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LE STRADE DEL FATO di Roberto Messora
13 dicembre 1999

    Data Stellare 57924.0 (4/12/2380, 6:15)

    Il sonno agitato di Marcel Lamarc venne interrotto dal trillo proveniente dal terminale sul tavolo che indicava una comunicazione imminente. Marcel si svegliò di malavoglia, forse il sogno confuso che stava facendo lo aveva scosso più del dovuto, ma pochi momenti gli bastarono per destarsi del tutto e recarsi a ricevere la chiamata. Si sedette sulla comoda sedia imbottita al tavolo da lavoro e alzò il video del terminale, immediatamente comparve sul monitor il logo della Federazione, la voce femminile e un po' metallica del computer di bordo informò che si trattava dell'Ammiraglio Petri direttamente dalla Terra.
    -Buongiorno Ammiraglio, in cosa le posso essere utile?-
    L'Ammiraglio Petri sorrise a quel segnale di disponibilità da parte del suo interlocutore.
    -Buongiorno Comandante Lamarc, mi dispiace averla svegliata, ma avevo necessità di parlare subito, so che la Delfi è in procinto di addentrarsi nel "Roveto" e che quindi per alcuni giorni difficilmente raggiungibile. Vengo subito al punto Comandante, le sto per chiedere un grosso sacrificio.-
    Marcel si irrigidì di colpo, generalmente quando un Ammiraglio ti svegliava di mattina presto per chiederti un sacrificio, c'era da giurare che tale sarebbe stato. L'Ammiraglio Petri non era nuovo per Lamarc, era una vecchia conoscenza dei suoi genitori, un italiano che condivideva con l'intera famiglia francese la passione per il buon cibo e la buona cucina. I Lamarc erano una delle "aziende" più conosciute del pianeta, almeno negli ambienti gastronomici più esigenti. Diversi anni prima, durante una vacanza, l'alto graduato era giunto fino a Carnac, il paese natale di Marcel, per ammirare gli sconfinati allineamenti megalitici e per partecipare al Festival Interceltico, la secolare manifestazione folkloristica dei popoli di origine celtica nata a metà del ventesimo secolo. Fu proprio per le strade di Quimper che Petri si imbatt´ nella "bottega" dei suoi genitori. A quel tempo i Lamarc non erano ciò che sarebbero diventati col tempo, ma già potevano vantare molti fornitori di prelibatezze alimentari da tutta la Federazione. L'equazione di addizione fra l'Ammiraglio e gli importatori francesi si risolse con una lunga e duratura amicizia con reciproca soddisfazione soprattutto per l'Ufficiale della Flotta Stellare e il suo stomaco.
    -Mi scusi Ammiraglio, ma il tutto deve essere così formale?-
    -No, direi di no, Marcel, ma onestamente non sapevo come ti avrei trovato appena svegliato, non volevo che ti compromettessi nel caso mi avessi mandato a quel paese e che qualcuno monitorasse questa conversazione.-
    -Davvero molto gentile da parte tua.-
    I due sorrisero all'unisono per un attimo.
    -Bene, quale sarebbe questo sacrificio di cui mi parli, devo cominciare a preoccuparmi?-
    -No direi di no, ma di certo una parte di te non sarà affatto contenta. Devi lasciare la Delfi.-
    La USS Delfi di classe Intrepid era la casa di Lamarc da quattro anni, alcuni degli eventi più importanti della sua vita erano accaduti in tale periodo: l'incontro con il Capitano Haiess, il suo mentore, colui che lo aveva preso e plasmato insegnandoli cosa fosse veramente un Ufficiale della Flotta Stellare; l'incidente su Atrea IV che gli aveva lasciato un segno indelebile sia nello spirito che nel fisico. Inconsciamente si massaggiò il braccio sinistro appena più in basso della spalla sfiorando il bracciale in titanio, testimonianza del disastro di Atrea IV.
    -Che cosa significa esattamente "lasciare la Delfi"?-
    -Sei stato assegnato ad un'altra unità che ha bisogno di un Consigliere molto di più della Delfi.-
    -Questo non mi fa affatto piacere.-
    -Lo so, ma cerca di capire, sei stato promosso Tenente Comandante da poco, sei un bravo diplomatico e un ottimo psicologo, hai dimostrato di sapertela cavare nelle situazioni delicate: un vascello di classe Intrepid adesso ti va stretto.-
    -Hmm, questo chi lo dice, lo dici tu o i cervelloni che decidono di noi come fossimo birilli nelle loro mani?-
    -Lo dice il buon senso. Che cosa ci fa uno come te, con le tue capacità e le tue mansioni, su una nave che passa la maggior parte del suo tempo ad esplorare zone di spazio sconosciute e di scarso interesse?-
    Marcel si irrigidì per la seconda volta.
    -Stamattina mi vuoi fare davvero arrabbiare. Secondo te come ho fatto a farmi tutta l'esperienza di cui parli? Evidentemente non siamo solo dei vagabondi per deserti cosmici, abbiamo avuto molti incontri interessanti e abbiamo partecipato a missioni che nulla avevano a che spartire con l'esplorazione.-
    -OK, OK. Uno a zero per te. Mettiamola così: Laurea in sociologia interplanetaria, Diploma all'Accademia della Flotta Stellare, Tenente Comandante, cinque anni su una nave di classe Oberth, quattro anni su una nave di classe Intrepid...-
    Lamarc interruppe l'Ammiraglio Petri durante quello che secondo lui era un inutile sproloquio.
    -Come minimo mi dovrebbe toccare una Galaxy o una Sovereign.-
    Quelle parole gli uscirono senza averci pensato molto, voleva solo zittire la sua controparte.
    -Bhe, ci sei andato vicino: fai media e troverai il tuo prossimo incarico.-
    -Come scusa?-
    -Fra una Galaxy e una Sovereign ci sta solo una Galaxy II, per la precisione la USS Unicorn comandata dal Capitano Edward Knight.-
    -Non stai scherzando vero?-
    -No davvero anzi, dirò di più: tecnicamente da qualche ora non sei nemmeno più un membro dell'equipaggio della USS Delfi.-
    -Immagino che questo significhi: prendere o prendere. Una di quelle offerte che non si possono rifiutare.-
    -Direi che hai fatto centro amico.-
    Marcel si appoggiò allo schienale della sedia, incrociò le mani dietro la nuca e sbuffò.
    -Hai vinto, immagino che dovrò partire subito.-
    -Un runabout di classe Danube sta arrivando a prenderti, prepara le tue cose, saluta tutti e parti, la Unicorn verrà a prenderti al Centro Medico Federale Triven Soth. Questo è quanto. Avverto io i tuoi genitori, tu pensa solo a quello che devi fare. Ducunt volentem fata, nolentem trahunt (1).-
    -Fata viam invenient (2), Ammiraglio, fata viam invenient.-
    -Non c'è dubbio, ma un suggerimento ogni tanto non guasta. Ti saluto Marcel.-
    -Arrivederci Ammiraglio.-
    La comunicazione si chiuse e sul monitor ricomparve il logo della Federazione. Lamarc rimase alcuni istanti in silenzio, lasciaò che i pensieri scivolassero nella sua mente, non sapeva bene quale sensazione fosse più marcata, se il disappunto per il dover lasciare la Delfi o la relativa eccitazione per la sua nuova destinazione, la Unicorn.
    I suoi pensieri furono interrotti dal formicolio al braccio sinistro che lo stava perseguitando da alcuni giorni; prima di partire sarebbe dovuto passare in infermeria a farsi regolare la centralina di comando degli impianti cibernetici per l'ennesima volta. Alcune delle nanotecnologie di origine borg utilizzate nel suo braccio non funzionavano come dovevano: gli avevano detto che dopo l'impianto dei servocomandi sarebbe dovuto rimanere in osservazione per almeno due mesi, ma non aveva voluto sentire storie ed era ripartito per riprendere le sue mansioni sulla Delfi. Da allora le disfunzioni che gli avevano profetizzato si erano puntualmente verificate, purtroppo erano necessarie apparecchiature di ricalibratura non presenti su una unità di classe Intrepid, quindi si era sottoposto solo a piccoli interventi provvisori. Forse al Centro Medico Triven Soth avrebbero avuto quello che gli serviva per un intervento definitivo.
    Si rassettò in fretta e decise che la prima visita l'avrebbe fatta al Capitano Haiess: il compito più gravoso lo avrebbe espletato per primo.
    Si fece una veloce doccia, indossò la sua uniforme e uscì dal suo alloggio. Non sapeva se fosse stata la levataccia o le parole dell'Ammiraglio Petri, ma decise che quella non era affatto una buona giornata, avrebbe preferito una situazione diversa per un trasferimento. Forse era solo il continuo suo rimuginare sugli eventi dell'anno prima. Atrea IV continuava inesorabilmente a tornargli alla mente, troppe persone erano rimaste uccise, non avrebbero potuto fare di più, ma non avrebbe mai dimenticato i volti contratti dalla disperazione di coloro che erano sopravvissuti e avevano lasciato nell'inferno familiari e conoscenti. A volte sentiva come se il collo gli bruciasse: quella nuova spilla dorata gli pesava, nessuno rifiutava una promozione, ma le motivazioni che gli avevano letto durante la cerimonia gli erano sembrate così vacue, false. Gli avevano ripetuto che senza il suo apporto e quello dei suoi colleghi ci sarebbero state molte più vittime, ma questo non lo aveva mai rincuorato. Razionalmente sapeva che era così, sapeva che quello che avevano fatto era stato il massimo possibile, lo avrebbe accettato se fosse rimasto in plancia, lontano; essere stato personalmente testimone dell'ineluttabilità delle forze della natura lo aveva segnato.
