alfa 246". Entrambi i giovani erano piuttosto provati ma Doohan sembrava anche confuso dal fare del collega Paulo lo aveva incoraggiato a seguirlo ed ora lo stava osservando mentre smontava la paratia.

"Paulo, cosa ci facciamo qui?" l'ingegnere capo non sembrava nella serata giusta per i giochetti del capo ops

"Non lo vedi? Smontiamo una paratia..."

"Molto interessante, e pensi davvero che smontare una paratia ci farà sentire meglio?"

"La paratia no..." Paulo poggiò a terra la lastra metallica afferrando una piccola cassetta di legno che era nascosta in un'intercapedine "...quello che vi sta dietro sì"

"Che accidenti avevi nascosto lì?"

"Una bottiglia del miglior whisky che potrai mai bere in tutta la tua vita, mi è costata un mezzo capitale e devo dire che è stato davvero difficile riuscire a imbarcarla senza che vi ficcassero il naso Lon e Rest... stranamente quei due sembrano controllare minuziosamente solo quello che porto io sulla nave"

"Già... chissà perchè..." rispose con tono sarcastico Doohan

"Bah, mal fidenza e pregiudizi... una montagna di pregiudizi" aprì la piccola cassetta estraendo una bottiglia rettangolare e due bicchierini "Normalmente una bellezza come questa me la rivenderei per ottenere altre merci o informazioni ma... questa sera ci serve qualcosa di forte" Paulo stappò la bottiglia annusando per qualche istante l'odore inebriante del liquore

"E immagino che quello non sia sint-alcool"

"Decisamente no" Paulo riempì i due bicchierini per poi porgerne uno al collega "Ma questa notte credo che anche Rest e Lon sarebbero disposti a chiudere un occhio di fronte a questa nostra piccola trasgressione"

Doohan mandò giù tutto d'un fiato il suo bicchierino, l'alcool gli bruciò in gola lasciandolo per qualche istante senza fiato "Certo che..." riprese a parlare con la voce un po' rauca "...accidenti che scarogna. Un attimo prima stava correndo in un corridoio e l'attimo dopo era morto, senza un perché"

"Già, un vero schifo" Paulo bevve il suo bicchierino "Siamo solo di passaggio, a volte riusciamo quasi a dimenticarcelo ma poi ci pensa la vita a costringerci a fare i conti con la realtà dei fatti..."

Doohan iniziò a pensare per poi pronunciare a mezza voce "Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera"

Paulo fece una smorfia "A te l'alcool fa male"

"È una poesia, la lessi tempo addietro ed era talmente corta che la imparai a memoria" il capo ingegnere scosse il capo "Non so perchè mi sia venuta in mente proprio ora"

Paulo riempì nuovamente i bicchierini per poi alzare il suo "A Ferris, sarà stato uno scavezzacollo ma ci mancherà quella faccia di bronzo"

Doohan guardò per un attimo il bicchierino, poi lo sollevò come il collega "A Ferris..." quindi trangugiò il liquore ambrato tutto d'un fiato.



USS Hope - Laboratorio scientifico
27/01/2401, ore 01:26


Caytlin stava per raggiungere Tucci, ancora una volta. Poche ore prima lo aveva avvertito della situazione mentre era intento a creare un corpo olografico per Hope.

Per quanto fosse brava e dotata di un'incredibile capacità empatica, anche per Caytlin era stato difficile affrontare l'argomento con Edison: la consigliera era consapevole che lo scienziato soffrisse di una forma latente della sindrome di Asperger, quindi aveva affrontato la questione con il giusto tatto.

Purtroppo questo non era stato sufficiente. Nonostante le sue difficoltà di socializzazione, Tucci era riuscito a poco a poco ad instaurare dei rapporti personali con tutti gli ufficiali superiori della nave, persino con Rest. Quei ragazzi, per lui, erano diventati con il tempo molto più di amici, ma membri della sua famiglia, e sapere di averne perso uno per una sorta di macabro scherzo del destino era stato devastante.

