USS MARCONI - NCC 29303
p Current Mission 10 / USS Marconi
Timeline M.10 - File.xls
Timeline M.10 - VIEW
Missione 10 - File.rtf
10.00 Ritorni di
            luce

10.01 Il collezionista
10.02 Missione
            recupero

10.03.FT Se il
            buongiorno si
            vede dal
            mattino…

10.03 In viaggio
10.04 Carcassonne
10.05 Arte e segreti
10.06 Trilitio e diamanti
USS Marconi - Missione 010

Titolo (da definire)

[10.04 - Talia - Carcassonne]

Quadrante Gamma - Nave pirata Black Fire - Ore 14:25

“Continuo a non avere dati a sufficienza Comandante.”
“Dobbiamo trovare una soluzione Signor Dal, non solo per dare una risposta al Capitano.”
“Lo capisco perfettamente, ma non ho dati a sufficienza e senza dati è come sparare al buio… e non mi piace rischiare di colpire qualcuno o che qualcuno colpisca noi!”

Sivaak ruotò ancora una volta l’immagine.

“Lì cosa c’è?”
“Una macchietta…”
“Jaran prova ad essere costruttivo… - il passaggio vincolante ad un tono meno ufficiale fece emettere un sospiro a Dal - …in qualche modo dobbiamo sbloccare questa situazione di stallo. Quelle mura ci impediscono di potare a termine la missione per cui siamo qui.”
“Ha ragione Comandante. Oggettivamente però… come può pretendere che io da quella macchietta riesca a dirle quello che serve.”
“Lei è bajoriano… usi la sua immaginazione, il suo sesto senso o come preferisce definirlo. La logica la lasci a me.”
“Comandante…”

Sivaak ignorò lo stupore nella voce del Tenente. A volte un po’ di psicologia poteva essere utile. Fece ancora ruotare l’immagine olografica.

“Comandante fermi l’immagine… può tornare un po’ indietro? - attese che Sivaak riportasse l’immagine lentamente nella posizione precedente - …ecco lì. Vede?”
“Onestamente no Tenente.”
“Lì guardi… chiunque abbia progettato questa struttura, ha fatto chiaramente una copia delle mure esterne della città di Carcassone, due cinta di mura, una cittadella fortificata nel sud della Francia, ora Area Amministrativa Europea sul pianeta Terra.”
“Mi fido di lei… ma questo in che modo ci aiuta?”
“Per prima cosa, visto che sappiamo molto poco del ladro in realtà… questa persona che si definisce il Collezionista sicuramente ama la storia e gli oggetti particolari, ma per la sua casa ha scelto un edificio storico terrestre. Questo potrebbe farci pensare che, almeno in parte, provenga dalla Terra.”

Sivaak osservava Jaran Dal con attenzione.

“Ancora non capisco come questo ci aiuti Tenente. Lei è il Capo della Sicurezza e si diverte a fare lo psicologo?”
“Comandante… suvvia… proprio lei che usa la psicologia in modo così sottile… - Dal chiaramente si riferiva a quanto accaduto poco prima, seppur senza dirlo chiaramente - …in ogni caso, il Capo della Sicurezza deve anche saper leggere nella testa del nemico, tanto quanto un Ufficiale Tattico in realtà. Quindi a volte mi capita di fare lo psicologo sì.”
“Va bene prosegua.”

Dal sorrise sornione prima di proseguire.

“In soldoni Signor Sivaak. Un uomo che ama così profondamente la storia e lega sé stesso in modo così palese a Carcassone… secondo me potrebbe essere oltremodo affascinato da una gentildonna di chiara origine francese come la nostra Mademoiselle Julie Berthier.”
“Non vorrà mandare il Tenente Comandante Berthier…”
“Non vorrei Signore, però va considerato che nessuno potrebbe vedere in lei una betazoide con tale certezza non crede?”
“A meno che non sia betazoide anche il Collezionista!”
“Ed è per questo che Mademoiselle Berthier sarà accompagnata…” il sorriso di Dal si allargò considerevolmente.

Sivaak intuì improvvisamente.

“Come scusi? Dovrei accompagnarla io? E con quale… insomma che ruolo avrei in questa messa in scena?”
“Ma come Monsieur Berthier ovviamente. Fratello della Mademoiselle in questione in cerca di un contatto con l’unica persona che può aiutarli… se solo volesse… a ritrovare un antico ed affettivamente senza prezzo cimelio di famiglia. Alla Mademoiselle il compito di affascinare il nostro Collezionista. Non le pare logico?”


