USS MARCONI - NCC 29303
p Current Mission 10 / USS Marconi
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10.00 Ritorni di
            luce

10.01 Il collezionista
10.02 Missione
            recupero

10.03.FT Se il
            buongiorno si
            vede dal
            mattino…

10.03 In viaggio
10.04 Carcassonne
10.05 Arte e segreti
10.06 Trilitio e diamanti
USS Marconi - Missione 010

Titolo (da definire)

[10.03.FT - Rekon - Se il buongiorno si vede dal mattino…]

[Flashback]
Tellar - Miracht Prime - 24 agosto 2393 - Ore 08:00

=^= Sono le ore 08:00... Sono le... =^= annunciò la voce atona del computer che gestiva le funzioni domestiche, mentre le finestre della camera da letto si depolarizzavano diventando trasparenti e permettendo alla già intensa luce del sole estivo di penetrare nella stanza.

“Ho capito, ho capito... - ringhiò il solo abitante della stanza, mentre una massiccia sagoma coperta di pelliccia si muoveva pigramente sul letto, gettando da parte il lenzuolo - Computer, spegni questa dannata sveglia prima che ti smonti e usi i tuoi chip isolineari per aggiustare un frullatore... e prepara la colazione numero 1 tra cinque minuti!”

Lanciando bestemmie agli dei di una dozzina di pianeti diversi, il Tellarita, la cui pelliccia striata di grigio tradiva un’età che il fisico robusto non avrebbe altrimenti mostrato, si diresse verso la doccia sonica sperando che la combinazione di vibrazione molecolare e massicce dosi di caffeina avrebbero supplito alla carenza di sonno.
Non che dormisse molte ore, ormai, ma quella notte aveva fatto le 5 a preparare i propri bagagli dopo una lunghissima giornata di lavoro per effettuare i controllo finali sui sistemi della USS Nobel.
Un ghigno che sarebbe potuto passare per un sorriso attraversò il suo volto porcino al pensiero dell’ultima nata della Classe Nova che, di lì a due ore, avrebbe lasciato ilCantiere Orbitale e gli avrebbe dato uno strappo fino a Deep Space Nine.

“Un bel giocattolino, niente da dire...” affermò, lottando nel contempo per convincere le proprie membra stanche, appena ritemprate dalla doccia sonica, a strizzarsi all’interno della divisa della Flotta, sezione Ingegneria.

Aveva partecipato personalmente allo sviluppo del Progetto Nova e sentiva quelle piccole ed agili navi scientifiche come sue creazioni, quindi era stato più che lieto, a 21 anni da quando aveva avviato per la prima volta in una piccola cerimonia ufficiosa il reattore Materia/Antimateria della USS Nova, di  sovrintendere personalmente alla costruzione della Nobel nel cantiere da lui diretto.
Nel primo anno e mezzo di lavoro, ricordò mentre trangugiava uova di Terd e beveva un caffè triplo facendo attenzione a non macchiare la divisa pulita, avevano lavorato febbrilmente per costruire la struttura e predisporre tutti i sistemi, poi era arrivato il Tenente che sarebbe diventato Ingegnere Capo della Nobel ed aveva avuto l’opportunità di rivoluzionare tutto.
Quel piccolo vulcano di idee Ferengi si era dimostrato veramente di mente aperta e, in fase di completamento dei sistemi, aveva lavorato con passione insieme al vecchio Tellarita per apportare tutta una serie di modifiche e migliorie sulle quali Rekon aveva pensato e rimuginato per vent’anni. Il risultato finale era una nave che, se si fosse dimostrata all’altezza delle aspettative, avrebbe segnato lo standard per i successivi refit delle sue sorelle più vecchie.