    Fu un attimo, le dita della mano sinistra si contrassero involontariamente, un brivido e uno spasmo percorsero tutto il braccio. Marcel strinse il pugno, avrebbe voluto urlare e staccarsi l'intero arto per scuoterlo contro la parete del corridoio, ma si limitò a socchiudere gli occhi e stringere i denti finch´ i flussi energetici dei suoi impianti non si furono regolati. Un altro peso con cui combattere: l'unico modo per ottenere una piena efficienza del suo braccio era stata quella di utilizzare nanotecnologia di origine borg, o almeno di quel poco di tecnologia che la Federazione era riuscita a carpire ai droni del Collettivo. Niente di invasivo, niente che ricordasse l'allucinante desiderio di evoluzione dei loro avversari, piuttosto qualcosa che potesse realmente servire a migliorare le condizioni di salute di un essere vivente. Il problema era la scarsa conoscenza delle effettive specifiche tecniche e della compatibilità con la "macchina uomo". Erano passati 15 mesi dall'impianto dei circuiti e dei servocomandi meccanici, in quel periodo aveva avuto alcuni disagi, ma d'altra parte il suo scrupoloso Dottore di bordo, il Comandante Sikar, aveva annotato con dovizia di particolari, ogni sintomo ed ogni tentativo di correzione dei problemi. Forse davvero, al Centro Medico Triven Soth avrebbero avuto la soluzione definitiva.
    Soprappensiero non si era reso conto della strada che aveva percorso, le porte del turboascensore su cui era salito si aprirono e Marcel si trovò di fronte la plancia. Rimase alcuni secondi interdetto con le braccia dietro alla schiena mentre l'addetto alla postazione tattica lo guardava con aria interrogativa. Marcel si riprese in fretta e si avviò verso il suo il sedile alla sinistra della poltrona del Capitano. A quell'ora Haiess era già in plancia, amava condurre una sorta di revisione mattutina, spesso il suo atteggiamento ricordava più quello di un Capitano di Vascello della Royal Navy del diciottesimo secolo, che quello di un Ufficiale della Flotta Stellare. Dormiva davvero poco ed erano immancabili le sue capatine in plancia senza preavviso. Col tempo Lamarc aveva capito che non era un atteggiamento intimidatorio da parte dell'Ufficiale Comandante della Delfi, tutt'altro, lo avrebbe descritto più come "ansia da plancia", se mai poteva esistere un disturbo come quello: l'unico posto dove Haiess si trovava a suo agio, a casa, era la plancia di una nave stellare e non poteva rimanerne lontano troppo a lungo. Il francese sorrise al ricordo di un turno di comando del Primo Ufficiale, Jebedia Marshall: era presente quel giorno, si trovavano nel sistema Dersus prima di un rilevamento cartografico molto importante, il Capitano Haiess non sarebbe dovuto arrivare prima di altre due ore, ma si presentò comunque, la plancia era talmente affollata che rimase tutto il tempo vicino alle porte del turboascensore appoggiato ad una parete con grande disagio per chi doveva raggiungere o lasciare la plancia stessa.
    Erano situazioni che presto avrebbe lasciato alle spalle, di certo in una plancia grande e confortevole come quella di una Galaxy II cose di quel tipo non si sarebbero verificate.
    -Buongiorno Capitano.-
    Haiess guardò Lamarc con aria vagamente interrogativa.
    -Consigliere, buongiorno a lei. Pensavo che ci avesse già alleggerito della sua persona.-
    Il tono umoristico del Capitano non scosse Lamarc, abituato all'atteggiamento a volte poco ortodosso dell'inglese.
    -Una qualsiasi voce che le fosse giunta riguardo una mia anticipata partenza è del tutto priva di fondamento.-
    Haiess sorrise e continuò la sua conversazione osservando il monitor principale mentre Lamarc scorreva le informazioni che comparivano sul terminale vicino alla suo sedile.
    -Ho notato Comandante. Credevo che per raggiungere la sua nuova assegnazione avrebbe persino rubato una navetta.-
    -Signore, con tutto il rispetto per ciò che lei rappresenta su questa nave, se la Flotta Stellare ha bisogno di me da qualche altra parte mi deve venire a prendere e portare a destinazione, credo che non interpellarmi prima di decidere del mio futuro sia già stata una mancanza di tatto più che sufficiente.-
    Un vago sorriso comparve sulle labbra del Capitano della Delfi.
    -Mi scuso con lei allora, Consigliere, pensavo di farle un favore segnalando al Comando di flotta il suo valore e l'assoluta necessità che venisse trasferito dove poteva davvero esercitare le mansioni di un vero Consigliere.-
    Marcel incassò il colpo senza battere ciglio, ma smise di fare qualsiasi cosa e si voltò a guardare il suo superiore.
    -Dovevo immaginarlo. Non succede niente su questa nave senza che lei lo sappia o che ne sia il promotore.-
    Haiess si alzò e si aggiustò la divisa.
    -Vieni in sala tattica, ne parleremo con più calma.-
    Lamarc seguì il suo Capitano che lo fece accomodare sulla sedia di fronte alla scrivania dove si sistemò a sua volta.
    -Forse avrei dovuto dirtelo prima, ma avresti protestato accampando mille stupide scuse. Sono quattro anni che sei qui, quando sei arrivato eri un tenentello ligio al dovere e troppo "legnoso", ma eri anche recettivo agli insegnamenti. L'eplorazione ti ha fatto bene, ora però è tempo di cambiare. Da una parte sei pronto per altri tipi di missioni, come hai dimostrato su Atrea IV, dall'altro io non posso permettermi su questa nave un Consigliere Tenente Comandante. Hai imparato tutto quello che potevo insegnarti, adesso tocca a qualcun altro completare la tua preparazione.-
    Lamarc osservò un po' stupito il suo interlocutore.
    -Mi parla come se fossi un ragazzino, io ho 36 anni suonati.-
    -Parliamoci chiaro, quella nella Flotta Stellare per te è deve essere una parentesi di apprendimento sul campo. Il tuo vero compito arriverà più tardi, fra una decina d'anni più o meno. Il tuo posto sarà quello di Ambasciatore prima o poi.-
    -Lei crede? A volte se posso essere franco lei mi irrita Capitano.-
    -Lo so Comandante, me lo dicono in molti.-
    Il tono di Haiess si era fatto di sfida, di certo il carattere dell'uomo era spigoloso come pochi altri.
    -So quello che dico, e mi sono detto che per te era ora di cambiare aria, di salire un altro gradino.-
    Lamarc era infastidito dal velo di arroganza di Haiess, ma in fondo non si sbagliava più di tanto: diventare Ambasciatore della Federazione era qualcosa che si sarebbe augurato. La smorfia di disappunto del francese non sfuggì agli occhi attenti di Haiess.
    -Te l'ho detto mille volte, la Flotta non è un posto per romantici sognatori e viaggiatori, se rimani impressionato o sei suscettibile ai piccoli cambiamenti, allora faresti meglio a lasciare perdere. Così è se ti piace.-
    Marcel non obiettò a quel concetto, lo aveva sentito un mucchio di volte e anche se non era del tutto d'accordo, doveva riconoscere che i consigli del Capitano gli erano stati sempre molto utili, seppur ruvidi e fin troppo schietti.
    -Credo di doverla ringraziare comunque: la Unicorn è una nave molto importante.-
    -Puoi dirlo forte. Ma ora basta con i convenevoli, sta per arrivare un runabout per portarti via e io devo occuparmi dei preparativi per portare questa nave nel Roveto. Buona fortuna Comandante.-
    I due si alzarono e si strinsero la mano.
    -Grazie Capitano, stia certo che nessuno potrà dire che lei non è un buon insegnante.-
    Marcel uscì dalla sala tattica seguito da Haiess, si diresse verso il turboascensore per raggiungere il suo alloggio dove avrebbe riunito le sue cose. Aveva deciso di sorvolare sulle discutibili teorie del Capitano riguardo il suo futuro, in realtà a volte di discutibile c'era molto in ogni atteggiamento di Haiess, ma se ne stava per andare, non voleva polemizzare; in fondo se lo avevano accettato per la Unicorn merito era anche dell'uomo che sedeva a capo della plancia della Delfi.

