U.S.S. UNICORN
Alloggio personale del Capitano
L'attesa iniziava a farsi decisamente snervante.
Una cosa era sicura: ogni ora, ogni minuto, ogni secondo di ritardo
lasciava intendere che quest'inchiesta costituisse per Fressen e per il
Comando della Flotta Stellare qualcosa di estremamente importante. Knight
aveva l'impressione che la posizione del Comandante Quill sarebbe stata
toccata solo marginalmente. Una nota di demerito, un ammonimento ufficiale
o una sospensione per qualche giorno, ma nulla piu'. Tutto il dibattimento
si sarebbe di certo concentrato su F'Rann e sullo status che il Comando
avrebbe deciso di riconoscerle; in fondo, dopo quasi 45 anni nessuno
scienziato era mai riuscito a replicare i lavori e gli studi del dottor
Soong, e il profondo interesse dimostrato nei confronti di una nuova forma
di vita artificiale senziente che non si basasse sulla tecnologia
positronica era piu' che giustificato.
Cio non toglieva che quest'inchiesta pareva non aver nessuna voglia di
iniziare.
-[...... i ruolini di servizio e le analisi mediche dei tenenti Loka e
Strommel, che da questo momento sono responsabili dei magazzini e del
settore smaltimento e riciclaggio. Inoltre, tutti gli ufficiali abilitati
alla guida di veicoli di classe 3 hanno ricevuto la richiesta di rinnovo
del certificato di abilitazione al volo. Signore .... non credo che sia
realmente importante, ma mi e' sembrato di cogliere una certa inquietudine
da parte del Tenente Newport a questo proposito.]-
Disteso sul comodissimo divano del proprio alloggio, avvolto nella
semioscurita' e cullato dalle note soffuse di una sinfonia di archi e
pianoforte, Knight ascolto' ad occhi chiusi le parole del proprio Primo
Ufficiale attraverso l'interfono.
"Molto bene, Numero Uno. Come procedono le indagini sulla questione del
Tenente Krugar?"
-[ Ho pensato che fosse piu' opportuno sbrigare le questioni correnti prima
di dedicarmici, signore. Temo che la faccenda sia piuttosto seria, e voglio
avere la mente sgombra da qualunque altra preoccupazione. ]-
"Decisione saggia, Comandante. Mi tenga informato."
-[ Certo Capitano. Dhek, chiudo. ]-
Knight allungo' la mano verso il piccolo tavolo di cristallo che aveva
opportunamente avvicinato al divano, e afferro' con delicatezza il
bicchiere di cognac che si era fatto replicare parecchi minuti prima.
Impresse una rapida sequenza di movimenti circolari e annuso' l'aroma che
il liquore sprigionava vorticando nel bicchiere.
Per pochi attimi, l'espressione serena che la situazione conciliava lascio'
il posto ad una velata preoccupazione mentre pensava a tutti i piccoli e
grandi problemi che continuavano a gravitare nell'orbita della Unicorn e
del suo equipaggio.
La consapevolezza di avere un ufficiale agli arresti per motivazioni
assolutamente misteriose, e un secondo sospeso dal servizio, era una spina
nel fianco che di tanto in tanto non mancava di punzecchiarlo.
Kraar era stabile, e certo non si poteva dire che non fosse in buone mani.
Cio non toglieva che, di fatto, fosse ancora un membro dell'equipaggio e
che, una volta ripresosi, Knight si sarebbe trovato con un Primo Ufficiale
che non conosceva e con cui praticamente non aveva mai lavorato ... mentre
Dhek avrebbe dovuto dare addio ad un ruolo che fino ad ora stava ricoprendo
egregiamente.
Come se non bastasse, il dottor Pitemeni lo aveva informato di un piccolo
incidente occorso alla dottoressa Selenjak mentre si recava a far visita al
Comandante Kraar sulla stazione. Non sembrava niente di grave, ma Knight
sapeva bene quanto i vulcaniani potessero essere testardi e reticenti, a
volte.
U.S.S. UNICORN
Corridoio esterno, ponte 8
La ragazza percorreva il corridoio a passo spedito, eccitata, ansiosa e
vittima di una punta di timore e preoccupazione.
Non c'era nulla da fare: se la telepatia betazoide nei mezzo-sangue si
manifestava in forma blanda, piu' vicina ad una forma di empatia che ad una
chiara lettura del pensiero, allora era la sua stessa natura a portarla ad
occuparsi e preoccuparsi per gli altri esseri senzienti.