* Proprio un bravo ragazzo… - si disse, mettendo i resti della frugale colazione nel replicatore affinché venissero smaterializzati e cominciando a fare un giro dell’appartamento per verificare che fosse tutto a posto e che non avesse dimenticato nulla - …magari durante il tragitto fino a Deep Space 9 gli spiegherò anche uno o due trucchetti su come si fa a fregare i Capitani di nave stellare… *

Per prima cosa controllò il salone, il bagno e la camera da letto, soffermandosi come sempre un momento davanti alla grande foto di famiglia scattata alla nascita di suo nipote Rook. Era veramente una bella foto, ma Rekon non si sentiva pronto a portarla con sé. Con un grugnito tirò dritto, lanciando appena un’occhiata a quella che era stata la camera da letto di sua figlia Akara (nessuno a parte l’addetto alle pulizie del palazzo entrava più in quella stanza da anni) e controllò lo studio ingombro di libri, progetti ed appunti.
Apparentemente soddisfatto, entrò nella stanza che aveva lasciato per ultima. Si trattava di una specie di sgabuzzino senza finestre, nel quale aveva stipato tutta la sua collezione di orologi disponendoli in teche e bacheche di ogni foggia e dimensione disposte su tre delle quattro pareti.
Lungo l’unica parete libera, sotto una potente lampada, stava una piccola scrivania ingombra di attrezzature per la riparazione di orologi che erano appartenuti a sua madre e, prima di lei, al padre di sua madre. Con un piccolo grugnito soddisfatto il tellarita accarezzò con le massicce mani artigliate i piccolissimi attrezzi disposti in bell’ordine. Fatto ciò prese un astuccio contenente un kit di attrezzi da viaggio e se lo infilò in tasca, dopodiché spense la luce e chiuse quella porta.

“E adesso andiamo a fare la figura dei cretini impomatati a questa dannata cerimonia di varo…” borbottò avviandosi alla porta esterna, prendendosi appena il tempo necessario per un ultimo sguardo di insieme a quella che era stata la casa della sua famiglia e che non avrebbe rivisto per, immaginava, parecchi anni.

[Flashback]
Trasporto Bajoriano Ripjat - Prossimi all’attracco a Deep Space 16 Gamma - 19 settembre 2393 - Ore 06:22

“Hem… Signore… siamo usciti dal Tunnel Spaziale e tra 5 minuti standard attraccheremo alla stazione spaziale Deep Space 16 Gamma. Avremmo proprio necessità di riattivare i reattori di manovra ora…”

A parlare era stato un ragazzo bajoriano di circa vent’anni che sembrava piuttosto terrorizzato alla sola idea di doversi rivolgere al paio di stivali neri che spuntavano da sotto la massiccia struttura del sistema propulsivo di manovra.
E, a ben pensarci, non aveva tutti i torti ad essere terrorizzato. Quando il trasporto, che faceva regolarmente la spola tra le due stazioni spaziali federali poste ai due lati del Tunnel Spaziale Bajoriano era salpato, tutto gli sembrava regolare. Almeno fino a quando un vecchio tellarita con indosso l’uniforme della Flotta Stellare e con i gradi di Tenente Comandante non era entrato come una furia nell’angusto locale macchine della nave, sbraitando come un ossesso che i motori erano danneggiati e che stava mettendo a repentaglio la vita di tutti i passeggeri e dell’equipaggio.
Poiché l’Ufficiale portava i colori della Sezione Tecnica della Flotta, il giovane ingegnere, che faceva quel lavoro da appena tre settimane, gli aveva mostrato il quadro di controllo, dove non veniva evidenziata che una lievissima fluttuazione di potenza nel motore, ampiamente entro i parametri di tolleranza della macchina.
Il tellarita lo aveva però aggredito verbalmente con una sequela di insolenze che avrebbero probabilmente fatto impallidire e vergognare un pirata di Orione e, richiamando un non so quale oscuro cavillo legale dei regolamenti della Flotta Stellare, aveva praticamente preso possesso dei motori smontandone l’involucro esterno e iniziando a lavorarci attorno.
La cosa non si era rivelata così importante durante l’attraversamento del Tunnel Spaziale (che avveniva a potenza di impulso), ma ora che dovevano eseguire le manovre di avvicinamento e di attracco a Deep Space 16 Gamma era diventato prioritario riattivare i reattori di manovra che erano molto più adatti allo scopo.

