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IL DISTACCO - PARTE IV: SALTO NEL BUIO di Paolo Maroncelli
9 ottobre 2000

    U.S.S. UNICORN
    Sala Teletrasporto 3


    Sulla Terra dicono che quello dell'addio e' il momento peggiore. Poi, le cose migliorano. Ci si abitua. Ci si abitua sempre a tutto. Sulla Terra dicono anche che quando qualcuno lascia la propria casa, una parte di lui rimane indietro e continua ad abitarla ..... ad infestare le sue strutture, a permearla come uno spettro. E non si e' piu' la stessa persona.
    Per tutti gli ufficiali presenti, quella sala dalle luci calde ed accoglienti poteva ben essere l'anticamera dell'inferno, o piu' semplicemente il cancello verso l'ignoto ....... il ponte proteso verso il destino, o qualsiasi altra immagine colorita che la loro mente potesse immaginare.

    Pallida come un lenzuolo, la dottoressa Selenjak pareva la creatura piu' fragile ed indifesa dell'universo. Alla sua destra, il tenente Newport scuoteva mentalmente la testa e si chiedeva se qualcuno, lassu', non fosse impazzito. "Lassu'", in questo caso, era "a pochi centimetri di fronte a lui", dove Knight indossava l'ormai consueta maschera di cemento armato e rifletteva su qualcosa che nessuno avrebbe potuto immaginare. L'ingegnere della Unicorn aveva insistito perche' la dottoressa si appoggiasse a lui ed evitasse di affaticarsi troppo, e siccome la testardaggine dei vulcaniani e' proverbiale almeno quanto la tirchieria degli scozzesi, l'uomo era rimasto piuttosto sorpreso dal modo in cui la vulcaniana aveva accettato il suo supporto, e aveva evitato di rimprovevare le sue critiche a Knight e, per estensione, al suo Primo Ufficiale, per la decisione di "invitare" Selenjak a passare qualche giorno di salutare vacanza presso le Cascate di Fuoco su Romulus.

    Per quale motivo Newport avesse accettato di far parte della squadra che avrebbe salvato l'Impero Romulano dal vulcaniano cattivo nessuno avrebbe potuto dirlo. Neanche lui, del resto, sarebbe stato in grado di dare una risposta precisa. Non certo per la sua indiscutibile "esperienza", questo era certo, ne' per la sua ormai documentabile propensione a cacciarsi nei guai.
    Perche' allora?
    Perche' no? No, la questione non era tanto semplicistica da poter essere giustificata da uno sbarazzino desiderio di azione. Forse ..... vedere partire tante persone a cui in fondo si era affezionato, e pensare alla possibilita' di non rivederle mai piu', era qualcosa che non avrebbe potuto sopportare; non senza avere l'opportunita' di sporcarsi le mani lui stesso, in prima persona. Era cosi' da tempo, ormai. Lui le mani era sempre abituato a sporcarsele.

    D'un tratto, l'interfono della sala diffuse la voce cristallina del consigliere Lamarc:
    -[ Lamarc a squadra ]-
    - Qui' Knight, dica pure Marcel. -
    -[ La Ardena comunica un problema tecnico al dispositivo di occultamento. In questo momento la nave e' visibile, e l'Ammiraglio Fressen richiede la presenza del tenente Newport in Sezione Tecnica. ]-
    Newport emise una risatina sarcastica.
    - Ora i guai hanno smesso di seguirmi e hanno pensato bene di precedermi. Ottimo modo di iniziare una missione suicida. -
    Knight lancio' un'occhiataccia all'ingegnere della Unicorn e parlo' ad alta voce:
    - Ricevuto, consigliere. Grazie. Ci rivedremo ai docks di Londra per la birra che abbiamo concordato, d'accordo? -
    -[ Io preferirei un vino rosso d'annata, signore, ma la birra puo' andare. E si ricordi quello che le ho detto: non vi lascero' soli. La Unicorn .... non vi lascera' soli. In bocca al lupo. ]-
    = Crepi, = pensarono tutti i presenti; anche chi aveva importato il modo di dire da un mondo che non era il proprio.

