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FLASHBACK di Paolo Maroncelli
11 maggio 2000

    U.S.S. UNICORN
    Alloggio personale del Capitano


    L'attesa iniziava a farsi decisamente snervante.
    Una cosa era sicura: ogni ora, ogni minuto, ogni secondo di ritardo lasciava intendere che quest'inchiesta costituisse per Fressen e per il Comando della Flotta Stellare qualcosa di estremamente importante. Knight aveva l'impressione che la posizione del Comandante Quill sarebbe stata toccata solo marginalmente. Una nota di demerito, un ammonimento ufficiale o una sospensione per qualche giorno, ma nulla piu'. Tutto il dibattimento si sarebbe di certo concentrato su F'Rann e sullo status che il Comando avrebbe deciso di riconoscerle; in fondo, dopo quasi 45 anni nessuno scienziato era mai riuscito a replicare i lavori e gli studi del dottor Soong, e il profondo interesse dimostrato nei confronti di una nuova forma di vita artificiale senziente che non si basasse sulla tecnologia positronica era piu' che giustificato. Cio non toglieva che quest'inchiesta pareva non aver nessuna voglia di iniziare.

    -[...... i ruolini di servizio e le analisi mediche dei tenenti Loka e Strommel, che da questo momento sono responsabili dei magazzini e del settore smaltimento e riciclaggio. Inoltre, tutti gli ufficiali abilitati alla guida di veicoli di classe 3 hanno ricevuto la richiesta di rinnovo del certificato di abilitazione al volo. Signore .... non credo che sia realmente importante, ma mi e' sembrato di cogliere una certa inquietudine da parte del Tenente Newport a questo proposito.]-

    Disteso sul comodissimo divano del proprio alloggio, avvolto nella semioscurita' e cullato dalle note soffuse di una sinfonia di archi e pianoforte, Knight ascolto' ad occhi chiusi le parole del proprio Primo Ufficiale attraverso l'interfono.

    "Molto bene, Numero Uno. Come procedono le indagini sulla questione del Tenente Krugar?"
    -[ Ho pensato che fosse piu' opportuno sbrigare le questioni correnti prima di dedicarmici, signore. Temo che la faccenda sia piuttosto seria, e voglio avere la mente sgombra da qualunque altra preoccupazione. ]-
    "Decisione saggia, Comandante. Mi tenga informato."
    -[ Certo Capitano. Dhek, chiudo. ]-

    Knight allungo' la mano verso il piccolo tavolo di cristallo che aveva opportunamente avvicinato al divano, e afferro' con delicatezza il bicchiere di cognac che si era fatto replicare parecchi minuti prima. Impresse una rapida sequenza di movimenti circolari e annuso' l'aroma che il liquore sprigionava vorticando nel bicchiere. Per pochi attimi, l'espressione serena che la situazione conciliava lascio' il posto ad una velata preoccupazione mentre pensava a tutti i piccoli e grandi problemi che continuavano a gravitare nell'orbita della Unicorn e del suo equipaggio.
    La consapevolezza di avere un ufficiale agli arresti per motivazioni assolutamente misteriose, e un secondo sospeso dal servizio, era una spina nel fianco che di tanto in tanto non mancava di punzecchiarlo. Kraar era stabile, e certo non si poteva dire che non fosse in buone mani. Cio non toglieva che, di fatto, fosse ancora un membro dell'equipaggio e che, una volta ripresosi, Knight si sarebbe trovato con un Primo Ufficiale che non conosceva e con cui praticamente non aveva mai lavorato ... mentre Dhek avrebbe dovuto dare addio ad un ruolo che fino ad ora stava ricoprendo egregiamente.
    Come se non bastasse, il dottor Pitemeni lo aveva informato di un piccolo incidente occorso alla dottoressa Selenjak mentre si recava a far visita al Comandante Kraar sulla stazione. Non sembrava niente di grave, ma Knight sapeva bene quanto i vulcaniani potessero essere testardi e reticenti, a volte.

