Data Stellare 57963.84(18/12/2380)
Ore 19.15
USS Unicorn
Infermeria
Le luci dell'infermeria erano ancora accese e, nonostante il suo turno si
fosse concluso da ore, la Dottoressa Turrell controllava ciclicamente i
d-pad contenenti le analisi dei vulcaniani colpiti dal virus inoculato
"casualmente" presso il centro medico.
Aveva dato disposizioni che il personale si occupasse dei casi quotidiani e,
oltre ai bip del monitor, l'unica presenza tollerata dal Tenente era
Kokokinaka, che passava ogni tanto dallo studio per accumulare sulla
scrivania le analisi mediche di routine: capogiri, emicranie croniche e
qualche contusione.
Tuttavia non poté fare a meno di sollevare il capo quando qualcuno si
schiarì la voce e scosse i tacchi proprio di fronte alla porta del suo
studio.
<<Ehrm-ehm!>>
Lo sguardo della giovane salì dalle caviglie fino alle gambe cicciotte e
claudicanti, fino ad una giubba rossa un po' tirata sull'addome, fino alle
spalline e al colletto d'Ammiraglio. Fressen era stato riconoscibile fin
dall battere dei tacchi.
La dottoressa scattò sull'attenti istintivamente, sistemandosi i capelli
disordinati.
<<Benvenuto, Ammiraglio. posso fare qualcosa per lei?>>
<<Sarei dovuto venire prima da lei a curare la mia lombaggine, ma mi sono
ridotto solo ora a chiederle un consulto, sa, la missione si sta prorogando
più del previsto e credevo di poter trovare beneficio nelle sue cure>>,
disse appoggiandosi al lettino.
<<Uhm>>, rimuginò Zeela portandosi una mano al mento:
<<Se fossi solo un
dottore, Ammiraglio, potrei anche credere che la sua gamba sia ridotta in
condizioni peggiori rispetto al suo arrivo sulla Unicorn, tuttavia il mio
lato betazoide mi suggerisce che non è solo questo a portarla da me, dico
bene, vero?>>, aggiunse con un sorrisetto malizioso.
<<Eheheheh. mi ha scoperto, Tenente. ho ingiustamente sottovalutato le sue
capacità empatiche. va bene, tirandola corta, vorrei sapere se ci sono
novità a proposito delle analisi dei D-padd vulcan.>>, chiese con aria
preoccupata.
<<Capisco che il comportamento del Comandante Lamarc l'abbia spiazzata, ha
stupito molto anche me: non lo credevo un tipo così impulsivo, ma se ha
agito in quel modo è perché ne ha avuto il motivo: F'Rann ci ha svelato che
quel gruppo non ci ha detto tutta la verità.>>
<<Li ha interrogati anche lei?>>
<<Non ne ho avuto l'occasione, ma credo che non tarderò, anche per motivi
professionali>>, il tono di Zeela era piuttosto professionale, ma cercava di
giustificare la sua personale curiosità: non si era mai incontrata con il
gruppo artefice del batterio che le stava facendo perdere la testa.
<<Perché indugiare, allora? Ne abbiamo l'occasione, e per di più lei è
betazoide, vedrà che sputeranno il rospo!>>, si lasciò sfuggire Fressen con
la tipica aria da yankee, agitando un pugno.
Zeela sospirò: non era abituata a fare da Consigliere, ma avrebbe dovuto
mettere a frutto quel lato del suo carattere che doveva alla mamma, Marcel
non era in grado di ricoprire due ruoli, era troppo coinvolto.
<<Ponte 15>>.
Le porte del Turboascensore si aprirono sul lungo corridoio, illuminato da
luci bluastre. Tutto intorno risuonavano solo i bip del computer e il
rimbombare dei passi dell'Ammiraglio e della Dottoressa. Si arrestarono di
fronte all'uscio presidiato dal Tenente Borani, ufficiale della sicurezza.
