USS MARCONI - NCC 29303
p Current Mission 10 / USS Marconi
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10.00 Ritorni di
            luce

10.01 Il collezionista
10.02 Missione
            recupero

10.03.FT Se il
            buongiorno si
            vede dal
            mattino…

10.03 In viaggio
10.04 Carcassonne
10.05 Arte e segreti
10.06 Trilitio e diamanti
USS Marconi - Missione 010

Titolo (da definire)

[10.06 - Berthier - Trilitio e diamanti]

Luna Libertas - Magione di Artemis - 20 settembre 2393 - Ore 23:45

Nonostante la sua metà vulcaniana si impegnasse a tenergli la mente libera dai sentimenti, un leggero stupore si era fatto strada sui lineamenti di Sivaak. Non si era aspettato che Artemis fosse così vanitoso da volersi vantare delle sue recenti conquiste davanti ad ospiti appena conosciuti. E invece i due contenitori d’avorio facevano bella mostra davanti ai suoi occhi, nella loro teca cristallo. A destra la reliquia rossa di Ban Ki, a sinistra quella blu di Lavrov IV.

* Che sospetti qualcosa o che stia solo facendo la ruota come un pavone? * si chiese il Primo Ufficiale.

Decise di giocare la carta del finto tonto, nella speranza che Berthier non facesse qualcosa per smascherarlo.

“La prego di perdonare la mia ignoranza, - cominciò - ma la Federazione è talmente vasta... a chi appartengono queste meraviglie?”
“Direi sia più appropriato usare l’imperfetto... - un sorriso compiaciuto comparve sul volto di Entreri - ...erano custoditi da due recenti acquisti della Federazione, i pianeti Ban Ki e Lavrov IV. Ma voi potete ammirarne solo le scatole, già gioielli di mirabile fattura. Il vero tesoro è dentro, ma sono dolente di non poterle aprire, per il momento.”

Gli occhi di Sivaak cercavano di comunicare una certa ingenuità, che pareva fare coppia con l’espressione vaga di Julie, leggermente stordita dal vino.

“Devono esserle costati molto cari.” lasciò cadere con voce atona.

Artemis si strinse nelle spalle, un gesto che poteva quasi simboleggiare modestia.

“Non sempre il prezzo che si paga è misurato in latinum. I miei talenti stanno tanto nello scovare i tesori perduti, quanto nel... recuperarli. - un altro sorriso complice comparve sul volto del ladro all’indirizzo di Julie - Spero di aver guadagnato la vostra fiducia con questa piccola confidenza.”

Berthier sbatté le palpebre un paio di volte prima di capire a cosa Entreri si riferisse.

“Je crois de pouvoir vous accorder notre confiance (N.d.A. Credo che possiamo fidarci ci lui), - l’espressione di Julie faceva pensare a una bambina smarrita alla ricerca di protezione - mio fratello ed io siamo sulle tracce di un antico cimelio di famiglia.”
“Vedo che mademoiselle intende parlare d’affari.”

Sivaak attivò l’oloproiettore, mentre Julie continuava nella recita che si era preparata apposta.

“Questo diadema ha almeno 500 anni. Sono diamanti purissimi, risalgono a un’ancora più antica collezione italiana. Napoleone li donò a un suo generale, Alexandre Berthier, nostro antenato, che ne fece un diadema per la sua amante. Il diadema fu tramandato nella nostra famiglia fino a metà del XXI secolo, durante la terza guerra mondiale. Ho provato a fare qualche ricerca e c’è chi dice che sostiene che il diadema sia approdato, non si sa come, nelle mani di certi mercanti Ferengi qualche decennio fa. Tuttavia non abbiamo modo di rintracciarlo più precisamente. E visto che lei ha una... innata capacità per trovare tesori perduti, ci domandavamo se potesse aiutarci.”

Entreri pareva pensoso.

“Una bella sfida, senza dubbio. Ho già avuto più volte affari con i Ferengi, e devo ammettere che il fatto stesso è già un’impresa di per sé. Vero è che mi piace lanciarmi sempre in nuove esperienze e se siete disposti a...”
“Signore?”

Grognard si era materializzato dal nulla nel cunicolo, un’espressione compita fra le pieghe della sua faccia da Karemma. Sivaak ne aveva a mala pena percepito l’arrivo.

