USS Unicorn, infermeria (sempre più tardi....)
Prima che le ricerche sul computer potessero approdare a qualche
risultato, la notizia dei dettagli della scoperta del virus mutato
erano già arrivate fino all'infermeria: il Capitano Knight, appena
ricevuto il rapporto di Newport e Dhek, prima di procedere con
l'interrogatorio di Subok, Tillek e T'Aria aveva disposto che tutte
le informazioni sul batterio mutato e sul vaccino sintetizzato dai
vulcaniani fossero immediatamente messe a disposizione dello staff
medico, tuttora impegnato nella spasmodica ricerca di una cura per la
dottoressa Selenjak, caduta in un delirio ancora in parte
inspiegabile, ma non per questo meno devastante.
Selenjak sembrava febbricitante, sebbene la sua temperatura non
avesse subìto variazioni di rilievo.
Kokokinaka si fermò a contemplarla: non poté fare a meno di pensare a
lei come ad una sorta di Bella Addormentata; poco importava che non
giacesse su un letto di rose, ma su un lettino dell'infermeria, e
ancor meno contava per lui il fatto che il bel viso della Vulcaniana
non fosse imperlato di fresca rugiada, ma di piccole gocce di sudore.
Per un attimo, Kokokinaka si vide avvolto in un mantello azzurro, a
cavallo d'un bianco destriero....e subitò arrossì al pensiero di
essersi lasciato trasportare dai sogni in una circostanza simile. E
poi c'era quella nuova dottoressa: non solo possedeva quel pestifero
felino, che Kokokinaka avrebbe volentieri infilato in un tritacarne,
ma era pure mezza Betazoide: ci mancava solo che scoprisse che aveva
un debole per Selenjak, e sarebbe stata la sua fine....
Cercò di darsi un contegno, proprio mentre lo sguardo indagatore di
Zeela si era posato, con una certa curiosità, su di lui: che avesse
intuito qualcosa? Kokokinaka tremava al solo pensiero.. ma non era
possibile che in così poco tempo la dottoressa avesse potuto
percepire qualcosa!
In effetti, Zeela si era resa conto dell'improvviso imbarazzo di
Kokokinaka, ma non era riuscita a definirne il motivo. La condizione
di Selenjak era troppo critica per potersi concentrare su altri
argomenti. La Vulcaniana sembrava spiritualmente lontana anni luce
dai suoi compagni, dalla Unicorn e da tutto il mondo reale; di tanto
in tanto, dalle sue labbra usciva un flebile lamento, che l'orecchio
allenato di Lamarc, Turrel e Kokokinaka aveva imparato a decifrare:
il solito "Mamma, papà" e l'ineffabile "Biloxi". Grazie
all'antibiotico "Chamarr" modificato, tra pochi minuti avrebbero
potuto debellare lo streptococco mutato e, almeno così speravano,
guarire Selenjak.
BAR DI PRORA
Newport si era appena seduto ad un tavolo, con la ferrea intenzione
di non alzarsi fino a quando fosse stato in grado di continuare a
bere (il che significava che poi non sarebbe più stato in grado di
alzarsi dal tavolo, ma questo era secondario). Più cercava di
scacciare i sentimenti negativi che si facevano spazio nel suo cuore,
più riaffioravano i volti dei tre vulcaniani che in quel momento
erano sotto interrogatorio. Possibile che proprio i suoi parenti.....
Cercava di scacciare i pensieri negativi, ma il viso di T'aria
continuava a riproporglisi davanti: davvero era la stessa Vulcaniana
che aveva conosciuto tanti anni prima? Col passare del tempo, i
tratti di T'aria si facevano sempre più evanescenti, come se Newport
avesse cominciato a dimenticare quali fossero i suoi lineamenti:
forse era merito dell'alcool, ma i tratti di T'Aria si fecero sempre
più sfocati; ora Newport intravedeva una sagoma familiare, ma non
riconoscibile. Strizzò gli occhi, come fanno i miopi quando cercano
di mettere a fuoco un oggetto lontano, e guardò meglio: la persona
che gli appariva non era la Vulcaniana con cui aveva vissuto un
passato ormai lontano, ma era ..... Era Selenjak !