Non poteva negare di essere preoccupata per la dottoressa Selenjak ... suo
superiore, suo collega e (Zeela lo voleva fortemente) sua futura amica.
Rallento' il passo appena si accorse che la sua andatura somigliava sempre
piu' ad una corsa e controllo' distrattamente che la coda in cui aveva
raccolto i lunghi capelli corvini fosse a posto.
Mentre si avvicinava alla propria meta, una figura peculiare emerse da una
curva del corridoio.
Pareva un uomo alto e snello, dalla corporatura estremamente longilinea. In
lontananza, Zeela ebbe l'impressione di cogliere lineamenti delicati, quasi
effemminati, mentre, al contrario, la sua andatura era sicura e spedita.
Indossava un uniforme della Flotta Stellare e Zeela si chiese mentalmente
se sarebbe veramente riuscita a imprimere nella propria memoria tutti i
nomi e le facce degli ufficiali in servizio sulla nave.
Mentre l'uomo le veniva incontro, la dottoressa ebbe modo di cogliere
qualche dettaglio in piu', e si rese conto che il suo volto mostrava i
caratteri tipici della razza vulcaniana.
I due si muovevano l'uno verso l'altra. Zeela lo osservo' venirgli
incontro' e si preparo' a spostarsi cortesemente, fino a quando entrambi si
arrestarono fissandosi negli occhi, a pochi centimetri di distanza.
Il vulcaniano le rivolse un sorriso malizioso facendo lentamente scorrere
gli occhi verso il basso, e la ragazza distolse lo sguardo imbarazzato e
fisso' la paratia alla sua sinistra, dove giaceva la porta dell'alloggio
del Capitano.
L'ufficiale allungo' un braccio snello e nodoso in direzione del pannello
di controllo accanto alla porta, e il congegno emise un debole sibilo
elettronico.
Il trillo del campanello sovrasto' il lieve giro di pianoforte che chiudeva
una sezione sinfonica particolarmente forte e carica.
"Avanti," disse Knight sollevandosi e poggiando il bicchiere sul tavolo.
Zeela osservo' la porta aprirsi in un ambiente semibuio, e il vulcaniano
mosse due passi in avanti e si insinuo' all'interno.
Knight socchiuse gli occhi abituati all'oscurita' nel tentativo di mettere
a fuoco l'immagine che si stagliava contro il corriodio, molto piu'
luminoso della stanza, e piego' la bocca in un sorriso appena accennato.
"Comandante Finomak, e' proprio lei?"
"E chi altri avrebbe il coraggio di salire su una nave comandata dal
Capitano Knight senza una tuta ambientale a portata di mano?" rispose il
vulcaniano ridendo rumorosamente.
Zeela spalanco' un paio di occhi stupiti e osservo' i due che si
stringevano la mano mentre le porte le si richiudevano in faccia.
Lo stupore muto' presto in irritazione.
Sollevo' una mano e si arresto' quando l'indice affusolato sfiorava i
comandi del pannello. In preda ai dubbi e ai timori reverenziali, decise
che forse era meglio non disturbare quella che sembrava una visita di
cortesia .... anche se aveva l'impressione che il capitano, che aveva
appena intravisto tra le ombre, non mostrasse lo stesso ilare entusiasmo
del vulcaniano.
Ilare entusiasmo ....... mah, se c'era una cosa su cui sua madre aveva
ragione, era l'assoluta certezza che nell'universo non esistono assolute
certezze!
U.S.S. UNICORN
Corridoio esterno, ponte 8
15 minuti dopo
I capitani sono sempre molto impegnati. Almeno, quello della Excalibur lo
era sempre fino all'inverosimile, e Zeela voleva essere certa di potersi
presentare con calma, senza distrazioni e ulteriori motivi di imbarazzo che
le avrebbero impedito di fare bella figura.
Se al termine del colloquio con il vulcaniano Knight fosse tornato in
plancia, Zeela avrebbe dovuto limitarsi ad una fredda presentazione formale
davanti a tutti gli ufficiali di plancia.
No, questo andava evitato.
Almeno trenta persone le sfilarono accanto mentre sostava di fronte alla
porta dell'alloggio del Capitano.
Con i primi dieci riusci' a mantenere un'espressione amichevole e serena
seppur leggermente imbarazzata.
Con i successivi dieci si limito' ad un sorriso di circostanza.
