Aprii gli occhi non perché ne avessi voglia ma perché sentivo un
dolore sordo che mi costringeva a cercare un pò di sollievo. Fu il
primo errore. Cominciai a boccheggiare dal dolore. Quasi non riuscivo
a respirare.
La luce, i suoni, l'atmosfera, tutto cercò di penetrarmi nella
corteccia cerebrale nel tentativo di friggermene gran parte.
Almeno così mi parve per tre lunghi lunghissimi secondi. Poi cominciò
ad andare meglio. Rimase solo il dolore sordo.
Riuscii ad emettere solo un gemito mentre cercavo di rialzarmi sui
gomiti e al contempo cercavo di bloccare quelle sensazioni serrando
le palpebre. Per un pò andò bene. Abbastanza bene da rendermi conto
dove ero finito.
Avevo sentito di casi di malfunzionamento del teletrasporto ma quello
proprio non riuscivo a capirlo.
In passato avevo letto di casi in cui il processo di teletrasporto
aveva rivoltato come un guanto il "passeggero". Episodi in cui la
distrazione dell'operatore lo aveva poggiato in buche distanti pochi
metri, a tre o più metri d'altezza e addirittura all'interno di una
paratia, un pilastro non captato o in tantissimi tipi differenti di
oggetti solidi che a detta dall'operatore non erano lì prima di
iniziare il processo di teletrasporto. Addirittura si racconta in
giro di qualcuno rimasto all'interno del buffer per più di
cinquant'anni o di forme di vita che vivevano all'interno del raggio.
Tutte leggende urbane ovviamente ma chi fà spesso uso del
teletrasporto, inconsciamente sa che basta un piccolissimo errore per
far "fallire", dolce eufemismo, un lancio. Specie se fatto da un
apparecchio di cui non si conosce l'affidabilità.
Certo che con le macchine di oggi un inconveniente é piuttosto
difficile. Il programma é talmente controllato che se anche una
percentuale dello 0,000000001 per cento o anche meno, non rientra
nelle specifiche, il processo non si attiva ed allarmi di tutti i
generi si accendono sulla consolle.
E niente mi era apparso sospetto prima che il raggio ci catturasse.
Casi della vita. Suppongo che si sia sempre qualcosa di nuovo che si
possa imparare sul proprio lavoro ma almeno quella lezione non
sembrava esser costata troppo.
Avevo ancora il dolore persistente alla testa ma sembravo l'unico a soffrirne.
Il resto del gruppo era piuttosto sbattuto ma niente di
particolarmente grave. Il capitano Knight sembrava il più pallido ma
mentre si rialzava dal pavimento riconquistò nuovamente la sua solità
dignità.
Il comandante Dhek fu il primo a riconquistare la sua dignità
personale a cui diede sfogo gridando all'indirizzo di chissachi.
- EHI, C'E' NESSUNO? - grido' Dhek, ma la sua richiesta cadde nel vuoto.
- Le coordinate del teletrasporto erano sbagliate, - disse O'Broinn.
- Ne dubito fortemente, - disse Dhek
Quello poche frasi furono come coltelli nella mia già tormentata testa.
Diavolo: non ho mai avuto neanche un postumo di sbronza tanto
disastroso. Avrei voluto strozzare Dhek in quel momento. Poi però
qualcosa di più importante attirò la mia attenzione.
[[....e' qui.....e' qui......e' qui........]]
Selenjak boccheggiava alcune parole inconsistenti ed lasciai perdere
i miei problemi per qualche istante. Sentii il sangue defluire via
dal mio volto mentre la circondammo per sorreggerla. Ero spaventato a
morte.
Knight cercò di farle riaquistare il controllo mentre lei indicava
quella che sembrava un ingresso con l'indice della mano.
Non avevo mai visto la mano di Selenjak tremare in quel modo.
Il fruscio della porta che spariva nella paratia attirò la nostra
attenzione verso l'esterno. Qualcosa o qualcuno aveva aquisito
prepotentemente il nostro interesse e forse anche qualcos'altro. Il
mio mal di testa divenne più acuto. O'Broinn riuscì a biascicare solo
qualche parola...
-Ma c-c-cosa sta succedendo?? - chiese O'Broinn.
Mi lacrimavano gli occhi ma riuscivo a vedere chiaramente il nostro ospite.
