Punto di Imbarco - Cantieri di Utopia Planitia- 19 Novembre 2395 - Ore 23.51
Non sarebbe riuscita a dormire, lo sapeva già.
Non sarebbe nemmeno valsa la pena di provarci. Così, dopo la cerimonia delle promozioni e la festa che ne era seguita, aveva evitato sia di prendere la navetta che l'avrebbe ricondotta in Accademia sia di ritirarsi a dormire nel piccolo alloggio che ad ognuno di loro era stato messo a disposizione. Melanne si era diretta invece ad una delle ampie finestre panoramiche e aveva osservato per un po' la nuova Hope senza realmente vederla.
L'annuncio della Lennox era stato stupefacente per tutti, non era necessario essere un telepate per capirlo. Ma non quanto avrebbe dovuto, almeno non per lei.
Se le avessero chiesto di prevedere una cosa del genere, naturalmente, non ci sarebbe mai riuscita. Ma dopo averlo sentito, per un momento, le era parso di averlo sempre saputo.
Il progetto Hope era costato tempo e fatica, nonchè innumerevoli mal di testa ai suoi responsabili, e, nonostante tutto, sembrava essere riuscito perfettamente. Era difficile giudicarlo dall'interno, ma se così non fosse stato dubitava che li avrebbero addirittura premiati invece che limitarsi a farli diplomare per poi spararli in qualche sperduto avamposto di comunicazione, probabilmente privo delle più elementari norme igieniche e di qualsivoglia interesse. Alla luce di un tale successo, le sarebbe sembrato un po' stupido da parte del comando lasciar cadere i risultati positivi ottenuti. Dopotutto, se il paziente risponde bene alla cura prosegui con la terapia, non lo dimetti con l'indicazione di bere molta acqua e non mettersi nei guai.
Aggrottò la fronte mentre le dita tamburellavano sul corrimano. Come le era venuto un simile paragone? Nemmeno i pazienti fossero loro...
Scosse leggermente la testa, ricacciando quel pensiero inopportuno da dove era venuto. L'esperimento sarebbe proseguito, addirittura con loro nei ruoli di ufficiali superiori. Si trattava di un'occasione che, ad essere ottimisti, non avrebbero rivisto che tra svariati anni.
La domanda, l'unica a contare davvero, era se lei vi avrebbe partecipato.
Melanne sospirò appena.
Il tempo che aveva passato a bordo della Hope era stato per lei... destabilizzante, ecco. Probabilmente non era il termine che ci si sarebbe aspettati, ma lei non possedeva l'allegria e l'irruenza di Bueller e Luna, né era completamente estranea alle emozioni come sembravano esserlo Xyr, Rest e persino Tucci. Non l'aveva vissuta nè come un'avventura meravigliosa, nè unicamente come una possibilità di crescita professionale.
La verità era che lei aveva avuto paura.
Sempre, in ogni singolo istante, ogni volta che era risuonato un allarme, che il ponte dell'infermeria le era tremato sotto i piedi, che avevano rischiato di morire. Fece un rapido calcolo mentale sul numero di situazioni del genere in cui erano incappati e sospirò depressa. Praticamente sempre.
E in ogni occasione lei non aveva avvertito l'eccitazione del rischio, più che altro un'insopprimibile voglia di vomitare e rintanarsi in qualche angolino.
Ma naturalmente, non l'aveva fatto. Dopotutto, aveva ricevuto il migliore degli addestramenti e aveva imparato nel corso del tempo ad essere preparata per ogni eventualità con un piano A, un piano B e spesso un piano F. Aveva sempre reagito e svolto bene il suo compito, non di meno era stata spesso terrorizzata.
A darle sicurezza era stato il pensiero che, se fossero sopravvissuti, la sua prossima assegnazione l'avrebbe portata sotto il comando di personale anziano ed esperto, che avrebbe potuto insegnarle ciò che a lei ancora mancava oltre alla pura competenza professionale. La loro esperienza sulla Hope era stata una specie di rischiosissima gita scolastica. Ma imparare con degli insegnanti a guidarti è diverso che farlo in una classe abbandonata a sè stessa.
Era stato quel pensiero a sostenerla. Quello e la presenza di Lon.
Nemmeno i suoi pensieri l'avessero evocato, sentì dei passi e capì che era lui. Chi altri avrebbe potuto raggiungerla lì, dopotutto, invece che rimanere a festeggiare? Non si voltò.
"Cos'hai intenzione di fare?" gli chiese subito. Era inutile girarci intorno. Era chiaro che anche lui ci stava pensando, tutti loro lo stavano facendo, e nel loro rapporto i giri di parole erano sempre stati inutili.
Lon scrollò le spalle, senza rispondere. Forse era persino più preoccupato di quel che lei aveva pensato."Tu?" le chiese di rimando..
*Eh, no, non puoi girare la cosa in questo modo. Devi dirmi cosa vuoi fare!*
Nei suoi pensieri la frase assunse un che di lievemente isterico, ma esternamente si limitò a mollargli un pugno sul braccio, strappandogli un sorriso. "L'ho chiesto prima io!"
