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IL DISTACCO - PARTE II di Paolo Maroncelli
9 settembre 2000

    La sala tattica della Ardena era poco piu' grande di una delle cuccette che costituivano gli alloggi dell'equipaggio. Oltre ad un paio di piccole poltroncine standard e ad un ripiano traslucido che costituiva la scrivania del Capitano, l'unico elemento che impediva agli occupanti di boccheggiare in preda ad una crisi di claustrofobia era la grande vetrata panoramica che occupava l'intera parete di destra.
    Ed era impossibile, per gli ufficiali che occupavano la sala, non rimanere catturati dal fascino di quelle enormi rocce che vagavano e rotolavano senza meta nello spazio, proprio li', a poca distanza da loro.

    Il navigatore della nave effettuava le stesse manovre che Patrick O'Broinn effettuava sulla Unicorn, per evitare che quel muto e silente campo di asteroidi divenisse un cimitero per un paio di astronavi!
    E comunque, ad una manciata di chilometri, si stagliava chiara e maestosa la sagoma di colei che tutti ormai avevano imparato a chiamare casa ..... e che presto avrebbero dovuto abbandonare e tradire ..... forse per sempre, se un destino beffardo avesse voluto la loro morte nel tentativo di salvare i nemici di sempre.

    Quando un asteroide particolarmente vicino toccava i suoi scudi, e una flebile luminescenza azzurra accompagnava il suo disgregarsi nello spazio in una nuvola di polvere e detriti, si aveva l'impressione che fosse realmente indistruttibile.
    Niente e nessuno avrebbe potuto offuscare la stella della USS Unicorn. La nave migliore della Flotta, con il miglior equipaggio ..... e al diavolo l'Enterprise!
    Erano queste le meditazioni senza senso, quasi infantili, che attaversavano la mente dei quattro ufficiali della Unicorn, stipati come sardine negli spazi angusti della Sala Tattica della Ardena, mentre l'Ammiraglio Fressen sedeva loro di fronte e si preparava ad un discorso che a qualcuno non sarebbe certo piaciuto.
    E tuttavia fu il tenente comandante Quill a parlare per primo.
    - Mi tolga una curiosita' Ammiraglio. Come e' riuscito ad ottenere questa nave e questo .... equipaggio .... da Leetah? Voglio dire, non credo certo che siano stati seguiti i canali ufficiali. -
    Fressen intreccio' le mani nodose di fronte agli occhi infossati in una ragnatela di rughe e fisso' intensamente l'andoriano.
    - Non e' questa la domanda che voleva farmi, giusto? -
    Quill aggrotto' per un attimo la fronte e si accarezzo' la base dell'antenna sinistra, ma l'anziano Ammiraglio riprese a parlare prima che l'ufficiale scientifico della Unicorn potesse replicare.
    - Lei vuole sapere per quale motivo una nave della Repubblica di Leetah e' dotata di un dispositivo di occultamento, questa e' la domanda che frulla per la testa a tutti voi, non e' cosi'? -
    - Devo ammettere che in effetti la questione mi incuriorisce parecchio, Ammiraglio. Ma, se non sbaglio, esiste un ferreo obbligo di riservatezza, e non credo che lei possa, o voglia, rivelarci altri dettagli, - disse il Primo Ufficiale della Unicorn precedendo il proprio collega andoriano.

    Il consigliere Lamarc e il capitano Knight seguivano la conversazione con un certo distacco: non era questo l'argomento di cui avevano premura di discutere con l'Ammiraglio. Ormai tutti avevano accettato che l'operazione fosse condotta da Fressen. Ne aveva il controllo assoluto, ma qualcosa diceva loro che ... forse .... le sue decisioni non erano sbagliate. Knight, almeno, la pensava cosi', e i suoi uomini avevano in qualche modo assorbito la fiducia che il proprio capitano nutriva nei confronti di Fressen. Pur se, nelle ultime ore, mentre l'ora della partenza si avvicinava, l'umore dell'inglese si era fatto nero come un cielo in tempesta.

