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MENU' COMPLETO di Wanda Calderoni
21 aprile 2001

    Data Stellare 57963.84(18/12/2380)

    Ore 19.15
    USS Unicorn
    Infermeria


    Le luci dell'infermeria erano ancora accese e, nonostante il suo turno si fosse concluso da ore, la Dottoressa Turrell controllava ciclicamente i d-pad contenenti le analisi dei vulcaniani colpiti dal virus inoculato "casualmente" presso il centro medico.

    Aveva dato disposizioni che il personale si occupasse dei casi quotidiani e, oltre ai bip del monitor, l'unica presenza tollerata dal Tenente era Kokokinaka, che passava ogni tanto dallo studio per accumulare sulla scrivania le analisi mediche di routine: capogiri, emicranie croniche e qualche contusione.

    Tuttavia non poté fare a meno di sollevare il capo quando qualcuno si schiarì la voce e scosse i tacchi proprio di fronte alla porta del suo studio.

    <<Ehrm-ehm!>>

    Lo sguardo della giovane salì dalle caviglie fino alle gambe cicciotte e claudicanti, fino ad una giubba rossa un po' tirata sull'addome, fino alle spalline e al colletto d'Ammiraglio. Fressen era stato riconoscibile fin dall battere dei tacchi.

    La dottoressa scattò sull'attenti istintivamente, sistemandosi i capelli disordinati.

    <<Benvenuto, Ammiraglio. posso fare qualcosa per lei?>>

    <<Sarei dovuto venire prima da lei a curare la mia lombaggine, ma mi sono ridotto solo ora a chiederle un consulto, sa, la missione si sta prorogando più del previsto e credevo di poter trovare beneficio nelle sue cure>>, disse appoggiandosi al lettino.

    <<Uhm>>, rimuginò Zeela portandosi una mano al mento:
    <<Se fossi solo un dottore, Ammiraglio, potrei anche credere che la sua gamba sia ridotta in condizioni peggiori rispetto al suo arrivo sulla Unicorn, tuttavia il mio lato betazoide mi suggerisce che non è solo questo a portarla da me, dico bene, vero?>>, aggiunse con un sorrisetto malizioso.

    <<Eheheheh. mi ha scoperto, Tenente. ho ingiustamente sottovalutato le sue capacità empatiche. va bene, tirandola corta, vorrei sapere se ci sono novità a proposito delle analisi dei D-padd vulcan.>>, chiese con aria preoccupata.

    <<Capisco che il comportamento del Comandante Lamarc l'abbia spiazzata, ha stupito molto anche me: non lo credevo un tipo così impulsivo, ma se ha agito in quel modo è perché ne ha avuto il motivo: F'Rann ci ha svelato che quel gruppo non ci ha detto tutta la verità.>>

    <<Li ha interrogati anche lei?>>

    <<Non ne ho avuto l'occasione, ma credo che non tarderò, anche per motivi professionali>>, il tono di Zeela era piuttosto professionale, ma cercava di giustificare la sua personale curiosità: non si era mai incontrata con il gruppo artefice del batterio che le stava facendo perdere la testa.

    <<Perché indugiare, allora? Ne abbiamo l'occasione, e per di più lei è betazoide, vedrà che sputeranno il rospo!>>, si lasciò sfuggire Fressen con la tipica aria da yankee, agitando un pugno.

    Zeela sospirò: non era abituata a fare da Consigliere, ma avrebbe dovuto mettere a frutto quel lato del suo carattere che doveva alla mamma, Marcel non era in grado di ricoprire due ruoli, era troppo coinvolto.

    <<Ponte 15>>.

    Le porte del Turboascensore si aprirono sul lungo corridoio, illuminato da luci bluastre. Tutto intorno risuonavano solo i bip del computer e il rimbombare dei passi dell'Ammiraglio e della Dottoressa. Si arrestarono di fronte all'uscio presidiato dal Tenente Borani, ufficiale della sicurezza.