    (19:00)
    Le ore che divisero Lamarc dall'arrivo del runabout che attendeva trascorsero molto in fretta, fra i preparativi per la partenza e i saluti con i vari membri dell'equipaggio, soprattutto con il Primo Ufficiale, con cui aveva condiviso l'esperienza di Atrea IV. Non ci fu molto tempo per pensare, non ci fu molto tempo per ricordare, si sentiva come se si fosse svegliato in una mattina nebbiosa, come quelle a casa sua, a Carnac, quando i rumori, il paesaggio, venivano percepiti smorzati, come diafane apparizioni. Era come anestetizzato e non riusciva a capire perch´. Mentre il runabout lasciava l'hangar navette della Delfi e si allontanava nello spazio si sentì come se fosse solo un minuscolo puntino nel nulla, in quel momento l'idea della gloriosa carriera di Ambasciatore era solo una chimera, uno stupido sogno ad occhi aperti. La Delfi scomparve appena il runabout entrò in curvatura, un altro capitolo si era aperto.

    (1) Chi è consenziente, il fato lo conduce, chi non lo è, lo trascina.
    (2) Il fato troverà la propria via.

    Data Stellare 57930.5 (6/12/2380, 15:10)

    Lamarc si sentiva profondamente annoiato, un giorno e mezzo di viaggio in un runabout di classe Danube non era certamente quanto di più entusiasmante si potesse desiderare. Guardava svogliatamente fuori dalle piccole finestre laterali di alluminio trasparente, osservava lo scorrere delle stelle, assomigliavano a piccole stelle cadenti, ma invece che scendere e spengersi in pochi attimi, seguivano la traiettoria della navetta, come luminosi segugi. Aveva cercato di dormire, aveva scambiato alcune parole con il pilota senza eccessivo entusiasmo, aveva letto, ma si sentiva come scollato dalla realtà. La sensazione che provava era indefinibile, solo qualche ora prima aveva una casa seppur nomade, aveva una mansione, uno scopo, un posto. In alcuni momenti aveva pensato che forse la sua nuova nave non sarebbe mai arrivata, che sarebbe svanita nel nulla e lui sarebbe rimasto in una sorta di limbo da cui non sarebbe più potuto fuggire. Fantasie in qualche modo assurde, come l'adolescenziale paura di un nuovo luogo di dimora in cui non si sarebbe trovato bene. Ebbe paura di se stesso, lui un uomo adulto, un Consigliere della Flotta Stellare, in preda a paure inconsce, a stupide malinconie. Cercò di destarsi, che cosa avrebbe detto a coloro che sarebbero venuti fiduciosi al suo cospetto? Cosa avrebbe fatto per coloro che avrebbero aperto la sua porta e affidato le loro paure innominabili? C'erano momenti in cui si domandava perché fra tutti i ruoli disponibili nella Flotta Stellare aveva scelto quello di Consigliere, colui che doveva capire, colui che doveva dire la cosa giusta al momenti giusto, colui che avrebbe dovuto annullare in qualche maniera il suo ego per il bene dell'equipaggio. Forse la diffidenza che avvertiva nei confronti dei betazoidi non dipendeva da qualcosa che avevano fatto o detto, forse dipendeva da lui stesso, forse la verità era che loro riuscivano ad empatizzare con estrema facilità mentre lui era spesso preda di dubbi, di debolezze. In fondo la stessa scelta di iscriversi all'Accademia era nata da un desiderio di poter cambiare qualcosa che lo turbava, qualcosa che lo consumava nell'indecisione.
    -Comandante.-
    Il pilota, un Guardiamarina bajoriano poco più che ragazzo, si rivolse a Lamarc con quello che Marcel giudicava un eccessivo rispetto.
    -Mi dica Guardiamarina.-
    -Le volevo comunicare Signore che fra circa quindici minuti usciremo dalla curvatura e cominceremo le manovre di avvicinamento al Centro Medico Triven Soth.-
    -Grazie Guardiamarina.-
    Aveva deciso ci essere sintetico dopo i falliti tentativi di dialogare con il bajoriano, si era reso conto che le sue continue esortazioni all' informalità avevano ottenuto come unico risultato il solo maggior disagio del pilota; si domandava come doveva essere sembrato, a 32 anni, al Capitano Haiess che lo aveva definito un "tenentello".
    Per ingannare il tempo che li divideva dall'attracco al molo di parcheggio si costrinse a controllare per l'ennesima volta il bagaglio. Aprì il gavone dove aveva sistemato i suoi pochi effetti personali e prese la valigia dei vestiti, al suo interno, fra le altre cose, osservò quello che veramente aveva a cuore: un piccolo dispositivo olografico cubico. La superficie lucida e fredda gli si rivolse muta, un brivido gli percorse la schiena. Ruotò il congegno, con l'unghia del dito mignolo fece scattare la chiusura di un minuscolo pannello che si trovava sul lato inferiore, quello che vide lo rincuorò: l'indicatore era di un placido colore verde. Nel cuore di quell 'insignificante scatola nera, nascosto, un campo di contenimento miniaturizzato si manteneva stabile, come lo era stato negli ultimi due anni all'insaputa di tutti. Richiuse la valigia adagiandovi con cura l' apparecchiatura all'apparenza così comune, dal gavone estrasse anche la piccola cassa che si era portato e la poggiò sul pavimento.
    -Comandante.-
    Per l'ennesima volta il giovane Guardiamarina attese l'assenso a continuare da parte del suo superiore.
    -Sì?-
    -Siamo appena usciti dalla curvatura, di fronte a noi abbiamo il Centro Medico.-
    Lamarc si sedette sul divanetto laterale e osservò la base stellare, la tipica silhouette inclinata a forma di fungo era circondata da innumerevoli navette e piccoli cargo, una nave di classe Ambassador stava uscendo dal suo ventre forse per una nuova missione. Nell'ultimo momento di calma prima di immergersi nella frenetica attività del Centro, si chiese quale sarebbe stato il suo umore quando la Unicorn avrebbe varcato i portali della base in procinto per un nuovo incarico.