    Il comandante Dhek mosse qualche passo in direzione del capo teletrasporto e poggio' la propria mano sulla consolle operativa, facendo scorrere le dita sulla superficie liscia e gustando mentalmente ogni imperfezione e ogni rigatura che l'usura aveva provocato sul materiale, mentre il giovane guardiamarina lo fissava sforzandosi di reprimere un certo stupore che il Primo Ufficiale della Unicorn non avrebbe certo gradito.
    Il trill spalanco' gli occhi come se fosse riemerso in quel momento da un sonno profondo e fisso' il proprio sguardo negli occhi del giovane ufficiale, che questa volta non riusci' a nascondere l'imbarazzo.
    - Trasporti il tenente Newport direttamente nella Sala Macchine della Ardena, guardiamarina. -
    - S-si' signore, - rispose il ragazzo.

    Knight era davvero compiaciuto dallo spirito di iniziativa del proprio Numero Uno. Non era la prima volta che il trill lo precedeva e prendeva decisioni piu' o meno importanti senza chiedere permessi o autorizzazioni al capitano. Era questo il modo in cui un vero Primo Ufficiale doveva comportarsi: caricare sulle proprie spalle una parte del peso che nelle situazioni piu' delicate rischiava di schiacciare l'ufficiale comandante della nave.

    Il tenente comandante Quill offri' spontaneamente il proprio braccio alla dottoressa Selenjak nel momento in cui l'ingegnere capo della Unicorn lasciava il gruppo e prendeva posto sulla pedana del teletrasporto. Dhek si assicuro' che il giovane ufficiale dietro la consolle di controllo avesse terminato le operazioni di programmazione.
    - Energia, - disse con decisione, e un gruppo di fasci luminescenti avvolse il corpo del tenente Newport fino a quando la sua figura svani' completamente.

    - Molto bene, - disse Knight mentendo, pensando che l'assenza di Lamarc e di Zeela Turrell avrebbe potuto rivelarsi assai pesante. Ad ogni modo, la posizione di Marcel sull'opportunita' di assumere il comando della Unicorn era assolutamente condivisibile. Pareva molto meno giustificabile, e giustificata, l'assenza dell'unica persona dotata di competenze mediche che avesse avuto modo di studiare nei dettagli il batterio vulcaniano. Ma Zeela era cosi' giovane ..... cosi' indifesa ........ inesperta ...... ancora una ragazzina; no, lei su Romulus non sarebbe dovuta venire. Punto e basta. Ora non riusciva a capirlo, e il dolce colloquio di commiato che i due avevano avuto qualche minuto prima, in infermeria, aveva rivelato che la dottoressa non riusciva a comprendere la decisione del capitano. Non aveva importanza; da grande si sarebbe resa conto che tutto era per il suo bene.
    - Ci accingiamo ad intraprendere una delle missioni piu' difficili e pericolose che ci sia mai stato chiesto di portare a termine. Evitero' ogni discorso di circostanza, ma sapete benissimo quanto vi sia grato per la decisione di prendere parte all'operazione. D'altro canto, non sono io a dovervi ringraziare, ma la Federazione tutta. Potra' sembrare una banale frase ad effetto, ma il futuro di tutto cio' che finora ci e' stato a cuore e' nelle nostre mani. Credetemi, non sto scherzando. Ognuno faccia del suo meglio, e' l'unica cosa che vi chiedo. -

    Cio' detto, il capitano sali' sulla pedana del teletrasporto, imitato da tutti i presenti.
    Qualcuno si schiari' la gola.
    Qualcun altro fisso' per qualche attimo la persona che aveva a fianco.
    - Energia. -

    L.R.S. ARDENA
    Sala Macchine


    Il tenente Newport si materializzo' in un ambiente piccolo ed angusto, ma rischiarato da una luce forte e intensa. Le pareti erano gremite di consolle e di terminali, su ognuno dei quali scorreva una quantita' pressoche' illimitata di dati dal significato piu' o meno oscuro.
    Ma non per lui.
    Tutto sommato, la Ardena era una nave di fabbricazione federale; i leetahni non potevano aver stravolto il cuore del vascello, ed in effetti l'ingegnere della Unicorn riconobbe tutti i pannelli principali, e non pote' certo fare a meno di notare il grande nucleo di curvatura al centro della sala, cuore pulsante della nave; le volute di plasma che fluttuavano al suo interno assumevano forme affascinanti ed ipnotiche.
    = Ma dove sono tutti? = si chiese mentalmente, per poi ricordarsi che il capitano aveva parlato di una nave quasi interamente automatizzata; altra follìa da aggiungere alla lista che aveva iniziato a stilare da quando aveva incontrato il gruppo di T'Aria.
    - Ehi, c'e' nessuno qui'? -
    Silenzio.
    - Vi avviso che i computer federali hanno qualche problema a rilevare le perdite di refrigerante. Dovrebbe sempre esserci qualcuno a buttare un occhio, sapete, non si sa mai. -
    Silenzio.
    Newport si rimbocco' le maniche e decise che avrebbe dedicato i prossimi dieci minuti a familiarizzare con tutti i sistemi della sala macchine; poi, improvvisamente, fece mente locale sul motivo per cui era li': riparare un dispositivo di occultamento.
    = E come si ripara un dispositivo di occultamento, senza avere un'idea di come sia fatto, questo dannato dispositivo? Senza che l'Ammiraglio abbia voluto rivelare nulla sulla sua provenienza? Bah! Follìa numero 27. =