Newport trasse un respiro profondo, si mise a sedere più
compostamente e mise mano al comunicatore:
-Newport ad infermeria. Rispose Kokokinaka:
-Si', Ingegnere, sono il dottor Kokokinaka; desidera parlare con
qualcuno in particolare ?
-Volevo informarmi sullo stato di salute del dottor Selenjak"-
rispose Newport
-le condizioni sono stazionarie" - rispose una voce femminile: era Zeela
-Sono la dottoressa Turrell; stiamo facendo tutto il possibile per
curare Selenjak, ma per ora non facciamo grandi progressi. Speriamo
che l'antibiotico "Chamarr" sia efficace, ma quello che al momento ci
sembra il problema più difficile da risolvere, non é detto che
dipenda esclusivamente dal contagio del batterio mutato.
Cosa significa? si chiese con preoccupazione Newport
-Si tratta della sua condizione emotiva: sembra che la malattia abbia
risvegliato in lei una commistione di ricordi e sogni, o forse
dovremo dire incubi.
-Incubi ? Chiese Newport, che sull'argomento era, per esperienza
personale, preparatissimo.
-Sì, é in stato di semi-incoscienza, eppure continua a lamentarsi,
nominando i genitori... per non parlare di quello strano nome .
-Quale nome? " chiese l'ingegnere. Zeela continuò:
-Ora non lo ricordo esattamente, potrebbe essere il nome di un luogo,
oppure di una persona, dunque era.. vediamo.....sembrava qualcosa
come, ecco...."be...."no, era "bi...." "Biloxi!" esclamò Kokokinaka.
-Biloxi...?" ripeté Newport. -Siete sicuri: ha detto proprio "Biloxi"
? "
Biloxi...Era uno nome che non sentiva da un mucchio di tempo. Aveva
impiegato un pò per associarlo ad un volto. All'inizio gli aveva
ricordato solo delle sensazioni spiacevoli poi, improvvisamente, gli
era tornato alla mente. E precisamente si era ricordato dove lo aveva
conosciuto.
Quello che meglio ricordava erano le mani....
...infinte mani che si protendevano verso di lui supplicanti. in
cerca di una carità che non poteva concedere. In cerca di aiuto che
non poteva dare.
Improvvisamente si rese conto di volere solo scappare da li.
L'ambiente caldo, afoso e scuro lo avvolgeva quasi completamente.
L'illuminazione bassa e giallognola era quanto fosse necessario per
gli Streem per vedere ma al giovane Newport sembrava opprimente e
asfissiante. Le lunghe mani a quattro dita opponibili si muovevano
nel buio verso di lui. Riusciva a vederne a centinaia da dove si
trovava. A migliaia quasi. Tutti confusi nella penombra e nella
disperazione che li rendeva tutti uguali. In realtà non c'é l'avevano
davvero con lui. Per gli Streem era una normale conversazione. La
Razza era una delle poche che si sapesse di origine entomologica. Tra
di loro comunicavano con un misto di gestualità, suoni ed odori. E
che odori... Ringraziò mentalmente il suo capo che lo aveva
costretto a spalmarsi sotto il naso una forte crema alla menta, ma
anche così, appena salito a bordo dell'Alveare, c'era mancato poco
che vomitasse. Gli occhi, o meglio i sensori visivi di quella razza
erano due grosse lenti sfaccettate che davano loro l'aspetto di
mosche a quattro zampe e senza ali. Probabilmente, normalmente non
sarebbe stato in grado di scorgerne la minima espressione ma in quel
frangente, conoscendo la loro storia recente, Johnny Newport non
poteva far a meno di percepire disperazione. Era una sensazione che
lo circondava, che gli giungeva a tutti i livelli.
Le stazioni spaziali Streem avevano una conformazione unica.
Costruite interamente all'interno di grossi asteroidi, avevano ampie
cavità terrazzate che degradavano verso l'alto e/o verso il basso.
Newport sapeva che gli "Alveari" più grandi avevano più di una cavità
ma quello dove si trovavano ne aveva solo una. Sulle varie terrazze
si aprivano ad intervalli discontinui passaggi e strettoie che
portavano probabilmente ai locali di servizio o ai vari attracchi. In
effetti, al loro arrivo, erano sbucati da uno di quei pertugi e la
sua prima impressione fu di entrare in una catacomba.