    Data Stellare 57930.5 (6/12/2380, 16:00)

    Il torpore del lungo viaggio sul runabout scomparve in pochi minuti, le luci di posizione intermittenti del centro medico, il bagliore proveniente dagli alloggi e dalle sale operative, il regolare procedere delle attività, ebbero un effetto tonico per Lamarc. L'attesa per le procedure di attracco era stata di una mezz'ora, ma finalmente il piccolo vettore si apprestava a varcare il gigantesco portale principale della base. Il giovane pilota del runabout ci sapeva fare ai comandi di manovra, di sicuro molto meglio di quanto sapesse intrattenere un superiore; si salutarono senza particolari cerimonie, Marcel pensò che forse si sarebbe dovuto abituare a quel trattamento: diventare Tenente Comandante era come oltrepassare una frontiera, non era una cosa codificata, ma tacitamente quel grado significava distaccarsi dall'essere un membro dell'equipaggio come tanti ed entrare a far parte dell'effettiva sfera di comando di una nave stellare. Fin quando era stato Tenente era uno come gli altri, poco di più di un Guardiamarina, anche se sedeva in plancia, un Tenente Comandante era qualcosa di diverso, certo non era il Capitano, ma era ad un passo dal diventare Comandante e quindi ad un passo da un vero e proprio incarico di comando. Forse era questo che il Capitano Haiess gli aveva indirettamente cercato di far capire. C'era però un'altra parte di lui che faticava a scrollarsi di dosso lo spirito cameratesco che aveva provato solo fino a qualche mese prima, in fondo era solo un Consigliere, il suo ruolo era quello di essere il primo intermediario fra un qualsiasi membro dell' equipaggio e il Capitano ed era anche quello di essere colui che avrebbe dovuto capire e confortare, consigliare, chiunque avesse avuto un problema, di qualsiasi tipo. Mentre aiutava un addetto alle operazioni di attracco a sistemare il suo bagaglio su un trasportatore, si rese per la prima volta davvero conto di cosa significasse essere il Consigliere di una nave di classe Galaxy come la Unicorn. Le parole di Haiess gli furono chiare: non si trattava più della Delfi, si trattava di una delle ammiraglie della Flotta Stellare, non si trattava più di missioni esplorative puramente scientifiche, si trattava della Federazione, delle sue direttive, della sua storia, di ciò che incarnava e lui ne era diventato uno degli ambasciatori privilegiati.
    -Qualcosa non va Signore?-
    Marcel osservò per un attimo l'uomo che gli aveva appena parlato, in realtà non lo aveva nemmeno notato, lo vedeva per la prima volta.
    -Come scusi?-
    -Le stavo chidendo se va tutto bene, Signore.-
    -Ah. si grazie, tutto bene.-
    Avrebbe dovuto fare attenzione anche a quelle situazioni, in molti si sarebbero interessati delle sue condizioni, era davvero una sensazione strana: il potere di un semplice anellino dorato in più sul suo colletto. Una giovane donna umana molto attraente, in uniforme della sezione scientifica si avvicinò al francese e gli si rivolse con molta gentilezza:
    -Signore, troverà i suoi bagagli nell'alloggio che le è stato assegnato. Se vuole seguirmi le indicherò le principali strutture della base, poi potrà ritirarsi.-
    -Grazie Tenente.-
    La donna lo condusse in una saletta vuota dove attivò il terminale principale, lo schema strutturale del centro medico comparve sullo grande schermo della parete di fronte a Lamarc.
    -Bene Signore, questo è il centro medico Triven Soth, spero che la sua permanenza le sarà gradita, volevo informarla che essendo un'installazione prettamente scientifica non offre grandi possibilità di svago, so che sta aspettando la USS Uncorn, non sappiamo ancora quando arriverà, ma se avesse una qualsiasi richiesta faccia pure riferimento a me, nel limite del possibile cercherò di aiutarla. Io sono il Tenente JG Elise Fowler, attendente di campo dell'Ammiraglio Grilov-
    I modi cortesi della ragazza gli ricordarono curiosamente sua nonna materna, questo lo fece sorridere.
    -Grazie Tenente, lo terrò a mente. Non si preoccupi per la carenza di attività ricreative della stazione, avrò molto da fare nell'attesa: dovrò innanzitutto studiarmi i curriculum degli Ufficiali più importanti della Unicorn, in secondo luogo gli schemi e le funzioni operative della nave, onestamente ne so davvero poco di una classe Galaxy II.-
    -Non si preoccupi Comandante, troverà tutto negli archivi del computer.- Il primo giorno di Lamarc al centro medico trascorse in maniera tranquilla, il temuto traumatico salto dalla Delfi ad una nuova realtà non si era verificato, ma in fondo non era quello il vero salto, era solo una sorta di anticamera (sperando che non si trasformasse in un limbo).

    Data Stellare 57932.5 (7/12/2380, 9:00)

    Lamarc si era svegliato di buona mattina, aveva incominciato a leggeri i curriculum del Capitano Knight, l'Ufficiale comandante della Unicorn. Voleva presentarsi al suo nuovo equipaggio al massimo delle sue possibilità, per questo aveva richiesto all'archivio principale della Feerazione di Memory Alpha tutti i files relativi agli Ufficiali di plancia della sua nuova nave stellare: curriculum, profili psicologici, profili medici e quanto altro potesse indicargli con buona approssimazione chi fossero le persone con cui avrebbe avuto a che fare. Sapeva benissimo che comunque solo la conoscenza reciproca e il tempo avrebbero dato significato a quella massa di dati, ma quello era comunque un passo che doveva fare.
    Il segnale di comunicazione in arrivo risuono nella stanza silenziosa, i dati sul video del terminale sulla scrivania scomparvero per far posto al mezzobusto del Tenente Fowler.
    -Buongiorno Tenente.-
    -Buongiorno a lei Comandante, volevo informarla che l'Ammiraglio Grilov la vuole ricevere fra un'ora, alle 10:00.-
    -Grazie Tenente.-
    -Sa come arrivare agli uffici dell'Ammiraglio?-
    -Si Tenente.-
    -Bene, quando sarà qui chieda di me.-
    -Va bene e grazie ancora.-
    La comuncazione terminò e sullo schermo del terminale comparve nuovamente l' ottimo curriculum dell'Accademia del Capitano Knight; Marcel spense il terminale e si diresse verso il bagno: aveva bisogno di una doccia (una doccia vera, non quella cosa sonica che spacciavano per doccia) e di una uniforme appena replicata.