    U.S.S. UNICORN
    Corridoio esterno, ponte 8


    La ragazza percorreva il corridoio a passo spedito, eccitata, ansiosa e vittima di una punta di timore e preoccupazione.
    Non c'era nulla da fare: se la telepatia betazoide nei mezzo-sangue si manifestava in forma blanda, piu' vicina ad una forma di empatia che ad una chiara lettura del pensiero, allora era la sua stessa natura a portarla ad occuparsi e preoccuparsi per gli altri esseri senzienti.
    Non poteva negare di essere preoccupata per la dottoressa Selenjak ... suo superiore, suo collega e (Zeela lo voleva fortemente) sua futura amica.
    Rallento' il passo appena si accorse che la sua andatura somigliava sempre piu' ad una corsa e controllo' distrattamente che la coda in cui aveva raccolto i lunghi capelli corvini fosse a posto.
    Mentre si avvicinava alla propria meta, una figura peculiare emerse da una curva del corridoio.
    Pareva un uomo alto e snello, dalla corporatura estremamente longilinea. In lontananza, Zeela ebbe l'impressione di cogliere lineamenti delicati, quasi effemminati, mentre, al contrario, la sua andatura era sicura e spedita. Indossava un uniforme della Flotta Stellare e Zeela si chiese mentalmente se sarebbe veramente riuscita a imprimere nella propria memoria tutti i nomi e le facce degli ufficiali in servizio sulla nave. Mentre l'uomo le veniva incontro, la dottoressa ebbe modo di cogliere qualche dettaglio in piu', e si rese conto che il suo volto mostrava i caratteri tipici della razza vulcaniana.

    I due si muovevano l'uno verso l'altra. Zeela lo osservo' venirgli incontro' e si preparo' a spostarsi cortesemente, fino a quando entrambi si arrestarono fissandosi negli occhi, a pochi centimetri di distanza.
    Il vulcaniano le rivolse un sorriso malizioso facendo lentamente scorrere gli occhi verso il basso, e la ragazza distolse lo sguardo imbarazzato e fisso' la paratia alla sua sinistra, dove giaceva la porta dell'alloggio del Capitano.
    L'ufficiale allungo' un braccio snello e nodoso in direzione del pannello di controllo accanto alla porta, e il congegno emise un debole sibilo elettronico.

    Il trillo del campanello sovrasto' il lieve giro di pianoforte che chiudeva una sezione sinfonica particolarmente forte e carica.
    "Avanti," disse Knight sollevandosi e poggiando il bicchiere sul tavolo.

    Zeela osservo' la porta aprirsi in un ambiente semibuio, e il vulcaniano mosse due passi in avanti e si insinuo' all'interno.

    Knight socchiuse gli occhi abituati all'oscurita' nel tentativo di mettere a fuoco l'immagine che si stagliava contro il corriodio, molto piu' luminoso della stanza, e piego' la bocca in un sorriso appena accennato.
    "Comandante Finomak, e' proprio lei?"
    "E chi altri avrebbe il coraggio di salire su una nave comandata dal Capitano Knight senza una tuta ambientale a portata di mano?" rispose il vulcaniano ridendo rumorosamente.
    Zeela spalanco' un paio di occhi stupiti e osservo' i due che si stringevano la mano mentre le porte le si richiudevano in faccia. Lo stupore muto' presto in irritazione.

    Sollevo' una mano e si arresto' quando l'indice affusolato sfiorava i comandi del pannello. In preda ai dubbi e ai timori reverenziali, decise che forse era meglio non disturbare quella che sembrava una visita di cortesia .... anche se aveva l'impressione che il capitano, che aveva appena intravisto tra le ombre, non mostrasse lo stesso ilare entusiasmo del vulcaniano.
    Ilare entusiasmo ....... mah, se c'era una cosa su cui sua madre aveva ragione, era l'assoluta certezza che nell'universo non esistono assolute certezze!

    U.S.S. UNICORN
    Corridoio esterno, ponte 8
    15 minuti dopo


    I capitani sono sempre molto impegnati. Almeno, quello della Excalibur lo era sempre fino all'inverosimile, e Zeela voleva essere certa di potersi presentare con calma, senza distrazioni e ulteriori motivi di imbarazzo che le avrebbero impedito di fare bella figura.
    Se al termine del colloquio con il vulcaniano Knight fosse tornato in plancia, Zeela avrebbe dovuto limitarsi ad una fredda presentazione formale davanti a tutti gli ufficiali di plancia.
    No, questo andava evitato.

    Almeno trenta persone le sfilarono accanto mentre sostava di fronte alla porta dell'alloggio del Capitano.
    Con i primi dieci riusci' a mantenere un'espressione amichevole e serena seppur leggermente imbarazzata.
    Con i successivi dieci si limito' ad un sorriso di circostanza. Poi avrebbe voluto sparire nella paratia ed evitare lo sguardo e i pensieri di chi la osservava divertito mentre passeggiava spazientita in questa sala d'attesa improvvisata.