Ore prima, su insistenza della consigliera e di Hope, Edison aveva accettato di tornare in alloggio a riposarsi e tentare, per quanto possibile, di dormire qualche ora. Ma era una pia illusione, così poco dopo Hope aveva avvertito Caytlin che non solo Tucci era in laboratorio, ma sembrava essere sprofondato talmente in profondità nel suo isolamento da non rispondere più ad alcuno stimolo esterno l'unica cosa che lo scienziato era riuscito a dire era stato "Nessun problema è senza soluzioni. La scienza ha tutte le risposte, sta a noi trovarle".

Caytlin non aveva alcun dubbio su cosa stesse succedendo. Una delle prime nozioni che vengono insegnate al corso di psicologia è proprio riconoscere le fasi del dolore: negazione, rabbia, elaborazione, depressione e accettazione. Si trattava di un percorso lungo e doloroso che permetteva al paziente di giungere all'elaborazione del lutto.

La consigliera si fermò a guardare Tucci poggiata alla paratia del laboratorio: Edison si era isolato nel suo piccolo mondo fatto di formule e logaritmi. La sua mente sembrava così ardentemente voler negare la realtà, negare che Bueller se ne era andato, da spingere compulsivamente lo scienziato a cercare una soluzione. La consigliera si prese qualche minuto: quella era una fase delicata, in cui Tucci avrebbe rielaborato tutti i dati in suo possesso per poi giungere alla conclusione che non ci sarà mai una soluzione alla morte nella sua crudezza tutto ciò era,nonostante tutto, positivo.

"Edison, che cosa fai qui in laboratorio adesso?"

Nessuna risposta, Tucci era totalmente preso dai suoi calcoli.

Caytlin entrò nel laboratorio facendo alcuni passi verso il giovane "Edison, perchè ti sei chiuso qui dentro? Hai bisogno di riposare..."

Ancora nessuna risposta, Tucci era ancora chino sull'ennesimo d-padd.

Caytlin si avvicinò sfiorandogli dapprima la spalla e poi poggiò la mano sul d-pad "Edison, fermati e ascoltami"

"Non posso... non voglio..." Tucci si era fermato dal suo lavoro, ma appariva ancora piuttosto provato "Questa è la prima volta che la scienza mi delude, eppure dovrebbe avere tutte le risposte..."

"Edison, non è in quei calcoli che ritroverai Ferris. Manca a tutti noi, ma sappiamo entrambi che questa non è la soluzione. Su, torna nel tuo alloggio"

Caytlin rimase ad osservare con espressione comprensiva l'amico che lasciava il laboratorio e sospirò pesantemente.

=^=Veglierò anche io su di lui, non preoccuparti=^= la voce calda e tranquilla di Hope ebbe un effetto tranquillizzante sulla consigliera

"Ti ringrazio Hope, Edison ha davvero bisogno di un amico... adesso più che mai"

=^=Sono qui per tutti voi, anche per te=^=

"Anche per me?" la risiana ripetè per un attimo le ultime parole di Hope "Hope, di solito è compito del consigliere, e quindi mio, rassicurare gli altri membri dell'equipaggio. Mi sembra sempre un po' strano rivolgermi a te"

=^=Lo so, ma tu sei così abituata ad ascoltare i problemi altrui che non sempre riesci a dare il giusto peso ai tuoi. Sei un membro molto importante in questa nave, anche se non sembra hai un carattere forte e la tua spiccata capacità empatica ti rende il perfetto collante fra tutti i membri dell'equipaggio... hai aiutato Melanne a trovare la tranquillità, sei riuscita a migliorare i rapporti di Doohan con le donne, aiuti Tucci nelle sue difficoltà di socializzazione e sei riuscita addirittura ad insegnare a Rest l'importanza dell'emotività dei suoi colleghi. Tutto ciò è sicuramente un tuo pregio, ma oltre a tutti loro ci sei anche tu. Caytlin, anche tu hai perso un caro amico, non c'è nulla di male se ti aprissi con qualcuno... del resto, anche ai consiglieri può essere utile un consiglio=^=

"Si, forse hai ragione ma al momento tutta la sezione è così presa dalle richieste del personale che nemmeno io ho ancora avuto modo di fermarmi a pensare e..."