    (9:55)
    Lamarc non ebbe difficoltà a raggiungere gli uffici direzionali della base, varcata la porta a vetri su cui campeggiava il logo della Flotta Stellare si rese conto del perché avrebbe dovuto chiedere del Tenente Fowler: l'attività era sostenuta e un gran numero di persone andava e veniva senza sosta percorrendo la hall principale da cui partivano cinque diversi corridoi. Il Tenente Fowler arrivò dopo pochissimi minuti di attesa, accolse Lamarc con un sorriso che, Marcel ne era sicuro, aveva di certo fatto molte vittime fra il personale maschile del centro medico, Marcel si sentiva immune non fosse altro per quella strana sensazione che accomunava la ragazza che aveva di fronte al ricordo di sua nonna. I due imboccarono uno dei corridoi e poi un altri paio che si perdevano nel dedalo di stanze ed uffici, presero un truboascensore che li portò al livello superiore, la differenza con l' ambiente che avevano lasciato era netta: il silenzio era interrotto solo dal soffuso rumore dei condotti di energia dietro le pareti e dal rumore smorzato dei passi del poco personale che si aggirava per i corridoi tappezzati di moquette.
    -Bene Comandante, questo è l'uffico dell'Ammiraglio, io lavoro qui.-
    Fowler indicò la sua postazione nell'ampia anticamera che accolgieva i visitatori appena oltrepassata la porta dell'ufficio. La ragazza si diresse all'intercomm e si collegò con l'Ammiraglio.
    -Ammiraglio, è arrivato il Tenente Comandante Lamarc.-
    -Bene, lo faccia entrare.-
    Lamarc non si fece pregare ed entrò dall'Ammiraglio, il suo ufficio era più una sorta di studio, pochissimi DiPadd giacevano sulla scrivania e l' arredamento era decisamente stato personalizzato dall'Ammiraglio stesso. Il corpulento graduato di origine bulgara si diresse con la mano tesa verso Marcel e lo salutò calorosamente. Decisamente, pensò Lamarc, quella base stellare assomigliava moltissimo al suo Ufficiale in comando: accogliente e sorridente, ordinata ed operosa, Grilov doveva esserne fiero.
    -Benvenuto Comandante, si accomodi.-
    -Grazie Ammiraglio.-
    -Bene, spero abbia fatto un buon viaggio e si stia trovando bene qui da noi.-
    -Ah, certo Signore, non potrei chiedere di meglio.-
    -Allora, sta attendendo la USS Unicorn, gran bella nave, il Capitano Knight ne ha preso da poco il comando sostituendo il Capitano Sortyn, gran bella nave davvero. Il progetto della Galaxy II è l'esempio lampante di quanto una revisione accurata di ciò che di buono è stato fatto in passato, possa generare vascelli di ottima fattura.-
    Grilov sembrava un uomo molto energico, un ottimista, Marcel si domandava come un uomo del genere potesse starsene seduto in un ufficio di una base stellare invece di scorrazzare per la galassia a bordo di una qualsivoglia astronave.
    -So che si trovano nel sistema di Chamersis, in missione di esplorazione.-
    L'espressione dell'Ammiraglio si fece dubbiosa.
    -Hmm, già, credo però che abbiano trovato delle difficoltà impreviste, almeno così si vocifera nella alte sfere.-
    Marcel era riluttante a chiedere delucidazioni, ma era la sua nuova assegnazione ed era comprensibilmente curioso.
    -Se posso permettermi, che tipo di difficoltà.-
    -Non si preoccupi non sono notizie segrete, da voci che mi sono giunte, hanno trovato qualche sorpresa ad attenderli, dovevano solo monitorare una civiltà appena scoperta incapace ancora di viaggi interstellari, ma sembra che ci siano delle difficoltà con il loro satellite naturale principale. Altro non so davvero, in fondo io sono solo l'Ammiraglio di un centro medico, tutto quello che so l'ho sentito da amici al Comando di Flotta.-
    -Capisco Signore.-
    -Dobbiamo convivere con la segretezza di alcune missioni Comandante, un altro lampante esempio è la scomparsa della USS Highlander, la nave gemella della Unicorn, immagino lei conosca la situazione.-
    -Credo che non ci sia un solo membro della Flotta Stellare che non conosca i fatti salienti, ma oltre questo non so.-
    In data stellare 57884.9 (ndr, 19/11/2380) la Highlander stava raggiungendo la Zona Nutrale per un rendez-vous con la USS Morpheus, durante tale trasferimento se ne persero le tracce senza alcun preavviso ed in assenza di un qualsiasi messaggio da parte dell'equipaggio. La Flotta Stellare incaricò la Morpheus di guidare una squadra di soccorso che giunta nella zona in cui per l'ultima volta era stata segnalata la Highlander, trovò soltanto tracce di particelle cronometriche, le stesse utilizzate dai borg per la creazione di tunnel temporali (ndr, ST First Contact). Della Highlander non si ebbero più notizie per tre mesi cioè fino a quando tornò nel continuum temporale da cui era partita, dopo aver sventato un'azione borg nel 79 d.C. (ndr, Lamarc conosce solo i fatti salienti della scomparsa, al tempo della conversazione con l'Ammiraglio la Highlander è ancora dispersa).
    Lamarc rifletté per alcuni istanti sui pericoli che si nascondevano dietro qualsiasi tipo di missione, i suoi trascorsi in seno alla Flotta non si erano mai rivelati troppo critici, si disse però che normalmente vivere di persona una situazione rischiosa appare molto meno allarmante che per chi ne ascolta resoconto a posteriori. L'esperienza su Atrea IV l'aveva vissuta come se si fosse trovato in uno stato di trance, aveva spento una parte del cervello e aveva agito in modo meccanico, efficiente, solo in seguito aveva rivissuto ogni singolo momento, rendendosi conto di quello che veramente era successo, forse in quella revisione dei ricordi si era calato nel ruolo dello spettatore che ascolta una storia e si era spaventato, molto di più dell'uomo che era sceso a terra e che era tornato con un braccio fuori uso. Grilov stava raccontando di altre missioni e di altri vascelli che avevano vissuto periodo drammatici, Marcel non ci faceva caso, si era reso conto che l'Ammiraglio amava parlare e raccontare aneddoti, senza però risultare noioso, forse era solo la reazione ad un lavoro fin troppo monotono.
    -.comunque riguardo la Highlander il Comando di Flotta confida nelle capacità del Capitano Bergman e del suo equipaggio nonostante sia stato costituito per la prima volta e imbracato su una nave appena uscita dai cantieri.-
    Il discorso cadde per alcuni istanti, Marcel si fece coraggio e si rivolse al suo interlocutore.
    -Mi scusi Ammiraglio, mi stavo domandando come mai mi stesse intrattenendo in questo modo, sono solo un Consigliere in attesa di imbarco e non ci conosciamo, ma lei parla con me come ad un suo collega che non vede dal giorno prima.-
    Grilov parve sorpreso.
    -Ah già, io e lei non ci conosciamo. direttamente, anzi credo che lei non mi conosca affatto, ma io so chi è lei. Credo che dalla mia corporatura si possa arguire che amo la buona cucina, chiunque ami la buona cucina conosce l'attività dei sui genitori Comandante. Bene, modestamente posso vantare un canale privilegiato con suo padre: questa base è lontana dalle normali rotte commerciali utilizzate dai suoi genitori, ma con una discreta frequenza e utilizzando altri corrieri, sono riuscito a farmi raggiungere anche qui. Le dirò di più, con suo padre abbiamo in progetto di intensificare il commercio in questo settore, un giorno potrei anche lasciare la flotta stellare e diventare un mercante alimentare, non mi dispiacerebbe affatto.-
    Lamarc si rilassò, non era una novità per lui che persone di una certa importanza, non solo nella Flotta Stellare, conoscessero la sua famiglia in relazione alla loro attività. Il seguito della conversazione fu piacevole e solo in parte riguardante la Unicorn, parlarono soprattutto di cibo e di conoscenze comuni come l'Ammiraglio Petri.
    -Ammiraglio Grilov, se mi è permesso vorrei farle una richiesta personale.-
    Griolv sembrò interessato a quelle parole.
    -Mi dica e vedrò cosa posso fare.-
    -Credo che lei sia a conoscenza del mio stato di salute.-
    -Si riferisce al suo braccio sinistro?-
    -Esattamente. Per riprendere servizio sulla Delfi il più presto possibile decisi di saltare tre mesi di rieducazione alla Base Stellare 56 dove hanno eseguito l'intervento di impianto. A posteriori devo dire che forse avrei fatto meglio ad aspettare: purtroppo i dispositivi mi hanno dato alcuni problemi, alcune nanotecnologie sono di estrazione borg e non si sono perfettamente integrate con il mio organismo. Spesso perdo il controllo dell 'arto o sento fitte di dolore e formicolii. Questo è uno dei centri medici migliori della Federazione e mi chiedevo se qualcuno mi potesse dare un' occhiata.-
    In realtà Marcel non sapeva se fosse davvero uno dei centri migliori, ma era di sicuro l'unico che avrebbe visto per lungo tempo. L'alto graduato aveva ascoltato con la massima attenzione.
    -Nessun problema Comandante. Abbiamo un ottimo cibernetico, il Dottor Dalmar, un angosiano che ha preferito questo centro a quelli del suo pianeta. Mi scusi un attimo.-
    Griolv azionò il suo intrecomm.
    -Elise, per cortesia chiama il Dottor Dalmar e fissa un appuntamento per il Tenente Comandante Lamarc, digli che è urgente.-
    -Va bene Ammiraglio, avviserò il Comandante Lamarc appena ho una risposta.-
    -Tutto a posto Comandante, non credo che ci vorrà molto per la risposta.-
    Marcel si alzò, era giunto il momento di congedarsi.
    -La ringrazio Ammiraglio, per tutto.-
    -Niente, niente, Comandante, spero solo che la Unicorn non si faccia attendere troppo.-
    Era trascorsa circa una mezz'ora da quando era entrato, uscì dal bell' ufficio salutando il Tenente Fowler che sembrava sorpresa dalla sua lunga permanenza nello studio di Grilov anche se con la consueta cortesia non indagò e si limitò a contraccambiare il saluto.

