Da quando si era sparsa la notizia che sarebbero tornati a Deep Space 16 Gamma per una revisione della nave, si percepiva una leggera euforia tra i membri dell’equipaggio, perché sicuramente ci sarebbe scappato anche qualche giorno di licenza.
Solo gli ufficiali superiori sembravano non sentire quest’atmosfera, impegnati oltre che dai loro normali doveri, anche nel lasciare istruzioni ai loro sottoposti. Il Capitano non aveva detto molto riguardo ai loro nuovi ordini: sapevano che si trattava di una missione di recupero e che non avrebbero viaggiato a bordo della Marconi e poco altro.Era strano per Talia essere così misteriosa, ma si fidavano completamente di lei e sapevano che, al momento giusto, avrebbero capito tutto.
La Marconi aveva attraccato al molo della base e Talia aveva immediatamente lasciato a Sivaak il disbrigo delle formalità, mentre lei si era trasportata direttamente nell’ufficio del Capitano Spini, dove dopo pochi minuti l’Ammiraglio Rex si mise in contatto con lei.
Spini aveva lasciato la stanza alcuni istanti prima dell’inizio della chiamata e aveva fatto in modo di sigillare la porta, così che nessuno, entrando cercando lei, l’avrebbe vista: per tutti Talia era ancora a bordo della Marconi. Il suo sbarco non era stato registrato e la traccia del suo teletrasporto sarebbe stata cancellata.
=^= Capitano non la aspettavo così presto, ma meglio così. =^=
“Vista la delicatezza della questione, ho pensato di guadagnare qualche ora mandando al massimo i motori della Marconi.”
=^= Ha fatto benissimo. Il Capitano Baker è riuscito ad ottenere una tregua, ma entrambe le parti coinvolte, hanno detto che se tra due settimane gli oggetti in questione non saranno restituiti, considereranno la Federazione direttamente responsabile e hanno minacciato ritorsioni. - Travis Rex lasciò qualche istante a Talia per permetterle di metabolizzare la novità, poi continuò - Troverete tutte le informazioni direttamente sul computer della nave che vi ho mandato, oltre ad una buona dotazione di armi e qualche giocattolo tecnologico che potrebbe tornarvi utile. Ovviamente niente a bordo di quella nave è riconducibile alla Flotta e mi sembra superfluo sottolineare che nemmeno voi dovrete avere addosso nulla che sia riconducibile a essa! =^=
“E se i Klingon dovessero venire a sapere che usiamo la loro tecnologia di occultamento, non credo che ne sarebbero entusiasti.”
=^= Non vedo perché dovrebbero venire a saperlo! =^= rispose l’Ammiraglio con un’espressione vagamente colpevole sul volto.
“Molto bene: Se il nostro trasporto è pronto conto di partire al massimo tra un’ora, dopo aver sbrigato le ultime incombenze sulla Marconi.” disse Talia secca.
=^= Efficiente come sempre Capitano Talia! - rispose Rex con un lieve sorriso compiaciuto sul volto, conscio dell’ottima scelta che aveva fatto, puntando su Talia e i suoi uomini - Un’ultima cosa: ovviamente questa conversazione non è mai avvenuta e se vi dovessero scoprire, la Flotta sosterrà che è una vostra iniziativa di cui non era al corrente. =^=
“Ovviamente!” rispose Talia inarcando il sopracciglio sinistro.
=^= Buona fortuna Capitano. Spero di avere buone notizie al più presto. =^= disse Rex chiudendo la comunicazione lasciando Talia a fissare il logo della flotta sul monitor ormai spento.
Berthier, Lighthing, Kuwano e Dal con due dei suoi uomini più esperti, erano arrivati davanti alla porta che li avrebbe portati a bordo della Black Fire, la nave pirata che avrebbero utilizzato, tutti in abiti civili e con piccole sacche da viaggio contenenti gli effetti personali che sarebbero serviti loro per la durata della missione. Al contrario Dal e i suoi uomini portavano anche tre grosse valigie rigide molto pesanti. La porta della camera di compensazione si aprì lasciandoli entrare nella nave, accolti da una sorridente Tara.
“Signori benvenuti a bordo: mettetevi comodi, per quello che è possibile. Jaran, cosa ti sei portato? Mezza Marconi?”
“No. Solo qualche piccolo gingillo di cui, magari, potremmo aver bisogno.”
“Ma Talia ha specificato di non portare nulla che sia collegabile alla Flotta!”
“E chi ha parlato di Flotta? E comunque è un pensiero che hai avuto anche tu!” disse Dal indicando il d’k tagh, grosso pugnale klingon, che brillava legato alla coscia della donna.
Tara fece spallucce e con un sorriso riprese la parola.
“Prendete confidenza con la nave. Il Capitano vuole partire il primo possibile.”
“Certo gli spazi sono un po’ piccoli: per qualcuno la convivenza non sarà facile!” disse Laura sottintendendo il misogino Dottore, che nel frattempo aveva individuato l’infermeria.
“Cercate di non farvi male tutti insieme, perché in quel buco che dovrebbe essere l’infermeria, non ci sta più di un paziente alla volta!”
“Mi spiace che non soddisfi i suoi standard Dottore, ma i precedenti proprietari hanno preferito avere più spazio per il motore e per la stiva di carico.”
