12.09 " Giocando con il fuoco... "
di Lamak K'Jad D'Kran, Pubblicato il 06-05-2014
USS Fearless, plancia - 5 marzo 2391, ore 22:15
L'allarme proveniente dalla sua consolle fece quasi balzare dalla sedia il
tenente Fish
"Capitano, si è appena verificato un calo di potenza nei sistemi
dell'infermeria" annunciò, armeggiando con i controlli "il replicatore e
metà dei sistemi medici risultano offline"
Xar si accigliò: anche se sapeva che al dottor Sonx erano già state prestate
tutte le cure del caso, un istinto che nemmeno sapeva di possedere la
avvertiva che quello che era appena successo non era un semplice guasto
tecnico, ma qualcosa di molto più grave.
=^= Plancia a infermeria. Che succede?=^=
Nessuna risposta
=^= Plancia a infermeria. Dottor Mbeke, dottor Sonx, mi sentite?=^=
Ancora nessuna risposta.
"Computer, localizzare il dottor Mbeke e il dottor Sonx"
=^=Il dottor Mbeke si trova in infermeria. Posizione del dottor Sonx
sconosciuta=^= La informò la fredda voce del computer. Shanja imprecò tra
se: ma certo, il denobulano era stato ritrovato senza comunicatore e nessuno
si era preso la briga di dargliene un altro da quando era tornato a bordo.
"Che dicono i sensori interni?" chiese al timoniere
"Non sono operativi a causa del calo di potenza."
"Mandi una squadra di sicurezza in infermeria, io li raggiungerò sul posto"
Ordinò la trill "A lei la plancia, tenente."
USS Fearless, infermeria - poco dopo
Shanja entrò nella stanza e immediatamente notò il corpo dell'umano a terra.
"Sembra sia stato sedato" la informò il sottufficiale a capo della squadra
di sicurezza andandole incontro "abbiamo trovato questo ipospray a terra
poco lontano dal corpo."
"Il dottor Sonx?" chiese la trill, e non avrebbe saputo dire nemmeno lei se
stesse chiedendo informazioni sulla sorte del denobulano o una conferma
della sua colpevolezza.
"E' probabile" le rispose il sottufficiale, optando senza esitazioni per la
seconda ipotesi "lo stiamo già cercando in tutta la nave"
=^=Plancia a infermeria, abbiamo rilevato un teletrasporto non autorizzato
verso la superficie del pianeta=^= la voce del tenente Fish era piena di
rammarico =^=Non siamo riusciti a fermarlo=^=
A Shanja Xar occorsero un paio di secondi per incassare il colpo: =^=
Capisco, tenente. Provveda a informare la squadra di sbarco delle novità=^=
poi si volse verso il sottufficiale al suo fianco e disse "Faccia sospendere
le ricerche, capo, non sono più necessarie."
Superficie di Terethus IV, sala del portale - poco prima
La luce che si accese sulla consolle fece sorridere gli scienziati sotto al
cappuccio, poi uno di loro premette un pulsante, e lo sfarfallio familiare
di un teletrasporto comparve nella stanza.
"Bene bene" disse uno di loro "Il nostro fattorino è tornato col pacchetto"
"Vado a recuperare il vulcaniano" disse un altro "E' tempo che si rimetta al
lavoro"
Xaraan Chu - in nessun tempo
"Non c'è più tempo." La Voce ora era dura, come quella di un mastro
costretto a ripetere per l'ennesima volta la spiegazione ad uno studente
poco intelligente.
"Allora spiegami chiaramente cosa devo fare!" Shade sentì montare una rabbia
improvvisa e bruciante "Capisco che sono solo un povero stupido umano, ma
prova a spiegarti! Se vuoi che impedisca la fine dell'universo, spiegati!"
"E' inutile, tu non capisci..."
McCain avrebbe voluto il suo interlocutore tra le sue mani - se avesse
saputo dov'erano! - per strangolarlo, ma non riuscì a ribattere a tono
perché proprio in quel momento si scatenò un... Terremoto... Non avrebbe saputo
trovare un vocabolo migliore... Nel centro esatto delle sue percezioni. Shade
cacciò un urlo di puro dolore, mentre si sentiva come un relitto trascinato
da un uragano, sballottato in ogni direzione e spinto sempre più verso la
pazzia. Proprio quando pensava che non sarebbe riuscito a resistere un
secondo di più, il "terremoto" si placò istantaneamente com'era cominciato,
lasciandolo stordito e tremante.
"Era... Questa... La vibrazione a cui dovevo pensare?" chiese quando fu in grado
di articolare nuovamente un pensiero coerente.
"Queste erano le catene che si spezzano, il Caos che ritorna..." rispose la
Voce "Se vuoi davvero impedirlo devi capire. Ora."
"E' quello che sto cercando di fare da quando sono qui! Ma tu..."
Un'improvvisa percezione bloccò a metà la tirata di McCain: l'immagine di
una stanza che non gli era affatto familiare, e una figura china su se
stessa che invece sembrava... Durò solo un istante, ma Shade era certo che
fosse...