“Bla, bla, bla…dovremmo riattivare il motore ora… - gli fece il verso Rekon, con voce resa cavernosa dalle eco della struttura sotto cui si trovava - …Signor Rekon, riattivi i motori ora, o quell’anomalia ci inghiottirà! Signor Rekon, abbiamo addosso uno squadrone d’assalto Jem’Hadar, ci serve l’energia principale ora! Mai una volta che uno possa lavorare in santa pace…”

Detto ciò, l’anziano tellarita sgusciò fuori da sotto il motore con l’uniforme sporca di fuliggine e con diverse macchie ad annerirgli la criniera di capelli striata di grigio. Con un gesto quasi indifferente gettò una valvola annerita e parzialmente incrinata al ragazzo bajoriano, trovandolo impreparato e costringendolo a diverse acrobazie per non far cadere il pezzo di metallo grande quanto una mela e sporco di fuliggine e grasso.

“Complimenti marmocchio, avevi un giunto di trasferimento difettoso… si sarebbe rotto entro un paio di settimane tenendo questa baracca ferma per almeno un mese… o facendo esplodere l’intero locale motori, in alternativa… - il tellarita gli passò accanto, cercando di togliersi la fuliggine dall’uniforme poi, come per un ripensamento, aggiunse - Ricordati sempre che questo è il cuore della nave e che tu ne sei responsabile. Impara a conoscerlo con tutti i tuoi sensi e non credere sempre a quello che c’è scritto sui manuali e sui display…”
“Sì… Signore… - rispose sorpreso il ragazzo, abbassando lo sguardo sul pezzo danneggiato con tanta rapidità che il suo orecchino tintinnò - …e…grazie, Signore…”
“Bah… - borbottò Rekon poi, quando era già sulla soglia del locale macchine pronto a ritornare nella cabina passeggeri, si girò nuovamente aggiungendo - E… marmocchio… se torno su questa specie di chiatta spaziale e ritrovo i tuoi motori insudiciati come sono adesso, ti appendo personalmente all’ala stabilizzatrice di dritta per i tuoi dannati piedi da scimmia!”

USS Marconi - Sala Teletrasporto 1 - 19 settembre 2393 - Ore 07:05

Il processo di rimaterializzazione durò solo pochi istanti ma a Rekon, già di per sé piuttosto irritato per l’essersi dovuto trasferire direttamente sulla Marconi senza avere neppure il tempo di cambiarsi l’uniforme sporca, parve un’infinità.
Appena lo sfavillare azzurro del teletrasporto federale scomparve completamente, il tellarita saltò giù dalla pedana e, senza neppure guardare chi si trovasse nella sala, si diresse verso l’addetto di turno e cominciò ad inveire.

“E questo sarebbe un teletrasporto? Cos’avete fatto, avete preso le mie molecole e le avete portate su con una carrucola per poi mettervi a rimontarle insieme con dello stucco?” ringhiò, spostando il giovane marinaio boliano e digitando furiosamente sulla consolle di controllo con le dita tozze, richiamando diagnostiche e schemi vari.
“Sette secondi e undici decimi? SETTE SECONDI…E UNDICI DECIMI! - ripeté, a voce decisamente alta, lanciando un’occhiata furiosa al suddetto addetto - Secondo te, se ci avessi impiegato più di sette secondi a materializzarti davanti ad un gruppo d’assalto del Dominio, in quanti pezzi ti avrei ritrovato dopo? Fai subito una diagnostica dei sistemi di livello 2 e scopri perché quest’affare è andato a farsi un caffè mentre rimontava i miei atomi!”

Detto ciò, come se nulla fosse, si voltò verso l’impassibile vulcaniano dai gradi di Tenente Comandante che aveva assistito a tutta la scena alzando a malapena un sopracciglio e, mettendosi rigidamente sull’attenti, salutò.

“Buongiorno Signore, Sono il nuovo Ingegnere Capo, Tenente Comandante Rekon, pronto a prendere servizio…e lei deve essere il Comandante… Lei non è il Primo Ufficiale!” esclamò dopo un momento di esitazione, rendendosi conto del grado
del suo interlocutore.
“Tenente Comandante Salen, - si presentò l’ufficiale della sezione Comando poi, come se niente fosse, aggiunse - Ufficiale in Comando del Turno Delta. Attualmente mi sto occupando della gestione ordinaria della nave in assenza del Capitano e dei restanti Ufficiali Superiori.”
“Il Capitano e tutti gli Ufficiali Superiori…sono assenti?” ripeté stupito il tellarita, che non aveva ricevuto nessuna informazione in proposito durante il suo trasferimento da Tellar.

