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OSPITI (S)GRADITI di Luigi Russo
20 giugno 2000

    Diario del Primo Ufficiale Scientifico
    Data Stellare 57951.5 (14/12/2380, 12.30 am)
    Registrazione del Tenente Comandante Quill Voorr


    -[Disciplina.]-

    Nell'alloggio del Comandante Quill Voorr, il buio era quasi totale, e solo la luce di una solitaria lampada - schermata da un panno rosso - illuminava l'ambiente quel tanto che bastava per scorgere a malapena le pareti.

    Nella gelida atmosfera, finissimi cristalli di ghiaccio danzavano lenti ed eleganti un ballo spiraliforme sempre uguale eppure sempre diverso.

    In un angolo della stanza, immerso in una polla di luce rosso cupo, simile ad una piccola cascata di sangue, sedeva un Andoriano.

    I suoi lineamenti erano distesi, gli occhi chiusi, le antenne lievemente ripiegate... ad un osservatore casuale, sarebbe forse parso che l'insettoide si fosse quietamente assopito, cullato dalla dolce, ipnotica musica che pareva pervadere l'intera stanza, giocando con i cristalli, danzando insieme a loro, guidandoli nelle loro lente cadute ed ascese, formando invisibili correnti, talmente lievi che non avrebbero potuto muovere un singolo capello umano, ma sufficienti per trasformare la frigida aria dell'alloggio in uno spettacolo di rara bellezza.

    Ma la realtà, era ben altra.

    Il Comandante Quill, ben lungi dall'apprezzare le complicate circonvoluzioni dei cristalli di gelo, stava lottando con tutte le sue forze, una lotta fisica e mentale, senza esclusione di colpi, contro un avversario che non conosceva pietà, che non concedeva tregua, che non perdonava il benchè minimo errore.

    USS Unicorn, Infermeria.

    Le condizioni di Selenjak si erano ormai stabilizzate da qualche ora, i monitor registravano ogni minimo mutamento del suo stato psico-fisico. Zeela continuava i cicli di analisi sui campioni selezionati la notte precedente, la scansione doveva essere completata anche senza la collaborazione dei vulcaniani parenti del Tenente Newport. A proposito, veramente uno strano tipo quello: la prima volta che l´aveva incontrato non ne aveva avuta una impressione simpatica, ma sembrava una persona piuttosto preparata e la incuriosiva molto il fatto di non riuscire a percepire la sua mente e le sue emozioni.
    Ma quello era un problema secondario. Anzi, non era affatto un problema, solo una curiosità "razziale".
    I dati provenienti dallo streptococco subivano continue fluttuazioni causate dal deperimento dovuto alla clonazione: in poco tempo ci sarebbe rimasto ben poco da analizzare.
    Alzò la testa dalla consolle, stiracchiò le braccia indietro e decise che era ora di farsi una passeggiatina: non poteva certo atrofizzare i muscoli delle gambe!
    Pensò subito di andare a far visita al Consigliere, per renderlo partecipe dei suoi studi, ma dopo essersi specchiata nel riflesso della consolle, cambiò idea: non era proprio il caso di presentarsi al francese con la treccia scompigliata e il volto segnato dalla stanchezza. Ci sarebbe andata più tardi. Magari dopo un buon bagno ristoratore.
    Allora l´unica scusa plausibile per allontanarsi dallo studio le sembrava Rima, chissà come si sentiva in un ambiente così nuovo...
    Improvvisamente un brivido le corse sulla schiena: ricordò di aver tolto dal baule per donativi il regalo di sua madre per il trasferimento sulla Unicorn: un prezioso vaso di Versina!
    Uscì dal suo studio con ancora il grembiule blu indosso e il tricorder che spuntava da una tasca:
    - Dottor Kokokinaka, non le dispiace vero sostituirmi adesso? Dovrei assentarmi per una questione personale. -
    Kokokinaka ebbe per un attimo un picco di astio, subito placato però dallo sguardo implorante della dottoressa che gli chiedeva comprensione.
    Assentì: come faceva sempre ad infilarsi in quelle situazioni non lo aveva ancora capito, ma si era reso conto che i suoi due superiori sapevano bene quello che volevano e sapevano sempre come ottenerlo.
    - Ponte otto.- , furono le uniche parole che Zeela pronunciò nel turboascensore, nonostante questo fosse gremito di occupanti.