"Voce, quello che ho appena 'visto' era per caso...?"
"Forse cominci a capire..."
Superficie di Terethus IV, grotte - ore 23:15
Kinmar era ormai arrivato al limite della sua scorta personale di pazienza
klingon. Aveva perlustrato due volte con i suoi uomini i cunicoli,
sondandoli palmo a palmo senza riuscire a trovare il benché minimo indizio
di un qualche tipo di campo di occultamento, di emettitore olografico,
insomma di un qualsiasi tipo di tecnologia che spiegasse perché stavano
girando in tondo da ore: infine, scagliò disgustato il suo tricorder
mandandolo a fracassarsi contro una parete di roccia.
"Basta!" Tuonò "ora si fa alla vecchia maniera: due squadre da tre,
distanziate non più di 3 metri una dall'altra, e usate gli occhi questa
volta, non questi dannati aggeggi!"
I klingon si avviarono per l'ennesima volta all'interno delle grotte, con
gli occhi incollati al suolo e lungo le pareti come segugi che annusassero
il terreno in cerca della preda chi avesse visto la scena dall'esterno
avrebbe forse potuto trovarla comica, ma qualsiasi ilarità sarebbe svanita
non appena avesse visto le espressioni sui loro volti: i tre scienziati non
avrebbero ricevuto nessuna pietà una volta che fossero stati nelle loro mani
Dopo circa venti minuti di infruttuosa esplorazione, i klingon giunsero nel
cunicolo nel quale era stato ritrovato il medico denobulano e Kinmar era
all'erta, con i sensi tesi al massimo: il suo istinto di guerriero gli
diceva che nella roccia davanti a loro si trovava la chiave di quella
missione. Giunto nel punto esatto in cui avevano rinvenuto il dottor Sonx,
il klingon si inginocchiò a studiare il terreno.
"Qui c'è qualcosa che non va" mormorò, e dovette fare uno sforzo per non
insultarsi mentalmente per non averlo notato prima. Il pavimento della
caverna era pieno di una sottile polvere di qualche tipo di cristallo, sulla
quale erano ben visibili sia la sagoma del corpo disteso del denobulano, sia
le impronte degli stivali dei suoi soldati: quello che invece mancava
completamente erano le tracce che il denobulano stesso, ferito, avrebbe
dovuto lasciare trascinandosi fino al punto in cui era stato trovato. Il
klingon non conosceva la leggenda del cavallo di Troia, ma sapeva che
l'unica conclusione possibile era che il denobulano fosse stato
teletrasportato fin lì perché loro lo trovassero, e questo significava che
anche in questo momento con ogni probabilità qualcuno li stava osservando, e
significava anche che forse far risalire il dottore era stato un tremendo
errore...
Mentre pensava a tutto questo i suoi occhi continuavano a perlustrare il
cunicolo alla ricerca un qualsiasi altro indizio, e fu allora che le vide, a
poche decine di metri da lui: non le orme del dottore, ma altre, che di
sicuro non appartenevano agli stivali dei suoi uomini o ai federali.
Orme che svanivano nella parete della caverna.
Superficie di Terethus IV, sala del portale - nello stesso momento
Merth sorrise sotto al cappuccio osservando sullo schermo i klingon
completare l'ennesimo infruttuoso giro di perlustrazione dei cunicoli.
Quegli animali non sarebbero mai riusciti a rilevare con i loro rozzi
tricorder il sofisticato campo di mascheramento che gli iconiani avevano
piazzato per proteggere il portale. Lui stesso e i suoi colleghi avevano
impiegato due mesi solo per capire come attivarlo...
Si volse a osservarli, mentre sorvegliavano il vulcaniano intento a
completare l'installazione dei pacchetti di gel bioneurale procurati loro
dal dottore. Odiava i vulcaniani quasi quanto i klingon, ma doveva ammettere
che il loro prigioniero aveva velocizzato non poco il loro lavoro. Entro
pochi minuti avrebbero potuto fare il primo esperimento a piena potenza, ed
entro pochi giorni né i vulcaniani né i kingon sarebbero stati più un
problema.
"Manca ancora molto?"
"No, il nostro ospite è un lavoratore molto solerte" ironizzò Resath,
accarezzando inconsciamente il bracciale che portava "entro un'ora al
massimo potremo fare il primo esperimento"
*E la nostra focosa klingon avrà l'onore di essere la cavia per l'arma che
spazzerà via il suo popolo* sogghignò Yelath.
Superficie di Terethus IV, imbocco delle caverne - 6 marzo 2391, ore 00:30
Kinmar e Riccardi si mossero all'unisono, guidando il loro gruppo d'attacco
all'interno delle grotte.
Resistendo all'impulso di lanciarsi verso l'ingresso occultato non appena
l'aveva individuato, il klingon aveva proseguito la sua ispezione per
ingannare eventuali osservatori. Giunto in prossimità dell'apertura
occultata aveva "accidentalmente" scalciato un sassolino, osservandolo con
soddisfazione svanire attraverso la schermatura ottenuta così la conferma
che si trattava di un inganno olografico di qualche tipo e non di un campo
di forza solido aveva guidato i suoi soldati fuori dai cunicoli e inviato un
uomo al campo base perché spiegasse a Riccardi quello che avevano scoperto.
