USS Indefatigable, Zona di controllo 4T
02/01/2395, Ore 20:15 - D.S. 72005.05
Tkar spostò lo sguardo dal Borg al WorkBee in avvicinamento, la sua mente lavorava veloce quanto un computer quantistico.
Poteva vedere chiaramente McAllan alla guida del mezzo di manutenzione, i suoi occhi esprimevano tutta la concentrazione necessaria per far compiere al mezzo anche la più piccola manovra. Stava correndo dei rischi incalcolabili.
Il vulcaniano richiamò alla mente tutte le informazioni recepite nelle ultime ore e tutti i pezzi andarono al loro posto come un puzzle.
La Indefatigable era sfasata rispetto alla Seatiger. Sfasamento adottato dal Borg per tenere al sicuro la sua regina ancora in fase di risveglio. Il Comandante Finn aveva trovato il Borg e l'aveva convinto a rimuovere il siluro in avaria con il consenso del Capitano. Quindi il Capitano sapeva che i Borg erano a bordo e non avrebbe mai permesso a quelle creature di agire indisturbati in questo universo. Di conseguenza il siluro che McAllan stava portando era stato preparato per annientare la nave e tutti quelli a bordo, prima che la regina si svegliasse e iniziasse l'assimilazione.
Non aveva abbastanza informazioni per trovare un modo per lasciare la nave. Aveva pensato di tutto: dalle più semplici, l'utilizzo di tute spaziali per lasciare la nave, fino alle più drastiche, la possibilità di far esplodere parte della nave per sganciarne una sezione dove immagazzinare quanti più uomini possibile. Ma tutte le opzioni erano inutili a causa dello sfasamento quantistico che poteva rendere vano qualsiasi tentativo.
"Cosa sta facendo quell'uomo?" chiese il Comandante Barrett guardando Tkar con gli occhi socchiusi.
"L'unica cosa sensata, quando si tratta di Borg: farà esplodere la nave." rispose lapidario come se questo non lo coinvolgesse affatto.
"Capisco..." commentò la donna. Non conosceva i Borg, ma aveva visto gli sguardi terrorizzati degli uomini della Seatiger quando avevano visto il loro primo pfficiale accompagnato da quell'essere. Persino il vulcaniano aveva avuto un tremito. Se quello che le avevano raccontato era vero, allora anche lei avrebbe preso la stessa decisione.
"Quindi ci mettiamo l'anima in pace." sospirò lei.
"No Comandante. Come dice il Comandante Finn: c'è sempre tempo per un po' di rock and roll."
Un'idea si era fatta strada nella sua mente. Un'idea folle e indegna per un vulcaniano, ma se c'era anche la più piccola possibilità di salvare tutti quelli a bordo della nave era suo dovere tentare. Tkar sollevò un sopracciglio e rabbrividì... aveva citato il Comandante Finn. Quindi tutto era possibile, si disse avviandosi verso la zona cargo.
USS Indefatigable, Zona Cargo
02/01/2395, Ore 20:25 - D.S. 72005.07
Tkar non aveva bisogno di analisi per sapere cosa fosse il manufatto che gli era stato mostrato alcune ore prima. La forma a clessidra e la forte luce erano inconfondibili: un cristallo bajoriano.
Aveva richiuso immediatamente gli sportelli del contenitore prima di essere influenzato dal suo potere. Sapeva che ogni cristallo ne aveva uno e per il momento quattro di essi erano ancora su Bajor, ma secondo gli scritti dei Vedek ne erano stati scoperti ben 9 negli ultimi 10.000 anni. Ciò non negava l'eventualità che ce ne fossero altri.
Però, data la situazione, l'unico modo per sapere se il cristallo poteva aiutarli era aprire e farsi inondare dalla sua luce. Avrebbe preferito che ci fosse un bajoriano nella sua squadra, magari avrebbe saputo cosa fare, ma nessuno dei suoi lo era e sulla Indefatigable non avevano ancora mai sentito parlare di Bajor. Toccava a lui farlo.
Tkar aprì gli sportelli del contenitore dopo aver fatto uscire il facente funzione di capitano della nave e la luce lo avvolse. Si trovò su vulcano quasi immediatamente, la luce del sole lo inondò riportandolo con la memoria ai ricordi di quando era giovane e viveva spensierato senza che la logica fosse ancora il centro del suo essere. Davanti a lui il giardino della sua casa si estendeva rigoglioso, le piante erano forti e in salute come mai prima d'ora. Suo padre S'kon era intento a potarle con certosina precisione. Avevano dibattuto spesso su questo suo illogico hobby della cura del giardino, ma lui affermava che lo aiutasse a meditare, anche se sapevano entrambi che non era tutta la verità. Te'Leira, sua madre, era seduta al tavolo da giardino leggendo un libro di fisica subspaziale... uno che lei stessa aveva scritto.
"Siediti figlio." Disse lei senza nemmeno alzare la testa.
"Sa benissimo che io non sono suo figlio... e lo so anch'io." Rispose Tkar senza nessuna inflessione vocale, ma il suo cuore ebbe un tremito rivedendo la sua famiglia.
"Siediti lo stesso." Rispose la donna con lo stesso tono distaccato di lui.
"Cosa ci fa un Cristallo dei Profeti in questo universo?" Chiese lui cercando di arrivare subito al nocciolo del problema.
"Cosa ci fa un vulcaniano in questo universo?" Chiese suo padre di rimando continuando a potare.
"E' una lunga storia. Definiamolo un pessimo capriccio del destino." Commentò Tkar usando un modo di dire terrestre che fino a quel momento aveva sempre considerato illogico ma che sembrava calzare a pennello in quel momento.