    *** *** ***

    -[Disciplina.]-

    Ancora una volta, la parola, il concetto, trasformato quasi in un mantra da ore ed ore di ripetizioni, permise a Quill di superare un altro degli innumerevoli tranelli che il suo avversario gli stava tendendo, e di avanzare di qualche piccolo passo, giusto per trovarsi di fronte ad un altro ostacolo. Ed ancora. Ed ancora. Ed ancora.

    Se a questo punto il nostro ipotetico osservatore si fosse cautamente avvicinato all'Andoriano, si sarebbe reso conto che la serenità dei suoi lineamenti, era solo superficiale; ad un'attenta osservazione, egli avrebbe visto che il volto di Quill era ricoperto da una sottilissima pellicola di sudore, e che di tanto in tanto, alcuni muscoli del suo viso avevano una lieve contrazione, tradendo lo stato di estrema concentrazione nella quale egli si trovava.

    E poi c'erano le sue *mani*.

    L'ipotetico osservatore avrebbe forse inarcato le sopracciglia nel notare solo a questo punto l'oggetto tenuto in grembo dall'Andoriano; una specie di scultura astratta, concava e convessa, snella e panciuta, con alcune file di minuscole cavità e due serie di sottili corde, tese e scintillanti come fili di una ragnatela d'argento vivo.

    La cosa era di un colore nero lucido, con inserti metallici tondeggianti e parti composte di un materiale spesso ed opaco. Lungo tutto il suo corpo centrale, linee sinuose, si rincorrevano, si intrecciavano e si separavano in maniera talmente complessa ed affascinante da ferire gli occhi e la mente.

    Le mani di Quill parevano accarezzare la cosa, quasi fosse viva, con una dolcezza ed una passione che si riserva solo al proprio amato.

    E la "cosa", in grembo a Quill, rispondeva alle sue carezze, emettendo quella lieve, sottile, quasi ultraterrena musica che danzava ipnoticamente con i cristalli di ghiaccio.

    Eppure, Quill stava conducendo una lotta all'ultimo sangue con lo strumento che teneva in grembo. Una lotta che avrebbe potuto concludersi con un solo vincitore.

    USS Unicorn, Ponte 8.

    La porta dell´alloggio si aprì frusciando, e tra le gambe della dottoressa sgattaiolò fuori, a velocità curvatura, un fulmine nero.
    Non era ancora riuscita a rendersi conto dell´accaduto, ma lo sguardo che gettò alla stanza bastò per farle avere un´idea: il bel divano color amaranto era ricoperto dalle piume che dovevano essere contenute nei cuscini, le sedie erano rovesciate per terra in ordine sparso, come del resto tutto il suo guardaroba, compresa la divisa da cerimonia. Sembrava il risultato di un terribile sisma. Ma non lo era, era tutta colpa di quello stupido gatto. Sentì il sangue che le ribolliva e affluiva copioso alle tempie, quando un particolare attrasse la sua attenzione: il vaso di Versina era lì, in piedi, ancora intatto sopra il suo comodino.
    Questo pensiero ebbe il potere di rinfrancarla per un lunghissimo istante, in cui la dottoressa ebbe la possibilità di rendersi conto della fuga della rea.
    Uscì di slancio, correndo per i corridoi in cerca della gatta e arrivò appena in tempo per vedere chiudersi le porte del turboascensore con all´interno Rima che la fissava con un´aria da innocentina. Si portò una mano sulla fronte mormorando una parolaccia betazoide di cui anche lei ignorava il significato: sua madre era solita dirla quando le si rompevano le unghie.