    - Tenente Newport? - disse un ragazzetto dopo essere piombato a terra da un condotto di servizio ricavato sul soffitto.
    Newport lo squadro' da capo a piedi. Era umano, o almeno cosi' sembrava, e non doveva avere piu' di 25 anni, probabilmente meno. Indossava una strana uniforme, molto simile a quelle che il personale federale indossa sulle stazioni civili di sorveglianza, che lo scozzese non ricordava di avere mai visto in vita sua.
    - E' il mio nome, si'. Tu sei un ufficiale? -
    Il ragazzetto si sistemo' i capelli biondi tagliati a caschetto e rivolse a Newport uno sguardo neutro ed impersonale.
    - Sono l'ingegnere capo della Ardena ..... in questo momento. -
    - Oh. Devi essere davvero bravo, allora! Il primo della classe all'Accademia? Ce l'avete anche voi un'Accademia, vero? -
    - Mi chiamo Roth Villegan, tenente. Dovrebbero averle detto che pochi minuti fa abbiamo rilevato un calo di potenza nel sistema che alimenta il dispositivo di occultamento, e ..... ecco ...... l'aiuto di un ufficiale esperto mi farebbe davvero comodo. -
    Newport si guardo' attorno e torno' a fissare il ragazzetto.
    - Senti .... Roth, provero' ad aiutarti, ma ti avviso che sulla Unicorn non abbiamo un dispositivo di occultamento, anche se a volte ci avrebbe fatto davvero comodo. Ci sono segreti che non puoi rivelarmi ..... informazioni riservate, o altre cose del genere? -
    - Beh ... no, non credo. -
    - Ah no? Avrei giurato il contrario. Ne sei sicuro? -
    - Non ho ricevuto ordini in proposito, tenente. E comunque l'Ammiraglio Fressen mi ha assicurato che lei avrebbe potuto aiutarmi. -
    - Io ci provo. E vediamo di riuscire a combinare qualcosa, altrimenti la nostra scampagnata nella Zona Neutrale sara' molto breve, - concluse Newport con un sorrisetto che trovo' Roth sorpreso e disarmato.

    L.R.S. ARDENA
    Ponte di comando


    Quando le porte del turbo ascensore si aprirono, O'Broinn, Quill, Selenjak, Dhek e il capitano Knight percorsero qualche metro in direzione della poltrona centrale, e per pochi attimi ognuno di loro si lascio' rapire dall'immagine della Unicorn che campeggiava maestosa sul visore principale. I pochi ufficiali presenti avevano interrotto le proprie attivita' e li stavano fissando con una certa curiosita'.
    Gli ufficiali della Unicorn ricambiarono le occhiate ed emisero profondi respiri: si andava ad iniziare.

    La poltrona del capitano ruoto' verso di loro, rivelando la figura di una persona anziana, ma i cui gesti veloci ed elastici dimostravano una notevole presenza di spirito.
    Fressen scatto' in piedi e sgrano' gli occhi:
    - Ma che diav..? A che gioco state giocando?! Capitano Knight, mi sembrava di essere stato piu' che chiaro riguardo alla composizione della squadra! -