=^=Guardiamarina Akinori a Tenente Caytlin: mi scusi se la disturbo ma stanno arrivando molti altri ufficiali al suo studio. Cosa desidera che faccia?=^=

Caytlin sfiorò il comunicatore "Dica loro di attendere, sto arrivando" la risiana accennò un lieve sorriso mentre si rivolgeva nuovamente ad Hope "Mi dispiace, ma il lavoro chiama"

=^=Non si preoccupi consigliere, sono sempre a vostra disposizione=^=



USS Hope - Alloggio tenente Rest
27/01/2401, ore 02:51


Fallito il tentativo di dormire, Rest si era seduto a terra a gambe incrociate per tentare di risolvere il problema con le tecniche di meditazione vulcaniana. Era immobile ed osservava la piccola fiamma della candela appoggiata sul tavolino che gli stava di fronte. Più cercava di raggiungere lo stato di perfetta armonia interiore e più di fronte agli occhi gli appariva il corpo di Bueller riverso sul biolettino.

Rest chiuse gli occhi, iniziando ad immaginare la consueta immagine di un mare in tempesta e per un attimo gli sembrò di trovarsi realmente lì, in balia del vento impetuoso mentre veniva sballottato a destra e a manca da quelle imponenti onde.

*Il mare è in tempesta...*

Mentalmente Rest cercò di prendere il controllo della situazione, si sforzò a riportare quel mare burrascoso alla tranquillità. Si trattava di un esercizio mentale comune per i vulcaniani, ma in quel momento gli sembrava dannatamente difficile.

*Io sono la tempesta... io ho il controllo*

Il mare era ancora sconvolto dalle onde, in balia a quel vento che pareva inarrestabile. Rest si concentrò ulteriormente, raddrizzando la schiena e sforzandosi di riguadagnare il pieno controllo delle proprie emozioni.

*Io sono la tempesta... io ho il controllo di me stesso grazie alla logica*

Fu solo allora che nella sua mente smise di vedere il mare per osservare il volto inespressivo ed imperturbabile di suo padre. I rapporti con lui si erano del tutto congelati, tanto che Retok non lo salutò nemmeno quando se ne andò da Maius IV. Tuttavia l'ambasciatore non aveva mancato di apostrofare il figlio con una delle sue perle di saggezza, che come al solito erano delle velate accuse per le innumerevoli mancanze di Rest: "Una persona che si basa solamente sulla logica dovrebbe essere in grado di vedere ogni cosa esattamente com'è. La sottovalutazione dei meriti altrui, sempre se reale, costituisce una deviazione dalla verità quanto l'esagerazione delle proprie capacità. Ti nascondi nella tattica, nella vana convinzione di essere in grado di anticipare sempre gli eventi. Sei convinto di poter essere pronto ad ogni evenienza grazie alla tua capacità di ipotizzare ogni possibile scenario. Questo non ti rende logico, ma illuso. Nessuna preparazione tattica ti permetterà mai di prevedere l'imprevedibile, è per questo che, prima o poi, sarai destinato a fallire".

Rest aprì gli occhi, decisamente non era quello l'epilogo auspicato per la sua sessione di meditazione. Si alzò in piedi guardando l'ora: scartò immediatamente l'idea di andare da Caytlin per non presentarsi nel cuore della notte nell'alloggio della consigliera, oltretutto era possibile che stesse consolando decine di altri ufficiali. Una strana idea gli ballonzolava in testa, raggiungere T'Fan nel suo alloggio o, forse ancor meglio, chiederle di venire nel suo: era sconveniente, inappropriato e soprattutto illogico, ma solo la sua promessa sposa avrebbe potuto dargli quella tranquillità che gli avrebbe permesso di recuperare a pieno il controllo. Era ancora indeciso se chiamarla o meno quanto sentì il sensore della porta.

"Avanti" Rest spense la candela e si alzò

Di fronte all'entrata Xyr lo osservava con espressione spenta, era evidente che aveva pianto a lungo prima di arrivare lì "Posso entrare?"

Rest rimase per un attimo in silenzio per poi annuire "Sì, preferirei che non restassi sul corridoio"

Xyr si fece pensierosa, mentre entrava nell'alloggio "Ti infastidisce che mi vedano?"

Il vulcaniano si limitò ad annuire "I vulcaniani non amano essere protagonisti delle storielle di corridoio. Credo di aver animato fin troppo i gossip della nave, preferirei non generare nuovamente un tale interesse"

"È l'inconveniente di viaggiare su una nave come la Hope" l'andoriana si guardò attorno interdetta "Rest, questo non sembra nemmeno il tuo alloggio, è così..."