    *** *** ***

    -[Disciplina.]-

    Con un puro sforzo di volontà, Quill superò il difficile passaggio che la melodia gli poneva di fronte, costringendo le sue mani, torturate dalle lunghe ore di ritmici e metodici movimenti, a danzare nella giusta maniera, creando spirali dopo spirali di note, talmente eteree da dissolversi nell'aria.

    Le note iniziarono a divenire impercettibilmente più eteree e deboli, quasi che la musica si stesse lentamente spostando verso un'altro piano d'esistenza, e dolcemente, lievemente, nel silenzio ora assoluto, i minuscoli danzatori dell'etere si posarono con un'ultima lenta spirale discendente.

    Per alcuni lunghi minuti, nella cabine regnò il silenzio e l'immobilità più assoluta, quasi che il tempo stesso si fosse fermato.

    Avvertendo la lieve trance da concentrazione dissolversi nell'aria come le ultime note dell'ultimo, complicatissimo passaggio, Quill non provava alcuna emozione.

    Aveva appena terminato - in maniera impeccabile - un esercizio che gli avrebbe senza alcun dubbio valso il titolo di Tal'Sathar (Maestro di Tal'Sath, lo strumento volgarmente conosciuto come "Sax Andoriano"), eppure il suo spirito era come pietrificato, insensibile a qualsiasi successo o fallimento come le rocce di una cascata sono insensibili allo scorrere dell'acqua.

    Quill stava per fallire. Ancora.

    In passato, per ben due volte si era macchiato di una delle massime colpe concepibili da un Andoriano nato e cresciuto in una società Andoriana: il Fallimento.

    Ed ora, stava per fronteggiare una situazione che lo avrebbe visto perdere. Senza speranza.

    USS Unicorn, Ponte 8.

    "Come faccio, come faccio!", erano le uniche parole che le passavano per la testa in quel momento mentre camminava avanti e indietro per il corridoio.
    - Computer, localizza Rima. -

    <<Parametri insufficienti>>

    Zeela sbuffò:
    - Computer, localizza mammifero appartenente alla specie dei felidi felini.

    <<A bordo della Unicorn esistono 10 soggetti rispondenti ai parametri richiesti. Due soggetti si trovano sul ponte 14, uno alla sezione 24, nell´alloggio del Tenente Dephisol, uno alla sezione 18, nell´alloggio del Guardiamarina Skinner; due soggetti si trovano sul ponte 17, uno alla sezione 26, nell´alloggio del Tenente McFadden, uno alla sezione 15, alloggio del Tenente Comandante Satie; due soggetti si trovano sul ponte 6, sezione 15, uno nell´alloggio del Capo Gordo e uno nell´alloggio del Guardiamarina Zukermann; un soggetto si trova sul ponte 22, alla sezione 31, nell´alloggio del Guardiamarina Braga; due soggetti si trovano sul ponte 19, uno alla sezione 12, nell´alloggio del Tenente Drash, uno alla sezione 24, nell´alloggio del Guardiamarina Salani.
    Un soggetto si trova sul ponte 2, sezione 15, nell´alloggio del Tenente Comandante Quill. >>

    La dottoressa ebbe un guizzo: nessuno di questi era Rima! Il mostro peloso si era forse fatto strada con l´inganno in uno degli alloggi? Dopotutto poteva succedere: lei stessa non aveva ancora programmato la porta per il solo riconoscimento degli umanoidi, perché avrebbe dovuto farlo chi non possedeva un gatto?

    Sempre più sconsolata rivolse una nuova richiesta al computer:
    - Computer, elenca in ordine alfabetico i passeggeri a bordo della Unicorn che sono in possesso di un gatto.-

    << In ordine Alfabetico sono: Tenente Braga, Tenente Dephisol, Tenente Drash, Capo Gordo, Tenente McFadden... >> La voce del computer tacque improvvisamente, a metà frase.