Quadrante Gamma - Nave pirata Black Fire - Plancia - Ore 14:45

Talia osservava il duo mentre ascoltava con in realtà scarsa attenzione le lamentele in sottofondo dell’Ufficiale Scientifico.

“…non se ne parla… già troppo spesso… rapita… e poi se qualcosa… vulcaniano…”

Sivaak osservava Julie, Dal sogghignava apertamente e Julie dietro di loro cercava disperatamente di dire la sua.

“Silenzio! - sbottò Talia - Prima cosa. Siamo in missione e se per portare a termine questa missione tocca infiltrarsi… ebbene lo faremo! Seconda cosa. Non… e ripeto NON… - disse lanciando un’occhiata assassina a Julie - …mi hanno ancora convinto. Terza cosa. Se non c’è altro modo allora Signor Berthier lei come Sivaak dovrete adattarvi. Ora… ripartiamo da zero Signor Dal… mi spiega questa cosa della fortezza?”

Il sorriso sornione si allargò ancora di più sul suo volto mentre riprendeva la spiegazione.

“Sono un appassionato di storia militare, come molti che occupano il mio ruolo… o che siano Ufficiali Tattici, e conosco quella struttura. È stato il Signor Sivaak insistendo a farmela guardare attentamente a farmelo capire, perché onestamente le immagini non sono ottimali. Quella è una riproduzione della cittadella fortificata di Carcassone, nel sud di quella che era la Francia, ora parte dell’Area Amministrativa Europea. La scelta è significativa perché è una cittadella che ha ben sopportato più di un assedio. Uno dei tanti… concluso con un escamotage molto furbo degli assediati.”
“Quindi una storia di bravura e furbizia che secondo il lei si adatta bene a quello che sappiamo del nostro ladro/Collezionista. - concluse Talia - Da questa deduzione a far infiltrare due dei nostri come è arrivato?”
“Se il nostro Collezionista è bravo solo la metà di quello che sembra, sfondare le sue difese lo vedo improbabile. Però dall’interno… inoltre se è un tale appassionato di storia e di bellezza… sarà anche un donnaiolo convinto. Una letale combinazione per lui potrebbe essere una bella donna in pericolo o in necessità… uno splendido oggetto da ritrovare che sia una sfida nonché una chiave per il cuore della donzella in questione. Quest’uomo vive fuori dal tempo Capitano. Guardi quelle mura, quel castello interno, le fortificazioni…”

Talia diede un rapido sguardo allo schermo.

“Julie credo dovrebbe iniziare a procurarsi un abbigliamento adeguato… e… Signor Sivaak… iniziamo con il far sparire quelle orecchie.”

La betazoide si fece largo fino a fronteggiare Talia.

“Io non sono una damina settecentesca, mai stata… non mi ci sento portata Capitano. Suvvia mi guardi, sono persa in un mondo di elettroni, protoni, materia ed antimateria, spazio e subspazio… come posso mai sembrare una fragile fanciulla in ambasce.”
“Reciti.” Talia fu lapidaria.
“Je n’y arrive pas.” Julie emise le parole in francese con un fondo di supplica…
“Prego?”

Comprendendo di non avere speranza alcuna di sfuggire a quella balorda idea, rivolgendo a Dal uno sguardo di fuoco che avrebbe incenerito un klingon di due metri, l’Ufficiale Scientifico rispose al suo Capitano.

“Se proprio devo.”
“Non se ne abbia a male, ma ho il sospetto che lei abbia volutamente tradotto in modo… non letterale.”
“Probabilmente, ma il senso era analogo Capitano.”
“Bene. Signori preparatevi, abbiamo una finestra stretta per farvi arrivare su quella luna.


Quadrante Gamma - Nave pirata Black Fire - Mini infermeria - Ore 15:00

“Stia fermo insomma! Altrimenti le orecchie mi verranno diverse…”
“Parla bene lei… ma mi sta privando di uno dei miei lati migliori.”

Il Dottor Kuwano sbuffò rumorosamente per la decima volta.

“Personalmente credo che avere orecchie normali non potrà che essere un miglioramento del suo aspetto Comandante. Queste cose a punta…”
“Per prima cosa le mie orecchie non sono cose a punta… secondariamente… spero abbia preso appunti per bene perché appena ritorno le rivoglio esattamente come erano prima. Badi bene che ho una memoria fotografica, le ricordo nei minimi dettagli.”
“Che cosa è lei… un incrocio tra un vulcaniano ed un ferengi? Che cosa è mai tutta sta mania per due punticine assolutamente prive di qualunque utilità…”
“Dottor Kuwano la pregherei di non offendere le mie orecchie, io no mi permetto di offendere i suoi occhi a mandorla.”
“Gli occhi a mandorla sono un retaggio genetico dovuto a…”

Dal li interruppe entrando.