"...arredato?"

Xyr annuì osservando uno dei quadri appesi "Avevi sempre detto che modificare l'aspetto di un alloggio era uno spreco di tempo, utile solo a chi necessita di creare un attaccamento emotivo con il proprio ambiente"

"È vero" Rest si osservò attorno "Ma Caytlin riteneva che fosse un utile esercizio per comprendere il lato emozionale che caratterizza la maggior parte dei membri di questo equipaggio. Devo ammettere che, in fondo, apprezzo molto di più questo luogo ora che è... più mio"

"Passi molto tempo con Caytlin, siete diventati buoni amici"

"Sì, è vero. Passo molto tempo anche con T'Fan, mi è utile per ricordarmi che non devo necessariamente assomigliare all'ambasciatore Retok per potermi dire vulcaniano" Rest si fermò nuovamente osservando Xyr "Non credo che tu sia venuta qui solo per discutere dell'arredamento della mia stanza"

"Io..." Xyr abbassò la testa, il peso dell'argomento che voleva affrontare con lui era un macigno che gli pesava dentro "Sono venuta qui perché non credo di potercela fare. Ferris se ne è andato, dovrei essere in grado di prenderne il posto... dovrei essere il facente funzione di capitano ed è ciò che avrei sempre voluto ma... ma non così!"

"Capisco..." Rest portò le mani a congiungersi dietro alla schiena "Nessun membro dell'equipaggio voleva quanto è successo, così come nessuno avrebbe potuto impedirlo. Non sempre c'è un motivo per quanto avviene attorno a noi... a volte le cose semplicemente accadono e la sola cosa che ci rimane da fare è andare avanti"

"Ho bisogno di un aiuto Rest, come ai tempi dell'Accademia..." Xyr fissò in volto Rest "Ho bisogno di ritrovare la lucidità dopo quello che è accaduto. Come fate voi vulcaniani a non provare nulla?"

Rest aveva la sua solita espressione imperturbabile ma sembrava prendersi qualche secondo prima di rispondere a Xyr, come se ponderasse a fondo ogni parola che utilizzava "I vulcaniani non mancano affatto di emotività, ma riescono a tenerla sotto controllo. La logica dona alla mia razza una serenità che raramente le specie emotive provano fino in fondo. Abbiamo le emozioni, ma le dominiamo e non permettiamo loro di padroneggiarci"

"Ti dobbiamo apparire come degli sciocchi a disperarci per... per..." Xyr non riuscì a terminare la frase, era troppo dura per lei "Beh, lo sai"

"Come ad ogni vulcaniano, fin dalla più tenera età, ci viene insegnato dai nostri genitori che le manifestazioni di dolore non possono cambiare gli eventi. Se si fosse in grado di capire questo, tutti si eviterebbero molte inutili sofferenze" Rest fece un passo verso il finestrone del suo alloggio "Ma l'esperienza mi ha portato a sviluppare idee del tutto diverse da quelle dell'ambasciatore Retok. La capacità di vedere oltre la logica pura per lui è una debolezza. Io, invece, con il tempo ho imparato a considerarla la fonte di una forza straordinaria... è a quella forza che dovrai attingere. Xyr non sarai mai priva di emozioni e non sarai mai un vulcaniano, non ti serve essere simile a me per poter subentrare a Ferris"

Xyr non si sarebbe mai aspettata delle simili parole da Rest "Sei davvero cambiato Rest..." poi sospirò stringendosi nelle spalle "Non sono certa di riuscire ad essere come lui"

"Non devi essere nemmeno come lui. Devi essere te stessa, hai sostenuto il ruolo del primo ufficiale sino ad ora. Le tue doti di comando non sono state mai messe in dubbio da nessun membro della nave" Rest rimase impassibile "La consigliera sarebbe più avvezza a trattare questi argomenti. Per quanto posso dirti io, la forza di Ferris nel comando era data dal fatto che non era mai realmente da solo a sostenere il peso della nave, aveva un gruppo di ufficiali capaci a cui poteva affidarsi... così come potrai fare tu. Non sarà facile all'inizio, ma poi tutto diverrà più normale"

Xyr rimase silente alle parole di Rest per poi cambiare argomento "È difficile ammetterlo ma mi mancherà. Mi ha fatto impazzire per anni! Era un provocatore nato, continuava imperterrito a correre dietro ad ogni guardiamarina senza un briciolo di ritegno, non aveva un briciolo di rispetto per i regolamenti ed era così maledettamente impulsivo! Ho riempito memorie intere di d-padd con tutti i rapporti che gli ho fatto ma... il pensiero che non lo vedrò mai più... fa male" Xyr scosse il capo depressa "Darei i miei gradi per poterlo avere di nuovo qui con noi..."