* Il maggiordomo è pericoloso quasi quanto il Collezionista. Devo stare più attento. *

Artemis si voltò verso il suo domestico, con un’aria quasi infastidita.

“Una personalità piuttosto importante ha inoltrato una comunicazione nel suo studio. Dice che è urgente.”

Sivaak percepì l’occhiata carica di significato che passò fra servitore e padrone. Le labbra di Artemis si incresparono, quindi si rivolse ai suoi ospiti.

“Vi prego di scusarmi, ma devo congedarmi dalla vostra compagnia prima del tempo. Avrei voluto trattenervi ancora per discorrere con voi, ma non dubito che ne avremo tutto il tempo domani. Grognard vi porterà alle vostre camere. Spero che gradirete la mia ospitalità. Bonne nuit, mes amis.”

Si dileguò dopo aver fatto il baciamano a Julie, che arrossì violentemente. Lo sguardo di Sivaak lo seguì mentre si dileguava nei cunicoli.

* Qualcosa mi suggerisce che questa chiamata ha a che fare con i tesori recentemente acquisiti. Ci deve essere sotto qualcosa. *

Aveva una gran voglia di chiamare la Marconi o quanto meno di potersi confrontare con la sua collega, una volta gettata la maschera del fratello protettivo. Ma avrebbe dovuto attendere ancora.

Luna Libertas - Studio di Entreri - Cinque minuti dopo

Artemis si sedette alla scrivania di legno di ciliegio in cui era incastonato un monitor, in un ossimoro di legno decorato e cristalli liquidi. Forse non così funzionale come avrebbe potuto essere su una nave spaziale, ma molto più gradevole alla vista. A guastare l’estetica dell’insieme pensava il volto rugoso del Ministro della Sicurezza di Lavrov IV, accigliato e con gli occhi ridotti a fessura. Nelle sporadiche comunicazioni che si erano scambiati, Artemis non gli aveva mai visto esibire nessun’altra espressione.
Decise di riderci su.

“Si direbbe che un serpente tarelliano le abbia mangiato la cena di sotto il naso, Signor Lekku,- ridacchiò Entreri - questo suo disappunto ha una ragione o semplicemete l’universo le fa dispetto?”
§La smetta con questo umorismo di bassa leva, signor Entreri! - sbottò il Ministro - Pensa di gingillarsi ancora a lungo coi suoi tesori?§

Artemis si mise più comodo sulla poltrona in cuoio.

“Attendevo il suo via libera per la consegna, anche se devo ammettere che i due pezzi danno un discreto lustro alla mia collezione...”
§Mi creda, ha interesse a disfarsene il prima possibile, - tagliò corto Lekku - se non vuole creare un incidente diplomatico... e nella direzione sbagliata, per di più.§

Le sopracciglia di Artemis si incresparono.

“Che cosa intende dire?”
§Intendo semplicemente darle un consiglio. Il mio contatto non tarderà a farsi vivo, ma nel frattempo le consiglio di tenere le reliquie in un posto... sicuro.§

La comunicazione terminò su quelle parole, lasciando il ladro alquanto confuso. Fece venire Grognard, che aveva sentito tutto, accanto alla scrivania con un gesto delle dita.

“Cosa ne pensi, vecchio mio?”

Il Karemma passò il peso da un piede all’altro, riflettendo.

“Signore, credo che Lekku abbia ricevuto qualche informazione sulle reliquie che pare restio a concederci.”
“Lapalissiano. Le consegne erano chiare: recuperare le reliquie, tenerle al sicuro per un tempo sufficiente e poi recapitarle all’agente di Ban Ki, infischiandosene del resto. Che cosa potrebbe perturbare così tanto il Ministro?”
“Il suo agente su Ban Ki potrebbe avere delle esitazioni e volersi tirare indietro, per questo il ministro vuole precipitare le cose.”

Entreri non pareva convinto. Si strinse nelle spalle, come se la cosa non gli interessasse più di tanto.

“Alla fine non è un mio problema. Per quanto apprezzabili siano quei cimeli, ammetto che non me ne separo a malincuore, soprattutto se penso alla valanga di latinum che inonderà il conto del mio prestanome. Grognard, sii così gentile da prepararmi un bagno prima di dormire. E tieni accesa la luce nella galleria degli stucchi. Immagino comprendi a quale ala mi riferisco.”
“Naturalmente, signore.”

