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OH, YELLOW EYES . . . . di Llilya
23 aprile 2000

    "E' incredibile come sui Vulcaniani si dicano un sacco di luoghi comuni, che spesso non hanno fondamento reale", disse Data, dopo un'altra mezz'ora trascorsa a proseguire l' elencazione dei casi pro o contro l'emotività degli umanoidi.

    Selenjak lo guardò con aria interrogativa, mentre l'androide continuò:
    "Ebbene, secondo quanto comunemente si conosce sui Vulcaniani, la vostra razza viene considerata di abitudini molto morigerate, anzi, direi quasi ascetiche"
    Il sopracciglio destro di Selenjak accentuò la propria curvatura.

    "Ciònonostante" - proseguì l'androide - "lei ora sta finendo la quarta porzione di mousse al cioccolato, e ne ha appena ordinata un'altra: curioso, non trova?"

    Selenjak fermò a mezz'aria il cucchiaio contenente l'ennesimo boccone di dolce: si sentiva terribilmente in imbarazzo.
    Per sua fortuna, Data tornò a concentrarsi sull' argomento precedente, fornendole l'occasione di parlagli di ciò che le stava a cuore:

    "A proposito del suo chip emozionale, Comandante.... io credo che in molti casi sarebbe preferibile averne uno, solo per avere la possibilità di disattivarlo.
    Personalmente, se potessi intravedere la possibilità di creare qualcosa di equivalente per liberarmi del peso delle emozioni, dedicherei tutte le mie forze a questa ricerca" - esclamò la Vulcaniana, che per l'enfasi aveva perfino interrotto la degustazione della quinta porzione di dolce.

    "Ma é esattamente il contrario di ciò per cui il dottor Noonien Soong aveva lavorato nel creare il chip" osservò Data, con un'espressione che avrebbe potuto passare per meravigliata.
    "Il chip é stato creato proprio per darmi la possibilità di diventare come tutti gli altre creature dotate di emozioni e sentimenti.
    Una scoperta impagabile, che é riuscita finalmente a rendermi un essere completo, appagato del proprio essere. Un dono prezioso ed irrinunciabile: e lei, che queste emozioni ha a possibilità di viverle naturalmente e spontaneamente, vorrebbe creare qualcosa in grado di cancellare le emozioni ? Per quale motivo?"

    Selenjak, che capiva benissimo le motivazioni dell'androide, rispose:
    "Se é vero che le emozioni possono essere fonte di gioia e di meraviglia, é anche vero che possono essere esattamente il contrario. Comandante, lei ha elencato fino a poco fa molti casi in cui la presenza di emozioni si é rivelata d'intralcio nelle più svariate situazioni, senza contare che lei stesso ritiene opportuno non servirsi continuamente del chip: ne dobbiamo dedurre che a sua volta avrà valutato l'inopportunità delle emozioni in molte circostanze. Personalmente, se avessi un chip emozionale, sceglierei di tenerlo costantemente disattivato"

    Data non poté fare a meno di notare con quanta amarezza la Vulcaniana avesse pronunciato quelle frasi. Aveva imparato, durante i lunghi contatti con gli umanoidi, quanto spesso le parole dette in un momento d'ira o di dolore fossero in contrasto i reali pensieri dell'individuo.
    La ragazza che gli stava di fronte doveva essere in grande difficoltà.

    "Per quanto mi riguarda, spesso disattivo il chip perché ancora non ho imparato ad avere dimestichezza con il mondo delle emozioni: a volte mi trovo, per così dire.. disorientato da esse, e forse un po' spaventato, ma questo non significa che non lo apprezzi senza riserve. Dottoressa Selenjak, per quanto non sia in grado di percepire le sue emozioni, io credo che le sue parole siano dettate non tanto dalla logica, quanto da una motivazione più profonda e di natura personale; se i sentimenti sono stati fonte di dolore nel suo passato, forse ora lei crede davvero che una soluzione drastica sia la più razionale, ma per quanto ho avuto modo di vedere fino ad ora, la realtà é diversa."

    Selenjak assunse una espressione più severa : "mettere in discussione il raziocinio dei miei pensieri, equivale a dire che dovrei prendere ripetizioni di logica ? E' l'unica cosa che in questi anni non é mai venuta meno: dovrebbe saperlo, visto che ha dato mostra di conoscere molte cose sui Vulcaniani" - rispose, non senza un accenno di sarcasmo;

    Data replicò: "Se é per quello, una volta qualcuno mi ha quasi scambiato per Vulcaniano"

    "Qualcuno che non conosceva i Vulcaniani, immagino", osservò Selenjak con una espressione molto dubbiosa.

    "Tuttaltro: si trattava di uno dei più insigni medici della Federazione, tra i primi a tascorrere molti anni di servizio a stretto contatto con un Vulcaniano: era l'Ammiraglio McCoy. Ricordo che durante il nostro breve incontro volle perfino controllare che non avessi le orecchie a punta."

    Selenjak era sempre più stupita.
    Nominare l'Ammiraglio McCoy era come evocare il nume tutelare della medicina della Federazione, e Data era riuscito ad incontrarlo! "Interessante!"

    L'androide continuò:
    "In ogni caso, proprio con il Vulcaniano che era stato compagno di servizio di McCoy sulla prima Enterprise - il Signor Spock - ho avuto una discussione che per certi versi era simile alla nostra: anche Spock aveva passato quasi tutta la sua vita a cercare di lasciarsi alle spalle i sentimenti e le emozioni,proprio mentre io stavo facendo grandi sforzi nella direzione opposta.
    Forse non sappiamo accettarci per queli che siamo, dottoressa: probabilmente é questo il vero problema."