"Si, mancherà a tutti noi" Rest osservò ancora Xyr per poi indicargli il tavolino "Vieni, forse le tecniche di meditazione potranno aiutarti"



USS Hope - Ufficio del Capitano
27/01/2401, ore 08:46


La parte più dura e sgradevole dell'essere un Capitano era dover avvertire le famiglie che, purtroppo, un loro caro li aveva lasciati. Era un compito ingrato, che costringe ogni comandante a fare i conti con la triste realtà dei fatti: aveva fallito, non era stato in grado di preservare l'incolumità dei suoi uomini.

Tutto questo Strauss lo sapeva bene, non era la prima volta che gli succedeva, ma Bueller era così dannatamente giovane. Era ancora un ragazzo, stava ancora imparando cosa volesse dire detenere il comando di una nave. Ferris avrebbe potuto fare grandi cose con il tempo, ed invece la sua storia era terminata così.

Il Capitano sospirò e si preparò a contattare i genitori di Bueller da solo. Per qualche attimo aveva preso in considerazione di sfruttare la situazione come banco di prova per Xyr, darle un assaggio del ruolo che volente o nolente stava per andare ad assumere, ma poi aveva desistito. Sarebbe stato troppo straziante, per la giovane andoriana, vedere la reazione di dolore dei famigliari di Ferris sarebbe stato un peso troppo eccessivo da sopportare.

Strauss si aggiustò il colletto e si preparò mentalmente uno dei discorsi più doloros di tutta la sua carriera "Hope, chiamami la famiglia Bueller"



USS Hope - Infermeria
27/01/2401, ore 09:57


La conversazione piuttosto lunga tenuta con la madre di Ferris aveva toccato il Capitano in un modo che non avrebbe pensato. Al posto di deprimerlo, aveva acceso qualcosa dentro di lui.

Era sempre stato un fervente sostenitore delle teorie dei complotti. La verità, ai suoi occhi, veniva costantemente distorta, giorno dopo giorno, allo scopo di non permettere mai a nessuno di interpretare la realtà in modo corretto. E se fosse quello il caso? Se quanto erano certi fosse accaduto in verità non fosse ciò che credevano? Se la verità si nascondesse sotto una strana ed irreale macchinazione?

Strauss non aveva nessuna prova, solo un barlume di speranza, al quale si stava aggrappando con le unghie e con i denti per non dover ammettere a sé stesso che era veramente tutto finito. Poteva essere solo un'illusione, ma se così non fosse stato non poteva più fidarsi di nessuno. Avrebbe dovuto controllare di persona, non c'era altra scelta.

Entrò in infermeria scansando incurante i presenti e dirigendosi nella stanzetta in cui era stato deposto il corpo di Bueller. All'entrata si trovò di fronte Luna, ancora dritta in piedi con in mano la bat'leth, ma superò anche lei lasciandola un po' perplessa e si diresse verso il biolettino.

"Hope, sai quello che devi fare..."

Il biolettino si accese, fasci di luce azzurrognola passarono sul corpo del giovane mentre una serie di dati iniziarono a scorrere sul terminale del biolettino. Strauss non era un medico, ma Hope aveva filtrato le informazioni per lui in modo da rendergli il tutto comprensibile.

"No, non di nuovo... non un'altra volta..." Nicholaus sgranò gli occhi assestando un pugno alla paratia accanto a sé, sempre sotto lo sguardo perplesso di Luna, poi sfiorò il comunicatore "Capitano Strauss a tutti gli ufficiali superiori, vi ordino di recarvi immediatamente in infermeria e sottoporvi ad una visita medica di controllo. Strauss chiudo"

Luna era ancora in posizione di difesa, brandendo la bat'leth, ma guardava Strauss senza capire cosa stesse succedendo, fu il Capitano a rompere gli indugi "Tenente, vada a farsi visitare..."