Nave Pirata Black Fire - Plancia - 22 settembre 2393 - Ore 00:21

Talia era nervosa e la sua componente vulcaniana faceva i salti mortali per reprimere quel sentimento fastidioso. Ancora nessuna comunicazione né da Sivaak né da Berthier. Dal aveva problemi a stabilizzare il segnale di controllo, che andava e veniva in maniera fastidiosamente capricciosa. Il capitano trattenne un sospiro, mentre a grandi passi misurava quella plancia troppo piccola, con una grande nostalgia dei grandi spazi della Marconi. Quella era casa, non la bagnarola su cui si trovava incastrata. Il rumore dei suoi stessi passi la irritava. Per un attimo pensò di sedersi sulla sgangherata poltrona del capitano, poi cambiò idea.

* Non mi piace questo silenzio. E mi piace ancor meno se penso che i due ufficiali coinvolti sono Sivaak e Berthier. Quante volte ho rischiato di perdere uno dei due, quando non entrambi allo stesso tempo? Nel Multiverso, con Z’Etar, nel Nexus... troppe volte, decisamente troppe volte. *

Fissò intensamente la schiena di Dal, nella speranza che si voltasse e le desse una buona notizia. Ma il capo della sicurezza non accennò a muoversi, chino sull’antiquata dotazione di bordo.

“Capitano...”

La voce di Keane fu quasi una benedizione per le orecchie di Talia. Si precipitò a quella che con un pizzico di fantasia si poteva definire una postazione OPS.

“Stavo facendo un controllo incrociato per provare a stabilizzare il segnale del Comandante Sivaak e per caso ho rilevato un forte flusso di radiazioni gamma provenire da una coordinata fissa sulla luna.”
“Potrebbe essere la causa del disturbo delle comunicazioni?” azzardò Talia, ma Keane scosse la testa.
“Per disturbare un trasmettitore si usano piuttosto campi magnetici di una certa entità, accoppiati con segnali di una determinata frequenza. Sembrerebbe piuttosto un fenomeno naturale, anche se trovo sinceramente sbalorditivo che una sorgente non artificiale sia in grado di emettere un flusso così costante e intenso.”

Le due mezze Klingon si fissarono negli occhi per un lungo istante.

“Ha qualche ipotesi?”

Keane sospirò prima di rispondere.

“Non sono una scienziata. Posso solo affermare che il fenomeno è insolito, ma i sensori non sono abbastanza precisi per darmi più elementi di indagine, è già tanto che sono riuscita a localizzare più o meno precisamente la sorgente. Continuerò a monitorarla, ma mi servirebbe un confronto col comandante Berthier.”

Talia annuì velocemente, mentre il suo sguardo tornava a rivolgersi verso Dal, sempre muto sul suo computer.

* Julie, Julie, mai disponibile quando serve. * pensò, mentre la plancia mormorava alla musica dei sensori.

Lavrov IV - Ufficio del Ministro Lekku - 22 settembre 2393 - Ore 1:30

“Trilitio.”

Lekku storse il naso fra le pieghe della sua faccia rugosa, in un’espressione di disgusto anche peggiore di quella che aveva sfoggiato con Entreri. Il suo assistente Ratipu, uno dei pochi al corrente dei suoi piani per mandare a monte le trattative con la Federazione, teneva fra le sei dita delle sue mani una sorta di D-Pad triangolare. Annuì vigorosamente.

“Pare che la reliquia di Ban Ki sia piena di trilitio instabile. O forse hanno addirittura sostituito la reliquia con un esplosivo, questo non posso saperlo, Onorevole.”
“Eppure il Legato Weidan di Ban Ki pareva piuttosto propenso all’accordo fra i nostri due popoli.”

L’espressione di Ratipu pareva piuttosto eloquente.

“Magari Weidan sì, ma chissà che nell’Acropoli di Ban Ki non ci sia qualcuno che non vede di buon occhio l’entrata nella Federazione.”

Lekku era sempre più contrariato. Avrebbe volentieri sfogato la sua collera sul suo sottoposto, ma un assistente fedele e discreto era merce rara su Lavrov. Si limitò a tirare un pugno al tavolo computerizzato, che si esibì in un singhiozzo elettronico.

“E che altro sappiamo di questo maledetto trilitio?”

Ratipu si rituffò nel D-Pad.

“Stando alla analisi, la quantità di trilitio era sufficiente per raggiungere la massa critica e innescare l’esplosione dopo cento
giorni dall’arrivo della nave Federale. Almeno a giudicare dall’intenso flusso gamma emesso dalla reliquia di Ban Ki, stando all’ultimo monitoraggio.”