<<Ho l'ordine di non fare entrare nessuno, Ammiraglio, nemmeno lei.>>
La Dottoressa Turrell prese la parola:
<<La sua autorizzazione non è pertinente al campo medico, Tenente. Dal
rapporto del Computer, i valori del gruppo di vulcaniani sono instabili e
sono qui per controllare.>>, mentì Zeela.
Preso in contropiede, il giovane Tenente si scostò, lasciando che i due
ufficiali entrassero. Di fronte ai loro occhi si aprì l'alloggio dei
reclusi, ognuno intento in una profonda meditazione. Solo T'Aria scrutava lo
spazio con lo sguardo fisso rivolto all'ampia finestra. Se si fosse trattato
di un'umana, Zeela avrebbe potuto dire che la preoccupazione avesse preso il
sopravvento.
Gli occupanti si riscossero dal loro raccoglimento e si alzarono per fare
posto ai nuovi venuti. T'Aria non si mosse.
<<Ammiraglio: a cosa dobbiamo la sua visita?>>
Fressen aprì la bocca per parlare, ma la richise immediatamente, non ne uscì
alcun suono: nemmeno lui sapeva perché si trovava in quel luogo, non sapeva
nemmeno cosa domandare a quelle persone tanto imperscrutabili.
Era giunto fino al loro alloggio per *sapere*. F'Rann aveva riferito loro
della presenza degli Antichi, ma era dalle loro bocche che voleva sentire la
verità, di qualunque verità si trattasse.
<<Siamo qui perché finalmente diciate la verità. Sappiamo che avete mentito
e per colpa vostra, l'equipaggio della Ardena e tutto l'equilibrio del
quadrante sono fortemente in pericolo.>>, si risolse.
T'Aria si girò di scatto.
Veloci occhi vulcaniani si incrociarono tremanti.
<<Noi. noi non volevamo questo. Il nostro solo scopo era che Romulani e
Vulcaniani vedessero l'alba dell'unificazione. Il nostro comportamento è
stato perfettamente logico visto alla luce dei nostri scopi. Noi volevamo
recuperare una cellula fondamentale della nostra fazione. Lui ha
sintetizzato il batterio e si è incaricato della sua diffusione. Purtroppo
la Tal'Shiar ha scoperto tutto e lo ha imprigionato. Non sappiamo dove. Se
avessimo rivelato subito che si trattava di un'azione programmata, credo
prorio che la Federazione non avrebe mosso un muscolo per noi. Noi avevamo
bisogno di voi e di un modo per scuotervi. Gli umani hanno sempre bisogno di
qualche nobile causa! Vogliono sempre fare la parte dei paladini. Noi vi
abbiamo fatto credere che tutto questo fosse vero perché il vostro spirito
altruistico fosse soddisfatto: vi abbiamo imbrogliato, ma la causa dell'
Unione non deve vedere ostacoli. Siete stati complici inconsapevoli del
nostro movimento. Tutto qui. Ormai siamo tutti in ballo e dobbiamo farci
carico di questo. Non c'è altro da dire.>>
<<Al contrario!>>, esordì Fressen, <<Sappiamo che non è solo l'intento
Unionista che vi ha spinto a questo comportamento. Chi sono questi
Antichi!?>>
Il vulcaniano più magro si lasciò scappare un singulto, alzando entrambe le
sopracciglia.
T'Aria gli si parò davanti e, mantenendo la calma, esclamò:
<<Avete invaso il nostro spazio, la nostra segretezza. Chi ha parlato? Chi
vi ha detto questo nome?>>
<<Non è stata voluta la nostra invasione, ma ormai sappiamo. Che senso ha
negare?>>
<<Noi non neghiamo. Semplicemente non aggiungeremo altro.>>
<<Non siamo barbari, non abbiamo nessuna intenzione di estorcervi alcuna
confessione. Vi chiediamo solo di collaborare e di darci tutte le
informazioni in vostro possesso. I membri dell'equipaggio della Unicorn che
sono partiti per Romulus sono in grave pericolo. Non abbiamo modo di
comunicare con loro e niente potrà impedire alla Tal'Shiar e al Governo
romulano di incolpare la Federazione dell'infiltrazione della spia e del
tentativo di inoculazione del batterio.>>, le parole di Fressen caddero come
macigni.