Al centro dell'enorme area centrale, retto da possenti condotti,
c'era il nucleo del generatore della stazione. Brillava come un
piccolo sole morente e pulsava come un cuore in fibrillazione. Sperò
che per gli Streem avesse un significato psicologico perché non
sembrava che sarebbe durato per molto. Secondo quello che il suo
capo gli aveva detto, quel'alveare era uno dei più periferici del
territorio Streem ed era adatto a sostenere solo un centinaio di
persone. Ora invece c'é ne erano migliaia. Stipati in ogni dove, in
ogni locale, in ogni corridoio e lì, nella sala centrale. Ammassati
uno sugli altri, chi in piedi, chi seduto, chi addirittura sdraiato
sul bordo della gradinata. Per un attimo credette di svenire quando
sentì una mano poggiarsi sulla spalla. Newport pensò di essere
aggredito ma si ritrovò il suo principale che lo guardava.
-Allora ragazzo, ti muovi?-
Newport riuscì a riprendersi. Aveva un mucchio di domande...
-Si...si arrivo.-
Seguì il vecchio alto ed allampanato ma incredibilmente agile per la
sua età, cercando di evitare di calpestare il corpi che incontrava e
cercando di non notare quelle mani che lo cercavano.
-Io non capisco. Perché sono qui? - chiese.
Scappano ragazzo. Scappano via il più lontano possibile dal loro
pianeta.- -Sono profughi? -
Il vecchio non rispose. La risposta doveva sembrare alquanto ovvia.
Salirono due livelli ed entrarono in diversi corridoi quando
arrivarono in un locale realtivamente ampio ed poco affollato. Doveva
essere la centrale di controllo. Intorno ad una ampia consolle di
controllo c'era uno strano raggruppamento di alieni. Quattro Streem
tenevano d'occhio le informazioni che comparivano nel linguaggio
nativo. Sulla sinistra, quattro Binari operavano alla loro velocità
usuale su un altra postazione. Poco lontano, appoggati alla parete,
due klingon tenevano d'occhio tutti gli altri e furono i primi a
notare l'ingresso di Newport e del suo principale. Al centro di
tutti, uno Ktariano parlottava animatamente in un microfono. A
Newport non piaque appena lo vide.
Quando tutti notarono il loro arrivo, il principale di Newport
mascherò il cattivo umore con un ampio sorriso ed esordì gioioso.
-Biloxi! vecchia capra Ktariana! finalmente riesco a trovarti in
questa bolgia!- L'alieno non si fece ingannare e rispose con un
grugnito irritato.
-Come se non sapessi che hai perso tempo di proposito. Le hai portate?-
-Ooooh, vedo che non siamo amichevoli come sempre...qualche problema
insormontabile?- Newport non riusciva a capire che genere di rapporti
ci potesse essere tra quell'uomo e il suo principale.
-Ho problemi di tutti i tipi e tu sei uno di quelli. Allora; c'é le
hai o no?- -Come potevi dubitarne? Avrei potuto farmi vedere e fosse
altrimenti?-
-Umhp! suppongo di no. Non sei tanto stupido.-
-Sono brutti tempi questi. Anche un amicizia di antica data come la
nostra viene minata dalle dure leggi del mercato.-
-Ma prima che si pensi al peggio, ecco... - Il vecchio porse allo
Ktariano un contratto di compravendita elettronico.
-Ottantacinque chili di cristalli di dilitio puri al sessantacinque
per cento. Un po' troppo rozzi per i canoni della federazione ma
perfettamente nella norma per le specifiche degli Streem.-
-Maledizione vecchio! Te ne avevo chiesto centoventi chili!- Il
principale di Newport allargò le braccia sconsolato
-Che vuoi farci? da quando la federazione usa ricristallizzare le sue
pietre, ha imposto uno stretto controllo sulla sua produzione. I
romulani come sai, visto che non ne usano, ne vietano l'estrazione
nei loro confini. Tutto quello che resta viene dai territori Klingon
e da quei pochi posti non allineati che ovviamente ne trattengono la
parte migliore.- I due klingon sentendosi nominati si avvicinarono
minacciosi.