Il Ministro si grattò la pelle pendula del suo mento prominente.

“E noi pensavamo di orchestrare il ritrovamento di qui a pochi giorni. Invece pare che sarà quel Entreri a saltare per aria, lui e tutte le sue ampollosità stucchevoli, fra poco più di ventiquattr’ore. - per qualche ragione Lekku pareva sorridere all’idea
- Peggio per lui. Del resto con le reliquie distrutte la trattativa non andrà a buon fine. Non ci resta che attendere e continuare a fomentare gli animi.”

L’assistente tamburellò con le sue dita sul D-Pad, con un’espressione ingrugnita, come ogni volta che doveva riferire al suo superiore un particolare piuttosto spiacevole.

“Onorevole, potremmo passare dei guai diplomatici con l’Impero Lokuta.”
“Con chi?”
“L’Impero Lokuta, - rispose pazientemente Retipu, passando il peso da un piede all’altro, in preda al nervosismo - La luna su cui il nostro uomo è territorio dell’Impero Lokuta, una forza non federale del Quadrante Gamma. Questa luna è una sorta di porto franco e stando alle nostre ricerche, riporta all’impero ingenti guadagni, anche se non in maniera del tutto trasparente. Se mai dovesse succedere qualcosa che perturbasse i loro traffici, la Federazione potrebbe trovarsi obbligata a risponderne e aprire un’inchiesta.”

Uno scatto collerico fece sputare un fiotto di bava verde davanti a Lekku.

“La Federazione, sempre la Federazione a ficcare il naso dove non dovrebbe! - il Ministro riprese fiato, con un sospiro stizzoso - Che il nostro agente si rechi da Entreri, allora. E che si arrangi a far pervenire il trilitio ai Ban Ki prima che esploda. Anzi! - un’intuizione fulminea passò per la mente di Lekku - Che se la prenda con comodo. Sarebbe un incidente quanto mai increscioso per i burocrati dell’acropoli se un dispositivo esplosivo Ban Ki facesse saltare per aria la navetta di Lavrov che ha recuperato le tanto preziose reliquie, non è vero?”

Retipu annuì con ampi gesti del capo, mentre indietreggiava verso la porta, pronto ad eseguire gli ordini del suo padrone.

Luna Libertas - Alloggi degli ospiti - 22 settembre 2393 - Ore 03:00

Calata in quella camicia da notte che frusciava fra le lenzuola, Julie non riusciva a chiudere occhio. Non era il genere di donna che apprezzava una raffinata biancheria di seta e il pizzo dell’orlo le faceva prudere le gambe. Ma faceva parte del piano e un Ufficiale della Flotta non poteva sottrarsi al dovere.

* Solo che il dovere sembra più facile, quando vesto la mia pratica uniforme della sezione scientifica, senza fronzoli a darmi noia durante il sonno. *

Avrebbe voluto avere il tempo di confrontarsi con Sivaak e parlare della missione, gettando finalmente la maschera dei finti fratelli. Ma Entreri gli aveva messo alle costole Grognard, con la scusa di provvedere alla loro minima necessità, e Berthier era quasi sicura che fossero spiati in qualche modo. Non serviva un tricorder per rendersi conto che le stanze degli ospiti nascondevano almeno un microfono e una telecamera nascosta. Se i poteri telepatici di Sivaak fossero stati un po’ più potenti, il problema non si sarebbe posto, ma la sorte non li aveva favoriti in quel senso.

* Abbiamo già avuto abbastanza fortuna con la mia cosiddetta ascendenza. Sacre, qu’est ce que c’est drole si j’y pense! (N.d.A: Cielo, quanto è buffo se ci penso!) Una Betazoide erede di un’antica linea di sangue francese arruolata come Ufficiale Scientifico nella Flotta Stellare. Da crepare dalle risate, ma ci è tornato incredibilmente comodo. *

La Betazoide si rigirò fra le lenzuola, sperando che la riflessione l’aiutasse a dormire. I suoi poteri empatici le avevano reso un grande servizio, per una volta. Julie aveva percepito qualcosa su Entreri, come se anch’egli avesse qualche genere di capacità mentale, ma non sufficientemente sviluppata per essere pienamente comprensibile.