Poi avrebbe voluto sparire nella paratia ed evitare lo sguardo e i pensieri
di chi la osservava divertito mentre passeggiava spazientita in questa sala
d'attesa improvvisata.
Quando le porte si aprirono, il vulcaniano ancora rideva. Pareva non avesse
mai smesso ..... accidenti a lui! Cosa diavolo avesse da ridere, Zeela non
riusciva proprio ad immaginarlo; non avrebbe mai pensato che il nobile
popolo di Vulcano trovasse tanto divertente lo humor inglese.
"E' ancora qui', signorina?" le disse con una voce alta e sottile.
"Si' signore," rispose Zeela sforzandosi di non apparire gelida e scortese.
"Devo parlare con il Capitano."
"Beh, santo cielo, ma poteva entrare con me! Mica sara' rimasta qui' fuori
ad aspettare?"
"Non volevo disturbare la vostra conversazione, signore."
Zeela si rilasso', e lascio' che la propria natura tendenzialmente solare e
positiva scacciasse l'irritazione che l'attesa aveva provocato.
"Oh, ma non c'era proprio nulla da disturbare ... ehm .... tenente," disse
dopo aver proteso la testa in avanti per osservare i gradi sul colletto.
"Bene, forse lei riuscira' a sciogliere il cuore di pietra di quel ruvido
inglese," disse il vulcaniano indicando la porta.
"Ah, il mio nome e' Finomak," si affretto' ad aggiungere, "e se volesse
passare qualche serata in piacevole compagnia, puo' trovarmi sulla
Poseidon."
Zeela lo osservo' senza cambiare espressione.
"Si', beh, nel caso avra' mie notizie ... comandante. Grazie," rispose
quasi in trance.
Il vulcaniano chino' il capo in segno di saluto e si allontano' verso il
piu' vicino turbo ascensore.
Zeela lo osservo' fino a quando una curva del corridoio inghiotti' la sua
figura, e continuo' ad osservare l'aria per almeno altri venti secondi,
sbalordita, sbigottita, senza parole.
= Non si finisce mai di imparare.... = penso' tra se' e se' mentre si
accingeva a suonare alla porta.
Le porte dell'alloggio sibilarono debolmente e si aprirono all'interno di
una stanza sostanzialmente buia. I diffusori di luce erano stati
evidentemente regolati al minimo, e la fonte luminosa piu' forte era
costituita dai potenti fari opto-dinamici che illuminavano a giorno
l'hangar interno del Centro Medico dove la Unicorn sostava, e che era
parzialmente visibile attraverso i vetri panomarici che occupavano la
parete opposta dell'alloggio.
La dottoressa Turrell si rese conto che l'unico occupante aveva aperto la
porta personalmente, e in quel preciso momento il Capitano della nave
sostava a pochi passi da lei, tenendo distrattamente nella mano destra un
grande bicchiere di cristallo sul cui fondo ancora si agitava un dito di
liquore dal colore ambrato.
Zeela aveva avuto modo di leggere qualcosa sul Capitano e aveva gia'
osservato almeno un paio di fotografie. Inoltre, il fato aveva voluto che
la vulcanica madre della giovane dottoressa fosse buona amica della moglie
del capitano in virtu' dei medesimi interessi professionali, anche se
Knight non aveva mai avuto rapporti diretti ne' con Tahara ne' con Zeela.
Ad ogni modo la figura che aveva di fronte coincideva perfettamente con
l'immagine mentale che si era costruita: un uomo in carne, non obeso ma
sicuramente amante della buona cucina; non troppo alto, dotato di
lineamenti dolci (con l'unica eccezione di un naso piuttosto pronunciato)
inseriti in un volto rotondo che trasmetteva serenita' e sicurezza, ma che
contemporaneamente appariva pregno di quel rigido rigore aristocratico
tipico dei gentiluomini inglesi di altri tempi; qualcosa a meta' tra un
Lord e un maggiordomo.
La pelle elastica e ben tesa non mostrava segni di rughe particolarmente
evidenti, ma l'eta' matura del capitano traspariva da una stempiatura
appena accennata e da un grigiore dei capelli ai lati della testa.