"Devo restare qui, per il rito dell'Ak'voh. Non posso allontanarmi da Ferris sino a che..."

"Adesso tenente! È un ordine!" Strauss si accorse troppo tardi di aver usato un tono molto più duro e freddo di quanto avesse voluto, quindi aggiunse dirigendosi all'uscita "Fra pochi minuti capirà il perchè... lo capirete tutti"



USS Hope - Sala tattica
27/01/2401, ore 10:36


Gli ufficiali superiori erano tutti un po' frastornati.

Dopo la pessima nottata si erano visti costretti a sottoporsi ad una visita medica condotta direttamente da Hope, sotto ordine del Capitano, senza che Melanne potesse intervenire. Il medico capo aveva subito fatto notare che tutto ciò era illogico, in quanto ufficiale superiore era suo dovere eseguire quei controlli, se necessari, ma Strauss era stato irremovibile.

Ad uno ad uno erano stati scansionati e inviati in sala tattica con l'ordine di attendere, senza ricevere alcuna spiegazione da nessuno, nemmeno da Hope. Tutta la situazione era piuttosto irritante ma se non altro l'attesa non fu troppo lunga il Capitano li raggiunse circa una decina di minuti dopo alzando una mano per interrompere qualsivoglia obiezione da parte di Xyr.

"Lo so, volete delle spiegazioni e sono qui per darvele" Strauss si fermò a guardare tutti i giovani ufficiali che aveva di fronte prima di proseguire "Signor Rest, faccio appello alla sua ottima memoria. Si ricorda cosa successe il 24 luglio 2396?"

Tutti si voltarono nella direzione del tattico, mentre questi, preso in contropiede, cercò di far mente locale su quanto era accaduto più di quattro anni e mezzo prima "Beh, Sì Signore. Quel giorno siamo scesi su Nuwe Berria, una piccola colonia che pensavamo innocua, dopo essere accorsi alla richiesta d'aiuto che ci era pervenuta da un piccolo cargo, il Muizeval" Rest rimase impassibile anche se non sembrava aver ancora compreso dove il capitano volesse andare a parare "Fummo tutti anestetizzati all'arrivo. Successivamente, ai tenenti Bueller, Xyr, Caytlin, Graahn, Tucci, Doohan, Rodriguez e Jones furono innestati dei nuovi ricordi per convincerli di essere nativi di quella colonia. Viceversa, il tenente Basta ed il sottoscritto non eravamo compatibili con la riprogrammazione e venimmo imprigionati in attesa di potenziare le apparecchiature, ma fummo in grado di resistere e fuggire. E' tutto all'interno dei nostri rapporti"

Ad uno ad uno gli ufficiali annuirono ma fu Xyr a prendere la parola "Si, me lo ricordo. Ma non credo di aver afferrato il punto... perchè siamo tutti qui?"

Strauss osservò per un attimo Xyr e poi proseguì "Vi ricordate perchè la Hope ci mise svariato tempo per aiutarvi?"

"Perchè vi eravate allontanati dal pianeta" intervenne Basta "Tutto era dovuto al fatto che, sebbene noi fossimo bloccati nella colonia, sulla nave erano risaliti i nos..."

Come se a tutti fosse balenata la stessa idea, gli ufficiali si guardarono in volto esclamando in coro "I cloni?" le espressioni dipinte sui volti di quasi tutti i giovani esprimevano tutto il loro sbigottimento faceva eccezione solo Rest, che per sua natura non esprimeva mai alcuna emozione con la sua mimica facciale.