“Scusate, ma vi si sente fino in plancia.”
“Non che sia difficile su questa bagnarola monolocale…” disse Keiji sbuffando per l’undicesima volta.
“Undici… - disse Sivaak - …arrivo subito Signor Dal, il Dottore ha quasi finito.”
“Undici cosa?” chiese il Capo della Sicurezza?

Un cenno della mano del Primo Ufficiale gli fece capire che non avrebbe avuto risposta quindi uscì in silenzio come era arrivato.

“In ogni caso Dottore… anche le orecchie a punta vulcaniane hanno un retaggio genetico…”


Quadrante Gamma - Nave pirata Black Fire - Plancia - Ore 15:15

“Bene Signori, vedo che siete pronti.”

Julie indossava un semplice pantalone attillato che poteva vagamente ricordare lo stile cavallerizzo terrestre con una corta giacca che non nascondeva minimamente. Cosa per cui si sentiva in profondo imbarazzo.
Una treccia di capelli bassa che scendeva sulla schiena. Un foulard attorno al collo.
Sivaak indossava un sobrio completo… un po’ da signore di campagna… che gli donava molto.
Talia lo osservava quasi stupita pensando che molte tra le donne a bordo della Marconi, se l’avessero visto così, non avrebbero esitato a cercare di scalfire la sua armatura da vulcaniano tutto d’un pezzo.

“Pronti è una parola grossa Capitano. Onestamente… insisto nel dire che non sono all’altezza di questa cosa…”
“E io continuo a dire che quando si deve agire non c’è possibilità di nascondersi. Sivaak… lei da ora è Jules Berthier, fratello della qui presente Julie Berthier. Questo… - e nel dirlo porse loro un minuscolo oloproiettore - …è quanto fingerete di cercare. - Sivaak lo attivò mentre il Capitano terminava - Altre domande?”

Mentre lo sguardo di tutti si concentrava sul diadema riprodotto dall’oloproiettore per la prima volta da quando quella storia era iniziata, il Primo Ufficiale si permise un’obiezione.

“Io non parlo francese.”

Talia lo guardò in tralice mentre a rispondere ci pensava Julie, chiaramente sotto pressione per quella situazione.

“Non ci somigliamo neppure se è per questo… on vous a adopté…”
“Qualcosa vi inventerete di sicuro Signori. Quanto al suo francese, il Dottor Kuwano oltre a sistemarle le orecchie ha inserito un trasmettitore… basta che ripeta con adeguato convincimento quanto le suggeriremo da qui e sarà tutto a posto.”
“Bene Signore.”
“Bene? Quindi basta così? Si è fatto convincere?”
“Siamo ufficiali della Flotta Stellare no?” così dicendo Sivaak spinse leggermente Julie verso l’uscita di quella mini plancia.


Luna Libertas - Città vecchia - Ore 17:10

Julie doveva ammettere, suo malgrado, che girare per quella città con Sivaak… Jules… non era stato male. Nonostante le occhiate dei passanti suo fratello si era sempre posto in modo protettivo nei suoi confronti difendendola da atteggiamenti anche solo velatamente offensivi.
Sapeva recitare bene… o forse faceva parte delle cose che sentiva di dover fare come suo ufficiale superiore in quel frangente un po’ particolare.
Avevano speso più di un’ora solo ascoltando.
Sivaak aveva più volte ripetuto, ad ogni suo piccolo gesto di insofferenza, che l’80% del lavoro di un infiltrato stava nell’ascoltare per capire esattamente come e dove muoversi.
Alla fine il vulcaniano aveva deciso di recarsi in un bar estremamente malfamato che poco si confaceva a tutto quello che sapevano e che avevano supposto del Collezionista. Aveva provato a chiedere lumi.
La risposta era stata solo che le vie per arrivare a Palazzo Reale spesso passavano dalle fogne.

L’interno di quella lurida bettola le dava l’impressione di una cloaca sia come fetore, sia come presenza di scarti di dubbia provenienza sul pavimento, sulle sedie e persino sui tavoli. Si avvicinarono al bancone, Sivaak davanti, lei appiccicata alla sua schiena, così vicina che quasi faceva fatica a camminare.
Arrivarono a destinazione zigzagando da personaggi da oloromanzi di infima categoria e si fermarono dinnanzi a quello che doveva essere il barista.