Sostanzialmente aveva un aspetto riconoscibile ma sapevo come una
lunga tunica ed un cappuccio riuscissero a far apparire tutti più o
meno uguali.
Mi sorprese comunque quando l'essere si scostò il cappuccio e
rivelò...un genotipo vulcanoide.
O per meglio dire "Romuloide" se mi é concessa la disgressione.
Fu Selenjak a riconscerlo tale.
Così come mi avevano spaventato le sue convulsioni mi spaventò il suo
repentino miglioramento. Riuscì ad alzarsi e come se niente fosse
accaduto disse rivolgendosi al nuovo arrivato.
- Interessante. Mi ci e' voluto parecchio tempo per riuscire a filtrarti.
Non sei romulano, vero? -
Il tipo strano non disse niente ma non per questo non fece nulla.
Selenjak perse nuovamente colore ed sul suo volto apparve una smorfia
di dolore che difficilmente si ha la possibiltà di scorgere su un
vulcaniano.
Fu terribile. Sentii qualcosa trafiggermi la nuca e caddi sulle
ginocchia mentre Selenjak fu invisibilmente sbattuta verso una parete.
Il romulano posò un contenitore sul pavimento spingendolo all'interno
della cella e con la loquacità che lo aveva contraddistinto, richiuse
la porta e, suppongo, andò via.
Così come era cominciato, tutto finì repentivamente. Mi restò la
sensazione di avere un paletto piantato nella nuca ma
sorprendentemente, mi ci ero abituato. Riuscivo a formulare uno o due
pensieri senza cadere svenuto dal dolore.
Onestamente, potevo fare anche di più ma avete mai provato un
persistente dolor di denti e riuscire a pensare chiaramente? Ma ci si
abitua a tutto suppongo...
Cominciammo ad affrontare la situazione con il tipico stoicismo federale.
Aprimmo il contenitore e lo scoprimmo pieno di cibo. Le condizioni di
tutti, comprese quello di Selenjak, erano tornate più o meno buone ed
il capitano chiese al comandante Dhek di distribuire le porzioni ed
ordinò a tutti di mangiare qualcosa.
Anche se non se ne sentiva il bisogno.
Era chiaro che i nostri ospiti ci volevano sazi e, relativamente
parlando, in buona salute. L'episodio accaduto alla nostra dottoressa
era imputabile alle sue innate facoltà psioniche naturali e non
sembravano esserci motivi che potessero ripetersi.
Ci accomodammo tutti più o meno sul pavimento o appoggiati alle
pareti. Non me la sentivo di ingoiare nulla ma il capitano aveva
ragione. Non aveva senso restare digiuni ed indebolirsi ulteriormente.
Ad O'Broinn venne il dubbio che il cibo potesse essere avvelenato o
nel migliore dei casi, drogato, ma Quill ribatté che i nostri ospiti
avevano ben altri mezzi per ucciderci o per interrogarci che non
alterare il cibo. E lo disse scrutando con sospetto la porzione che
aveva in mano. Conoscendo Quill, quanto mai non ha scrutato con
sospetto un piatto di cibo che non ha preparato con le sue mani?
Anche sulla Unicorn lo si vedeva raramente mangiare in compagnia.
Idiosincrasie da Andoriano, credo.
E siccome raramente un federale riesce a mangiare senza parlare,
cominciammo a discutere di quello che ci era accaduto.
Chiaramente eravamo stati dirottati col teletrasporto. Non é una cosa
facile da fare ma come confermammo io e Quilli, non impossibile. Il
dubbio era: perché era stato così doloroso risvegliarsi e per quale
motivo i Romulani ancora non ci avevano interrogati per sapere il
nostro scopo nel loro territorio?
Sempre che poi lo fossero romulani. Tutto diceva il contrario.
Per come mi sentivo, ero pronto a "cantare come un canarino" se
fossero riusciti a far smettere il fastidio che avevo nella testa. Ma
questo ovviamente non lo dissi agli altri.
Poi fu il capitano a cominciare a dare una spiegazione
Questi... <<Antichi>>..." disse Knight; "Erano noti per le loro
capacità >psioniche? Per quale motivo lasciarono Vulcano?"
Fu chiaro per tutti allora che non ci trovavamo nelle mani dei
romulani ma dei loro parenti più prossimi a quanto pare.