    - Questa nave, - rispose l'Ammiraglio, - e' una gentile concessione di un cittadino di Leetah piuttosto influente e motivato, signori. L'equipaggio e' costituito unicamente da volontari. Non fatevi ingannare dalla loro apparente freddezza: sono ufficiali in gamba. Sanno che potrebbero non rivedere piu' la loro patria, e tutto cio' che vogliono, in questo momento, e' evitare che un piccolo incidente possa innescare una guerra. Perche' e' questo di cui stiamo parlando: guerra! Se il vulcaniano riuscisse a diffondere il batterio durante la conferenza, non riesco neppure ad immaginare quali potrebbero essere le conseguenze. Una cosa e' certa: tra la Federazione e Romulus si riaprirebbero vecchie ferite e verrebbero alla luce malumori mai sopiti. Sarebbe la guerra, in un momento in cui la situazione politico-militare delle piu' grandi potenze del quadrante e' gia' critica! I Klingon reagirebbero nel modo peggiore, di questo siamo tutti coscienti, mentre l'alleanza dominio-cardassiana sfrutterebbe il caos per ...........-
    Fressen si interruppe e incollo' i suoi occhi acquosi in direzione dello spazio esterno .... verso la Unicorn.
    - Non voglio nemmeno pensarci. No, il batterio non deve essere diffuso. Questa missione DEVE avere successo. E' assolutamente imperativo. E sia io che voi daremo tutti noi stessi per raggiungere il nostro obiettivo. Ognuno fara' cio' che deve fare. Lo dobbiamo a tutte le persone che ci stanno a cuore! -

    Un silenzio imbarazzato scese sulla stanza, mentre l'Ammiraglio tentava di dissipare il fervore che gli aveva contratto i lineamenti e lo aveva riportato indietro nel tempo ... negli anni in cui si lottava per dare alla Federazione una politica degna di questo nome.

    Fressen torno' ad alzare lo sguardo verso Knight, Dhek, Quill e Lamarc, e riprese un discorso che in realta' non aveva mai interrotto.
    - Proprio per questo motivo, non posso autorizzare la partenza di tutti gli ufficiali superiori della Unicorn. Voglio lei, lei, - disse, indicando Knight e Dhek con l'indice di una tremante mano destra, - e Newport. Il resto della squadra dovra' essere formato da altri volontari scelti secondo criterio.... ma certamente non voi, - disse indicando Quill e Lamarc, - ne' altri ufficiali superiori della nave. -
    - Perche', Ammiraglio? - chiese Lamarc con vigore.
    = Ecco, finalmente ci siamo! = disse Knight tra se' e se'.
    - Perche' la Flotta non puo' permettersi di perdere otto tra gli ufficiali piu' esperti e capaci della Flotta, vero? - incalzo' Lamarc. La risposta di Fressen lascio' tutti senza parole, per franchezza e schiettezza.
    - Esattamente! Esiste una probabilita' reale e concreta che i membri della squadra non facciano piu' ritorno. Le possibilita' sono molteplici, e la morte non e' l'unica, credetemi. La Tal Shiar sarebbe ansiosa di mettere le mani su di voi e di estorcervi informazioni. Se le torture non dovessero uccidervi, dovreste comunque rassegnarvi a non fare piu' ritorno a casa. E ... in quel caso .... che implicherebbe il probabile fallimento della missione ..... chi rimarrebbe a dipanare l'enorme matassa che ci rovinerebbe in testa? -

    - Con tutto il rispetto, Ammiraglio: non crede di sopravvalutarci? - disse Dhek abbozzando una traccia di sorriso.
    - Niente affatto, comandante. La Unicorn e' una delle navi piu' importanti della Flotta, ma una nave senza equipaggio e' un guscio vuoto alla deriva nello spazio. Accetto che lei segua Edward in missione perche' ritengo che il legame professionale che lega il Primo Ufficiale al proprio Capitano possa giovare all'operazione .... ma voi, - disse rivolto a Quill e a Lamarc, - non partirete di sicuro, e ne' la dottoressa Selenjak, ne' la Turrell, ne' O'Broinn. Tornate sulla Unicorn e scegliete altri cinque volontari.... anzi no, quattro .... meglio quattro ...... e ripresentatevi tra non piu' di quaranta minuti. La mia decisione e' definitiva e irrevocabile, e non c'e' spazio per ulteriori discussioni. E' tutto, signori. -

    Knight non aveva mai visto Fressen cosi' duro e inflessibile. L'arroganza non apparteneva al suo carattere, e se si comportava cosi' era solo ed unicamente perche' riteneva che la situazione fosse critica, e che quello fosse l'unico modo per affrontarla nella maniera migliore.



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