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PROCEDURE INVASIVE - PARTE I di Aristide Gorizia
7 giugno 2000

    Unicorn di primo mattino

    Vista l'ora, il comandante Dhek pensava di trovare il capo ingegnere ancora a letto. O almeno ci sperava.
    Era l'occasione per dargli una bella sveglia a sorpresa.
    Invece, dopo una rapida e deludente incursione nella sua cabina, fu indirizzato dal computer verso la sala macchina; il "regno" del tenente Newport.
    La sala macchina, ed almeno la maggior parte dello scafo secondario, era considerato il piccolo dominio privato del capo ingegnere.
    L'attività non si fermava mai, a tutte le ore c'era qualcuno che lavorava o che semplicemente passasse là il suo tempo libero. Sembrava non ci fosse mai riposo.
    In effetti era così; Stranamente i momenti di riposo della sala macchina si riducevano a quei brevi periodi in cui la nave correva a velocità di curvatura.
    Erano momenti molto delicati per un sistema warp e Newport aveva stabilito che sul ponte ingegneria si facesse il minimo indispensabile. In parte per evitare di disturbare il delicato equilibrio della fusione materia/antimateria, oltre che ad avere a disposizione il maggior numero di personale possibile. Per intervenire velocemente nelle emergenze che potevano presentarsi. In realtà era un comportamento piuttosto insolito, o almeno così la pensavano sia Dhek che il precedente primo ufficiale. Ma funzionava. In cambio, Dhek non aveva mai visto un gruppo di ingegneri tanto devoti nei confronti dei loro sistemi e che ne conoscesse tanto a fondo il comportamento. Doveva ammettere che l'efficenza raggiunta dalla Unicorn in quel campo era da primato.
    Quando Dhek arrivò non fu sorpreso quindi di trovare un'atmosfera di fervente alacrità. Lo scotto di quel sistema era che nei momenti di pausa si dovevano recuperare tutta una serie di lavori di manutenzioni che ovviamente in viaggio si accumulavano. Non sembravano le quattro del mattino. Sembrava un turno diurno del tutto legittimo. Il personale era fresco, attento e concentrato, tanto che si chiese se avrebbero notato l'ingresso del capitano o di un ammiraglio se questi non avessero cominciato a sabotare la nave. Il capo ingegnere non si vedeva da nessuna parte. Nel suo ufficio, un grazioso sottufficiale alle prese con della burocrazia gli indicò la probabile direzione dove trovarlo. Nei locali del nucleo Dhek si sorprese a cercare anche il tenente Morgan ma anche lei non era visibile. Dopo aver chiesto ad un altro ingegnere finalmente raggiunse Newport o in effetti, trovò le sue gambe. Queste uscivano da un tubo di Jeffrey insieme a quelle ben tornite di un ufficiale di chiaro sesso femminile. Non era sicuro di riconoscere l'altro paio di gambe ma aveva un sospetto. Un sospetto che fu fugato quando li sentì parlare.
    -...dice che funzionerà?-
    -Penso di si. Non vedo quale problema si possa presentare. Sempre che si facciano le cose per bene... Lei ha già fatto una cosa del genere?- -Si. Sulla mia vecchia nave. Pensavo di poter migliorare le sue prestazioni se avessi attraversato un campo di asteroidi ma...-
    -E funzionava?-
    -No. Si. Poco e male in effetti. Il problema era l'attrezzatura che avevo. Era troppo vecchia e male in arnese. Non valeva un accidente. L'unica cosa in cui primeggiava era la ruggine. Non so come accadesse ma faceva ruggine di tutti i tipi e in tutte le quantità. Avrei potuto farci una fortuna se fossi riuscito a venderla.-
    Una discreta risata femminile fece pensare a Dhek che ora aveva un buon motivo per trovare antipatico il capo ingegnere. L'altro paio di gambe che uscivano dal tubo di Jeffrey erano del tenente Morgan e Dhek si accorse che avrebbe voluto esserci lui al posto di Newport.
