Diario del Computer di bordo
Data Stellare 57952.5 (14/12/2380, 15:45 pm)
Registrazione di F'Rann
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Sala ologrammi 4
La porta si era appena chiusa con un lieve sibilo, ed i passi del
Comandante Dhek stavano smorzandosi nel corridoio adiacente;
all'interno della sala, per alcuni secondi regnò il silenzio più
assoluto, e l'immobilità più totale.
Poi...
Qualcosa cambiò.
La porta ricevette l'ordine di chiudersi ermeticamente, ed all'esterno
il led rosso di "Occupato - Non disponibile" si accese.
Lo spazio vuoto all'interno della stanza ebbe un fremito, come se dal
pavimento si fosse improvvisamente irradiata una grande
quantità di energia termica, facendo tremolare l'aria.
Si udii un lieve ronzio, quando i generatori olografici si spensero del
tutto, facendo sparire la falsa scena di "vuoto",
e restituendo alla realtà il contenuto della sala ologrammi.
Ora le pareti dell'ampia sala, erano ingombre di macchinari e terminali
dall'aspetto alieno e vagamente inquietante, che ricordavano neppure
tanto da lontano la tecnologia Borg.
Al centro della stanza, F'Rann osservava il vuoto. Immobile.
Inespressiva.
Dopo qualche secondo, l'Andoriana si diresse verso ciò che poteva
sembrare una bara verticale; il sarcofago si aprì con un
sibilo di gas compresso, rivelando un interno simile alla bocca di uno
squalo, con file e file di sonde e sensori al posto dei denti.
F'Rann entrò nel macchinario, adattandocisi di stretta misura, ed
immediatamente le sonde si estrusero dalle pareti, e si avvilupparono
come sanguisughe nel corpo di F'Rann, a decine, ricoprendole le
braccia, le gambe, gli occhi.
Alcune delle sonde penetrarono con precisione chirurgica *sotto* la
pelle di F'Rann, ma l'Andoriana non diede segno di essersene accorta.
La scena ricordava da vicino il pasto di una pianta carnivora.
Dopo alcuni secondi, il sarcofago iniziò a richiudersi, e nel giro di
alcuni istanti, nella sala iniziò a diffondersi un mormorio ovattato,
quando i macchinari pseudo-Borg si energizzarono e ripresero
le loro ignote funzioni.
<Una di queste volte riuscirò a mettermi *veramente* nei guai...>,
pensò F'Rann, mentre la sua coscienza tornava a fondersi con la
maestosa nave spaziale "Unicorn"; <Dico io; abbiamo decine di sale
ologrammi, ciascuna delle quali perfettamente in grado di eseguire
qualsivoglia programma, non importa da chi sia stato creato, e
quel rompitasche doveva proprio scegliere *questa*? Grazie al cielo,
avevo lasciato libero abbastanza spazio per farlo muovere!>
Silenziosamente, F'Rann entrò all'interno del sistema di telecamere dei
turboascensori, ed osservò il Comandante Dhek, che pareva impaziente di
arrivare a destinazione; <Credevo che mi sarebbero andati in tilt
perlomeno una dozzina di unità sub-processurali, quando mi ha
abbracciata... ma che cosa gli è saltato in mente? Mi ero già vista
persa, ed invece...>
F'Rann esitò un istante; <Ed invece, non si è accorto di nulla. Mi ha
abbracciata, e non si è accorto di nulla. Io ero lì; solida, reale,
vera... e lui mi ha scambiato per un ologramma. Buffo... di solito
accade il contrario! L'ho sempre supposto, che le sale ologrammi
confondano la percezione della realtà.>
Il turboascensore giunse a destinazione, e Dhek ne uscì; F'Rann tornò
all'interno della sala ologrammi 4, per ricevere i primi rapporti dal
sistema di diagnostica; <Ma davvero credevi che avrei generato un
ologramma solido solo per farti piacere?> pensò tra se e se, mentre
elaborava i dati che iniziavano a sciamare nei suoi database; <Perchè
sciupare tante risorse ed energie quando una semplice proiezione
incorporea sarebbe stata più che sufficiente?>
F'Rann alterò alcuni parametri, e modificò lievemente un tracciato di
alimentazione energetica (il tutto, ovviamente, mentre continuava ad
impersonare la "normale" interfaccia del computer di bordo)
<E scommetto che non ti sei neppure accorto di quanta fatica stessi
facendo per sbirciare i dati che stavano scorrendo nel terminale...
come se normalmente ne avessi avuto bisogno... di sbirciare,
intendo... è stato strano, dover ricorrere alle antenne, per vedere.>
Seguendo un impulso improvviso, F'Rann rintracciò il comunicatore di
Dhek, ed attivò il sistema di telecamere nel corridoio che
stava percorrendo; per qualche motivo, provava l'impulso di osservare
l'ufficiale, come se lo vedesse con occhi nuovi. <Ma è stata
un'emozione. Non ero mai stata toccata prima d'ora...
dal vivo, voglio dire... e vuoi sapere una cosa, Comandante? Mi è
piaciuto. Mi è piaciuto un sacco. Non c'è paragone con la realtà
virtuale, e detto da me vuol proprio dire qualcosa.>
F'Rann si staccò dal sistema di telecamere; la sua concentrazione stava
divenendo difficoltosa, come se il sistema stesse andando in
sovraccarico; <Ah... Troppi input, tutti in una volta... non riesco
a assimilare tutti questi dati, molti dei quali in palese contrasto tra
di loro... Stai calma F'Rann, prendi un bel respiro, ora che lo puoi
fare veramente, ed affronta la cosa un passo alla volta, se non vuoi
fondere ogni microchip presente sulla nave.>
Ancora una volta, F'Rann tornò all'interno della sala ologrammi 4; i
macchinari stavano ronzando soddisfatti: le modifiche avevano dato i
loro frutti, limando via qualche altra microscopica imperfezione
dal nuovo corpo biomeccanico di F'Rann, costruito sulla base degli
schemi tecnici di quello del Comandante Data, e che ora riposava
all'interno dell'unità di manutenzione; <E pensare che Data riesce a
gestire il suo da anni con un cervello positronico della stessa grandezza
di uno umano... che meraviglia, che capolavoro! Io devo fare i salti
mortali, per farmi bastare le unità logiche, processuali e mnemoniche
di tutta una nave spaziale classe "Galaxy II", e lui riesce a fare
tutto questo con un cervello migliaia di volte più piccolo ed
efficiente di quello che ho a disposizione io.>
Incapace di resistere, F'Rann entrò nuovamente all'interno del corpo
biomeccanico; quando la sua coscienza vi si trasferì, le labbra
dell'Andoriana ebbero un fremito, poi si atteggiarono ad un lieve
sorriso; <Ma è troppo bello. E' una cosa che non avrei mai potuto
sospettare. Credo che possa persino dare dipendenza.> Il sorriso si
accentuò; <Presto, Quill... presto potremo stare insieme... come mai
prima d'ora!>
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