“Cosa vogliono i Signorini…”
“Abbiamo bisogno di parlare con… Le Fouineur.”

Se l’uomo sapeva qualcosa non lo diede a vedere.

“Non conosco nessuno con quel nome mi spiace.”
“Ci hanno detto che l’avremmo trovato su questa luna. Abbiamo bisogno del suo aiuto. Capisco la vostra reticenza possiamo… possiamo presumere che ci sia modo di riferirgli un messaggio e sperare che egli voglia darci l’aiuto che necessitiamo.”
“Qui non c’è nessun… Le Fu…ui…inor… o quel che è. In compenso o ordinate qualcosa… o la c’è porta!”
“Jules, si on ne le trouve pas...”
“Tranquille Julie… sicuramente il signore qui ci può aiutare.”

L’uomo aveva osservato il loro scambio in silenzio.

“Se i Signorini pagano per il servizio… chi può pagare qui è sempre il benvenuto.”

Sivaak giunse alla conclusione con l’atteggiamento di una spia poco pratica del mestiere.

“Ecco… se ci indica un posto dove possiamo pernottare… e poi se per caso… - calcò fortemente su quelle due parole - …facesse sapere a Le Fouineur che lo stiamo cercando…”

Dieci minuti più tardi i due ufficiali erano diretti ad una locanda in una zona appena più decente di quella che si stavano lasciando alle spalle. I quartieri bassi erano tutti simili in ogni pianete dell’universo. Strade strette buie e sporche, cattivo odore, gente poco raccomandabile.
Ciò nonostante non affrettarono il passo. Il loro intento era farsi passare per due fratelli ingenuotti pronti a farsi truffare dal ladro/Collezionista, e ci stavano riuscendo abilmente.

Luna Libertas - Locanda del Maiale ingozzato - Ore 17:25

“Bel nome…” commentò Julie sarcastica.
“Da quello che mi ha fatto leggere il Signor Dal, ha un senso. Pare che l’ultimo assedio della Cittadella di Carcassone sia stato concluso con uno stratagemma. Per far credere agli assedianti che le riserve di cibo fossero ancora abbondanti un maiale fu ingozzato e gettato al di là delle mura.”
“Interessante.”
“Più di quanto lei sembra credere. Questo vuol dire che stiamo muovendoci nella giusta direzione.”

Entrarono rapidamente perché la luce stava calando all’esterno, ed in quel genere di zone non era salutare restare troppo allo scoperto di notte.
Dietro un piccolo banchetto una vecchietta avvizzita pareva intenta ad un qualche tipo di attività manuale di tessitura o simile, dato che le mani erano ricolme di fili che si intrecciavano come per magia grazie alla danza delle sue dita magre ed ossute.
Si avvicinarono in silenzio.

“Buona sera giovani signori, come posso aiutarvi?”

Dall’oscurità di un anfratto una voce affettata rispose.

“Madame Genevieve dei Signori mi occupo io.”
“Oh… - il tono dell’anziana era tra il sorpreso e lo spaventato - …giovanotto! Non si spaventa così un’anziana signora come me! Comunque Grognard, se questi giovani sono qui per il tuo Signore, dai loro la stanza dell’ultimo piano. È la migliore.”

Mentre l’uomo rassicurava l’anziana Sivaak si prese tutto il tempo per studiarlo.

“Prego Signori, da questa parte.”
“Signor Grognard…”
“Non qui Signori… qualche istante di pazienza.”

Non appena entrarono nella stanza loro riservata, l’affettato uomo che li aveva accompagnati chiuse la porta alle sue spalle e senza frapporre tempo in mezzo prese subito la parola, rivolgendosi al vulcaniano.

“Mon Maître souhaite vous inviter souper chez lui ce soir. Il vous prie de le rejoindre à la Maison à 20 heures. Si nécessaire, mon Maître peut se charger du transport.” (T.d.A. “Il mio Signore desidera avervi ospiti per cena. Si augura vogliate fargli cosa gradita raggiungendolo alla Magione per le ore 20. Nel caso in cui abbiate necessità il mio Signore può occuparsi del trasporto.”)
“Nous acceptons avec plaisir l’invitation de votre Maître, et il sera très gentil de sa part s’il peut... se charger du tran sport.” (T.d.A “Accettiamo con piacere l’invito del suo Signore, e se non gli è gravoso… provvedere… al trasporto ciò sarebbe cosa gradita.”)