    - Computer? Sei ancora lì?-

    <MI SCUSI, DOTTORESSA TURRELL...> La voce elettronica era cambiata, divenendo meno metallica e più "umana", pur mantenendo un certo non so chè di artificiale; <MI SEMBRA DI COMPRENDERE CHE LEI STIA CERCANDO IL SUO GATTO, DICO GIUSTO?>

    Zeela ebbe un attimo di disorientamento; - Ah! Tu devi essere la famosa...-

    <...F'RANN, DOTTORESSA TURRELL. PIACERE DI FARE LA SUA CONOSCENZA. SONO SICURA CHE HA GIA' SENTITO PARLARE DI ME.>

    - Già, un po' dapppertutto, ormai. Hai notizie del mio gatto, Rima?-

    <MI SCUSO PER NON ESSERE INTERVENUTA SUBITO, MA ATTUALMENTE STO SVOLGENDO UNA SERIE DI PROCEDURE CHE OCCUPANO LA MAGGIOR PARTE DELLA MIA CAPACITA' DI ELABORAZIONE... TRA L'ALTRO, IL SUO GATTO E' ...FASTIDIOSO, LO SA?>

    - Santo Cielo! Mi aveva dato dei problemi, ma pensavo che fossero dovuti all'ambiente... Non avrà mica attaccato malattie a qualcuno dei pazienti dell'infermeria, spero... sarebbe terribile... Per di più il primo giorno di lavoro!...-
    La disperazione di Zeela andava in crescendo...

    <AH... NON MI FRAINTENDA. NON C'E' NULLA CHE NON VADA IN... "LEI", DICO GIUSTO?... MA FATTO STA CHE PER QUALCHE MOTIVO NON CONTEMPLATO NELLE MIE BANCHE DI MEMORIA, IL SUO FELINO SI TROVA IN UNO STATO DI IPERECCITAZIONE, E A QUANTO PARE, QUESTO LA PORTA A GENERARE UNA CERTA QUANTITA' DI ENERGIA ELETTROSTATICA, PRESUMIBILMENTE A CAUSA DEL SUO MANTELLO PELOSO. ORA, SI DA' IL FATTO CHE I MECCANISMI DI APERTURA DELLE PORTE DEI TURBOASCENSORI E DEGLI ALLOGGI PERSONALI SIANO ESTREMAMENTE SENSIBILI ALLE SCARICHE ELETTROSTATICHE DIRETTE... MA LE STO FACENDO PERDERE TEMPO, DOTTORESSA... LA SUA GATTA, SI TROVA ATTUALMENTE ALL'INTERNO DELL'ALLOGGIO PRIVATO DEL TENENTE COMANDANTE QUILL, NEL PONTE 2. PREGO, SI ACCOMODI.>

    Il fruscio delle porte del turboascensore che si aprivano accompagnò le ultime parole di F'Rann.

    La Dottoressa guardò verso l'alto con una punta di meraviglia:
    - Molte grazie, F'rann.-, e sorrise.

    *** *** ***

    La convinzione di trovarsi di fronte ad un problema senza soluzione, aveva lentamente congelato lo spirito del'Andoriano, sino a quando nulla più riusciva a sembrargli reale - nulla, tranne la Prova che avrebbe dovuto sostenere tra poco, pochissimo tempo. La Prova che sapeva avrebbe perduto.

    -[Se ammetto che ho introdotto un clandestino sulla nave verrò punito severamente per questa mia azione, ma F'Rann avrà riconosciuta la propria esistenza in vita; Se nego di aver introdotto un clandestino sulla nave, condannerò F'Rann ad essere catalogata come un semplice programma ed autorizzerò la sua analisi e decompilazione. In ogni caso, sono destinato a fallire.]-

    Questo pensiero, questo circolo vizioso tormentava la mente di Quill da ciò che oramai gli sembrava un'eternità... neppure il gelo che aveva fatto calare nella sua cabina, quel gelo che stava minacciando la sensibilità delle sue dita e delle antenne, riusciva più a mantenere chiari ed immacolati i suoi processi logici, sempre sotto la minaccia della sua doppia natura Andoriana, pronta ad affrontare qualsiasi minaccia con un'esplosione di cieca e brutale violenza.