Dopo un momento di perplessità, però, riassunse il suo tono normale aggiungendo.

“Oh, beh… immagino avessero troppa fretta per prendersi la briga di avvertire un Ufficiale Superiore in transito!”
“Evidentemente gli ordini ricevuti dal Capitano prevedevano una partenza immediata… - fece notare seraficamente il Vulcaniano, percependo il tono aggressivo del collega ma decidendo di ignorarlo in quanto sapeva perfettamente che la razza di Rekon era famosa per la propria passione per la discussione fine a sé stessa e che l’utilizzo di un linguaggio aggressivo e polemico non era altro che un metodo per innescare tali discussioni - …ad ogni modo, benvenuto a bordo, Comandante Rekon. Il suo ordine di servizio per il futuro prossimo è già stato inoltrato alla Sezione Ingegneria e consiste nel supervisionare la verifica di tutti i sistemi di bordo. Sono certo che troverà nella sua Sezione uno staff competente e volenteroso nell’assisterla nel suo incarico…”
“Bah…” borbottò l’alieno dalla faccia porcina, valutando che avrebbe tratto ben poco divertimento dal tentare di discutere con un vulcaniano e decidendo quindi di lasciar cadere la discussione.

Tutto sommato non gli dispiaceva avere un po’ di tempo per poter controllare la nave prima che questa lasciasse Deep Space 16 Gamma. Lanciando un’occhiata al corridoio su cui affacciava la porta della sala teletrasporto quasi si aspettasse di individuare ad occhio nudo qualche problema tecnico commentò “Questa nave è un refit fatto su Utopia Planitia, quindi sicuramente quei balordi avranno fatto un casino allucinante per stivare il doppio dei sistemi di quelli per cui lo scafo era stato progettato…e so bene di cosa parlo! È meglio che vada subito a farmi un’idea di come è messa la Sala Macchine…”
“Il protocollo prevede che lei si presenti innanzitutto in Infermeria per la visita medica propedeutica all’imbarco. - gli ricordò il Comandante Salen, chiedendosi se quello fosse un altro modo per tentare di provocarlo o se l’ingegnere fosse semplicemente impaziente di raggiungere il suo regno - Dopodiché sono certo che avrà tutto il tempo per familiarizzare con i suoi collaboratori ed i sistemi di bordo.”
“Ho capito… ho capito… prima i segaossa, e poi finalmente potrò cominciare a lavorare… - ribatté il Capo Ingegnere con un cenno di assenso dopodiché, voltandosi verso il Marinaio Boliano che nel frattempo si stava affaccendando perplesso sulla propria consolle, aggiunse - Marinaio, come ti chiami?”
“Resed, Signore… - rispose l’altro, sollevando un momento lo sguardo un po’ impaurito sul superiore e quasi temendo un’altra aggressione verbale - Marinaio di Seconda Classe Resed…”
“Beh, Resed… se io fossi un Marinaio di Seconda Classe alle prime armi e dovessi capire il perché di un eccessivo tempo di rimaterializzazione in un teletrasporto di quel tipo, innanzitutto darei un’occhiata all’allineamento dei Compensatori di Heisenberg… - consigliò, per poi fare un cenno di saluto a Salen congedandosi con un - Comandante…”

USS Marconi - Alloggio Tenente Comandante Rekon - 19 settembre 2393 - Ore 22:35

La prima giornata di lavoro era passata.
Rekon si guardò intorno nell’alloggio ancora spoglio che gli era stato assegnato e, con uno sbuffo, si diresse verso i propri bagagli, che erano stati teletrasportati lì da qualche zelante addetto ai trasporti merce.
Alla fin fine poteva dirsi soddisfatto. Quando aveva fatto richiesta di una assegnazione su una nave il più lontano possibile da Tellar dovevano averlo preso in parola. Guardando fuori dalla propria finestra, infatti, l’Ingegnere vedeva stelle a lui ignote, distanti più di 90.000 anni-luce dal suo pianeta natale e, sperava, dai fantasmi del suo passato.
Appena arrivato si era trovato a dover effettuare la visita di controllo regolamentare. Quando era giunto in infermeria aveva sperato di poter evitare di perdere un mucchio di tempo in inutili controlli. Il sostituto dell’Ufficiale Medico Capo, il Dottor Lasek, non era stato però di quell’avviso e si era prodigato in ogni genere di controlli, limitandosi a sopportare la sequenza
di insulti e lamentele del tellarita borbottando che, con tutta probabilità, sarebbe andato perfettamente d’accordo col Dottor Kuwano. Dopodiché, come ciliegina sulla torta, aveva dovuto sostenere un lungo colloquio con un vice-Consigliere estremamente zelante e preoccupato della sua condizione psicofisica… sopportare quella donna che scavava nel suo passato gli era costato un significativo sforzo di volontà, ma Rekon era piuttosto soddisfatto di come aveva evitato di saltarle al collo…