"Esatto, voi non eravate sulla nave, ovviamente, e potete avere una conoscenza solo indiretta di quanto accaduto mentre eravate bloccati su Nuwe Berria. Il fatto è che i vostri cloni erano estremamente simili a voi ed erano convinti di essere voi, anche i betazoidi non avevano sospettato nulla" Strauss iniziò a camminare per la stanza con la mani dietro alla schiena "Il fatto è che, sebbene fisicamente fossero uguali a voi, mentalmente non erano le vostre esatte repliche. Quegli ufficiali avevano in mente il manuale del perfetto ufficiale superiore e vi si attenevano in tutto e per tutto. I nuovi tenenti Xyr e Ferris andavano d'amore e d'accordo... nessuna provocazione, nessuna lite, nessun rapporto per le mancanze del capitano... nulla, ed anzi si complimentavano fra loro per l'eccellente operato. I tenenti Rest e Basta cooperavano in maniera precisa e coesa, tanto che le sezioni tattica e sicurezza si muovevano come un'unica grande sezione con alla testa due capi..." Strauss di fermò a guardare i due interessati "Si, ora andate d'accordo... ma, a quei tempi, ogni tanto vi avrei volentieri sbattuti entrambi fuori dalla nave, sorvoliamo..." Strauss riprese "Nessuna bega neppure fra i tenenti Basta ed il tenente Graahn, il tenente Tucci aveva una capacità comunicativa e sociale superiore alla media, il tenente Doohan non aveva al..."

"Mi scusi signore..." Tucci interruppe Strauss mentre rifletteva "Quindi lei si era accorto che non eravamo noi perchè i nostri cloni erano meglio degli originali?"

Nella stanza scese il silenzio, tutti fissavano Strauss.

"Beh, non è il momento di perdersi in queste quisquiglie... andiamo al punto" Strauss attivò il terminale "Quando abbiamo analizzato i vostri cloni trovammo che tutti i valori erano nella norma, tutto era nella norma, eccezion fatta per qualche livello fuori scala per le vostre razze e soprattutto di quella che appariva essere una sorta di piccola croce alla base del cranio, coperta dai capelli" sullo schermo apparvero i dati di cui Strauss parlava "Tutti gli ufficiali superiori avevano una compatibilità genetica con voi al 99%, eccezion fatta per i tenenti Basta e Rest, che avevano una corrispondenza di analisi pari circa al 74,99%. La differenza stava proprio nella conformazione dei loro cervelli che non permetteva loro di avere alcuna capacità telepatica" Strauss scosse il capo "Avrei dovuto notarlo, siamo fermi qui in attesa che arrivi un'altra nave in ritardo di settimane e Ferris si limita a fare jogging per i corridoi? No, avrebbe buttato giù dal letto l'ammiraglio perfino alle tre di notte per potersene andare da qui! La monotonia dell'attesa lo avrebbe fatto impazzire, lui odia restare con le mani in mano! Il Ferris dell'ultimo periodo era troppo tranquillo, troppo riflessivo e, a parte la mania di correre dietro alle guardiamarina, era un ufficiale perfetto. Il nostro Ferris è... beh, è Ferris!"

Le implicazioni di quel discorso erano chiare a tutti ma fu Caytlin la prima a riuscire ad esprimerle "Quindi ci sta dicendo che quello che è morto era il clone di Ferris?"

"Si..." Strauss mostrò le ultime analisi fatte al corpo "Compatibilità genetica al 99% e cicatrice a forma di croce sul cuoio capelluto... questo non è il Ferris originale"

"E noi?" chiese Luna "Siamo tutti veramente... noi?"

"Si, voi non avete cicatrici ed il vostro dna è perfettamente sovrapponibile ai dati che sono nel computer. Siete tutti veramente voi, l'unico che è stato scambiato è Ferris"

Nella stanza, dopo tanto sconforto e disorientamento, finalmente si stava accendendo un fievole barlume di speranza: qualcuno era morto la notte prima, ma quello non era il loro Ferris Bueller.

"Si, ma questo non esclude che il vero Ferris sia già stato ucciso..." intervenne Paulo, stroncando un po' l'entusiasmo che la notizia stava suscitando nei presenti "...ovviamente spero di no ma, siamo realisti, è una possibilità che non possiamo escludere"

"Il tenente Rodriguez ha ragione. Chi ha organizzato lo scambio potrebbe non avere interesse a tenere in vita un soggetto che tenterebbe quasi certamente di fuggire e rivelare l'inganno. È improbabile che sia ancora in vita..." Rest osservò i colleghi, in quel frangente aveva deciso di non esprimersi come al suo solito enunciando un elenco di percentuali ma di parlare in modo più schietto "...tuttavia, anche l'improbabile può essere la realtà"

"Sino a che non avremo la certezza che Ferris è morto deve essere considerato disperso. Per quello che ne so potrebbe essere stato rapito ed abbiamo il dovere, sia a livello professionale che morale, di andarlo a cercare!" la voce di Xyr aveva acquistato un vigore ed una energia degna di un ufficiale in comando, rendendo Strauss fiero di lei "Mi aspetto da voi il massimo impegno e.... Capitano, dove va?"