L'ho detto che non riuscivo a ragionare con chiarezza? Quello che per
gli altri appariva scontato fin dall'inizio, per me fu logico solo a
sentire la domanda del capitano.
Selenjak era in condizioni migliori delle mie a quanto pare perché
diede una esaurente anche se limitata spiegazione.
Stavo per dare la mia opinione quando...
- Eppure..." intervenne Quill; "Il fatto che ci abbiano offerto del
cibo, indica che non hanno intenzioni ostili nei nostri confronti,
almeno per ciò che riguarda l'immediato futuro. Purtroppo, se hanno
ritenuto necessario fornirci una fonte di nutrimento, c'è una forte
possibilità che abbiano pianificato di >trattenerci in questo luogo
alquanto a lungo..."
Il pensiero attraversò la mente di tutti suppongo, ma l'unico che
riuscì a ribattere fu il tenente O'Broinn.
La piacevole conversazione fu interrotta dalla dottoressa.
Quill stava per replicare, quando Selenjak alzò una mano;
-Attenti. Stanno tornando. Lo sento." Un attimo dopo, la porta si aprì.
Questa volta erano in due. Rassicuranti come il sorriso di un
giudice, le due figure incappucciate ci fecero segno di uscire dalla
cella. E accompagnarono con un l'invito che nessuno di noi riuscì ad
ignorare.
[[SEGUITECI.]]
La voce rimbombò dolorosamente all'interno delle
menti dei prigionieri, come se i loro crani venissero usati come
casse di risonanza. Il tono era imperioso e severo, e non ammetteva
esitazioni nè repliche
Per poco non vomitai quello che avevo appena mangiato ma
dall'espressione che vidi sui volti degli altri, non ero il solo a
provare quella sensazione.
Chiaramente, dopo un lauto pranzo, una buona passeggiata non fece che
piacere a tutti. Però, chissa perché nessuno sembrava molto felice.
Io poi ero convinto che ci aspettava l'equivalente locale di una
patibolo. Il pessimismo di Newport fece capolino.
È sempre strano come nelle più assurde situazioni, si facciano
altrettanto assurde osservazioni. Per tutto il tragitto non pensai
altro a quanto fosse squallida l'architettura locale. Il salone dove
ci condussero poi era l'apoteosi del pessimo gusto in stile
dark-Gothic tecno alieno. Ecco, nella mia prossima vita, voglio
reincarnarmi in un critico di architettura. Scommetto che
difficilmente si allontanano dalla Terra. Ed al massimo posso essere
perseguitati dal fantasma di Frank Lloyd Wright.
Il losco figuro che troneggiava (é il caso di dirlo) sul resto della
sala ci fece il suo saluto che come al solito fu per me alquanto
doloroso.
[[ PRIGIONIERI! ]] tuonò all'improvviso la ben conosciuta voce
mentale;
[[ PRESTATE ORA ATTENZIONE ALLE PAROLE DEL GRAN
CONSIGLIERE CHK'MRR! ]] l'ultima parola sarebbe risultata
praticamente inpronunciablie, se non si fosse trattato di una
proiezione mentale.
"Io sono il Gran Consigliere Chk'Mrr dell'ordine della Lama
Insanguinata, Conduttore della settima falange dei guerrieri Aegis,
Per volontà dell'Imperatore!"
Forse fu la vicinanza o l'incredibile potenza della proiezione
mentale o magari l'altrettanto incredibile presunzione del tono ma
non riuscii più a reggere il dolore.
Era lancinante. Era...non lo so. Non riesco a trovare un metro di
paragone abbastanza ampio.
Portai le mani alle tempie ed urlai con tutto il fiato che avevo in
corpo. Tutti si girarono verso di me e quell'assurdo individuo sul
trono taque, suppongo dallo stupore.
-Tenente Newport...? Che succede?- Chiese Knight preoccupato.
Mi sentii Offuscare. Vedevo attraverso un velo di sangue e sentii
crescere dentro di me un furore incotrollabile.
Delle tante cose che ho sentito sul mio conto, mai qualcuno aveva
supposto che potessi avere del sangue "rosa" nella mia ascendenza.
Eppure urlando come un Klingon mi voltai verso una delle guardie che
ci avevano scortato nella sala.