    Knight sostenne il suo sguardo incollerito.
    - Ammiraglio, non c'e' piu' tempo. Questa e' la mia squadra; l'unica in grado di andare su Romulus, portare a termine l'incarico e tornare *viva*. Qualsiasi altra discussione ci allontana dall'obiettivo che ci siamo posti. Sono in gioco gli equilibri politici di due quadranti, e il futuro della Federazione stessa. Tutto il resto e' irrilevante. Tutti noi .... siamo irrilevanti, signore. E lei lo sa benissimo.
    La prego, in nome del legame che ci lega alla Flotta Stellare e alla Federazione Unita dei Pianeti, per il bene di tutte le persone che ci stanno a cuore, e della pace: ci lasci partire. Se esiste una minima speranza di avere successo, questa squadra e' l'unica ad avere in mano le carte vincenti. -
    Knight si avvicino' a Fressen e gli poso' le mani sulle spalle. Gli occhi fiammeggianti dell'anziano ammiraglio impressionarono tutti i presenti: quel guscio avvizzito era dimora di uno spirito incredibilmente vitale e combattivo; qualche anno di meno, e probabilmente anche lui avrebbe partecipato alla missione!
    Il capitano della Unicorn gli rivolse un sorriso sincero e distensivo:
    - Mi creda, ammiraglio: e' l'unica soluzione possibile. -

    Fressen emise un mugugno sommesso che poteva anche essere una misteriosa imprecazione. Abbasso' lo sguardo per qualche istante e lo risollevo' immediatamente spostando lo sguardo su tutti i presenti. Alzandosi dalla poltrona centrale, mosse qualche passo in avanti e si avvicino' alla dottoressa Selenjak, alla quale il tenente comandante Quill stava dando il suo braccio.
    - Come si sente, dottoressa? -
    La vulcaniana gli rivolse uno sguardo inespressivo e rispose con una voce che si sforzava di essere ferma, ma che varie volte suonava incerta e tremante.
    - Molto meglio, Ammiraglio. Sono pronta ad affontare l'incarico. -
    - Uhm..... - si limito' a dire Fressen spostando il suo sguardo su Quill e sul suo braccio, a cui Selenjak si appoggiava.

    - Allora ..... buona fortuna, signori. Gia' sapete che la buona riuscita di questa operazione e' *imperativa*. Possa il Grande Uccello della Galassia guidare le vostre azioni. -
    Cio' detto, senza aggiungere nessun altro saluto di circostanza, ne' abbracci, ne' strette di mano, l'Ammiraglio Fressen raggiunse il turbo ascensore e vi si fece ingoiare.

    Trascorsero decine di secondi nel silenzio piu' assoluto, fino a quando il colpo di tosse del tenente comandante Dhek ruppe l'incanto di una scena congelata.
    - Comandante Quill, le spiacerebbe accompagnare la dottoressa Selenjak in infermeria? Potra' prendere confidenza con il nuovo ambiente e riposare, - disse il Primo Ufficiale della Unicorn rivolto all'andoriano.
    - Si', certo. Con permesso, - rispose solerte mentre gia' la dottoressa vulcaniana si muoveva in direzione del turbo ascensore.

    Knight si schari' la gola e parlo' ad alta voce:
    - In virtu' del potere conferitomi dal Comando della Flotta Stellare, e degli accordi vigenti tra la Repubblica di Leetah e la Federazione Unita dei Pianeti, assumo il comando di questa unita'. In attesa che il sistema informatico della nave riconosca la mia autorita', l'ufficiale che si occupa del protocollo e' pregato di registrare la nuova qualifica nel diario di bordo. -
    Le parole dell'inglese sembrarono cadere nel vuoto, fino a quando uno degli ufficiali leetahni presenti torno' a girarsi verso la propria consolle e inizio' a far volare le proprie dita, accompagnato da una serie di trilli elettronici.
    - Molto bene. Ognuno prenda ..... il proprio posto, - disse Knight. - E ... la prego .... signor? - chiese rivolto all'ufficiale che in quel momento occupava la consolle di navigazione.
    - Tromech, - rispose con un tono di voce calmo e pacato.
    - Bene, signor Tromech. Gradirei che la navigazione fosse affidata al tenente O'Broinn durante tutta la durata del viaggio. Lei ha competenze in ambito tecnico? -
    - Si' signore, ma non sono specializzato. -
    - Non importa. La prego, raggiunga la sala macchine e aiuti il personale nella riparazione del dispositivo di occultamento. Non potremo muoverci se non sara' completamente operativo. -
    L'ufficiale leetahno si alzo' in piedi e rimase in silenzio per qualche attimo, durante il quale la tensione si fece palpabile.
    - ........ si' signore, - rispose, prendendo la strada del turbo ascensore. Patrick O'Broinn, visibilmente imbarazzato prese posto alla consolle di navigazione.