* I casi sono due: o si tratta di qualche potere sopito da tempo, oppure è un telepate talmente potente che ci sta prendendo per i fondelli. *

Qualcosa la faceva propendere per la prima ipotesi. Quando Artemis aveva svelato i due manufatti di Lavrov e Ban Ki, Berthier non aveva percepito altro che orgoglio. Nessun sospetto, nessuna diffidenza: solo un uomo fiero del suo operato e ansioso di mostrarlo agli ospiti per impressionarli. Come un attore in attesa di un applauso a fine spettacolo.

* Quell’uomo ha un ego smisurato, Laura ci si divertirebbe un sacco. O forse no. *

E ora che le restava da fare? Dovevano aspettare che la Marconi li ricontattasse? Berthier dubitava di poter giocare a fare la nobildonna ancora a lungo. Per quanto riguardava recuperare le reliquie o arrestare Entreri, di certo non potevano farlo senza il supporto del resto dell’equipaggio. Julie aveva provato a far funzionare il suo comunicatore prima di addormentarsi, ma l’apparecchio aveva emesso pochi rumori sconnessi, segno che il suo campo era pesantemente perturbato. Senza contare che gli strumenti imbarcati sulla Black Fire non erano esattamente la tecnologia di più alto livello, quindi era probabile che la ricezione fosse disturbata. La Betazoide sbuffò, spazientita dalla situazione e da quel pizzo che non smetteva di punzecchiarla.

* La prossima volta che vogliono imbarcami in una missione di spionaggio, ci vorranno ben altri argomenti per convincermi. Per quanto mio padre abbia tentato di appassionarmi, i vecchi film di James Bond non fanno per me. *

Ci fu un bussare sommesso alla porta. Erano colpi lievi, ma sufficienti a far trasalire Berthier. La Betazoide diede un’occhiata al comodino, domandandosi se in un eccesso di prudenza vi avesse appoggiato il phaser. Nessuna traccia dell’arma, doveva essere dispersa da qualche parte nel suo bagaglio. Sebbene la tensione rendesse confuse le sue percezioni empatiche, non avvertiva nessuna minaccia nell’individuo oltre la porta. Era tutt’altra emozione, sebbene abilmente dissimulata.

“Avanti!” concesse Julie.

Non fu per niente stupida di vedere il volto di Artemis comparire oltre la porta di legno decorato.

“Esitavo a disturbare il suo riposo, ma vedo che è perfettamente sveglia. Qualcosa le impedisce di dormire?”
“Oh, ecco... - Berthier esitò, arrossendo, alla disperata ricerca di una scusa plausibile - ...trovo sempre difficile addormentarmi in un letto che non è il mio.”

Si augurò che il suo sorriso sciocco fosse sufficientemente convincente. Entreri sorrise a sua volta.

“Anche per me stasera dormire è un’impresa. Suo fratello, al contrario, sembra profondamente immerso nelle braccia di Morfeo. Mi chiedevo se lei avesse voglia di dare un’occhiata a certe mie particolari collezioni.”

Julie cercò di soppesare la proposta il più in fretta possibile. Non c’era traccia di trappola nei sentimenti di Artemis, ciò nonostante vi percepiva qualcosa di poco chiaro.

“Accetto volentieri.” disse infine, scivolando fuori dalle lenzuola e infilandosi la vestaglia che Entreri le offriva.

Alla fine era un Ufficiale della Flotta, e indagare era il suo dovere.

Nave pirata Black Fire - Plancia - Negli stessi istanti

Talia ricomparve nella microscopica plancia massaggiandosi il collo.
Kuwano aveva insistito perché si riposasse almeno una mezz’ora e il Capitano alla fine aveva ceduto, anche se le cuccette microscopiche erano tutt’altro che confortevoli, persino per una mezza Klingon. Fece un giro della plancia con gli occhi, nella speranza che qualcuno avesse un progresso da annunciare. Si avvicinò a Dal e Keane.

“Qualcosa di nuovo?”

Fu l’Ufficale OPS a rispondere per prima.

“Il flusso di gamma di cui abbiamo parlato prima continua inalterato, ma purtroppo con questi rudimentali non posso dirle di più. L’orbita geostazionaria mi ha permesso di localizzare la sorgente con un po’ più di precisione: viene dalla Cittadella.”

Talia si concesse una smorfia.

“Potrebbe essere una qualche segnalazione o un sensore?”

Tara scosse la testa, poco convinta.