<<E se non sbaglio, il Tenente Newport è un vostro parente.>>, azzardò
Zeela.
T'Aria era combattuta. La causa era ormai fortemente minacciata e il rischio
di un incidente interplanetario era più che una supposizione ormai. Senza
contare che John.
Abbassò un attimo il capo per poi rialzarlo di scatto:
<<Noi. noi vorremmo aiutarvi, ma neanche noi sappiamo. cioè. c'è qualcosa di
irrazionale che ci dice dell'esistenza degli Antichi e del loro ritorno a
casa, ma non è chiaro nemmeno a noi. Lo sentiamo nel sangue. Lo sappiamo
dalle nostre menti. E' una sensazione viscerale che non siamo capaci di
descrivere. è come se venissimo in contatto con una parte di noi ormai
dimenticata, una parte ancestrale, una radice inespressa. Non posso spiegare
gli intenti degli Antichi, non posso razionalmente. E' tutto nella mia
testa, se lo volete, dovete venire a prenderlvelo.>>, la sua voce era
trascinata, come da qualcosa di indescrivibile.
Zeela sentiva il disagio di T'Aria e il suo lato betazoide ne aveva capito
la motivazione. Secondo la leggenda che veniva riportata nei libri di storia
vulcan, gli Antichi si erano separati prima della riforma di Surak, quindi
le loro menti non erano state "purificate" dalla razionalità dell'IDIC.
Erano ancora legati alle loro emozioni e potenzialmente esplosivi.
Probabilmente quello che T'Aria sentiva era indissolubilmente legato ad un
probabile ritorno di questi misteriosi avi, ritorno che sentivano con quella
parte di loro stessi rubata all'IDIC, ma non comprendevano.
Zeela però poteva e doveva comprendere.
In ogni modo.
Ore 19.30
USS Unicorn
Alloggio dei vulcaniani
L'alloggio dei vulcaniani era illuminato. Solo intorno al piccolo gruppo di
persone era calata l'ombra. L'Ammiraglio Fressen, con un tricorder medico in
mano, fissava preoccupato il piccolo crocchio al centro del quale si
trovavano le due donne. T'Aria aveva posato la mano destra sul volto della
Dottoressa Turrell.
<<La mia mente è la tua mente, i miei pensieri sono i tuoi pensieri.>>
In un attimo Zeela fu catapultata in un turbinio di idee, di emozioni
represse o mai percepite, una nebulosa di sensazioni che la pervase in tutto
il suo essere. I sentimenti vulcaniani, si sapeva, erano immensamente più
potenti e viscerali.
Odio e amore si mescolavano in un continuo andirivieni di alti e bassi.
Vedeva gli affetti, il dovere, le emozioni che l'avevano spinta, insieme
alla logica più ferrata, a giungere fino alla realizzazione del piano.
Sentiva qualcosa che aleggiava sul presente, un passato di fusione che
avrebbe *dovuto* essere circolarmente il futuro, un punto di arrivo e di
partenza, al di sopra del quale spirava la figura di qualcuno: la
consapevolezza dell'esistenza degli Antichi doveva essere quella, sapere che
esisteva no forze superiori ed ulteriori.
<<Ah!>>, Zeela emise un gemito non appena arrivata a *sentire* il fuori da
lei trasferitosi all'interno, come in una sorta di coma etilico che la
portava a sapere cose mai conosciute e la trasportava al di fuori della sua
identità. Una sorta di visione, ma non solo quello, una specie di fugace ed
evanescente sensazione che la portava a sfiorare contorni di colori, una
nube nottilucente dai profili sfavillanti, e non appena sentiva di essere
gunta al Mistero dell'Universo che la circondava, un tentacolo d'ombra la
portava a visitare luccichii inesprimibili, dove riposavano le comete.