    Le parole di Data avevano fatto breccia nel cuore di Selenjak, che passò da un atteggiamento difensivo ad uno più "morbido".

    Data continuò a parlare di Spock, della filosofia di Vulcano, dell'enorme ricchezza di caratteri e sentimenti delle persone incontrate nel corso degli anni: a mano a mano che procedeva nel racconto,Selenjak diventò sempre più interessata alla conversazione dell'androide e, un po' alla volta, iniziò ad interagire in modo più rilassato.
    Parlarono per ore (Selenjak non si accorse nemmeno che nel locale si fossero già susseguiti due cambi di turno, né fece caso al mancato ritorno del consigliere Lamarc e della dottoressa Turrell), durante le quali l'apparentemente inespressivo sguardo dell'androide si fece agli occhi della Vulcaniana sempre più ipnotico.

    "Affascinante", pensò Selenjak tra sé e sé, non senza scoprire con stupore di provare una sensazione piuttosto strana nell'incrociare gli occhi ambrati dell'androide: non riusciva a sostenerne lo sguardo per più di due secondi, e per di più provava un leggero tremore alle gambe: forse era stata seduta troppo a lungo - ma non si sarebbe mossa da quel tavolo per tutto l'oro del mondo.

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    Le ore trascorsero velocemente, senza che nessuno dei due pensasse minimamente all'eventualità di congedarsi; erano in perfetta sintonia e non si curavano minimamente di quanto accadesse intorno a loro; la costituzione della Vulcaniana, che le consentiva di passare una notte insonne senza particolari conseguenze, unita al fatto che Data non avesse alcuna necessità di dormire, fecero il resto: ad un tratto, il suono del comunicatore giunse a spezzare l'incanto: era la voce (affranta) di Kokokinaka.

    "Dottoressa Selenjak, avrei bisogno del suo aiuto in infermeria..."
    "Sarò da lei ta poco" rispose Selenjak alzandosi da tavola, con lo stesso entusiasmo di chi, mentre sta facendo un bel sogno, sente un'impietosa sveglia ricordargli che é ora di andare al lavoro. Si apprestò a salutare l'androide, ma Data l'anticipo' :
    "Dottoressa, mi sembra importante farle sapere che in tutti questi anni, ho lavorato accanto a persone meravigliose."

    Selenjak non comprendeva il significato di quelle parole, ma lo lasciò proseguire.

    "Il mio amico Geordi, l'Ammiraglio Picard,.. e poi il consigliere Troi, la dottoressa Crusher, Riker, Worf e tante altre persone che mi sono state vicine.....
    Ebbene, io sono stato molto fortunato, non solo per aver potuto trascorrere parte della mia vita con loro, ma anche perché, grazie alla capacità di provare emozioni, ho potuto capire cosa volesse dire provare per loro dell'affetto, e anche cosa significasse sapere che anche loro mi volevano bene.

    Vede, tempo addietro conobbi una ragazza davvero speciale: si chamava Tasha Yar.
    Noi avevamo instaurato un rapporto molto particolare, direi unico, ma a quel tempo, non avevo ancora il chip emozionale.

    Purtroppo, senza che nessuno di noi ne fosse responsabile, Tasha é uscita dalla mia vita per sempre; ora é passato molto tempo, ma sento un grande vuoto, perché ho compreso che la sua perdità é stata davvero irrimediabile.....non solo perché il destino ci ha separati, ma anche e soprattutto perché non ho saputo, e forse non saprò mai, quali fossero i miei sentimenti per lei: nessuno dovrebbe provare una privazione del genere, dottoressa.

    Noi ci siamo conosciuti poche ore fa; il mio cervello positronico ha elaborato i dati raccolti su di lei, ma questi dati mi forniscono solo elementi oggettivi: dicono che lei é una persona dotata di grande preparazione tecnica, che ha una dialettica invidiabile, che per la sua conformazione fisica, secondo i canoni estetici degli umanoidi, é una ragazza dotata di grande bellezza, e così via, ma non basta: non é questo il ricordo che intendo conservare di lei.

    Se la conoscenza tra le persone si limitasse a questo, la vita sarebbe ben poca cosa, dottoressa" affermò l'androide, fissando la Vulcaniana negli occhi.
    "Prometta di incontrarmi nuovamente, quando sarà possibile" le disse.

    Selenjak dovetta appoggiarsi al tavolo: le ginocchia sembravano avere poca voglia di sorreggerla.
    Balbettando come una scolaretta alla prima interrogazione alla lavagna, replicò "Veramente, io... voglio dire, le probabilità che i nostri impegni e... insomma, non sarà facile incontrarci prossimamente, ma..."

    Data la interruppe: "In effetti, ho tentato di calcolare il tempo medio di attesa per un nostro prossimo incontro, parametrando numerose variabili, ma non esiste una risposta attendibile!
    Per fortuna, i Vulcaniani sono longevi (e lei é molto giovane, per giunta) e io non dovrei avere grandi problemi di invecchiamento, per cui potremo permetterci di aspettare un po' ....sempre che le faccia piacere rivedermi"

    Poco ci mancò che Selenjak non facesse cadere dal tavolo tutte e cinque le coppe (vuote) di mousse al cioccolato.

    "Ehm...no, io.... cioé sì, ma....certo!" bofonchiò a mezza voce, cercando di trovare la forza per salutare l'androide ed imboccare la strada per l'infermeria.

    "La volta prossima in cui ci vedremo" - continuò Data - " non lascerò a casa il mio chip emozionale".

    Selenjak ringraziò il suo sangue verde Vulcaniano: se fosse stata umana, sarebbe diventata rossa come un gambero.



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