    Quando le porte si aprirono, il vulcaniano ancora rideva. Pareva non avesse mai smesso ..... accidenti a lui! Cosa diavolo avesse da ridere, Zeela non riusciva proprio ad immaginarlo; non avrebbe mai pensato che il nobile popolo di Vulcano trovasse tanto divertente lo humor inglese.

    "E' ancora qui', signorina?" le disse con una voce alta e sottile.
    "Si' signore," rispose Zeela sforzandosi di non apparire gelida e scortese.
    "Devo parlare con il Capitano."
    "Beh, santo cielo, ma poteva entrare con me! Mica sara' rimasta qui' fuori ad aspettare?"
    "Non volevo disturbare la vostra conversazione, signore."
    Zeela si rilasso', e lascio' che la propria natura tendenzialmente solare e positiva scacciasse l'irritazione che l'attesa aveva provocato.
    "Oh, ma non c'era proprio nulla da disturbare ... ehm .... tenente," disse dopo aver proteso la testa in avanti per osservare i gradi sul colletto.
    "Bene, forse lei riuscira' a sciogliere il cuore di pietra di quel ruvido inglese," disse il vulcaniano indicando la porta.
    "Ah, il mio nome e' Finomak," si affretto' ad aggiungere, "e se volesse passare qualche serata in piacevole compagnia, puo' trovarmi sulla Poseidon."
    Zeela lo osservo' senza cambiare espressione.
    "Si', beh, nel caso avra' mie notizie ... comandante. Grazie," rispose quasi in trance.
    Il vulcaniano chino' il capo in segno di saluto e si allontano' verso il piu' vicino turbo ascensore.

    Zeela lo osservo' fino a quando una curva del corridoio inghiotti' la sua figura, e continuo' ad osservare l'aria per almeno altri venti secondi, sbalordita, sbigottita, senza parole.
    = Non si finisce mai di imparare.... = penso' tra se' e se' mentre si accingeva a suonare alla porta.

    Le porte dell'alloggio sibilarono debolmente e si aprirono all'interno di una stanza sostanzialmente buia. I diffusori di luce erano stati evidentemente regolati al minimo, e la fonte luminosa piu' forte era costituita dai potenti fari opto-dinamici che illuminavano a giorno l'hangar interno del Centro Medico dove la Unicorn sostava, e che era parzialmente visibile attraverso i vetri panomarici che occupavano la parete opposta dell'alloggio.
    La dottoressa Turrell si rese conto che l'unico occupante aveva aperto la porta personalmente, e in quel preciso momento il Capitano della nave sostava a pochi passi da lei, tenendo distrattamente nella mano destra un grande bicchiere di cristallo sul cui fondo ancora si agitava un dito di liquore dal colore ambrato.
    Zeela aveva avuto modo di leggere qualcosa sul Capitano e aveva gia' osservato almeno un paio di fotografie. Inoltre, il fato aveva voluto che la vulcanica madre della giovane dottoressa fosse buona amica della moglie del capitano in virtu' dei medesimi interessi professionali, anche se Knight non aveva mai avuto rapporti diretti ne' con Tahara ne' con Zeela. Ad ogni modo la figura che aveva di fronte coincideva perfettamente con l'immagine mentale che si era costruita: un uomo in carne, non obeso ma sicuramente amante della buona cucina; non troppo alto, dotato di lineamenti dolci (con l'unica eccezione di un naso piuttosto pronunciato) inseriti in un volto rotondo che trasmetteva serenita' e sicurezza, ma che contemporaneamente appariva pregno di quel rigido rigore aristocratico tipico dei gentiluomini inglesi di altri tempi; qualcosa a meta' tra un Lord e un maggiordomo.
    La pelle elastica e ben tesa non mostrava segni di rughe particolarmente evidenti, ma l'eta' matura del capitano traspariva da una stempiatura appena accennata e da un grigiore dei capelli ai lati della testa.