    -Qui non ci dovrebbero essere problemi. La nave é si un pò anziana ma l'attrezzatura é in ottime condizioni e dovremmo ricavare un miglioramento di dieci/quindici punti percentuali. Credo che sull' Enterprise abbiano già fatto una cosa del genere. Dovrei controllare.-
    -Bene allora. Il lavoro é tutto suo Tabatha.-
    Tabatha? Dhek pensò che fosse il momento di intervenire. I due non lo avevano ancora notato e il comandante dovette schiarirsi la voce per attirare la loro attenzione. Che strano penso l'ufficiale; in tante vite, non aveva mai assunto quel comportamento. Non spesso comunque. Newport fece capolino dal vano con aria stupita.
    -Posso fare qualcosa per lei, comandante?-
    -Si. Potrebbe uscire da lì per cominciare e spiegarmi che cosa attira così la vostra attenzione.-
    I due ingegneri si districarono dalla loro posizione e riuscirono ad alzarsi senza troppe complicazioni.
    -Niente di particolare comandante. Stavamo considerando la possibilità di migliorare l'efficacia del deflettore di qualche punto percentuale nel caso dovesse servire.- spiegò Newport.
    -C'é qualcosa che non và nel deflettore principale?-
    -No. Ma vede, "prevedere di cosa avrà bisogno la nave, non le porterà nessun danno"-
    - Ottava Legge di Scott. -Intervenne la Morgan sorridendo. Il comandante Dhek non afferrava del tutto lo spirito degli ingegneri e non conosceva nessuno che si chiamasse Scott. Poi ricordò il vero motivo per cui era venuto in sala macchine.
    -Si, capisco. Bene. Comunque sono qui per ordine del capitano. Deve andare a rapporto da lui, ora.-
    -A quest'ora del mattino?- Newport non riusciva a capire per quale motivo non lo avessero chiamato via comunicatore ma intuì che doveva essere qualcosa di serio.
    -Riguarda il dottor Selenjak.- Spiegò Dhek.
    Newport non se lo fece ripetere due volte. Tutti a bordo conoscevano le condizioni della vulcaniana e se lui avesse potuto dare una mano... Diede consegna a Morgan di prendere il suo posto e con il trill si avviò ai piani superiori.
    Un minuto dopo erano già all'ingresso della saletta tattica della nave dove trovarono il capitano Knight ed una giovane ufficiale che li attendevano. Newport aveva già visto quella ragazza, anche se non ricordava dove. Il capitano lo invitò a sedersi e gli offrì un caffé. Newport trovò strana tutta quella cortesia e rimase in piedi come gli altri rifiutando il caffé. Sentiva uno strano formicolio. Pensava di dover andare in infermeria.
    -Tenente Newport, lei conosce il nuovo acquisto della nave? La dottoressa Zeela Turrell? -
    -Non ho avuto il piacere ma credo di riconoscerla.-
    Poi rammentò dove l'aveva incontrata. Per un attimo ne fu imbarazzato. La Turrell invece lo aveva immediatamente riconosciuto come lo strano tipo in cui era imbattuta la prima volta che era salita a bordo.
    Ora che se ne rendeva conto, la giovane dottoressa trovò che c'era qualcosa che non andava nel capo ingegnere Newport. Aggrottò la fronte per capire cosa fosse. Se ne rese conto con sgomento; non riusciva a percepirlo!
    Newport si accorse di quella reazione quando le strinse la mano e ripensò a quanto fosse buffa la situazione. Proprio in quella saletta, qualche tempo prima era accaduta la stessa cosa.