    - Knight a Newport. -
    -[ Qui' Newport, ]- rispose l'ingegnere attraverso l'interfono.
    - Come va laggiu', tenente? -
    -[ Beh, non si puo' dire che sia il massimo esperto del quadrante in fatto di dispositivi di occultamento, ma credo che il problema non sia grave. E' il solito giunto di potenza difettoso che mi perseguita dalla Unicorn. ]-
    - Quello poteva anche lascarselo dietro, tenente. Tempo stimato per le riparazioni? -
    -[ Trenta minuti, ma ce ne faremo bastare quindici se il tempo stringe come penso, giusto? ]-
    - Giustissimo. Rimaniamo in attesa tenente, mi raccomando. Knight, chiudo.-

    Nel frattempo, il tenente comandante Quill aveva fatto ritorno in plancia; ogni ufficiale della Unicorn aveva trovato una sua collocazione all'interno dello strano ponte di comando della Ardena e tutti quanti sembravano avere familiarizzato in fretta con i dispositivi di origine federale della nave.

    La voce del tenente Newport ruppe un quarto d'ora di silenzio, durante il quale gli unici rumori che permeavano la plancia erano costituiti dai trilli e dai ronzii elettronici delle apparecchiatura.

    -[ Sala macchine a plancia. ]-
    - Dica pure, tenente. -
    -[ Ora dovrebbe funzionare. Questo animaletto e' piuttosto interessante, signore. Io e lei dovremmo fare due chiacchiere, quando ne avremo tempo. ]-
    - D'accordo, tenente. Ottimo lavoro. Plancia, chiudo. -

    - Signor .... uhm ..... Pill, giusto? Apra un canale con la Unicorn. -
    - Canale aperto, signore, - disse il signor Pill dopo che le sue dita affusolate avevano operato con rapidita' alla consolle delle comunicazioni. Sullo schermo principale della Ardena, le rocce che vorticavano nello spazio vennero sostituite da uno scenario che molti degli occupanti della plancia trovavano familiare: il ponte di comando della Unicorn si mostrava in tutto il suo splendore, e la figura seria ma allo stesso tempo serena del tenente comandante Lamarc sedeva con compostezza sulla poltrona del capitano. Alla sua sinistra, dove normalmente avrebbe dovuto trovare posto il consigliere della nave, sedeva l'esile e graziosa dottoressa Turrell, che evidentemente aveva deciso di seguire la partenza della Ardena dalla plancia, a fianco del nuovo capitano pro-tempore della nave. L'Ammiraglio Fressen occupava invece la poltrona del Primo Ufficiale.
    - Siamo in procinto di partire, comandante. A lei e a tutto l'equipaggio della Unicorn vanno i nostri piu' sinceri saluti. Speriamo di poterci reincontrare presto, anche perche' lei e' seduto sulla mia poltrona. -
    -[ Non abbia paura, signore: trattero' questa nave come fosse mia figlia. Quando tornerete non trovererete neanche un graffio. ]-
    - Lo spero bene! - aggiunse il tenente comandante Dhek. - Stiamo parlando della nave che comandero' tra qualche anno. -
    Quill si accarezzo' un'antenna e fisso' il trill con un leggero sorriso stampato sulle labbra.
    - Tempo trill? -
    - Oh no, signor Quill. Molto, ma molto prima del mio prossimo ospite! - rispose Dhek all'andoriano.
    Era bello gustarsi qualche attimo di rilassata goliardia, prima del salto nel buio.
    -[ Bene signori, ]- riprese Lamarc, -[ che il vento siderale vi sia propizio. Contate su di noi per ogni necessita' e .... in bocca al lupo a tutti quanti. ]-
    - Crepi, comandante, - rispose Knight e tutti gli altri ufficiali in coro.
    - A presto. Knight, chiudo. - concluse il capitano osservando per l'ultima volta il viso triste della dottoressa Turrell e l'espressione granitica di Fressen.
    Poi, asteroidi grandi e piccoli tornarono ad occupare lo schermo principale della Ardena.