    Knight socchiuse leggermente gli occhi e osservo' la ragazza in silenzio, per qualche attimo. Questo era un atteggiamento di cui la moglie aveva parlato a Tahara, e la premurosa madre di Zeela non aveva mancato di riferire il dettaglio all'amata figlia: si trattava di una sorta di tic che Knight aveva ereditato dal nonno, con cui aveva vissuto buona parte dell'infanzia. L'anziana persona era vittima di un'acuta forma di miopia, ma convinzioni personali che affondavano nel rispetto delle tradizioni e nella riscoperta di antichi valori smarriti lo portavano a negare qualsiasi forma di correzione che non fosse un paio di occhiali. Il nonno, ancora piu' del figlio e del nipote, ricordava con nostalgia i rapporti dei Knight con l'antica Casa Reale Britannica, e deprecava l'abbandono di uno stile di vita rigoroso, formale e rispettoso tipico dei cittadini d'Albione.
    Ad ogni modo, quando l'uomo non indossava la preziosa reliquia, il difetto visivo lo costringeva a strizzare gli occhi per tentare di mettere a fuoco il proprio interlocutore, e il piccolo Edward aveva assimilato il gesto associandolo erroneamente con uno sguardo attento e riflessivo.

    "Lieta di conoscerla, capitano Knight. Tenente Zeela Marie Turrell pronta a prendere servizio a bordo di questa unita', signore", disse la ragazza sforzandosi di non apparire troppo formale ma cercando allo stesso tempo di rispettare i protocolli della catena di comando.
    "Dottoressa Turrell, ma certo", disse Knight abbozzando un sorrisso appena percettibile. "Mi spiace veramente non averla accolta personalmente in sala teletrasporto, ma se e' informata sulla situazione corrente sapra' che in quel momento la mia presenza era richiesta altrove."
    Zeela rispose al sorriso e si sforzo' di rilassarsi e di non apparire tesa e intimorita.
    "Oh, non si preoccupi signore. Ho ..... trovato la strada!" disse ridendo a se' stessa.
    "Molto bene, dottoressa. Prego, entri pure," disse, indicando l'interno dell'alloggio con il braccio sinistro.
    La ragazza avanzo' lentamente nella stanza, e il capitano le si accodo' mentre le porte si chiudevano automaticamente.
    "Si sieda pure dove preferisce" le disse, notando l'imbarazzo.
    Osservando la ragazza sedersi sulla poltrona piu' piccola, il capitano si porto' al replicatore e chiese con tono garbato:
    "Cosa le posso offrire?"
    "Succo di arancia, grazie", rispose la giovane.
    Il dispositivo si attivo' con un ronzio e il capitano si avvicino' all'esile figura femminile porgendole il bicchiere appena replicato. Prima di sedersi, Knight strizzo' nuovamente gli occhi e riprese a fissare la dottoressa per qualche secondo. C'era qualcosa di .... difficile dirlo .... particolare in quella situazione. Il capitano provo' una forte sensazione di deja-vu, come se stesse rivivendo un evento recente della propria vita che aveva avuto una forte carica emotiva.
    Zeela, avendo afferrato il bicchiere di aranciata mentre il Capitano pareva smarrito in profonde meditazioni, non manco' di percepire un picco emotivo particolarmente intenso, e un turbinio di pensieri che iniziavano a vorticare senza controllo nella mente di Knight. Si sforzo' di erigere tutte le barriere mentali di cui disponeva, e si impose di non invadere la sfera privata del capitano in nessun caso, e per nessun motivo che non fosse veramente importante.