Knight socchiuse leggermente gli occhi e osservo' la ragazza in silenzio,
per qualche attimo. Questo era un atteggiamento di cui la moglie aveva
parlato a Tahara, e la premurosa madre di Zeela non aveva mancato di
riferire il dettaglio all'amata figlia: si trattava di una sorta di tic che
Knight aveva ereditato dal nonno, con cui aveva vissuto buona parte
dell'infanzia. L'anziana persona era vittima di un'acuta forma di miopia,
ma convinzioni personali che affondavano nel rispetto delle tradizioni e
nella riscoperta di antichi valori smarriti lo portavano a negare qualsiasi
forma di correzione che non fosse un paio di occhiali. Il nonno, ancora
piu' del figlio e del nipote, ricordava con nostalgia i rapporti dei Knight
con l'antica Casa Reale Britannica, e deprecava l'abbandono di uno stile di
vita rigoroso, formale e rispettoso tipico dei cittadini d'Albione.
Ad ogni modo, quando l'uomo non indossava la preziosa reliquia, il difetto
visivo lo costringeva a strizzare gli occhi per tentare di mettere a fuoco
il proprio interlocutore, e il piccolo Edward aveva assimilato il gesto
associandolo erroneamente con uno sguardo attento e riflessivo.
"Lieta di conoscerla, capitano Knight. Tenente Zeela Marie Turrell pronta a
prendere servizio a bordo di questa unita', signore", disse la ragazza
sforzandosi di non apparire troppo formale ma cercando allo stesso tempo di
rispettare i protocolli della catena di comando.
"Dottoressa Turrell, ma certo", disse Knight abbozzando un sorrisso appena
percettibile. "Mi spiace veramente non averla accolta personalmente in sala
teletrasporto, ma se e' informata sulla situazione corrente sapra' che in
quel momento la mia presenza era richiesta altrove."
Zeela rispose al sorriso e si sforzo' di rilassarsi e di non apparire tesa
e intimorita.
"Oh, non si preoccupi signore. Ho ..... trovato la strada!" disse ridendo a
se' stessa.
"Molto bene, dottoressa. Prego, entri pure," disse, indicando l'interno
dell'alloggio con il braccio sinistro.
La ragazza avanzo' lentamente nella stanza, e il capitano le si
accodo' mentre le porte si chiudevano automaticamente.
"Si sieda pure dove preferisce" le disse, notando l'imbarazzo.
Osservando la ragazza sedersi sulla poltrona piu' piccola, il capitano
si porto' al replicatore e chiese con tono garbato:
"Cosa le posso offrire?"
"Succo di arancia, grazie", rispose la giovane.
Il dispositivo si attivo' con un ronzio e il capitano si avvicino'
all'esile figura femminile porgendole il bicchiere appena replicato.
Prima di sedersi, Knight strizzo' nuovamente gli occhi e riprese a fissare
la dottoressa per qualche secondo. C'era qualcosa di .... difficile dirlo
.... particolare in quella situazione. Il capitano provo' una forte
sensazione di deja-vu, come se stesse rivivendo un evento recente della
propria vita che aveva avuto una forte carica emotiva.
Zeela, avendo afferrato il bicchiere di aranciata mentre il Capitano pareva
smarrito in profonde meditazioni, non manco' di percepire un picco emotivo
particolarmente intenso, e un turbinio di pensieri che iniziavano a
vorticare senza controllo nella mente di Knight. Si sforzo' di erigere
tutte le barriere mentali di cui disponeva, e si impose di non invadere la
sfera privata del capitano in nessun caso, e per nessun motivo che non
fosse veramente importante.
la ragazza osservo' l'uomo sedersi su una seconda poltrona, e accompagno'
il proprio sguardo con un sorriso.
"Mia cara ragazza, ma lei e' giovanissima! Certo, conoscevo la sua eta'
ancora prima che si imbarcasse, ma solo ora, potendola osservare di
persona, mi stupisco di come una fanciulla appena uscita dall'Accademia
possa aver fatto cose talmente importanti ed eccezionali. Veramente
incredibile", disse Knight facendo vorticare il liquore all'interno del
bicchiere.
= Che strano modo di condurre una conversazione formale. E poi, non e'
proprio vero che sia appena uscita dall'Accademia! = penso' Zeela tra se' e
se'.
Si concentro' per qualche attimo sulle mani di Knight e sui suoi gesti. Non
era un'esperta in materia, ma le cariche emotive che aveva appena
percepito, unite alla vicinanza di una madre psicologa, le rendevano piu'
chiari tutti i messaggi del corpo che coglieva:
= il Capitano e' nervoso, e la causa sono io. Buffo, non dovrei essere io a
tremare come una foglia?! =
"Metto sempre molto impegno e massima dedizione in quello che faccio,
signore, e spero che i miei servizi su questa nave possano essere utili."