    <<Ho l'ordine di non fare entrare nessuno, Ammiraglio, nemmeno lei.>>

    La Dottoressa Turrell prese la parola:

    <<La sua autorizzazione non è pertinente al campo medico, Tenente. Dal rapporto del Computer, i valori del gruppo di vulcaniani sono instabili e sono qui per controllare.>>, mentì Zeela.

    Preso in contropiede, il giovane Tenente si scostò, lasciando che i due ufficiali entrassero. Di fronte ai loro occhi si aprì l'alloggio dei reclusi, ognuno intento in una profonda meditazione. Solo T'Aria scrutava lo spazio con lo sguardo fisso rivolto all'ampia finestra. Se si fosse trattato di un'umana, Zeela avrebbe potuto dire che la preoccupazione avesse preso il sopravvento.

    Gli occupanti si riscossero dal loro raccoglimento e si alzarono per fare posto ai nuovi venuti. T'Aria non si mosse.

    <<Ammiraglio: a cosa dobbiamo la sua visita?>>

    Fressen aprì la bocca per parlare, ma la richise immediatamente, non ne uscì alcun suono: nemmeno lui sapeva perché si trovava in quel luogo, non sapeva nemmeno cosa domandare a quelle persone tanto imperscrutabili.

    Era giunto fino al loro alloggio per *sapere*. F'Rann aveva riferito loro della presenza degli Antichi, ma era dalle loro bocche che voleva sentire la verità, di qualunque verità si trattasse.

    <<Siamo qui perché finalmente diciate la verità. Sappiamo che avete mentito e per colpa vostra, l'equipaggio della Ardena e tutto l'equilibrio del quadrante sono fortemente in pericolo.>>, si risolse.

    T'Aria si girò di scatto.

    Veloci occhi vulcaniani si incrociarono tremanti.

    <<Noi. noi non volevamo questo. Il nostro solo scopo era che Romulani e Vulcaniani vedessero l'alba dell'unificazione. Il nostro comportamento è stato perfettamente logico visto alla luce dei nostri scopi. Noi volevamo recuperare una cellula fondamentale della nostra fazione. Lui ha sintetizzato il batterio e si è incaricato della sua diffusione. Purtroppo la Tal'Shiar ha scoperto tutto e lo ha imprigionato. Non sappiamo dove. Se avessimo rivelato subito che si trattava di un'azione programmata, credo prorio che la Federazione non avrebe mosso un muscolo per noi. Noi avevamo bisogno di voi e di un modo per scuotervi. Gli umani hanno sempre bisogno di qualche nobile causa! Vogliono sempre fare la parte dei paladini. Noi vi abbiamo fatto credere che tutto questo fosse vero perché il vostro spirito altruistico fosse soddisfatto: vi abbiamo imbrogliato, ma la causa dell' Unione non deve vedere ostacoli. Siete stati complici inconsapevoli del nostro movimento. Tutto qui. Ormai siamo tutti in ballo e dobbiamo farci carico di questo. Non c'è altro da dire.>>

    <<Al contrario!>>, esordì Fressen, <<Sappiamo che non è solo l'intento Unionista che vi ha spinto a questo comportamento. Chi sono questi Antichi!?>>

    Il vulcaniano più magro si lasciò scappare un singulto, alzando entrambe le sopracciglia.

    T'Aria gli si parò davanti e, mantenendo la calma, esclamò:

    <<Avete invaso il nostro spazio, la nostra segretezza. Chi ha parlato? Chi vi ha detto questo nome?>>

    <<Non è stata voluta la nostra invasione, ma ormai sappiamo. Che senso ha negare?>>

    <<Noi non neghiamo. Semplicemente non aggiungeremo altro.>>

    <<Non siamo barbari, non abbiamo nessuna intenzione di estorcervi alcuna confessione. Vi chiediamo solo di collaborare e di darci tutte le informazioni in vostro possesso. I membri dell'equipaggio della Unicorn che sono partiti per Romulus sono in grave pericolo. Non abbiamo modo di comunicare con loro e niente potrà impedire alla Tal'Shiar e al Governo romulano di incolpare la Federazione dell'infiltrazione della spia e del tentativo di inoculazione del batterio.>>, le parole di Fressen caddero come macigni.