    Data Stellare 57944.2 (11/12/2380, 15:11)

    Il vento teso sferzava il viso del cavaliere che osservava dal torrione ovest l'ampia vallata che si distendeva a perdita d'occhio. Il sole stava tramontando e il rossore delle rocce si faceva più intenso, a tratti sembrava accecare, come il rosso del sangue accecava i combattenti, di qualunque fede essi fossero. Il rumore continuo che la brezza provocava lambendo la cotta di maglia intorno alla testa isolava l'uomo dal resto del mondo. I suoi occhi cercavano qualcosa, non era lo sguardo di chi desiderasse ardentemente l'oggetto della sua ricerca, era più semplicemente la curiosità di chi aveva scommesso. L'aria si faceva più fredda, un brivido percorse tutto il corpo del guerriero, solo un paio d'ore prima la calura lo aveva fatto sudare copiosamente, come del resto tutto il tempo da quando il sole si era levato in quella torrida giornata di luglio. Non si era ancora abituato a quel mondo, alieno, viveva come in una sorta di sogno, una fantasia onirica da cui si sarebbe volentieri risvegliato. Quel giorno era ormai finito, forse avrebbe fatto meglio a lasciar perdere: un pasto frugale, un'ora di preghiera e poi un sonno ristoratore, per poi iniziare un 'altra giornata. Uguale a quella che stava per terminare, uguale a quella prima, a quella che sarebbe venuta, uguale a se stessa.
    «Capitano.»
    L'uomo si voltò controvoglia, come se lo scrutare l'esile linea in lontananza che indicava la strada per Antiochia, fosse stata un'attività di gran lunga più attraente che prestare attenzione ad un subalterno. Di fronte si ritrovò un turcopolo fin troppo giovane, un evidente contaminazione di razze, un incrocio fra una qualche damigella (se così la si poteva appellare) europea e uno dei tanti saraceni che si potevano incontrare in quella terra di infedeli. La carnagione scura, l'aspetto fiero mal supportato da un fisico tutt'altro che imponente, occhi azzurri come preziose gemme appartenute a mitiche regine d'altri tempi. Il ragazzo aspettava che l'uomo gli prestasse attenzione, se ne stava impettito con reverente rispetto osservando la figura vestita di una cotta di maglia dalla testa ai piedi, coperta da una tunica bianca legata in vita su cui campeggiava una grande croce rossa.
    «Dimmi ragazzo, che c'è.»
    «Mio Signore, il Duca Rinaldo la sta aspettando nei suoi alloggi.»
    «Grazie riferisci che sarò da Sua Signoria fra pochi minuti, non appena il sole sarà tramontato del tutto.»
    «Certamente mio Signore.»
    Il Conte Goffredo di Carcassone, si voltò nuovamente ad osservare il fondo della vallata da cui, era sicuro, non avrebbe visto nessuno ancora per un giorno intero: seppur efficienti i messaggeri del Re non avrebbero fatto in tempo ad arrivare da Gerusalemme tanto presto. Ormai il sole era del tutto scomparso oltre i monti ad ovest, oltre la sottile catena di rilievi che divideva la costa da quella via strategica e fragile che percorreva da nord a sud i possedimenti dei franchi in Terrasanta. Si decise che non era il caso di far attendere troppo il suo Signore, di sicuro già di cattivo umore per aver perso la scommessa sull'arrivo dei dispacci da Gerusalemme. Il cavaliere discese la stretta scaletta che portava al camminatoio dove alcune guardie stavano accendendo le torce e si apprestavano al primo turno di guardia notturno.
    «Comandante Lamarc, sono il Tenente Fowler.»
    Marcel impiegò alcuni istanti per rendersi conto di chi aveva parlato, frugò animatamente sotto la tunica bianca in cerca del suo comunicatore senza trovarlo.
    «Comandante Lam.»
    «Si Tenente, sono io, mi dica.»
    «Spero di non disturbarla Comandante, ma l'Ammiraglio Grilov la vuole vedere.»
    «Non si preoccupi Tenente stavo solo per recarmi dal Duca a riscuotere la scommessa.»
    «Come scusi?»
    «No, niente, niente, si fa per dire. Arrivo il più in fretta possibile.»
    Una delle due guardie olografiche più vicine a Marcel lo guardò con aria stralunata mentre l'Ufficiale della Flotta Stellare ordinava al computer di rendere visibile il portale d'accesso al ponte ologrammi e di terminare il programma non prima di averlo salvato. Lamarc uscì dalla sala ormai tornata al suo stato di stand-by mentre le sue vesti olografiche si smaterializzavano nell'oltrepassare la soglia del portale, il francese rimase scalzo con la leggerissima tuta grigia a maniche corte con cui era entrato.
    La Unicorn non era ancora arrivata al centro medico, ma questo non intaccava minimamente il buonumore del Consigliere: negli ultimi due giorni aveva trovato del tempo (dormendo anche poco in verità) di proseguire le due avventure olografiche che lo accompagnavano nei momenti di svago da ormai due anni. Il lavoro che il Dottor Dalmar aveva eseguito era stato a dir poco stupefacente, il suo braccio funzionava a meraviglia, finalmente era riuscito ad impugnare la pesante spada che lo accompagnava nel deserto siriano senza alcun fastidio, era anche riuscito ad arrampicarsi fino alla crocetta più alta dell'albero di maestra sulla fregata di Sua Maestà che comandava nelle acque di Mauritius. Questo lo rendeva in qualche modo felice, sapeva che in fondo era solo un gioco, altamente tecnologico, ma un gioco, eppure ritrovare la sua piena efficienza fisica lo faceva sentire normale, finalmente lontano dai ricordi dolorosi di Atrea IV. In fondo i formicolii e gli spasmi del suo braccio sinistro continuavano a ricordargli i momenti terribili in cui aveva cercato di salvare quella piccola creatura che invocava il nome della madre, senza peraltro riuscirci. Scacciò quel pensiero