Sivaak rispose sbucando silenzioso come suo solito da quella che secondo logica doveva essere la plancia.
“La stiva di carico?” chiese perplessa il Consigliere.
“Erano pirati: dovevano avere spazio per mettere il bottino. - rispose Julie prendendo l’amica sottobraccio - Dove possiamo sistemare le nostre cose?” chiese quindi a Tara.
“Purtroppo anche gli spazi per gli alloggi sono stati ridotti: una cabina per il Capitano e una camerata unica per l’equipaggio…”
“Sempre più interessante questa missione.” la interruppe Jaran dando una gomitata d’intesa a Kuwano.
“…ma che ho badato a dividere in due: mi spiace Jaran, nessuna distrazione!” terminò Tara, indicando ai compagni la porta che dava sugli alloggi.
Alcuni minuti dopo Dal raggiunse Sivaak e Keane in plancia, dove vide Wyandot seduto alla postazione del pilota, probabilmente da quando la Marconi aveva attraccato alla Base.
“Ehi Chuck, sei pronto a portarci via di qui?” lo salutò il Capo della Sicurezza portandosi alle sue spalle.
“Ssìì… aspettiamo solo il Capitano.” rispose il giovane pilota con la leggera balbuzie che il sentirsi in primo piano gli procurava e ricevendo pure uno scappellotto in testa da Dal.
“Ricordati di non usare i gradi: siamo in incognito!”
“Ahi! È vero scusate!” rispose Charlie massaggiandosi il capo.
Talia si palesò in quel momento.
“Non si scusi Charlie: in fondo sono il capitano di questo vascello, quindi la sua affermazione è corretta. Pronti per partire?”
“Tutti i sistemi sono operativi al 100%, pronti al suo comando.” Rispose Sivaak, lasciandole la poltrona.
“C’è un posto, dove riunirci per decidere il piano d’azione?” chiese Talia.
“Ho attrezzato parte della stiva a sala riunioni.” rispose Keane.
“Molto bene: dopo che saremo partiti raduni tutti lì. Abbiamo molte cose da studiare e poco tempo per decidere quali siano le possibilità d’azione migliori.”
Grognard, il fedele assistente di Entreri (dove assistente era sinonimo di maggiordomo, segretario, complice e confidente), stava versando il the nelle preziose tazze per la colazione del suo padrone, quando egli uscì dalla stanza da bagno.
“Il bagno è stato di suo gradimento, Signore?”
“Perfetto come sempre Grognard. - rispose l’affascinante ladro ancora in accappatoio, mentre si dirigeva al tavolo apparecchiato impeccabilmente - Myriam?” chiese sedendosi.
“Miss Landis si scusa, ma improrogabili impegni di lavoro l’hanno obbligata a prendere la nave in partenza un’ora fa. Mi sono permesso di porgerle l’omaggio che il Signore le aveva preparato.”
“Mi spiace non averla salutata: avrei voluto darglielo personalmente… è una donna dalle notevoli capacità, se capisci cosa intendo!” disse Artemis assaporando l’aroma del suo the preferito.
“Posso assicurarle che la Signora ha gradito enormemente il pensiero.” rispose imperturbabile Grognard, mentre preparava gli abiti che avrebbe indossato il suo padrone.
“Signore le ricordo che tra un ora il Ministro della Sicurezza di Lavrov IV la chiamerà sul canale criptato.”
“E cosa vuole ancora? Non gli hai detto già ieri che il pacco è al sicuro?”
“Sissignore ma credo che preferisca sentirlo da lei: da quello che ho capito le cose, non stanno andando secondo i suoi piani.”
“È un essere davvero viscido: ricordami perché siamo in affari con lui?”
“Per permetterle di coltivare la sua passione per l’arte e continuare a fare certi regali alle sue amiche!” rispose con la cantilena che ripeteva sempre al suo capo, quando parlavano dei lavori che svolgeva su commissione dietro il pagamento di notevoli cifre e che servivano a mantenere il tenore di vita cui il Collezionista era abituato.
Artemis Entreri, quarantatré anni portati splendidamente, era figlio di una nobile inglese, da cui aveva ereditato l’algida bellezza e l’amore per le opere artistiche, e di un ambasciatore con una parte di sangue betazoide, da cui aveva preso il fascino elegante, grazie al quale irretiva donne e uomini, e una forma di leggera empatia, che nel tempo aveva coltivato e che ora gli serviva come campanello d’allarme per capire all’istante le intenzioni di chi gli si trovava davanti.
Finì con calma la sua colazione e cominciò a vestirsi, mentre Grognard si affrettava a riassestare la camera.
“Vado al caveau: chiamami cinque minuti prima dell’appuntamento col Ministro.”
“Molto bene Signore.” rispose il servitore, ben sapendo che quando Entreri era tra i suoi tesori perdeva la cognizione del tempo.
“Grognard, sicuro che sia tutto a posto?” chiese Artemis girandosi all’improvviso verso il suo assistente.
“Sì Signore: perché me lo chiede?” rispose perplesso.
“No, niente… una sensazione!” disse il Collezionista uscendo dalla sua camera.
Ed entrambi sapevano che bisognava ascoltare le sue sensazioni.