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COLLOQUIO (IN)FORMALE di Wanda Calderoni
13 maggio 2000

    Zeela mando' giu' un sorso di aranciata.
    Un colloquio di quel tipo non se l’aspettava proprio. I pensieri del Capitano l’avevano molto incuriosita e non le era stato facile schermare la mente! Di solito chiudere il terzo occhio betazoide le dava una sensazione di semi-impotenza, come affrontare una operazione con un braccio legato dietro la schiena. Tuttavia si stava gradualmente rendendo conto, mentre la conversazione andava avanti, di quanto si sentisse a suo agio nel discorrere con quell’uomo, quasi fosse un familiare.
    - Il dottor Pitemeni mi ha informato di quanto è incorso al centro medico stamattina.
    - Gia', la dottoressa Selenjak ha avuto un collasso, ma ora le sue condizioni sono quasi stabili. Il Consigliere se ne sta occupando. La terremo informata sugli sviluppi del caso.
    - e so anche che lei possiede un animale domestico piuttosto vivace -, le disse piegando il busto in avanti e strizzando gli occhi in quel suo inconfondibile tic.
    Zeela si sentì avvampare. Non poteva chiedergli come aveva saputo di Rima: il Capitano sa sempre tutto, solo sperava fortemente che la conoscenza con il mostro peloso non fosse avvenuta direttamente.
    - Mi auguro che non le dia fastidio. Sono molto affezionata a quel gatto, l’ho trovata durante l’ultima missione con l’Excalibur e da allora siamo inseparabili, si figuri che... - e la dottoressa snocciolò ogni particolare delle abitudini della sua "compagna di viaggio", comprese la spiccata diffidenza verso gli estranei, la passione per le sue divise (usate senza riserve come grattatoio) e l’episodio del povero Kokokinaka.
    Knight l’ascoltava divertito, come se stesse di fronte ad una bambina. Forse era per quella sua voglia di essere genitore al più presto, per la lontananza di tutte le persone care, per la giovane età del tenente, ma Turrell gli ricordava incredibilmente Taorina Sery, ormai lontana, a bordo della Braben. Anche se l’appartenenza al popolo betazoide le accomunava, fisicamente si rendeva conto delle diversità, ma l’apparenza non era importante: istintivamente sentiva di potersi fidare di Zeela, come se la conoscesse da una vita.

    - Tenente, ho letto nel suo curriculum che è nata in Africa. Di che zona è?
    - Sono nata a Città del Capo, ma adoro tutto il continente africano. Sono lontana da talmente tanto tempo che appena posso corro in sala ologrammi per avere almeno l’illusione di essere laggiù, - , la sua voce aveva una punta di malinconia, alzò la testa e con occhi brillanti riprese: - Conosco ogni oasi, ogni riserva naturale, ogni animale e, ovviamente, ogni monumento: Giza e il Fayyum sono uno spettacolo senza pari. -, si accorse di essere stata un po’ troppo appassionata e si affrettò a giustificarsi: stava pur sempre parlando al Capitano!
    - Scusi sa, ma quando ne parlo mi esalto sempre. Non so se conosce quello che viene da secoli definito "il mal d’Africa", si tratta di una nostalgia che sale dal profondo non solo per i luoghi e per le persone, ma per il profumo di quella terra.
    Knight fu molto colpito da quella perorazione così appassionata di un sito a lui tanto caro e familiare. Anche al flemmatico inglese l’Africa suscitava pari emozioni e sentimenti...era lì che aveva conosciuto la sua amata Patricia...ma non poteva lasciar trasparire troppo di se'...o forse si'? Tossicchio' e cercò di reprimere nell’intimo quello sbalzo emotivo, di cui però Zeela si accorse immediatamente, ma non voleva mettere se stessa e il superiore in imbarazzo calcando troppo la mano. Poi il Capitano riprese il proprio autocontrollo e continuò:

    - Mi dica, Tenente, cosa ne pensa della Unicorn, fino ad ora?
    - La nave è bellissima, anche se ho qualche problema, sa, non so ancora quale sia il mio alloggio. -
    - Il suo alloggio? Ma se le è stato assegnato da quando abbiamo ricevuto la notifica del suo trasferimento! Ponte 8 sezione 26. E le dirò di più, i suoi bagagli, gatto compreso, sono già lì ad aspettarla. - , sorrise e il volto rotondo venne segnato da due fossette sulle gote.
    A Zeela vennero in mente le parole che il Comandante Finomak le aveva rivolto prima di andarsene: "Forse lei riuscirà a sciogliere il cuore di pietra di quel ruvido inglese", ma a lei era sembrato tutto tranne che ruvido! Nella mente della giovane dottoressa si era dissipata qualsiasi preoccupazione e incertezza; aveva atteso con trepidazione e con timore il colloquio con il Capitano Knight, ma ora tutto si era risolto con una chiacchierata familiare. Neanche con suo padre parlava così tanto di sé: si scambiavano pareri medici e lui era molto orgoglioso dei progressi professionali della figlia, ma non le chiedeva mai come si sentisse, forse per una sorta di riservatezza che il dottor Turrell aveva ereditato dal bisnonno vulcaniano.
    Fini' l’ultimo sorso di aranciata e depose il bicchiere sul tavolino accanto al divano. Anche Knight terminò il suo cognac:
    - Dottoressa, mi rendo conto che avrà altre incombenze da ottemperare, pertanto non voglio trattenerla più a lungo, se avrà bisogno di qualcosa sarò sempre disponibile. Ormai conosce la strada. -
    - Grazie, Capitano, non mancherò.
    Scattò in piedi sull’attenti ed esclamò:
    - Il Tenente Zeela Marie Turrel prende servizio da ora, signore. -.
    Knight ricambiò il saluto: - Benvenuta a bordo, Tenente. E ora torni immediatamente alla sua postazione.
    - Sì signore.
    Nessuno dei due riuscì a reprimere un sorriso mentre le porte dell’alloggio si richiudevano.
    In quel momento il comunicatore trillò:

    <<Consigliere Lamarc a Dottoressa Turrell>>
    - Dica pure, Comandante.
    <<Come ho anticipato alla dottoressa Selenjak, vorrei invitare lei e la sua collega stasera a cena: sarà presente anche il Comandante Data. E’ disponibile o ha altri impegni?>>
    - Sarò felice ed onorata di intervenire, la ringrazio infinitamente per l’invito.
    <<Perfetto, alle 7.30 in mensa. Lamarc chiudo>>

    Zeela aveva percorso un numero imprecisato di chilometri di corridoi nell’arco di neanche una giornata.
    Aveva perso il gatto, rianimato il suo diretto superiore, affrontato una conversazione con sua madre e incontrato il tanto (inutilmente)paventato Capitano. Era veramente stanca, ma la sua giornata non era ancora finita…



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