Riccardi era giunto poco dopo con il resto della squadra di sbarco, e il
klingon aveva potuto così avere la conferma che il suo istinto non si
sbagliava in merito alle circostanze del ritrovamento del dottore. Insieme i
due ufficiali avevano deciso di prendere d'assalto i tre scienziati senza
indugio, confidando che l'effetto sorpresa avrebbe impedito loro di nuocere
agli ostaggi.
Il piano era buono, e in un normale caso di sequestro avrebbe probabilmente
funzionato.
Ma questo non era un normale caso di sequestro.
Superficie di Terethus IV, sala del portale - nello stesso momento
Resath stava letteralmente leccandosi le labbra sotto al cappuccio mentre si
avvicinava alla consolle. Pochi istanti prima Shivhek aveva completato gli
ultimi controlli e il portale secondario era stato attivato, e ora il
cardassiano stava per premere il pulsante che avrebbe dato energia al
portale principale. Yelath e Merth dividevano la loro attenzione tra il loro
collega e i prigionieri che giacevano immobilizzati ai loro piedi, ignorando
i monitor che in quel momento mostravano truppe federali e klingon sciamare
nella caverna.
Il cardassiano premette il pulsante proprio mentre Riccardi e Kinmar
irrompevano attraverso lo schermo olografico e una figura sbucava attraverso
il portale secondario.
Non aveva idea di cosa avesse liberato.
Xaraan Chu - in nessun tempo
Per anni, per secoli, o forse solo per pochi secondi Shade aveva provato a
richiamare a se l'immagine che aveva colto per pochi istanti dopo il
'terremoto'. La Voce aveva ragione, stava imparando come fare, anche se
faticosamente: ogni volta riusciva a scendere un po' di più in se stesso,
focalizzava maggiormente le sue percezioni, e si preparava.
Si preparava perché la Voce gli aveva spiegato che la sua unica occasione
per intervenire si sarebbe presentata quando fosse nuovamente arrivato il
'terremoto': attraverso quello avrebbe dovuto farsi strada per giungere fino
al tempo e al luogo in cui il suo intervento era necessario.
"Ci siamo" lo avvertì la Voce. Anche McCain lo percepiva questa volta,
sebbene sapesse come descriver questa sensazione forse il paragone più
calzante era il rombo lontano, la leggera vibrazione che precede l'arrivo di
una valanga.
E infatti il 'terremoto' arrivò: sebbene Shade questa volta fosse preparato,
calò su di lui come un immenso maglio, infliggendogli un dolore che si
originava dal centro del suo essere per un attimo temette che ne sarebbe
stato sopraffatto un'altra volta, che si sarebbe perso, poi si avvide che,
sebbene con uno sforzo immane, riusciva a contrastarlo, a galleggiarvi sopra
come una nave su un mare in tempesta.
Lentamente riprese il controllo di se stesso, lentamente le sue percezioni
tornarono, e 'vide', prima in brevi flash e poi sempre più a lungo, la
stanza che aveva visto precedentemente. Inizio a muoversi verso di essa,
forse camminando, forse nuotando, forse galleggiando, e man mano che si
avvicinava sentiva il suo corpo riacquistare consistenza, i suoi sensi
riprendere a funzionare. Ora vedeva la stanza come se fosse imprigionata, o
come se lui fosse imprigionato, dentro ad uno specchio. Raccolse le forze
per spiccare il balzo finale, e proprio mentre attraversava il portale gli
sembrò di sentire la Voce mormorare, con profonda tristezza
"Troppo tardi..."
Superficie di Terethus IV, sala del portale - nello stesso momento
Gli innesti dell'albero alieno brillarono sempre più violentemente, mentre
l'energia fluiva all'interno della sua parte organica, facendo tremare il
pavimento della sala e creando giochi di luce che tutti - scienziati, rapiti
e liberatori - fissavano meravigliati.
Resath rideva, mentre osservava i suoi sogni di gloria e grandezza prendere
vita, ma si sbagliava, e inorridì quando vide la corteccia dell'albero
iniziare a riempirsi di crepe.
Si sbagliava, perché quello che aveva attivato non era un portale. Era una
delle connessioni allo spazio-tempo da cui gli iconiani traevano energia per
alimentare la loro rete di portali.
Si sbagliava, perché non sapeva che quello spazio-tempo non era disabitato,
ma abitato da esseri che avevano ingaggiato guerra con gli iconiani per
difendere la loro realtà.
Si sbagliava, perché non sapeva questi alieni che avevano giurato di
vendicarsi, e che la loro sete di vendetta era tale da costringere infine
gli iconiani a erigere un immane sistema di contenimento che separasse le
due realtà.
Si sbagliava, perché non sapeva che l'albero era in realtà il cuore di quel
sistema di contenimento, e che era - dopo millenni di utilizzo - ormai
difettoso.
E che ora stava cedendo.