-Potresti chiedere ai tuoi amici per trovarne di più.-
Per evitare di dover dare delle risposte i klingon ritornarono al
loro posto seguiti dallo sguardo astioso di Biloxi.
-Oppure potresti chiederli ai ferengi. Sono sicuro che potrebbero
farti un prezzo anche migliore del mio.-
Biloxi emise un altro sbuffo e prese il contratto dalle mani del vecchio.
-Quei cani! Se non mi fossi rivolto a loro prima, non ti avrei
chiesto niente.-
-Posso sapere a che ti può servire tanto dilitio?-
-Hai visto tutta quella gente là fuori? - Il vecchio annuì. -Beh,
scappano ed io devo aiutarli.-
-Oh mio novello Mosé. E quale motivo ti porta a questo nobile scopo?-
Biloxi alzò le spalle.
-Soldi, che altro? Mi pagano bene ed io mantengo i miei impegni.- La
conoscenza tra i due doveva essere di lunga data perché al vecchio
bastò un cenno per far capire la successiva domanda a Biloxi.
-I klingon? Mi servono per scortare il convoglio di navi attraverso
il territorio dell'impero senza che vengano attaccati. Non costano
poco ma hanno un discreto potere. Mi evitareanno un mucchio di guai.
I Binari invece stanno reinizializzando i sistemi di tutte le
navicelle che ho comprato dai ferengi. Delle vere carrette d'alto
spazio ma un altro viaggio lo reggeranno prima di finire in un tornio
di fusione. Maledetti cani ferengi!-
-Come mai non sei soddisfatto dei loro servizi?-chiese il vecchio ironico.
-Umph! avrei dovuto sapere di non dovermi fidare di loro. Oh, certo
mi hanno fornito tutto quello che ho chiesto; novantatre navi
sufficientemente dismesse da non apparire minacciose ma abili alla
navigazione e loro me li hanno forniti. Ma la gran parte privi di
cristalli di dilitio! Maledetti avrei dovuto controllarle una per una
prima di pagarli!- Il vecchio trattenne a stento una risata amara.
-Bene allora, vuol dire che dovrete stringervi un pò. Quindi se
vogliamo concludere...- Biloxi sembrò a questo punto un pò
imbarazzato. Newport notò che scambiò uno sguardo con i quattro
Streem ai controlli.
-Beh...forse c'é un problema.-
Al principale di Newport non piaque il tono di quella frase.
-Vedi amico, vista la spesa imprevista, gli Streem non hanno al
momento la somma necessaria.-
-Biloxi, Biloxi tu mi deludi.-
Newport si senti avvampare. Quell'uomo non poteva veramente
contrattare sulla pelle di tutta quella gente.
-Sai benissimo come vanno le cose nello spazio. Niente Per Niente. È
una regola fondamendale per noi poveri mortali al di fuori della
grazia della federazione.-
Ora era il turno di Biloxi allargare le braccia sconsolato.
-Non é possibile chiedere di più a questa gente. La guerra li ha
letteralmente spogliati. Non hanno più niente di valore. Non so
neanche come abbiano fatto a pagare le navi e quei klingon.- Ora
tutti gli sguardi, tranne quelli dei klingon che guardavano altrove,
interrogavano le intenzioni del vecchio. Newport conoscendo il suo
principale, si aspettò l'ordine di rientrare alla nave, cioé il
peggio ed invece fu stupito come tutti gli altri.
-Fa svuotare loro le sacche.- disse il vecchio indicando gli Streem
presenti. Gli Streem in generale non indossavano nessun vestito. Non
ne avevano bisogno. La loro pelle chitinosa li proteggeva dalla
maggior parte delle avversità ambientali ma non era raro che
portassero invece una sacca a tracolla dove conservare i loro effetti
personali. I quattro, ad un cenno di assenso dello Ktariano,
rovesciarono il contenuto delle loro sacche sul tavolo di comando e
fecero qualche passo indietro. Il vecchio cominciò ad osservare
quella collezione di stranezze con occhio acuto mormorando sotto voce
una nenia che Newport aveva già sentito; niente per niente, niente
per niente, niente per niente...
Newport non riusciva a credere che li avrebbe derubati delle loro
misere cose per una questione di principio ma era quello che sembrava
stesse per fare.