    -Lei deve essere betazoide, dottoressa.-
    -In parte. Ma lei come fa a saperlo? -
    -Dalla sua espressione. Tutti i betazoidi che incontro fanno quell'espressione quando mi conoscono.-
    -Lei non é umano? Non riesco a percepirla.-
    -Sono perfettamente umano dottoressa, mi creda, ma al momento non é possibile percepirmi. Anche al capitano Sortyn capitava.-
    -Pensavo di essere stanca. Posso sapere come fa a schermarsi?-
    -È una lunga storia. Un giorno o l'altro forse. Ora, potrei sapere perche sono qui?-
    Knight intervenne spiegandogli che avevano bisogno del suo aiuto e per chiarire fece cenno alla dottoressa di riepilogare le scoperte della notte precendente. Fu una lunga esposizione ma la Turrell sapeva fare il suo lavoro e nonostante la stanchezza riuscì ad essere chiara e concisa.
    Alla fine, Newport si accomodò e prese a leggere i datapad riassuntivi. Fu turbato dallo scoprire che forse i suoi parenti potevano essere coinvolti nel disturbo di Selenjak ma non diede a vedere i suoi timori. Aveva il dubbio che potesse essere tutto vero ma non voleva prendere le cose per scontate. Andava fatto almeno un tentativo di difesa.
    -Personalmente, non vedo molta connessione tra l'arrivo dei vulcaniani e la diffusione dello streptococco. Potrebbe essere solo un incredibile serie di coincidenze.-
    -Eppure. Disse la Turrel -È abbastanza chiaro. Il batterio si é diffuso sulla stazione appena sono sbarcati sulla stazione dalla nave trasporto "Tananarive". Non un minuto prima, ne un minuto dopo. Secondo le ricerche fatte da F'Rann, l'intelligenza artificiale, é l'unica nave che presenti tracce dello streptococco nella sua atmosfera.-
    -Come può esserne sicura? Tutte le navi hanno un sistema di riciclaggio atmosferico che ripulisce in poco tempo l'aria di una nave. Tutti noi sappiamo quanto possa diventare viziata l'aria di una nave. Ed anche fosse stata l'unica? Questo non vuol dire nulla . La "Tananarive" é una nave di linea e secondo questo orario, arriva a Triven Soth due volte al mese passando per altri quattro sistemi stellari e due stazioni spaziali. Il batterio potrebbe essere arrivato con chiunque sia sbarcato nel mese precedente. Non posso credere che abbia un decorso tanto fulmineo.-
    La Turrel era stanca ma era anche certa delle sue conclusioni.
    -Normalmente sarei daccordo con lei se non fosse che secondo le ultime analisi, considerata la vita breve dell'organismo, il batterio non ha realmente bisogno di un periodo di incubazione. Il nucleoide artificiale lo rende costantemente attivo. Senza nessun bisogno incubazione. Gli basta trovare l'ospite adatto che corrisponda alle sue directory di inizializzazione e il batterio diventa operativo. Allo stesso modo, una volta conclusa la funzione, lo disattiva e lo rende indifeso all'attacco dagli anticorpi del corpo ospite. Come accendere e spegnere un interruttore.-
    Newport non era ancora convito.
    -Questo non prova ancora nulla. Siamo su un centro di ricerca medica e potrebbe essere stato prodotto in ognuno dei laboratori di bordo e poi, arrivare sulla Tananarive.-
    Il capitano Knight si sentì in dovere di intervenire.
    -Ho parlato con l'ammiraglio Grilov. In nessuno dei laboratori della stazione, in quelli per la ricerca o della facoltà, é mai stato avviato un progetto del genere. Di questo é sicuro. Il computer ha condotto un attenta analisi di tutti i materiali usati, di tutti i progetti in opera e degli appunti ospitati nel database della stazione. Non risulta nessuna correlazione con quello che abbiamo scoperto nel corpo della dottoressa Selenjak.-
    -E questo dovrebbe accusare quattro vulcaniani che incidentalmente sono anche miei parenti? Non vi sembra un tantino ridicola come conclusione?-
    La domanda rimase nell'aria per qualche istante senza che nessuno riuscisse a confutarla. Poi toccò ancora alla dottoressa Turrell intervenire.