La mano di T'Aria si staccò dalle tempie della Dottoressa, lasicandola quasi
esanime.
L'Ammiraglio Fressen le posò una mano sulla spalla, con un atteggiamento
paterno, porgendole il tricorder:
<<Tenente, i suoi valori hanno avuto una forte fluttuazione, ma, come mi
aveva chiesto, ho aspettato che si abbassassero naturalmente>>
<<G-Grazie, Ammiraglio. Grazie anche a lei, T'Aria. Mi rendo conto dell'
onore che mi ha fatto con questa condivisione. So che è stato difficile e
che lo sarà ulteriormente, visti i dettagli poco chiari di questa missione.
Una cosa è certa però: dobbiamo arrivare alla Zona Neutrale il più presto
possibile.>>
La vulcaniana assentì.
Fressen e Turrell stavano varcando la porta dell'aloggio, quando il
comunicatore della donna trillò:
<<[Lamarc a Turrell: ci sei ancora per la cena? Sei in ritardo]>>
Zeela arrossì di colpo, sotto gli occhi dell'Ammiraglio Fressen, del Tenente
Borani, di T'Aria e del suo gruppo, che dimostrarono un'impassibilità del
tutto vulcaniana.
<<Qui Turrell, Comandante, mi scusi, ma avrò un lieve ritardo, ma ci sarò.
Turrell chiude>>
Non aveva affatto dimenticato la cena con Marcel, tuttavia l'insospettato
epilogo dell'incontro con i vulcan aveva leggermente modificato i suoi
programmi. Non avrebbe ritardato oltre: si era già preparata il vestito!
Ore 20.45
USS Unicorn
Alloggio del Comandante Lamarc
<<[Blrp!]>>
Il Consigliere aprì la porta e si trovò di fronte alla prorompenza tipica
delle donne betazoidi. Zeela appariva più alta e femminile stretta com'era
in un abito di seta blu, con ricamo di fiori, di stile tradizionale cinese,
lungo fino a terra ma con un malizioso spacco. Leggermente truccata, portava
i lunghi capelli raccolti alla nuca lasciando che una ciocca le scivolasse
per tutta la schiena.
Dopo un attimo di sbigottimento, il francese non mancò ai suoi doveri e la
fece accomodare nel suo alloggio, dove si trovava imbandita una tavola
invitante con tanto di candele:
<<Benvenuta Marie, sei.sei davvero bellissima stasera.>>
<<Grazie Marcel, ti ho portato un pensiero per ringraziarti dell'invito.
Avevo pensato ad un dolce o ad una bottiglia di vino, ma conoscendoti non
sarebbe stata la migliore delle scelte. Così ho optato per questa.>>, e gli
porse un'Orchidea Camaleonte, che arrossì immediatamente, prendendo il
colore delle emozioni del suo nuovo possessore.
<<Ne avevo sentito parlare, ma è la prima che vedo. Ha bisogno di cure
particolari?>>
<<Vorresti che venissi ad innaffiartela?>>, si lasciò scappare una risatina
la dottoressa.
<<No, è che non me ne intendo molto di botanica. avrei bisogno di qualche
suggerimento, ma li chiederò al Tenente Shern, sa tutto sulle orchidee>>.
<<Perché non inviti anche lei a cena? Potrebbe darti qualche consiglio
utile>>, esclamò con una punta di gelosia tipicamente umana.
<<No, ehm. non credo sia il caso. E com'è andata la tua giornata?>>
<<Proprio di questo volevo parlarti, Marcel>>, disse con accoratezza alzando
la schiena dal divano e sporgendosi verso l'uomo sedutole di fronte.
<<Sai, sono andata a trovare i nostri ospiti vulcaniani e. c'è una grossa
novità che -sono sicura- non ti farà contento.>>, e gli raccontò quanto era
accaduto solo qualche ora prima, vedendo alternarsi, nel volto e nell'animo
del suo interlocutore, preoccupazione e sgomento.
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