    Improvvisamente, il fruscio ed il sibilo della porta che si apriva violarono brutalmente la quiete ed il silenzio dell'alloggio; Quill aprì gli occhi e girò le antenne appena in tempo per vedere una piccola, snella sagoma nera che si insinuava all'interno della stanza, prima che la porta si chiudesse di nuovo.

    USS Unicorn, Ponte 2.

    La giovane venne scaricata di fronte ad un corridoio di un asettico colore grigio, senza punti diriferimento, e nei suoi occhi si poteva chiaramente leggere lo sconforto di chi si trova di nuovo a dover cercare il proverbiale "ago nel pagliaio": il suo gatto.
    Tutte le porte sembravano uguali: tutte rosso pallido e senza neanche una targhetta!
    Ad un tratto sentì forte da dietro uno degli usci un animo in preda allo sconforto più totale, ad un dilemma amletico, ad una devastante ed insopportabile solitudine. Zeela fu molto colpita da questa mente, così semplice, ma allo stesso tempo capace di emozioni tanto forti, pertanto decise di ficcare di nuovo il naso negli affari degli altri... Suonò alla porta una, due volte.
    Nessuno rispondeva. La mente all´interno della stanza sembrava fissa sullo stesso pensiero, senza riuscire a distogliersi dalla cupa disperazione e dal malessere psico-fisico che la avvolgeva.

    <DOTTORESSA?> Di nuovo, la voce di F'Rann risuonò nei corridoio.

    - F'rann, qui c'è qualcosa che non va... Il Comandante non risponde... SENTO che non sta bene... per di più i controlli ambientali hanno dei valori sballati per quanto riguarda l'interno dell'alloggio... Devo utilizzare la procedura di emergenza medica?-, il fare di Zeela era piuttosto concitato.

    <NIENTE PAURA; QUILL HA DET... (AHEM!) VOLEVO DIRE CHE *IL TENENTE COMANDANTE QUILL* HA DATO DISPOSIZIONI PER NON ESSERE DISTURBATO SE NON PER QUESTIONI URGENTI, ECCO PERCHE' IL SEGNALATORE DI PRESENZA NON E' ATTIVATO. CHIEDO SUBITO IL PERMESSO DI FARLA ENTRARE.>

    - Mi raccomando, fai presto... sono molto preoccupata per lui... Non credo che un gatto in questo momento sia un toccasana per il suo stato...- , cominciò a camminare avanti e indietro per il corridoio, percorso che le era familiare, ormai... Aveva aspettato venti minuti misurando a grandi passi il Ponte 8 prima di poter parlare col Capitano, ma questa nuova attesa, con un probabile paziente in auto-isolamento e il suo gatto di mezzo, le sembrava ancora più snervante...

    *** *** ***

    Quill rimase impietrito per alcuni lunghi attimi, i suoi riflessi, solitamente più rapidi persino di quelli di un Vulcaniano erano ora inibiti dalla bassa temperatura della stanza. I suoi occhi, però, funzionavano ancora benissimo.

    La creatura, una cosa piccola e snella, che camminava a quattro zampe facendo ondeggiare la coda, risaltava nella penombra del locale a causa del suo calore corporeo, che la trasformava, agli occhi di Quill, in un cangiante arcobaleno di sfumature rossastre, in continuo mutamento.

    Per prima cosa, Quill appoggiò delicatamente il Tal'Sath.

    "Computer..." sussurrò; "C'è un intruso nella mia stanza."

    La creatura volse la testa nella direzione di Quill, facendo vibrare i lunghi baffi della parte anteriore del muso, e per un lungo momento i due parvero studiarsi... poi, lentamente, come scivolando sull'acqua, la creatura iniziò ad avvicinarsi a Quill.

    "Comp..."

    <ECCOMI, QUILL. STAI TRANQUILLO, E' TUTTO SOTTO CONTROLLO.>

    "F'Rann! Che cos'è quella cosa?"

    <E' UN "GATTO", QUILL... UNA "GATTA" PER LA PRECISIONE; IL SUO NOME E' RIMA, ED APPARTIENE ALLA DOTTORESSA ZEELA MARIE TURRELL."