* Almeno non ho dovuto fare un colloquio anche col Capitano… - si consolò, ripensando a quanto odiasse tutte queste formalità che facevano a pugni con la praticità intrinseca nel suo lavoro - …ed il mio staff non è composto tutto da cialtroni… *

Quando si era presentato in Sala Macchine urlando e sbraitando, infatti, i suoi uomini, che pure ancora non lo conoscevano, erano scattati come molle e avevano eseguito i loro compiti con efficienza. In poco tempo, ne era certo, sarebbero riusciti ad ottimizzare lo scempio che quei cialtroni di Utopia Planitia avevano fatto su quella povera nave.
In particolare era rimasto colpito dal ragazzetto incontrato in Sala Teletrasporto. Il Marinaio Resed era riuscito infatti a trovare il problema del teletrasporto ottenendo un miglioramento del 9% nelle prestazioni della macchina in fase di rimaterializzazione e, in un eccesso di zelo che però non gli era dispiaciuto, aveva fatto richiesta di poter effettuare nei giorni successivi la stessa verifica anche alle altre Sale Teletrasporto.

* Dovrò ricordarmi di tenere d’occhio quella testa blu…* si disse tra sé, rovistando nei propri bagagli per individuare gli oggetti che gli sarebbero stati di utilità più immediata * i Marinai zelanti hanno solo due possibili destini… o diventano grandi ingegneri o finiscono per rimanere fulminati mettendo le mani su un condotto EPS non schermato…*

Dopodiché si soffermò per un momento a ripensare alle parole del Capitano Talia, durante i dieci minuti che gli aveva dedicato per informarlo che lei ed il resto degli Ufficiali Superiori avrebbero dovuto partecipare ad una missione di recupero della quale non poteva dargli altri dettagli. Il tellarita si era subito inalberato, ma più per amor di discussione che perché fosse realmente offeso. La mezzo vulcaniana non aveva ancora abbastanza confidenza con lui per permettersi di portarlo in una missione segreta e, d’altra parte, qualcuno doveva pur restare a tenere in piedi la baracca, tanto più che i sistemi della Marconi avevano comunque bisogno di una revisione estesa.

“Ma va bene così… - borbottò sistemando alcuni libri su di una mensola posta sopra lo scrittoio di cui era dotato l’alloggio - …sono un ingegnere io… e sono troppo vecchio per fare la spia!”

Sistemò un altro po’ di cose negli armadi, ma la giornata era stata lunga e, dopo una mezz’oretta, decise che sarebbe stato meglio se avesse dedicato qualche ora in più al sonno, per lo meno fin quando non si fosse abituato ai ritmi di bordo.
Dopo essersi tolto la divisa si buttò sul letto e regolò la sveglia per le ore 07:00, poi afferrò un antico orologio a cipolla che portava sempre con sé e, tramite la pressione di un bottone posto sulla sommità, fece scattare lo sportellino posto sul lato anteriore, rivelando un quadrante in vetro crepato che copriva le lancette.
Lo sguardo dei piccoli occhietti neri di Rekon, però, non si fissò sulle silenziose lancette in movimento, ma sulla parte interna dello sportello dove, protetta da una seconda lamina di vetro, era posizionata una piccolissima foto che ritraeva due femmine Tellarite ed un neonato della stessa razza.

“Buona notte, ragazze mie… sogni d’oro piccolino…” borbottò in tono malinconico, prima di chiudere con un dito lo sportellino e stringere l’oggetto nella tozza mano pelosa.

Dopodiché si coprì col lenzuolo e, con un grugnito, ordinò ad alta voce “Computer, luci spente!”


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