    <<E se non sbaglio, il Tenente Newport è un vostro parente.>>, azzardò Zeela.

    T'Aria era combattuta. La causa era ormai fortemente minacciata e il rischio di un incidente interplanetario era più che una supposizione ormai. Senza contare che John.

    Abbassò un attimo il capo per poi rialzarlo di scatto:

    <<Noi. noi vorremmo aiutarvi, ma neanche noi sappiamo. cioè. c'è qualcosa di irrazionale che ci dice dell'esistenza degli Antichi e del loro ritorno a casa, ma non è chiaro nemmeno a noi. Lo sentiamo nel sangue. Lo sappiamo dalle nostre menti. E' una sensazione viscerale che non siamo capaci di descrivere. è come se venissimo in contatto con una parte di noi ormai dimenticata, una parte ancestrale, una radice inespressa. Non posso spiegare gli intenti degli Antichi, non posso razionalmente. E' tutto nella mia testa, se lo volete, dovete venire a prenderlvelo.>>, la sua voce era trascinata, come da qualcosa di indescrivibile.

    Zeela sentiva il disagio di T'Aria e il suo lato betazoide ne aveva capito la motivazione. Secondo la leggenda che veniva riportata nei libri di storia vulcan, gli Antichi si erano separati prima della riforma di Surak, quindi le loro menti non erano state "purificate" dalla razionalità dell'IDIC. Erano ancora legati alle loro emozioni e potenzialmente esplosivi. Probabilmente quello che T'Aria sentiva era indissolubilmente legato ad un probabile ritorno di questi misteriosi avi, ritorno che sentivano con quella parte di loro stessi rubata all'IDIC, ma non comprendevano.

    Zeela però poteva e doveva comprendere.

    In ogni modo.

    Ore 19.30
    USS Unicorn
    Alloggio dei vulcaniani


    L'alloggio dei vulcaniani era illuminato. Solo intorno al piccolo gruppo di persone era calata l'ombra. L'Ammiraglio Fressen, con un tricorder medico in mano, fissava preoccupato il piccolo crocchio al centro del quale si trovavano le due donne. T'Aria aveva posato la mano destra sul volto della Dottoressa Turrell.

    <<La mia mente è la tua mente, i miei pensieri sono i tuoi pensieri.>>

    In un attimo Zeela fu catapultata in un turbinio di idee, di emozioni represse o mai percepite, una nebulosa di sensazioni che la pervase in tutto il suo essere. I sentimenti vulcaniani, si sapeva, erano immensamente più potenti e viscerali.

    Odio e amore si mescolavano in un continuo andirivieni di alti e bassi. Vedeva gli affetti, il dovere, le emozioni che l'avevano spinta, insieme alla logica più ferrata, a giungere fino alla realizzazione del piano. Sentiva qualcosa che aleggiava sul presente, un passato di fusione che avrebbe *dovuto* essere circolarmente il futuro, un punto di arrivo e di partenza, al di sopra del quale spirava la figura di qualcuno: la consapevolezza dell'esistenza degli Antichi doveva essere quella, sapere che esisteva no forze superiori ed ulteriori.

    <<Ah!>>, Zeela emise un gemito non appena arrivata a *sentire* il fuori da lei trasferitosi all'interno, come in una sorta di coma etilico che la portava a sapere cose mai conosciute e la trasportava al di fuori della sua identità. Una sorta di visione, ma non solo quello, una specie di fugace ed evanescente sensazione che la portava a sfiorare contorni di colori, una nube nottilucente dai profili sfavillanti, e non appena sentiva di essere gunta al Mistero dell'Universo che la circondava, un tentacolo d'ombra la portava a visitare luccichii inesprimibili, dove riposavano le comete.