    "Tutto ciò è quanto mai interessante, ma... questa <<Rima>>, è pericolosa? E che ci fa nel mio alloggio?" Nel frattempo, la gatta nera era giunta a pochi passi di distanza da Quill, e pareva studiarlo con interesse.

    <LA DOTTORESSA TURRELL STA GIA' VENENDO A RIPRENDERSELA, QUILL... RIGUARDO RIMA, A PARTE LA NOIOSA CAPACITA' DI APRIRE LE PORTE A VOLONTA', NON PRESENTA TRATTI PERICOLOSI.>

    "Sono contento che tu mi dica ciò, F'Rann, perchè ho impressione che quella cosa abbia intenzione di..." Prima che Quill potesse finire la frase, la gatta nera gli balzò in grembo.

    "F-F'Rann!" Quill era impietrito, non osando muovere neppure un muscolo.

    <LE MIE BANCHE DATI ARCHIVIANO LA CREATURA "RIMA" COME "NON PERICOLOSA", QUILL... PURTROPPO, NON DISPONGO DI DATI APPROFONDITI SULLA RAZZA FELINA DELLA TERRA! STO CERCANDO DI PROCURARMELI, MA MI CI VORRA' UN PO' DI TEMPO!>

    "E io che dovrei fare? Sperare che questo piccolo Grendel non mi trovi di suo gusto?"

    <SI TRATTA DI UN ANIMALE A SANGUE CALDO, QUILL... CREDO CHE STIA CERCANDO DI SCALDARSI UTILIZZANDO IL TUO CALORE CORPOREO!>

    "F'Rann! Alza subito..." prima che Quill potesse finire la frase, la gatta sul suo grembo iniziò ad emettere un lieve rumore ronzante, ritmico, quindi si mise a massaggiare lo stomaco di Quill con le due zampe anteriori, estraendo e ritraendo una decina di piccoli ma affilati artigli. Quill si azzittì immediatamente, ma una sensazione alla base del cranio lo avvertì che nonostante il freddo intenso, il suo corpo stava lentamente accumulando il calore necessario per scatenare la furia cieca.

    <CREDO DI AVER TROVATO QUALCOSA, QUILL... SECONDO I DATI CHE MI STANNO GIUNGENDO IN QUESTO MOMENTO, L'ATTUALE COMPORTAMENTO DEL FELINO E' DA RITENERSI POSITIVO ED AMICHEVOLE; SE NON INTERVENGONO CAMBIAMENTI ULTERIORI, IL COMPORTAMENTO STANDARD DELLA SUA RAZZA E' QUELLO DI ACCIAMBELLARSI SOPRA AL CORPO DELL'OSPITE E DI METTERSI A DORMIRE.>

    Rima si acciambellò sopra lo stomaco di Quill, e con un sospiro si mise a dormire.

    "F'Rann..." sibilò Quill; "Questa situazione è ai limiti del paradossale, te ne rendi conto? Dove si trova la padrona di questa cosa?"

    <LA DOTTORESSA TURRELL SI TROVA DI FRONTE ALLA PORTA DEL TUO ALLOGGIO; POSSO FARLA ENTRARE?>

    "Per l'amor di Zarquon, *F'Rann!*" la voce di Quill conteneva una chiara nota di esasperazione.

    La porta dell'alloggio di aprì con un sospiro.

    Zeela si guardò intorno estasiata, roteando su se stessa: nell'alloggio buio danzavano cristalli iridescenti, colori e luci che raalizzavano un'atmosfera fatata, come quelle storie che raccontano i nonni... tutto sembrava strano e magico... girava in continuazione gli occhi per rimirare quel mondo fantastico, quando ad un tratto un brivido le salì su per la schiena fino alla base del collo: la temperatura doveva essere vicino agli zero gradi centigradi! Si abbracciò le spalle intirizzita e notò che il suo respiro formava come una nuvoletta nell'aria.
    Solo allora si accorse dell'umanoide seduto sul divano, sotto la fioca luce rossa.



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