    - Signori, la nave e' operativa? - chiese Knight.
    - Tattico e comunicazioni, pronto. - rispose il signor Pill.
    - Timone, pronto. - aggiunse O'Broinn con voce agitata.
    - Dalla sala macchine comunicano che e' tutto in ordine, - disse Dhek dopo aver controllato i dati che scorrevano sul terminale della propria consolle.
    - I sistemi automatici sono pienamente operativi, - concluse Quill dalla postazione che spettava al Capo Operazioni.
    Knight trasse un profondo respiro.
    - Attivare il dispositivo di occultamento, - ordino' Knight al signor Pill. Quello non era un ordine che ogni capitano della Flotta Stellare fosse solito dare.
    Le luci in plancia diminuirono di intensita', come se fosse in atto un repentino calo di potenza, e l'ambiente assunse un aspetto tetro ed austero.
    - Dispositivo di occultamento in funzione, capitano, - confermo' Pill dalla propria postazione.
    - Bene ....... molto bene, - commento' Knight mentre tutti fissavano lo schermo principale e la nave che lo occupava quasi interamente. La Unicorn ...... bellissima, nel suo magnificente splendore. La casa che si apprestavano a lasciare. Chissa' perche', ma molti tra loro pensavano che quella nave non l'avrebbero mai piu' rivista.

    - Un quarto d'impulso, signor O'Broinn. Ci porti fuori dal campo di asteroidi, e mantenga l'angolo di partenza sul visore. -
    - Si' signore, - rispose O'Broinn, preoccupandosi di tenere la Unicorn inquadrata sullo schermo per quanto piu' tempo possibile, perche' era questo che tutti volevano: osservare la balena bianca fino a quando non fosse stata troppo lontana per scorgerne la sagoma familiare.
    L'Ardena, agile, sinuosa e silenziosa, inizio' a muoversi sgusciando lentamente fuori dal campo di asteroidi, come solo una nave della sua classe era in grado di fare.
    E la Unicorn era ancora li'; piu' piccola, ma ancora visibile.

    - Tracci una rotta per Romulus, signor O'Broinn. Curvatura 8 fino all'ingresso nella Zona Neutrale, poi mantenga una velocita' di crociera di curvatura 5. Durante tutta la navigazione voglio un monitoraggio continuo delle emissioni elettro-magnetiche della nave. Al minimo problema, usciamo immediatamente dalla curvatura e rimaniamo immobili fino a quando non sara' possibile ripristinare la navigazione silenziosa. Tutto chiaro? -
    - Si' signore, - risposero in coro O'Broinn, Quill e Dhek.
    - Rotta tracciata per ... ehm .... R-romulus. - aggiunse O'Broinn incespicando su ogni singola parola. Neanche questo era un ordine che i navigatori della Flotta Stellare erano soliti ricevere.

    Il momento era finalmente giunto, e il punto di non ritorno si faceva sempre piu' vicino.
    - Curvatura 8. Attivare. -
    E il cielo stellato che riempiva lo schermo principale si trasformo' in una scia di stelle che schizzavano incontro agli occupanti della plancia.

    L.R.S. ARDENA
    Ponte di comando


    Data Stellare 57953.25 (14/12/2380, ore 22.30)

    La piccola nave di Leetah sfrecciava invisibile da ormai trenta minuti; era in viaggio da poco tempo, e la Zona Neutrale era gia' pericolosamente vicina. Ancora qualche decina di secondi, e avrebbe varcato confini che la Federazione e l'Impero Romulano si erano impegnati da tempo a non valicare. Non che le infrazioni non avessero mai avuto luogo ..... anzi! Ma la storia lasciava chiaramente intendere che in questi casi i guai non erano mai mancati.

    Una goccia di sudore scivolo' lentamente lungo la tempia sinistra del giovane navigatore della nave; in questo momento il protocollo imponeva che al capitano venissero citati i regolamenti. Non tanto perche' questo fosse realmente necessario ...... gia', e allora perche'? Per quale dannato motivo la vita delle persone era pregna di cose inutili? E per quale dannato motivo stava facendo questo assurdo ragionamento mentale di natura vagamente para-esistenziale proprio ora? Si trattava forse dei vaneggiamenti di chi e' immerso nei guai fino al collo e delira? O'Broinn ruoto' la propria poltrona e si rivolse al capitano con voce debole e tremante:
    - Ehm ..... signore ...... stiamo .... ehm ...... stiamo violando il trattato. -

    Knight distolse lo sguardo dal visore principale e lancio' un'occhiata al navigatore della nave senza muovere la testa. Sospiro', batte' le palpebre e strizzo' leggermente gli occhi.
    - Lo so, tenente. Grazie. Alla via cosi'. -



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