Con la coda dell'occhio vidi Selenjak inpallidire nuovamente ma
questa volta preoccupata per la mia reazione. Dhek stava per poggiare
la mano sulla mia spalla per calmarmi ma fui più rapido di lui. E
della guardia alle mie spalle.
Col palmo della mano aperta diedi alla guardia un violento colpo al
naso dal basso verso l'alto. Fu un piacere sentire la cartilagine
spezzarsi e presumibilmente penetrare alla base del cervello.
Il Romuloide si portò entrambi le mani al volto sanguinante e rovinò
per terra lasciando cadere la lancia con cui ci minacciava.
La lancia, poco più alta di me, doveva servire solo come orpello
tanto era decorata ed intarsiata. Non aveva una gran punta ma era
tutto quello che avevo a disposizione.
L'afferrai prima che potesse toccare il suolo e con violenza la
piantai nel fianco dell'altra guardia. Esattamente dove sapevo che i
vulcanoidi hanno il cuore.
La guardia riuscì solo a fissarmi con stupore prima di cedere alla gravità.
Un pace irreale si trasmise in tutta la sala.
A rigor del vero, non so perché reagii in quel modo. Ripensandoci,
sono altrettanto stupito di quella guardia della mia reazione ma in
quel momento mi sembrava tutto piuttosto ragionevole. Almeno se ci
sono momenti in un cui é ragionevole una reazione del genere.
Comunque, la reazione dei nostri ospiti non si fece attendere. E
neanche quella dei miei compagni. Mentre accorrevano dei rinforzi,
armati molto meglio di una lancia, Quill si impossessò della seconda
lancia e cominciò ad usarla anche meglio di me.
O'Broinn e Dhek cominciarono un corpo a corpo nel tentativo di aprire
una via di fuga mentre il capitano prese per le spalle Selenjak nel
tentativo di proteggerla.
Il caos era totale. Ed io mi divertivo come raramente mi era capitato.
Il dolore alla testa era sparito e godevo di una inusuale chiarezza
di pensiero.
Roteai la lancia sulla testa, la usavo come un bastone mirando al
volto e a quelli che sapevo essere punti deboli dei romulani, che poi
non sono dissimili da quelli vulcaniani e di tanto in tanto infilzavo
qualcuno.
I nostri avversari erano una ventina ed ne arrivarono ancora,
brandendo quelli che potevano essere dei phaser. Purtroppo però erano
troppo accalcati. Non riuscivano ad usare le loro armi senza il
timore di colpire qualcuno dei loro. Erano costretti, loro malgrado,
ad un corpo a corpo che almeno in parte, nonostante la loro forza
individuale, proprio in virtù del loro numero, li vedeva al momento
perdenti.
In pratica si intralciavano a vicenda e nessuno riusciva a sparare un colpo.
Io e Quill eravano la punta del nostro gruppo. Con le nostre lance
tenevamo il grosso degli avversari ed io lo facevo con tutto il
furore possibile.
Dhek ed O'Broinn si mantenevano alle nostre spalle colpendo quelli
che sfuggivano alle nostre punte. Dietro a tutti Knight e Selenjak si
seguivano attenti.
Gran lavoro di squadra.
Guadagnavamo centimentro per centimetro l'uscita ma sapevo che
avevamo pochissimi istanti. Non dubitavo che saremmo riusciti a
scappare una volta usciti da quella sala, o forse non mi importava,
ma avevamo davvero i secondi contati prima che i nostri avversari si
fossero organizzati meglio. E sentivo anche che qualcuno accorreva
anche dalle nostre spalle.
La mia reazione furiosa aveva sorpreso un pò tutti ma non poteva
durare. Neanche la mia adrenalina poteva durare e come tutte le cose
belle, anche quel momento fortunato finì.
Avevo l'angolo della visuale piuttosto limitato. Sapevo che Quill era
al mio fianco perché non arrivavano avversari da quel lato.
Improvvisamente però da dietro mi arrivò un colpo ai reni.
Non caddi riverso solo perché avevo un romuloide o due infilzati
sulla punta che mi reggevano ma il colpo fu sufficente a farmi
perdere la concentrazione.
Mi voltai di scatto ed il contracolpo spezzo la lancia. La fissai
per un istante e mi stupii quanto fosse durata visto che
probabilmente non era stata forgiata per quel lavoro.