e con lui quello della trave rovente che gli cadde addosso squassandogli il braccio sinistro e rompendogli alcune costole. Lo scienziato angosiano si era rivelato una persona molto gradevole, aveva lasciato perdere per un giorno intero il suo lavoro per immergersi con grande entusiasmo nel complicato dedalo dei circuiti e dei comandi dei suoi impianti cibernetici. Aveva perso il conto degli "interessante" e degli "incredibile" che aveva esclamato lo studioso, non aveva nemmeno mangiato per soddisfare la curiosità famelica del cibernetico. Forse alla fine della giornata di lavoro Marcel era addirittura in credito con il Dottor Dalmar: aveva raccolto un'infinità di dati e aveva condotto una marea di test sulle tecnologie borg venendo a capo di molti misteri o più semplicemente colmando molte lacune sulle conoscenze tecnologiche in possesso della Federazione. Dalmar aveva anche detto a Lamarc che prima della sua partenza gli avrebbe fatto un gradito regalo, ma che fino ad allora sarebbe rimasto un segreto. Marcel non si sentiva curioso, il fatto di avere un braccio finalmente a posto lo saziava a sufficienza, anche la Unicorn poteva fare con comodo.
    Arrivato al proprio alloggio Marcel si fece una doccia e indosso un'uniforme pulita, fece il più in fretta che poté e si reco immediatamente agli ufficio dell'Ammiraglio Griolv. Entrò nell'anticamera dove Fowler lo accolse con il solito sorriso e gli indicò di entrare, Marcel non si fece pregare dicendosi che uno di quei giorni avrebbe dovuto come minimo invitare a cena la ragazza e aprire una delle sue migliori bottiglie di vino che si portava sempre dietro, non fosse altro per l'estrema disponibilità e gentilezza che dimostrava il Tenente.
    «Buongiorno Ammiraglio.»
    «Buongiorno Consigliere, si accomodi.»
    Griolv era in piedi vicino alla vetrata di alluminio trasparente che mostrava il pianeta di classe M attorno a cui orbitava il centro medico, un giovane pianeta molto bello a quanto aveva sentito dire, privo di forme di vite evolute, ma ricco di flora e fauna, sia terrestre che marina.
    «Verrò subito al dunque Comandante.»
    Griolv appariva molto serio, di certo diverso da quello cordiale e informale del loro primo incontro, si sedette alla sua scrivania e si dispose più comodamente sulla poltrona.
    «.ci sono delle novità, prego legga questo dispaccio, riassume la situazione a bordo della Unicorn e dei risvolti che investiranno anche questa base.»
    Con estremo interesse Marcel prese il DiPadd che gli veniva offerto e lesse quanto riportava. Dopo un paio di minuti lo ripose sulla scrivania e sospirò con gravità.
    «Non sembra una situazione facile, per niente.»
    «Sono d'accordo, ed è d'accordo anche l'Ammiraglio Fressen, il più vicino nella Flotta alla Unicorn.»
    «Una commissione d'inchiesta non è una cosa da prendere a cuor leggero, credo che il caso debba essere affrontato con molta delicatezza. Le implicazioni sono di portata inimmaginabile, insomma stiamo parlando di una intelligenza artificiale installata nel core del computer di bordo. Fino ad oggi solo il Comandante Data (ndr, lo chiamo Comandante, ma onestamente non so se nel 2380 abbia avuto quali e quante promozioni.) è riconosciuto come unica unità senziente artificiale generata in seno alla Federazione (ndr, e due, spero sia così). Ricordo che in passato anche lui ha dovuto subire un' inchiesta sulla sua reale condizione di essere vivente.»
    «Tutto ciò che ha detto è vero Comandante, ma non dimentichi che ci sono enormi differenze fra i due casi, stiamo parlando di un'intera nave di classe Galaxy potenzialmente in mano ad un'entità non meglio specificata, stiamo parlando di una deliberata azione di un Ufficiale della Flotta Stellare che ha contravvenuto alcuni articoli del regolamento particolarmente delicati in una situazione critica.»
    «Parla del Tenente Comandante Voorr immagino.»
    «Esattamente, non sarà facile.»
    «Quando crede che arriverà la commissione.»
    «Fra un paio di gironi, sarà presieduta dall'Ammiraglio Fressen.»
    Marcel si era fatto molto grave, quella situazione era davvero molto delicata, molto di più di quanto in quel momento di sorpresa potesse immaginare. Si alzò e si aggiustò l'uniforme.
    «Ammiraglio, non so a che titolo potrò partecipare agli atti del dibattimento, ma vorrei fare istanza ufficiale di poter partecipare in qualità di Consigliere della nave. So che non avendo partecipato agli eventi in questione la mia competenza è minima, ma credo che in questi due giorni riuscirò a documentarmi su casi inerenti alla discussione e credo di poter dare un contributo attivo.»
    Grilov osservò per un attimo Lamarc.
    «Lei ha già preso le parti della Unicorn, Comandante.»
    «Non direi Ammiraglio, non conosco i fatti e non conosco le persone. Conosco però le commissioni della Flotta Stellare: c'è sempre qualcuno che non hai mai vissuto a bordo di una nave stellare pronto a pontificare.»
    «Lei ne sa qualcosa?»
    «Direi di si, la Delfi ne ha subita una per i fatti di Atrea IV, non è stato piacevole. Per quanto mi è possibile vorrei poter evitare alcuni fastidi all 'equipaggio della Unicorn e l'unico modo per farlo è contrapporre l' ufficialità di documenti federali a quella che si porterà dietro la commissione. Bisogna discutere ad armi pari.»
    L'Ufficiale in comando della base sembrava aver capito.
    «Bene Comandante può andare.»
    «Grazie Ammiraglio, ho molto da studiare.»
    Detto ciò Lamarc uscì dalla stanza, le dieci monete d'oro scommesse con il Duca Rinaldo d'Aquitania avrebbero dovuto aspettare.