Istintivamente Julie aveva trattenuto il respiro, ma la risposta di Sivaak l’aveva tranquillizzata. Il trasmettitore funzionava perfettamente.

“Je penserai à envoyer un véhicule chez vous à 19 heure 30. Mademoiselle, Monsieur, je serai heureux de vois revoir ce soir.” (T.d.A “Alle ore 19.30 sarà mia cura far arrivare un mezzo qui al vostro domicilio. Signore… Signorina… a questa sera.”)
“A ce soir.” (T.d.A “A questa sera.”)

Pochi istanti e l’uomo era sparito lasciandoli stupefatti.

“Che ne dici Jules?” meglio continuare nella recita… fino a che il suo fittizio fratello.
“Che la stanza è a posto fino a che non usiamo i loro mezzi di comunicazione.”

Julie si rilassò impercettibilmente prima di riprendere il discorso.

“Quindi Comandante? È chiaro che siamo sulla strada giusta, aveva ragione lei, ma ora come ci muoviamo?”
“Ci prepariamo per questa cena. Studiamo quel poco che abbiamo sulla Cittadella e quando sarà ora aspetteremo di sotto. Saremo pronti a tutti, certi che il nostro genio del pilotaggio è pronto a fare miracoli come entrare in una biblioteca con una navetta per venire a recuperarci.”

L’ultima frase strappò un sorriso all’Ufficiale Scientifico.

“Va bene Comandante. Diamoci da fare allora.”


Luna Libertas - Cittadella fortificata - Ore 17:25

Il trasporto li aveva portati dentro le mura.
Entrando avevano silenziosamente memorizzato ogni dettaglio possibile. Apparentemente non c’erano guardie lungo la prima cinta muraria. Attraversando lo spazio tra le due cinte, coperto da un boschetto, a Sivaak parve di vedere più di qualche ombra muoversi tra gli alberi, ma niente di così definibile da fornirgli certezze.
Superando la seconda cinta di mura il suo sguardo corse in altro, di nuovo nessuno la in alto.
Arrivarono al cancello della magione, sulla soglia c’era Grognard, che su precipitò ad aprire la porta del trasporto.
Un cenno di saluto all’autista, un cenno a loro in silenzio, e fece strada.

Nell’atrio un uomo che definire affascinante era poco attrasse l’attenzione dei due ufficiali. Julie si sforzò di non dare a vedere che in effetti… non era un brutto vedere, la sua mano poggiata sul braccio di Sivaak si strinse appena quando notò una massiccia guardia del corpo in un angolo.
Non riuscì ad identificare la razza.
Il vestito che si era portata per l’occasione aveva una gonna morbida, al ginocchio. Le scarpe eleganti ma basse la facevano sembrare un ninnolo accanto all’alto ed elegante Primo Ufficiale.
Il loro ospite parve sinceramente colpito da Julie, Sivaak se ne accorse e sperò che questo potesse alla lunga essere un punto a loro favore.
Quando furono a breve distanza, Sivaak che copriva la mano di sua ‘sorella’ con la propria gliela strinse brevemente ricevendo un analogo cenno di conferma. Sì… quegli occhi verdissimi indicavano chiaramente che non era betazoide, nemmeno in parte, e questo giocava a loro favore.

“Mademoiselle, enchanté…”

Allungò una delle sue mani.

* Un baciamano? Ma scherziamo? *

Sivaak però non le diede scampo sospingendola verso il Collezionista. Come da galateo l’uomo nemmeno la sfiorò con le labbra, solo un leggero inchino ed un gesto accennato, prima di riprendere la normale postura.

“Bienvenus dans mon humble demeure. Scusate se non utilizzerò il francese oltre a questo. Purtroppo ricordo poco di quanto insegnatomi da bambino. Grognard, che avete conosciuto, è più avvezzo alla mia lingua materna. Mi rimprovero sempre di non trovare il tempo… ma prego, vi sto intrattenendo con chiacchiere prive di significato. Da questa parte.”
“Signor… Le Fouineur… la ringraziamo per averci ricevuto.”
“La prego la prego… Mademoiselle Berthier, mi chiami Artemis. Per gli affari c’è tempo… permettetemi prima di offrirvi questa modesta cena, per tutto il resto c’è tempo.” si sostituì a Sivaak prendendola sotto braccio ed al Primo Ufficiale andava anche bene dato che chiudendo il corteo aveva modo di guardarsi liberamente intorno.


Back
Validato XHTML Validato CSS