Lon non rispose subito, rimanendo in apparente riflessione. In cuor suo Melanne temeva che avesse già deciso. Deciso di lasciare la Hope. Di lasciare lei.
Tra loro non c'era mai stato niente di romantico, nè mai ci sarebbe stato. La loro amicizia funzionava proprio dietro a quel limite e nessuno dei due aveva mai pensato di oltrepassarlo, tanto che entrambi avevano sempre assecondato le proprie necessità con altre persone. Lei non aveva mai nemmeno pensato alla possibilità di ottenere un'assegnazione comune, rassegnandosi al fatto che probabilmente non si sarebbero rivisti per anni. Ma ora che la possibilità era stata ventilata, qualcosa era cambiato: era inutile far finta di niente, se lui avesse deciso di restare lo avrebbe fatto anche lei. E tanti saluti agli esperti ufficiali superiori che aveva sempre sognato.
Passò qualche attimo di assorto silenzio.
"Non lo so", rispose lui infine.
Melanne sospirò fissandosi le mani.
*Sì, che lo sai.* Lo pensò ma non lo disse, limitandosi ad affermare ciò di cui tutti e due erano già a conoscenza. "Hai sempre detto di voler un'assegnazione in prima linea. La Hope non è certamente quello cui aspiravi".
"Scherzi? Con Bueller come capitano finiremo nei guai nemmeno un'ora dopo aver lasciato il cantiere".
Melanne sorrise.
"Il problema non è lui", continuò Lon esitando impercettibilmente prima di aggiungere "ma chi altro deciderà di accettare..."
"Intendi Rest?"
Certo, non aveva valutato l'idea di Rest. Melanne non era sicura che il vulcaniano avrebbe accettato, ma se lo avesse fatto la sua ambizione li avrebbe portati a scontrarsi ancora. E una guerra sotterranea fra ufficiali superiori del tutto inesperti non è il massimo a bordo di una nave stellare in servizio attivo, per nessuno di quelli coinvolti. Tuttavia...
"L'universo è pieno di persone ambiziose", cominciò lentamente, "il tenente Rest non sarà il primo ne l'ultimo che attraverserà la tua strada".
Lon rispose con una smorfia infastidita, "posso rimettere al loro posto persone come lui, l'ho fatto già molte altre volte".
"Non puoi sempre usare i pugni".
"Perché no? Funzionano".
"Sei un ufficiale adesso".
"Non significa che io indossi i guanti".
"Ma rischi molto di più di una reprimenda!"
"Sei preoccupata per me?" Le chiese con un sorrisetto provocatorio.
La risposta sincera era sì, ma lei non lo disse. "No! Certo!" protestò invece.
"Non farò nulla di stupido".
"Ah!" *Questa l'ho già sentita...* aggiunse tra sè e sè con un sorrisetto mentale. *Come quando hai dato un pugno a Bueller, immagino...* La sincerità tuttavia non le sembrò la politica migliore in quel momento. Si limitò a sbuffare. Lon sorrise.
"Sarai a bordo della Hope?" Le chiese a bruciapelo.
Melanne non voleva rispondere. Se gli avesse detto che sarebbe rimasta, se gli avesse detto di rimanere, lo avrebbe influenzato indebitamente, forse verso una scelta che avrebbe rimpianto e che avrebbe finito per compromettere la sua carriera. "Tu?"
"L'ho chiesto prima io stavolta".
"La Hope è una possibilità intrigante, ce ne sono molte altre, però". Una risposta scontata e vaga, l'unica che lei potesse permettersi di dargli.
"Vero", annuì alla fine Lon senza aggiungere altro e sembrando vagamente contrariato.
Qualunque sarebbe stata la loro decisione, entrambi avrebbero dovuto prenderla da soli. Tutti e due lo sapevano. Dopo qualche istante Lon se ne andò. Lei riportò lo sguardo sulla finestra davanti a loro sulla nuove Hope al di là di essa.
Terra - Accademia Flotta Stellare - Ufficio Ammiraglio Evelin Lennox - 20 Novembre 2395 - Ore 14:18
Aveva dodici minuti di anticipo rispetto all'appuntamento fissato con la Lennox, ma il gigantesco boliano che le faceva da assistente la fece passare comunque.
Fece il suo ingresso in ufficio a passo lievemente rigido, salutò come dovuto e accettò di prendere posto in una delle due poltroncine di fronte alla scrivania.
L'ammiraglio le sorrise.
"Allora, dottoressa, ha preso una decisione?"
Melanne annuì. "Sì, Signora."
La Lennox battè appena le palpebre. "Posso sapere qual è?"
L'altra fece scivolare il padd sul piano della scrivania verso di lei.
Non ci furono discussioni, nè richieste di consigli.
L'ammiraglio lesse quanto riportato sul dispositivo e annuì. "Capisco. Ha altro da comunicarmi?"
"No, nient'altro."
"Allora può andare."
Melanne annuì e la Lennox la osservò alzarsi e lasciare la stanza.
*E due...* pensò.