    -Esistono altre prove. Molto più decisive.-
    Newport si appoggiò in attesa allo schienale incrociando le braccia.
    -Il ciclo vitale di questo organismo é molto breve. All'incirca settanta giorni. Dopo di che avviene un decadimento naturale e si scinde completamente. Abbiamo accertato che per sopravvivere ha bisogno di una morfologia vulcanoide o molto simile. Sulle altre razze semplicemente non attecchisce. Non riusciamo a capire come faccia ma é così. Questo in un primo momento ci ha indotto a pensare che qualcuno l'abbia realizzato per attaccare solo i portatori di genoma vulcaniano. Poi però ho trovato un altra cosa. La genetica é una delle poche branchie della biochimica che nonostante abbia dei precetti universali, si diversifica nelle varie culture attraverso altrettanti differenti tecniche di approccio.-
    -Cioe'? si spieghi.-
    -Differenti metodologie. Tecniche specifiche, più di origine culturale che tecnologico. Visto che quasi tutte le società hanno sviluppato la medicina e la biologia prima del volo interstellare, ogni pianeta ha sviluppato una sua tecnica specifica per la ricerca e la manipolazione genetica.
    In pratica, tranne in rari casi, non esistono due sistemi uguali per affrontare la complessità del campo.
    Perfino i laboratori della Federazione, vista come organismo sovraplanetario, hanno una loro tecnica particolare che é differente da quelle delle singole popolazioni che ne fanno parte. All'università ho studiato le differenze metodologiche applicate dai principali laboratori del quadrante e posso assicurare che questo...- E fece comparire sullo schermo grande una catena del DNA del organismo in questione.
    -...È un prodotto vulcaniano. L'hanno fatto loro, non ho dubbi. Troppe caratteristiche peculiari lo riconducono ad almeno quindici casi riscontrati esclusivamente su Vulcano. E mi secca ripeterlo ma negli ultimi tre mesi gli unici vulcaniani che sono giunti su Triven Soth sono i suoi parenti.-
    Ora toccava a Newport restare di sasso.
    Considerava quelle prove ancora troppo indiziarie per accusare T'Aria e la sua comitiva di qualcosa tanto irreale quanto tremendamente pericoloso. Ma ammetteva che finalmente alcuni dettagli andavano al loro posto. Come per esempio, una piccola sensazione di essere stato manipolato.
    Il capitano, che in realtà era più interessato all'ultima affermazione, si alzò dalla poltrona e cominciò a raccogliere i datapad per poterli mostrare all'ammiraglio Grilov.
    -La ringrazio dottoressa. Ora se vuole può andare. Ho l'impressione che lei abbia bisogno di una buona dormita. Nel frattempo avvertiremo l'ammiraglio Grilov di far fermare quelle persone da una squadra di sicurezza.-
    Turrell ringraziò e lasciò la stanza. Newport non la notò neanche uscire. Sentiva montare dentro di sé una mare di rabbia e di frustazione. Il capitano gli si avvicinò e chiese.
    -Tenente, lei conosce bene quelle persone?-
    -Non bene quanto credevo, a quanto pare.-
    -Chi sono? E quale potrebbe essere la spiegazione a questi dati? È possibile che siano stati infettati accidentalmente e che siano giunti sulla stazione inconsapevoli della loro condizione clinica?-
    -Capitano, ha mai conosciuto un vulcaniano che non fosse pienamente consapevole della sua situazione clinica?- chiese a sua volta l'ingegnere.
    -Non é capitato spesso ma devo ammettere che un paio di volte é accaduto, si.-
    -Bene. Sono sicuro che non é questo il caso. Ma prima di far intervenire la sicurezza della base avrei da raccontarle un paio di cose. -
    E disse ai presenti la richiesta che gli aveva fatto solo un paio di giorni prima Subok.



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