Ripensò seriamente alla sua decisione di restare alle sue dipendenze.
Il vecchio si aggirava come un avvoltoio intorno a quei miseri resti.
Con perizia prendeva un oggetto, lo esaminava e poi lo riponeva. Alla
fine di due o tre lunghissimi minuti in cui si sentì solo il ronzio
delle apparecchiature e il basso ritmare del linguaggio dei binari,
il vecchio si decise. Scaricò il contenuto di una decina di chip nel
suo datapad, avvolse in un vecchio straccio una statuetta in
terracotta forse rappresentante una divinità Streem e la mise nella
sua borsa insieme a quella che a Newport parve una fiaschetta di
birra romulana. Poi si rivolse a Newport.
-Ragazzo fà scaricare il carico.-
Un sospiro generale sembrò provenire da tutta la stazione.
-Bene Biloxi. Io ho finito qui. Che i venti siderali ti siano propizi.-
I due si strinsero gli avanbracci nel segno dei commercianti che
giungono ad un accordo. Poi si divisero andando ognuno per la sua
strada. Newport seguì il suo capo presero velocemente la strada di
ritorno. Non era sicuro di quello che era successo ma visto la
mancanza di rimostranze, suppose che tutti fossero rimasti
soddisfatti dell'accordo. Alla fine della giornata, dopo aver
completato lo scarico dei cristalli e dopo aver messo un buon numero
di parsec tra la nave e l'Alveare, Newport si decise a chiedere
spiegazioni.
-Dove andranno? -
Il vecchio si girò verso il ragazzo e dopo averlo fissato un paio di
secondi, scosse le spalle.
-Chissà. Non ne ho la minima idea. Né mi interessa.-
-È assurdo. Perché non hanno chiesto aiuto alla Federazione? Sono
sicuro che la flotta avrebbe potuto...-
-La flotta spaziale della Santa Federazione non avrebbe potuto
invece. Lo interruppe il vecchio. -La guerra degli Streem é una
questione interna ed in virtù della tanto osannata prima direttiva,
gli Streem si sono ritrovati tutte le porte chiuse in faccia. I Rom
non vogliono avere nulla a che fare con loro. I klingon gli
permettono a stento il passaggio nel loro territorio e tutti gli
altri, li trattano come appestati. Tanto non sono mammiferi
superiori. Per la maggior parte dei popoli sono solo insetti
fastidiosi. Ed anche noiosi.-
- E gli unici che possono aiutarli sono quattro contrabbandieri e un
paio di binari?-
-Se li pagano abbastanza, perché no? In fondo sono in parecchi ed con
un soldo a testa possono mettere da parte una bella sommetta.-
-Ma tu non hai preso oro, no? Cosé che ti sei portato via?-
-Oh, niente di cui non potessero realmente fare meno. Una bottiglia
di birra romulana, (che tanto loro non sono in grado di gustare a
pieno) una statuetta di misera terracotta ed una raccolta di canti
ancestrali.-
-Tutto qui il tuo guadagno? Non capisco la birra poi. Ci é capitato
spesso di portarne una quantità ben maggiore.-
-Devi capire che ci sono cose più preziose dell'oro a questo mondo.
Sono sicuro che tra qualche tempo, potrò ricavare parecchio dalla
statuetta se piazzata bene presso un collezionista. Quanto ai
canti...conosco un tipo che raccoglie canti di autori
mo...dimenticati. Ho deciso di cominciarne una anch'io.-
-E da quando?-
-Da adesso se non ti dispiace! Ora vado a dormire, sono stanco.- Il
vecchio si ritirò nella sua cuccetta con la fiasca di birra romulana
lasciando il giovane a riflettere. Newport era sicuro che non
avrebbe mai dimenticato quella giornata. Il suono di quella gente, la
loro disperazione e il loro odore.
E sopratutto non avrebbe dimenticato quella sensazione di
inesplicabilità che lo aveva assalito su quella stazione aliena.
Ed invece, come capita ai giovani, il futuro capo ingegnere della
Unicorn aveva presto dimenticato gli Streem e la loro strana guida
Biloxi. Almeno fino a quando una dottoressa vulcaniana non ne aveva
"rubato" il ricordo sepolto e l'aveva vissuto per conto suo.…
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