"Considera allo stesso modo la nostra presenza qui allora. Solo che è per un nostro capriccio." Propose la donna.
"Ogni Cristallo di Bajor ha una sua particolarità. La vostra è quella di viaggiare fra gli universi."
"Come sei arrivato a questa conclusione?" chiese sua madre sollevando una mano come lei era solita fare quando una risposta attirava la sua attenzione.
"Logica. La sfera Borg ha creato lo sfasamento che ha intrappolato la Indefatigable in due diversi stati quantici, ma i Borg non sono in grado di saltare da una dimensione ad un'altra, altrimenti l'avrebbero già fatto colonizzando anche altri luoghi. L'unica spiegazione logica è che siate stati voi a portarli qui. Ma perchè? Voi certamente sapete il pericolo che rappresentano i Borg."
"Non è stata una nostra scelta portarli con noi. Nemmeno la nave doveva seguirci in questo universo - rispose sua madre - ma per qualche strano motivo ci siamo trovati legati."
"Probabilmente le dislocazione quantistica ne è la causa." Rifletté TKar portando le mani dietro la schiena.
La situazione era complessa. La Indefatigable non era mai tornata nel passato e non erano mai state trovate tracce o resti che potrebbero lasciar intendere ad un ritorno disastroso nel passato. No, la nave era semplicemente scomparsa quindi non avrebbe mai fatto ritorno nel passato.
L'altra possibilità era un ritorno nella loro dimensione, ma nel presente della Seatiger. Certo gli uomini della Indefatigable avrebbero avuto problemi ad ambientarsi, ma niente di irreparabile. C'erano naturalmente altre possibilità e cioè che la nave perduta rimanesse per sempre in quel nuovo universo o che, nel peggiore dei casi, venisse distrutta nelle prossime ore.
"Finché rimanete in uno stato di fluttuazione quantistica vi sarà impossibile viaggiare." Quella di Tkar non assomigliava minimamente ad una domanda.
"Esatto." Commentò sua madre. "La cosa non ci crea nessun problema comunque. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo."
"Noi cercheremo di aiutarvi, ma dovete promettere che non riporterete la Indefatigable nel passato del nostro universo."
"Siete una razza strana voi vulcaniani. Così concentrati sulla logica da non guardare quello che vi circonda. Sarebbe così terribile riportare indietro questi umani dalle loro famiglie?"
"Non sappiamo cosa potrebbe succedere se cambiassimo la storia. I danni potrebbero essere incalcolabili." rispose Tkar con la consueta calma.
"Anche i benefici." rispose sua madre con una scrollata di spalle così poco vulcaniana "Viaggiate fra le stelle per scoprire nuovi mondi e nuove civiltà, ma avete paura di scoprire cosa vi può portare un cambiamento del passato."
"Perchè alcuni cambiamenti potrebbero essere peggiori e irreversibili. Quella sfera borg era stata mandata nel passato per assimilare la Terra. Se fosse successo non sarebbe mai esistita una Federazione dei Pianeti Uniti."
"Sarebbe esistito qualcos'altro. Noi l'abbiamo visto." rispose suo padre.
"Quindi voi potete viaggiare fra le infinite possibilità della realtà. Ogni scelta che viene fatta crea un universo completamente nuovo che parte esattamente da quella singola scelta. Quindi vi è un luogo dove la Indefatigable è tornata a casa nel suo tempo."
"Esattamente."
"Affascinante..." commentò Tkar "Quindi le nostre preoccupazioni sono irrilevanti. Qualsiasi sia la scelta che facciamo, ci sono migliaia di realtà dove la scelta è stata differente."
Te'Leira fece un cenno di assenso e prima di scomparire alzò la mano in un saluto vulcaniano.
USS Indefatigable, hangar 2
contemporaneamente
La sfera Borg emise un tremito quando una sezione della sua superficie si incrinò. Un icore verdastro fatto di fluidi gestazionali e sostanze chimiche di varia natura colorò il pavimento di metallo dell'hangar.
La sfera tornò a tremare, crepandosi come un uovo in procinto di far uscire il pulcino. La nebbia criogena in cui era immersa la regina defluì nell'hangar come se fosse viva e in caccia. I suoi tentacoli di fumo sembravano lambire le pareti del vasto locale cercando di stabilirne i contorni. Ben presto l'enorme locale ne fu invaso riducendo la visuale di chi fosse stato tanto stolto da entrare.
Una mano artigliata sfondò l'ultima resistenza della paratia tondeggiante. La creatura che uscì guardinga non era minimamente somigliante a nessuna razza la Federazione avesse mai incontrato. Il corpo, sebbene alto un paio di volte un comune essere umano, era ripiegato su se stesso in una perpetua posizione accucciata. La vita era stretta e le gambe massicce terminanti con zampe squamose munite di tre dita artigliate. Il torace era massiccio con una schiena ampia irta di aculei ossei lunghi e affilati. Il muso era attaccato al corpo, senza collo. Un grosso occhio centrale, grande quanto tutta la testa, emetteva un bagliore verdastro pieno di intelligenza e brama e dalle fauci irte di denti acuminati una bava giallastra colava in rivoli fino al pavimento.
I Borg li conoscevano come Specie 2517. Ormai scomparsi da secoli e dimenticati da tutti nel quadrante delta, ma mai dimenticati dai Borg.
La regina annusò l'aria sfruttando le capacità tipiche di quella specie e poi lanciò un comando mentale verso il suo drone attivandone i protocolli di assimilazione.