    la ragazza osservo' l'uomo sedersi su una seconda poltrona, e accompagno' il proprio sguardo con un sorriso.
    "Mia cara ragazza, ma lei e' giovanissima! Certo, conoscevo la sua eta' ancora prima che si imbarcasse, ma solo ora, potendola osservare di persona, mi stupisco di come una fanciulla appena uscita dall'Accademia possa aver fatto cose talmente importanti ed eccezionali. Veramente incredibile", disse Knight facendo vorticare il liquore all'interno del bicchiere.
    = Che strano modo di condurre una conversazione formale. E poi, non e' proprio vero che sia appena uscita dall'Accademia! = penso' Zeela tra se' e se'.
    Si concentro' per qualche attimo sulle mani di Knight e sui suoi gesti. Non era un'esperta in materia, ma le cariche emotive che aveva appena percepito, unite alla vicinanza di una madre psicologa, le rendevano piu' chiari tutti i messaggi del corpo che coglieva:
    = il Capitano e' nervoso, e la causa sono io. Buffo, non dovrei essere io a tremare come una foglia?! =
    "Metto sempre molto impegno e massima dedizione in quello che faccio, signore, e spero che i miei servizi su questa nave possano essere utili."
    "Lei non e' completamente betazoide, vero?" chiese Knight spiazzando la giovane dottoressa.
    = Questo dovrebbe gia' saperlo se ha letto la mia scheda personale. =
    "No signore, mio padre e' umano. Presta servizio sulla Fleming."
    "Capisco. E, mi dica, cosa pensano i suoi genitori di questo nuovo incarico?"
    Zeela impiego' qualche secondo di tempo per rispondere, e ammise a se' stessa che questa conversione si stava svolgendo su binari completamente diversi da come aveva immaginato. Stranamente informale e personale.
    "Beh ... mia madre e' apprensiva di natura, signore. Se potesse si farebbe trasportare a bordo tutte le notti per rimboccarmi le coperte!"
    = E' giusto rispondere a domande informali in modo altrettanto informale, soprattutto con un proprio superiore? =
    "Mio padre invece e' un uomo molto impegnato. Credo che comunque questa mia nuova prospettiva di carriera gli faccia molto piacere, signore."
    Knight sorseggio' una goccia di liquore, e riprese a fissare Zeela con quello sguardo impenetrabile che la ragazza comunque non trovava fastidioso. Piuttosto, ammise a se' stessa di non essere in grado di padroneggiare una situazione che non rispettava i canoni della presentazione formale Capitano/Ufficiale.
    Sarebbe stato sufficiente aprire un attimo la mente e sfiorare i pensieri del capitano; tanto sarebbe bastato per rimettersi sulla strada giusta e vincere l'imbarazzo.
    Cio' che Zeela percepi' quando tento' di allungare la propria consapevolezza verso la sua mente fu un sentimento profondo che in quel preciso istante dominava l'animo dell'uomo. Qualcosa di buono, sincero, amichevole, tenero. Niente di sconveniente, per carita'! Solo .... un affetto innocente e irrazionale, di natura filiale, che aveva radici profonde. C'era una persona, sicuramente diversa da Zeela, che in questo momento Knight stava trasferendo inconsciamente sulla giovane dottoressa. La ragazza si rese conto di essersi spinta molto a fondo e richiuse immediatamente la propria mente, concentrandosi sulla conversazione che i due stavano intrattenendo.
    "Posso farle una domanda, capitano?"
    "Certamente, mia cara."
    "Ho incrociato il ... comandante Finomak, poco fa. Beh ... mi e' sembrato un vulcaniano piuttosto ... peculiare, non so se intende quello che voglio dire!" disse la giovane con un sorriso aperto e solare.
    Il capitano replico' il sorriso.
    "Finomak non e' vulcaniano. E' romulano, mia cara ragazza."
    Zeela assunse un'espressione stupita.
    "Romulano, signore? Ma aveva tutti i tratti somatici di un vulcaniano; non ho notato nessuna differenza ......"
    "Si', si', certo, ha perfettamente ragione. Finomak e' orfano. E' stato ritrovato su un vecchissimo Bird of Prey romulano disperso in territorio federale, in uno dei sistemi periferici meno sorvegliati. In realta' tutta la faccenda e' completamente avvolta nel mistero, e esistono almeno tre filoni di indagini tuttora aperti. Il governo romulano non ci ha mai fornito nessuna spiegazione sul motivo per cui un bambino romulano si trovasse alla deriva nello spazio, in territorio federale a bordo di una nave costruita piu' di un secolo fa.
    Ad ogni modo, i romulani non hanno mai avanzato nessuna richiesta e il bambino e' stato allevato da una coppia di cittadini della Federazione. Raggiunta la maturita', Finomak si e' reso conto di quanto potesse essere difficile la vita di un romulano sui mondi federali, ed e' ricorso alla chirurgia per eliminare ogni segno del proprio retaggio. Ora come ora, ha tutto l'aspetto di un vulcaniano."
    Zeela si accorse del compiacimento di Knight nell'osservare che la giovane ascoltava rapita le sue parole, come un padre che racconti una favola al figlio.
    "Qual e' l'origine del nome?"
    "Finomak? Era il nome di registro della nave su cui e' stato trovato. Niente di piu', niente di meno."

    Se ne stavano qui' a parlare di misteri romulani e rapporti personali con i genitori, con un paio di bicchieri in mano.
    = Perche'? = si chiese Zeela



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