“Non sono un’esperta nel campo, ma ne dubito fortemente. Continuo a pensare che si tratti di una sorgente naturale, per quanto ammetto che il fenomeno sia bizzarro.”

Poco soddisfatta, Talia si voltò verso Dal.

“Ancora nessuna comunicazione da Sivaak o Berthier?”
“Nessuna, Capitano. Ho cercato di ripulire il segnale alla meglio, ma con i filtri a nostra disposizione trovo solo altro rumore.”
“Anche se...”

La voce del Comandante Keane riportò a Talia un briciolo di speranza. Si sporse nuovamente verso l’OPS.

“Cosa avete scoperto su questo fronte?”
“Non la chiamerei proprio una scoperta, Capitano, - rispose Dal - ma le interferenze hanno assunto da qualche ora un carattere periodico.”
“Si spieghi meglio.”

Il mezzo Cardassiano armeggiò con l’apparecchiatura di bordo.

“Diciamo che se tolgo la maggior parte del rumore ottengo un segnale a 900 hertz... che all’udito pare quanto meno peculiare.”

La plancia si riempì di un suono monotono, talvolta sincopato, talvolta più prolungato, intervallato da brevi silenzi. Era chiaramente una sequenza che si ripeteva in maniera ossessiva. A Talia non ispirava niente, anzi lo trovava solo irritante. Forse il carattere periodico era dato soltanto dallo strumento che usavano per disturbare le comunicazioni...

“M-Morse...”

Tutti si voltarono verso la poltrona del timoniere. Gli occhi di Chuck schizzarono quasi fuori dalle orbite quando si accorse di avere su di sé l’attenzione in tutta la plancia. Si trovò costretto a dare una giustificazione al suo mormorio, schiacciato dallo sguardo penetrante di Talia.

“A me pare un messaggio in alfabeto Morse, Capitano...”

Luna Libertas - Magione di Entreri - Dieci minuti dopo

Julie non era un’esperta d’arte e non avrebbe saputo dire quanto c’era di autentico e di falso in tutto quello sfarzo ostentato. Artemis le stava facendo strada lungo corridoi infiniti e carichi di opere d’arte da fare invidia all’antico museo del Louvre.
Sembrava che il ladro avesse creato un ambiente apposta per ogni opera d’arte recuperata, come per contestualizzarla appieno. La Betazoide lo seguiva, cercando di stringersi nella vestaglia di seta e incespicando sulle pantofole di satin. In cuor suo malediceva Laura che le aveva replicato quel guardaroba, così senuale e poco adatto.
Entreri aprì la porta a due battenti di un salone in stile impero, pieno di marmi, dorature e specchi. Tutto quello sfarzo eccessivo dava a Julie un seno di oppressione. Sul pavimento tirato a specchio erano posti diversi plinti, ognuno coperto dalla sua teca di sicurezza.
Artemis si fermò quasi al centro. Sul suo volto spiccava sempre il solito sorriso sardonico.

“Immagino che la ricerca del diadema che mi avete mostrato sia in linea con una sorta di ricostruzione della vostra storia di famiglia.”

Berthier annuì, ringraziando in cuor suo che Entreri avesse deciso di fare il pavone davanti a lei e non davanti a Sivaak. Suo padre le aveva sempre elargito più o meno gradite lezioni sulla storia di quell’antica famiglia terrestre, avrebbe saputo rispondere. O almeno sperava.

“Pressappoco è così.” si limitò a rispondere, domandandosi dove Artemis volesse andare a parare.

Il ladro spostò il peso da un piede all’altro.

“Purtroppo non sarà facilissimo ritrovare il vostro diadema, in special modo se i Ferengi sono implicati nella storia. Tuttavia, come segno della mia buona volontà nell’accettare l’incarico, lasci che le mostri qualcosa che potrebbe interessarla...”

Artemis tamburellò con le dita sul fusto del plinto. In un batter d’occhio la teca scomparve, mentre Entreri faceva cenno a Julie di avvicinarsi. La Betazoide percepiva un fiotto di emozioni confuse, difficile da decifrare e ancor più da schermare.
Sul plinto era poggiato un diadema di diamanti, non troppo diverso da quello usato come espediente. La voce di Artemis sibilò all’orecchio di Julie.