    La mano di T'Aria si staccò dalle tempie della Dottoressa, lasicandola quasi esanime.

    L'Ammiraglio Fressen le posò una mano sulla spalla, con un atteggiamento paterno, porgendole il tricorder:

    <<Tenente, i suoi valori hanno avuto una forte fluttuazione, ma, come mi aveva chiesto, ho aspettato che si abbassassero naturalmente>>

    <<G-Grazie, Ammiraglio. Grazie anche a lei, T'Aria. Mi rendo conto dell' onore che mi ha fatto con questa condivisione. So che è stato difficile e che lo sarà ulteriormente, visti i dettagli poco chiari di questa missione. Una cosa è certa però: dobbiamo arrivare alla Zona Neutrale il più presto possibile.>>

    La vulcaniana assentì.

    Fressen e Turrell stavano varcando la porta dell'aloggio, quando il comunicatore della donna trillò:

    <<[Lamarc a Turrell: ci sei ancora per la cena? Sei in ritardo]>>

    Zeela arrossì di colpo, sotto gli occhi dell'Ammiraglio Fressen, del Tenente Borani, di T'Aria e del suo gruppo, che dimostrarono un'impassibilità del tutto vulcaniana.

    <<Qui Turrell, Comandante, mi scusi, ma avrò un lieve ritardo, ma ci sarò. Turrell chiude>>

    Non aveva affatto dimenticato la cena con Marcel, tuttavia l'insospettato epilogo dell'incontro con i vulcan aveva leggermente modificato i suoi programmi. Non avrebbe ritardato oltre: si era già preparata il vestito!

    Ore 20.45
    USS Unicorn
    Alloggio del Comandante Lamarc


    <<[Blrp!]>>

    Il Consigliere aprì la porta e si trovò di fronte alla prorompenza tipica delle donne betazoidi. Zeela appariva più alta e femminile stretta com'era in un abito di seta blu, con ricamo di fiori, di stile tradizionale cinese, lungo fino a terra ma con un malizioso spacco. Leggermente truccata, portava i lunghi capelli raccolti alla nuca lasciando che una ciocca le scivolasse per tutta la schiena.

    Dopo un attimo di sbigottimento, il francese non mancò ai suoi doveri e la fece accomodare nel suo alloggio, dove si trovava imbandita una tavola invitante con tanto di candele:

    <<Benvenuta Marie, sei.sei davvero bellissima stasera.>>

    <<Grazie Marcel, ti ho portato un pensiero per ringraziarti dell'invito. Avevo pensato ad un dolce o ad una bottiglia di vino, ma conoscendoti non sarebbe stata la migliore delle scelte. Così ho optato per questa.>>, e gli porse un'Orchidea Camaleonte, che arrossì immediatamente, prendendo il colore delle emozioni del suo nuovo possessore.

    <<Ne avevo sentito parlare, ma è la prima che vedo. Ha bisogno di cure particolari?>>

    <<Vorresti che venissi ad innaffiartela?>>, si lasciò scappare una risatina la dottoressa.

    <<No, è che non me ne intendo molto di botanica. avrei bisogno di qualche suggerimento, ma li chiederò al Tenente Shern, sa tutto sulle orchidee>>.

    <<Perché non inviti anche lei a cena? Potrebbe darti qualche consiglio utile>>, esclamò con una punta di gelosia tipicamente umana.

    <<No, ehm. non credo sia il caso. E com'è andata la tua giornata?>>

    <<Proprio di questo volevo parlarti, Marcel>>, disse con accoratezza alzando la schiena dal divano e sporgendosi verso l'uomo sedutole di fronte.

    <<Sai, sono andata a trovare i nostri ospiti vulcaniani e. c'è una grossa novità che -sono sicura- non ti farà contento.>>, e gli raccontò quanto era accaduto solo qualche ora prima, vedendo alternarsi, nel volto e nell'animo del suo interlocutore, preoccupazione e sgomento.



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