    Data Stellare 57947.4 (12/12/2380, 19:15)

    Lamarc si trovava nel suo alloggio seduto alla scrivania, numerosi DiPadd ingombravano il piano di lavoro e il monitor del terminale da tavolo elencava numerosi atti ufficiali federali. Marcel era preoccupato, non più a causa del nuovo incarico, di tutti i cambiamenti che avrebbe comportato, ma a causa di quanto aveva appreso dall'Ammiraglio Grilov il giorno prima. Di sicuro le notizie in suo possesso non illustravano esaurientemente il quadro della situazione a bordo della Unicorn, ma il poco che sapeva era fin troppo sufficiente a tratteggiare una situazione di difficile soluzione. Il Tenente comandante Voorr, l'andoriano Ufficiale Scientifico Capo, aveva attivato un' intelligenza artificiale molto sofisticata che si era installata nel core del computer di bordo. Giuridicamente Voorr si trovava in una situazione poco invidiabile: lo avrebbero trattato alla stessa stregua di chi avesse introdotto un clandestino a bordo, forse anche più pesantemente in quanto lo aveva fatto in una situazione estremamente delicata di missione e in un modo che aveva messo in pericolo la sicurezza della nave e dell'equipaggio. La prima cosa che Lamarc aveva fatto era stata quella di rileggersi l'intera documentazione relativa al Comandante Data, l'androide creato dal Dottor Soong. Si era ben presto reso conto che sarebbe stato estremamente difficile portare quella documentazione come sostegno di una qualsiasi linea di difesa: Data aveva frequentato l'Accademia della Flotta Stellare come ogni Ufficiale, era a pieno titolo un membro della Flotta, le sue interazioni con i sistemi informatici delle navi su cui aveva prestato servizio erano stati sempre supervisionati o comunque avvallati dalla direzione di comando. In effetti non si trattava di riconoscere a F'rann lo status di entità vivente, a quello avrebbe pensato qualcun altro, forse lo stesso Voorr, il suo creatore. Ad essere sincero Marcel si disse che in fondo non gli importava gran che del destino di F'rann: c'erano moltissime forme di vita nella galassia, una in più o in meno non faceva certo differenza. In qualche modo F'rann gli sembrava addirittura tecnologicamente inferiore a Data, non era forse vero che l'androide aveva anche una sua fisicità? Cosa che certo F' rann non poteva vantare o almeno non al di fuori di un ponte ologrammi, d' altra parte sarebbe stato difficile se non impossibile dotare di un corpo l' intelligenza artificiale installata a bordo della Unicorn: nessuno fino a quel momento era riuscito a replicare la tecnologia utilizzata da Soong per Data e Lore.
    Quello che davvero gli stava a cuore era il futuro di Voorr. Non lo conosceva, magari non gli sarebbe nemmeno piaciuto, ma in cuor suo sentiva che avrebbe dovuto tentare. Perché aveva visto uno dei suoi compagni della Delfi essere espulso dalla Flotta Stellare per aver disubbidito ad un ordine, un suo ordine, lo aveva fatto perché Marcel si era ritrovato in grosso pericolo, ferito. In quel modo aveva lasciato la sua postazione di controllo degli amplificatori di segnale per il teletrasporto e sei civili di Atrea IV erano morte smaterializzandosi nello spazio. A volte certe azioni si compiono in buona fede, con l'unico intento di voler portare un aiuto. In certe situazioni la rigida morale della Flotta Stellare lo soffocava, come il giorno in cui ricevette la sua promozione direttamente dalla mani del Capitano Haiess e aveva avuto la pessima idea di fare un breve discorso di fronte agli Ufficiali intervenuti alla cerimonia. Aveva dedicato la sua nuova mostrina al Guardiamarina Gudsen, colui che lo aveva salvato da morte quasi certa su Atrea IV e che in qual momento se ne stava tornando sulla terra come un normale civile e con l'onta dell'espulsione dalla Flotta Stellare. Un gesto umano, seppur piccolo ed insignificante, che aveva suscitato gli apllausi dei presenti, tranne che del Capitano Haiess. Lo stesso che lo chiamò nella sua sala tattica e che a muso duro gli disse di non provarci mai più: gli ordini erano ordini, erano morte sei persone in modo inutile per la mancanza del Guardiamarina Gudsen, aveva ricevuto quallo che si meritava. Se Lamarc fosse morto nell'adempimento del proprio dovere così doveva essere, un Ufficiale della Flotta Stellare sa a cosa va incontro, ma la morte di sei persone in modo inutile era tutt'altra cosa. Un ragionamento che non faceva una piega, lineare, anche giusto. Ma Marcel non aveva mai capito la durezza che Haiess aveva dimostrato nei confronti di un uomo sotto il suo comando da due anni. Nessuna pietà, nessuna comprensione. Marcel buttò il DiPadd che aveva in mano sul mucchio che troneggiava sulla scrivania. Aveva l'impressione di far molta confusione, Gudsen non c'entrava proprio niente con il Tenente Comandante Voorr, forse avrebbe voluto solo vincere quella commissione d'inchiesta solo per ottenere una personale rivincita contro la Flotta Stellare. Una parte di lui continuava a non accettare del tutto il cinismo militaresco dei regolamenti della Flotta. Come sempre contraddizioni, nessuno gli aveva detto di entrare a far parte di quel mondo, aveva la sua bella laurea, poteva fare tutto quello che voleva e aveva scelto l'Accademia, sapeva a cosa andava incontro. Si alzò e si diresse alla vetrata. In quel momento da lì si poteva vedere l' oceano più grande del pianeta attorno a cui orbitava il centro medico, osservò la costa ovest di uno dei continenti, gli arabeschi candidi delle formazioni nuvolose, un mondo ignaro dei pensieri di un alieno. Passarono alcuni istanti quando il trillo che indicava una comunicazione in arrivo interruppe la quiete della stanza. Marcel si diresse alla scrivania, si sedette e attivò il canale di comunicazione, era il tenente Fowler, sembrava particolarmente sorridente (se poteva esserlo di più di quanto già non fosse).
    «Salve Tenente.»
    «Comandante, ho una bella notizia per lei.»
    «Bene, ne ho bisogno, mi dica.»
    «La Unicorn arriverà qui fra 2 ore. Inoltre per domani mattina è attesa la commissione con l'Ammiraglio Fressen.»
    Lamarc si voltò un attimo a guardare fuori come se potesse già scorgere la sagoma della sua nuova nave, ma su solo u gesto istintivo.
    «Grazie Tenente. Mi faccia sapere quando avrà terminato le procedure di attracco, voglio dare il benvenuto agli Ufficiali di plancia.»
    «Certo Comandante, l'avvertirò io stessa.»
    Marcel si mordicchiò un labbro.
    «Anzi no Tenente, vorrei invitarla a cena, da domani avrò molto da fare e volevo sdebitarmi della sua gentilezza chiedendole di dividere con me un vero pasto, intendo non replicato e cucinato da me.»
    Fowler inizialmente fu presa alla sprovvista, ma mutò la sua espressione di stupore in una di genuina felicità.
    «Grazie Comandante, accetto volentieri.»
    «Mi raccomando, è una cena informale, niente uniforme e niente acconciatura d'ordinanza. Venga pure fra un'ora»
    «D'accordo Comandante, fra un'ora.»
    La comunicazione terminò lasciando Marcel ancora più pensieroso: la Unicorn, F'rann, il Tenente Fowler, Gudsen, la commissione d'inchiesta e. sua nonna, l'immancabile sensazione che accomunava la graziosa ragazza con cui aveva appena parlato e quella dolce signora che ancora lavorava nella vigna di famiglia con suo marito nonché nonno di Marcel. Con un gesto tentò di cancellare ogni pensiero: doveva concentrarsi sulla cucina, un'arte che necessitava accuratezza e precisione.



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