"Al mio posto, al bar" la risposta serafica del Capitano lasciò tutti bloccati "Sapete cosa fare" sorrise ai giovani per poi andarsene con la consapevolezza che erano pronti ad affrontare anche quella situazione

Xyr rimase a guardare Strauss uscire per poi concentrarsi sui suoi uomini "Va bene signori, ragioniamo. Non è così semplice arrivare su una nave, prendersi una persona e portarsela via..."

"Non avevano alcun bisogno di venire a prenderselo qui sulla nave" intervenne Basta "Ferris ha avuto un mese di franchigia sulla Terra"

Caytlin annuì mentre rifletteva "Forse l'idea era di sostituirci tutti, ad uno ad uno, sfruttando i periodi di franchigia che passavamo sui nostri rispettivi pianeti, del resto le nostre franchigie sono scaglionate per evitare che più di un ufficiale superiore manchi dalla nave per un lungo periodo. Il primo è stato Ferris, la prossima sarebbe stata lei Xyr..."

Rest annuì alle parole della consigliera "Sì, è possibile. Ma questo comunque richiede una grande preparazione, un piano molto articolato che parte dall'avere qualche aggancio all'interno della Flotta Stellare. Del resto, come avrebbero potuto sapere quando ognuno di noi si sarebbe trovato lontano dalla nave?"

"Senza contare che siamo pur sempre ufficiali addestrati, rapire uno di noi non è così semplice..." Basta osservò i colleghi "...o quanto meno è difficile rapire uno di noi senza allertare qualcuno"

"Sono tutte ottime osservazioni" intervenne infine Xyr "Ma in questo momento le nostre sole certezze sono legate a Sol III, deve essere successo qualcosa durante quella vacanza ed io intendo scoprire cosa. Voglio che parliate con i membri dell'equipaggio, che cerchiate informazioni dagli amici di Bueller... insomma, voglio sapere tutto ciò che è possibile su quanto Ferris ha fatto o aveva intenzione di fare durante la sua sosta su Sol III. Fino a che non tornerà... perchè io voglio credere che tornerà fra noi... assumerò io il comando della nave, quale facente funzione di Capitano"

Gli ufficiali presenti si limitarono ad annuire, tutti la ritennero la scelta più ovvia.

"Signor Rod..." Xyr si bloccò osservando il piccolo segno di diniego che Paulo gli fece con la mano, sospirò appena e riprese "Signor Rest, in quanto ufficiale tattico capo, la nomino temporaneamente primo ufficiale. Potete andare!"

Tutti si alzarono uscendo dalla sala, solo Basta si attardò un po' guardando Paulo in faccia "Perchè hai lasciato l'incarico a Rest?"

"Perchè se voglio avere tutte le informazioni dovrò parlare con molti amici di amici dei miei amici... ai quali dovrò fare altrettanti favori, non posso occuparmi della burocrazia della nave in questo momento. Credimi, vi servo molto di più con le mani libere e fuori dal controllo di Xyr"



Pianeta imprecisato - Luogo imprecisato
27/01/2401, orario imprecisato


Ferris faceva tintinnare la tazza metallica che teneva in mano sbattendola contro le grate della cella che lo imprigionava da svariati giorni "Inizio ad avere fame! E sete! E voglia di andarmene..."

Contando le varie croci che aveva disegnato sul pavimento di pietra, era abbastanza sicuro che fosse il 27 gennaio, ma non del tutto certo. I giorni si ripetevano con così tanta lentezza e monotonia che iniziava a dubitare di averli segnati tutti.

Si alzò in piedi toccandosi la barba che stava via via crescendogli sul volto e si ritrovò a sorridere stava diventando la versione più giovane e snella dell'ammiraglio Darion. Provò per un attimo una fitta al cuore al pensiero di tutti coloro che avevano fatto parte della sua vita, ma nonostante tutto era fiducioso.

*Verranno a prendermi, ne sono certo... presto o tardi il mio equipaggio verrà a prendermi* pensò fra sè e sè, prima di tornare a sedersi sull'unica squallida branda della sua cella.