Fu un istante di troppo. Un romuloide mi afferrò alle gambe mentre
altri due mi si buttarono sulle spalle.
Caddi per l'impatto e non rovinai solo perché caddi sul quello che
incosciamente individuai come il corpo di Quill.
Knight e Selenjak era appoggiati ad una parete e circondati da
quattro quattro armati che li tenevano sotto la mira di armi.
Dhek e O'Broinn non riuscivo a vederli. da sotto un gruppo vidi le
gambe di uno dei due ma non riuscii ad individuare che dei due fosse.
Mi girai su me stesso e presi a dare pugni a chiunque si affacciasse
al mio campo visivo o poco oltre.
Ma per quanti ne dessi, me ricevevo altrettanti se non di più. Sul
volto, sui fianchi, allo stomano, nel ventre e credo perfino alle
gambe.
Non sentivo più il dolore. Non sentivo più nulla. Ripensandoci ora
credo che la comunità di naniti con cui vivo in simbiosi abbia
isolato il mio cervello da ricevere il dolore dal resto del corpo.
Sentivo solo il rombo del sangue che scorreva all'interno delle mie
orecchie. Lanciavo ordini al mio corpo di lottare e colpire e lottare
ancora. Non volevo riprovare il dolore che mi aveva straziato al
saluto di Chk'Mrr.
Come dicono i Klingon? Forse é un buon giorno per morire. Per me era
un ottimo motivo. E dopo la fortuna, fini anche la resistenza del mio
corpo.
Semplicemente le mie membra si rifiutavano di continuare.
In quattro presero il mio corpo e lo alzarono in piedi e lo tennero
in piedi contro la sua volontà. Gli occhi tumefatti mi impedivano di
vedere nient'altro che un bagliore rosso con lunghi intervalli bui.
Sentivo sulla lingua il sapore metallico del sangue e nonostante le
labbra fossero piuttosto gonfie, sentivo che il lavoro del mio
dentista andava rifatto.
Ora percepivo chiaramente che avevo un ginocchio spezzato ed
innumerevoli parti del mio corpo erano doloranti. Ma era ben poco
rispetto a quello che avevo provato da quanto eravamo stati rapiti.
Era quasi un sollievo ed avrei sorriso se le mie labbra non fossero
state tanto tumefatte.
Solo le braccia dei miei cicisbei mi impedivano di crollare
nuovamente sul corpo di Quill. Oh signore, non fosse stato
drammatico, c'era quasi da ridere.
Chk'Mrr fece sentire finalmente la nua voce.
In piedi, sul palco che reggeva il suo osceno trono, ruggiva dalla
rabbia e dalla frustrazione. Altro motivo di piacere.
-Prigionieri! Il vostro comportamento é stato inperdonabile! Il
vostro disprezzo per il rappresentante dell'imperatore é un grave
affronto per l'ordine della Lama Insanguinata e non può passare
impunito.-
Poi il silenzio cadde nella sala. Chk'Mrr aveva dato un ordine silenzioso.
Sentii più che vedere. Selenjak emise un breve urlo. Knight trattenne
il fiato tanto rumorosamente da preoccuparmi per la sua salute ed io
sentii un colpo secco e doloroso provenire dal mio petto.
Altrettanto dolorosamente riuscii ad aprire le palpebre abbastanza da
vedere il mio corpo.
Dal centro del mio petto fuoriuscivano almeno venti centimetri di
punta di lancia.
Lo stesso tipo di lancia che avevo usato pochi minuti prima.
Probabilmente quella che di Quill visto che la mia l'avevo lasciata
nel fianco di uno dei miei avversari. La punta era macchiata del
verde e del rosso del sangue sparso.
Mi correggo; era completamente ricoperta del sangue che pochi istanti
prima era nel mio cuore. Lo stesso cuore che ora attraversava da una
parte all'altra.
Freddamente notai che sgocciolava lentamente sul tappeto. Chissa
perché mi chiesi come avrebbero fatto a smacchiarlo poi aprii la
bocca per dire qualcosa ma dalle labbra mi uscì solo del sangue
nerastro e senza accorgemene, rivoltai la testa all'indietro e
sospirando un ultimo saluto all'universo, semplicemente...morii.
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