“Voi cercate una copia, per quanto preziosa sia, ma quello che ha davanti agli occhi è l’originale diadema che portava l’Imperatrice Josephine il giorno dell’incoronazione. - Berthier parve di percepire un sorriso anche senza vederlo - Ero curioso di vedere come le stesse.”

La Betazoide era troppo stordita dalla mancanza di sonno e da quella nube di sentimenti per ribellarsi. E poi Artemis fu più veloce. Con un rapido ma aggraziato movimento, acciuffò il diadema e lo pose con inaspettata delicatezza sul capo di Julie. Quest’ultima alzò appena gli occhi per una fugace occhiata allo specchio più vicino, mentre si sentiva le guance avvampare.

* Che stupidaggine. Come se io fossi il genere di individuo che porta un... *

Quello che colpì il suo cervello fu una frustata, ma il tocco era quello di Artemis che le sfiorava la vita. Julie fu sommersa di sentimenti e sensazioni non sue, un’onda anomala sensoriale che la lasciò intorpidita. Non faceva male, era più simile all’effetto di un gas asfissiante. Ma i nervi di Berthier, al contrario, si tesero, una sorta di reazione istintiva e involontaria.
Sentiva le mani di Entreri far scivolare via la vestaglia e poi accarezzarle il petto. Percepì un bacio sul collo.

* E desiderio, sena dubbio... lussuria. *

Avrebbe voluto ribellarsi, ma si sentiva il cervello ovattato, come se fluttuasse fuori dal corpo. Il rumore di fondo le rendeva tutto estremamente confuso. Socchiuse gli occhi, quasi stesse per svenire sotto il tocco vellutato del ladro.

“Se fossi in lei, le toglierei immediatamente le mani di dosso.”

Julie lo percepì prima con la mente che con i sensi. Una presenza fredda, una sorta di iceberg nel mare tiepido delle emozioni di Artemis. Quando trovò la forza di aprire gli occhi, lo vide riflesso nello specchio: Sivaak, ancora col suo camuffamento da umano, tendeva un phaser a pochi metri da Entreri. Che pareva trovare tutto ciò estremamente divertente, a giudicare dalla risata sciocca in cui si esibì.

“Avrei giurato che come fratello doveva essere estremamente possessivo, Signor Jules. - il tono del ladro era più sulla burla che sulla preoccupazione - Ma se fossi in lei abbasserei quell’arma. A prescindere dal fatto che non ho intenzione di fare alcun male a sua sorella...”
“Non sembra averle chiesto il suo parere, ad ogni modo.” ribatté seccamente il Primo Ufficiale.

La presa su Julie, tuttavia, non si ammorbidì.

“Metta via quell’arma, Jules. - riprese Entreri, per nulla impressionato - Sarebbe increscioso che mi succedesse qualcosa. L’Impero Lokuta potrebbe aversene a male, ho amici altolocati da queste parti.”

Sivaak non si lasciò impressionare.

“E l’Impero Lokuta è a conoscenza dei vostri metodi di ricerca?”
“L’Impero Lokuta sa quanto basta ed è molto più discreto di certi ospiti.”

Un’altra voce: Grognard. Il Karemma era comparso alle spalle di Sivaak come per magia, silenzioso come un gatto. Fra le braccia teneva quello che sicuramente era un disintegratore di qualche civiltà del Quadrante Gamma. A Julie pareva più potente del piccolo phaser nella mano di Sivaak. Entreri fece una smorfia.

“Normalmente non amo dover ricorrere a tali mezzi, ma il suo atteggiamento, Jules, mi ha irritato. - pareva che tutto per lui fosse ancora un gioco - Ero sinceramente disposto ad aiutarvi e ad ospitarvi fino alla conclusione delle ricerche. Eppure ora mi vedo costretto a trattenervi finché non mi racconterete qualcosa di interessante sul vostro conto. E che contenga almeno un briciolo di verità.”

Nonostante il disintegratore puntato alla schiena, Sivaak non mosse ciglio.

“Trattenere due cittadini federali contro la loro volontà potrebbe essere molto pericoloso, Signor Entreri. Una volta informata della situazione, e potrebbe non volerci molto, la Federazione verrà a reclamarci.”
“Oh, la Federazione, certo...- Julie percepì una nota di soddisfazione nella voce di Artemis - Temo che presto avranno ben altri problemi che non siano recuperare un paio di annoiati collezionisti. A meno che questi due annoiati collezionisti abbiano tralasciato qualche particolare sulla loro identità.”


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