"Lei non e' completamente betazoide, vero?" chiese Knight spiazzando la
giovane dottoressa.
= Questo dovrebbe gia' saperlo se ha letto la mia scheda personale. =
"No signore, mio padre e' umano. Presta servizio sulla Fleming."
"Capisco. E, mi dica, cosa pensano i suoi genitori di questo nuovo
incarico?"
Zeela impiego' qualche secondo di tempo per rispondere, e ammise a se'
stessa che questa conversione si stava svolgendo su binari completamente
diversi da come aveva immaginato. Stranamente informale e personale.
"Beh ... mia madre e' apprensiva di natura, signore. Se potesse si farebbe
trasportare a bordo tutte le notti per rimboccarmi le coperte!"
= E' giusto rispondere a domande informali in modo altrettanto informale,
soprattutto con un proprio superiore? =
"Mio padre invece e' un uomo molto impegnato. Credo che comunque questa mia
nuova prospettiva di carriera gli faccia molto piacere, signore."
Knight sorseggio' una goccia di liquore, e riprese a fissare Zeela con
quello sguardo impenetrabile che la ragazza comunque non trovava
fastidioso. Piuttosto, ammise a se' stessa di non essere in grado di
padroneggiare una situazione che non rispettava i canoni della
presentazione formale Capitano/Ufficiale.
Sarebbe stato sufficiente aprire un attimo la mente e sfiorare i pensieri
del capitano; tanto sarebbe bastato per rimettersi sulla strada giusta e
vincere l'imbarazzo.
Cio' che Zeela percepi' quando tento' di allungare la propria
consapevolezza verso la sua mente fu un sentimento profondo che in quel
preciso istante dominava l'animo dell'uomo. Qualcosa di buono, sincero,
amichevole, tenero. Niente di sconveniente, per carita'! Solo .... un
affetto innocente e irrazionale, di natura filiale, che aveva radici
profonde. C'era una persona, sicuramente diversa da Zeela, che in questo
momento Knight stava trasferendo inconsciamente sulla giovane dottoressa.
La ragazza si rese conto di essersi spinta molto a fondo e richiuse
immediatamente la propria mente, concentrandosi sulla conversazione che i
due stavano intrattenendo.
"Posso farle una domanda, capitano?"
"Certamente, mia cara."
"Ho incrociato il ... comandante Finomak, poco fa. Beh ... mi e' sembrato
un vulcaniano piuttosto ... peculiare, non so se intende quello che voglio
dire!" disse la giovane con un sorriso aperto e solare.
Il capitano replico' il sorriso.
"Finomak non e' vulcaniano. E' romulano, mia cara ragazza."
Zeela assunse un'espressione stupita.
"Romulano, signore? Ma aveva tutti i tratti somatici di un vulcaniano; non
ho notato nessuna differenza ......"
"Si', si', certo, ha perfettamente ragione. Finomak e' orfano. E' stato
ritrovato su un vecchissimo Bird of Prey romulano disperso in territorio
federale, in uno dei sistemi periferici meno sorvegliati. In realta' tutta
la faccenda e' completamente avvolta nel mistero, e esistono almeno tre
filoni di indagini tuttora aperti. Il governo romulano non ci ha mai
fornito nessuna spiegazione sul motivo per cui un bambino romulano si
trovasse alla deriva nello spazio, in territorio federale a bordo di una
nave costruita piu' di un secolo fa.
Ad ogni modo, i romulani non hanno mai avanzato nessuna richiesta e il
bambino e' stato allevato da una coppia di cittadini della Federazione.
Raggiunta la maturita', Finomak si e' reso conto di quanto potesse essere
difficile la vita di un romulano sui mondi federali, ed e' ricorso alla
chirurgia per eliminare ogni segno del proprio retaggio. Ora come ora, ha
tutto l'aspetto di un vulcaniano."
Zeela si accorse del compiacimento di Knight nell'osservare che la giovane
ascoltava rapita le sue parole, come un padre che racconti una favola al
figlio.
"Qual e' l'origine del nome?"
"Finomak? Era il nome di registro della nave su cui e' stato trovato.
Niente di piu', niente di meno."
Se ne stavano qui' a parlare di misteri romulani e rapporti personali con i
genitori, con un paio di bicchieri in mano.
= Perche'? = si chiese Zeela
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