Unicorn di primo mattino
Vista l'ora, il comandante Dhek pensava di trovare il capo ingegnere
ancora a letto. O almeno ci sperava.
Era l'occasione per dargli una bella sveglia a sorpresa.
Invece, dopo una rapida e deludente incursione nella sua cabina, fu
indirizzato dal computer verso la sala macchina; il "regno" del
tenente Newport.
La sala macchina, ed almeno la maggior parte dello scafo secondario,
era considerato il piccolo dominio privato del capo ingegnere.
L'attività non si fermava mai, a tutte le ore c'era qualcuno che
lavorava o che semplicemente passasse là il suo tempo libero.
Sembrava non ci fosse mai riposo.
In effetti era così; Stranamente i momenti di riposo della sala
macchina si riducevano a quei brevi periodi in cui la nave correva a
velocità di curvatura.
Erano momenti molto delicati per un sistema warp e Newport aveva
stabilito che sul ponte ingegneria si facesse il minimo
indispensabile. In parte per evitare di disturbare il delicato
equilibrio della fusione materia/antimateria, oltre che ad avere a
disposizione il maggior numero di personale possibile. Per
intervenire velocemente nelle emergenze che potevano presentarsi.
In realtà era un comportamento piuttosto insolito, o almeno così la
pensavano sia Dhek che il precedente primo ufficiale. Ma funzionava.
In cambio, Dhek non aveva mai visto un gruppo di ingegneri tanto
devoti nei confronti dei loro sistemi e che ne conoscesse tanto a
fondo il comportamento. Doveva ammettere che l'efficenza raggiunta
dalla Unicorn in quel campo era da primato.
Quando Dhek arrivò non fu sorpreso quindi di trovare un'atmosfera di
fervente alacrità. Lo scotto di quel sistema era che nei momenti di
pausa si dovevano recuperare tutta una serie di lavori di
manutenzioni che ovviamente in viaggio si accumulavano. Non
sembravano le quattro del mattino. Sembrava un turno diurno del tutto
legittimo. Il personale era fresco, attento e concentrato, tanto che
si chiese se avrebbero notato l'ingresso del capitano o di un
ammiraglio se questi non avessero cominciato a sabotare la nave.
Il capo ingegnere non si vedeva da nessuna parte. Nel suo ufficio, un
grazioso sottufficiale alle prese con della burocrazia gli indicò la
probabile direzione dove trovarlo. Nei locali del nucleo Dhek si
sorprese a cercare anche il tenente Morgan ma anche lei non era
visibile. Dopo aver chiesto ad un altro ingegnere finalmente
raggiunse Newport o in effetti, trovò le sue gambe. Queste uscivano
da un tubo di Jeffrey insieme a quelle ben tornite di un ufficiale di
chiaro sesso femminile. Non era sicuro di riconoscere l'altro paio di
gambe ma aveva un sospetto. Un sospetto che fu fugato quando li sentì
parlare.
-...dice che funzionerà?-
-Penso di si. Non vedo quale problema si possa presentare. Sempre che
si facciano le cose per bene... Lei ha già fatto una cosa del genere?-
-Si. Sulla mia vecchia nave. Pensavo di poter migliorare le sue
prestazioni se avessi attraversato un campo di asteroidi ma...-
-E funzionava?-
-No. Si. Poco e male in effetti. Il problema era l'attrezzatura che
avevo. Era troppo vecchia e male in arnese. Non valeva un accidente.
L'unica cosa in cui primeggiava era la ruggine. Non so come accadesse
ma faceva ruggine di tutti i tipi e in tutte le quantità. Avrei
potuto farci una fortuna se fossi riuscito a venderla.-
Una discreta risata femminile fece pensare a Dhek che ora aveva un
buon motivo per trovare antipatico il capo ingegnere. L'altro paio di
gambe che uscivano dal tubo di Jeffrey erano del tenente Morgan e
Dhek si accorse che avrebbe voluto esserci lui al posto di Newport.
-Qui non ci dovrebbero essere problemi. La nave é si un pò anziana ma
l'attrezzatura é in ottime condizioni e dovremmo ricavare un
miglioramento di dieci/quindici punti percentuali. Credo che sull'
Enterprise abbiano già fatto una cosa del genere. Dovrei controllare.-
-Bene allora. Il lavoro é tutto suo Tabatha.-
Tabatha? Dhek pensò che fosse il momento di intervenire. I due non lo
avevano ancora notato e il comandante dovette schiarirsi la voce per
attirare la loro attenzione. Che strano penso l'ufficiale; in tante
vite, non aveva mai assunto quel comportamento. Non spesso comunque.
Newport fece capolino dal vano con aria stupita.
-Posso fare qualcosa per lei, comandante?-
-Si. Potrebbe uscire da lì per cominciare e spiegarmi che cosa attira
così la vostra attenzione.-
I due ingegneri si districarono dalla loro posizione e riuscirono ad
alzarsi senza troppe complicazioni.
-Niente di particolare comandante. Stavamo considerando la
possibilità di migliorare l'efficacia del deflettore di qualche punto
percentuale nel caso dovesse servire.- spiegò Newport.
-C'é qualcosa che non và nel deflettore principale?-
-No. Ma vede, "prevedere di cosa avrà bisogno la nave, non le porterà
nessun danno"-
- Ottava Legge di Scott. -Intervenne la Morgan sorridendo.
Il comandante Dhek non afferrava del tutto lo spirito degli ingegneri
e non conosceva nessuno che si chiamasse Scott. Poi ricordò il vero
motivo per cui era venuto in sala macchine.
-Si, capisco. Bene. Comunque sono qui per ordine del capitano. Deve
andare a rapporto da lui, ora.-
-A quest'ora del mattino?- Newport non riusciva a capire per quale
motivo non lo avessero chiamato via comunicatore ma intuì che doveva
essere qualcosa di serio.
-Riguarda il dottor Selenjak.- Spiegò Dhek.
Newport non se lo fece ripetere due volte. Tutti a bordo conoscevano
le condizioni della vulcaniana e se lui avesse potuto dare una mano...
Diede consegna a Morgan di prendere il suo posto e con il trill si
avviò ai piani superiori.
Un minuto dopo erano già all'ingresso della saletta tattica della
nave dove trovarono il capitano Knight ed una giovane ufficiale che
li attendevano. Newport aveva già visto quella ragazza, anche se non
ricordava dove. Il capitano lo invitò a sedersi e gli offrì un caffé.
Newport trovò strana tutta quella cortesia e rimase in piedi come gli
altri rifiutando il caffé. Sentiva uno strano formicolio. Pensava di
dover andare in infermeria.
-Tenente Newport, lei conosce il nuovo acquisto della nave? La
dottoressa Zeela Turrell? -
-Non ho avuto il piacere ma credo di riconoscerla.-
Poi rammentò dove l'aveva incontrata. Per un attimo ne fu
imbarazzato. La Turrell invece lo aveva immediatamente riconosciuto
come lo strano tipo in cui era imbattuta la prima volta che era
salita a bordo.
Ora che se ne rendeva conto, la giovane dottoressa trovò che c'era
qualcosa che non andava nel capo ingegnere Newport. Aggrottò la
fronte per capire cosa fosse. Se ne rese conto con sgomento; non
riusciva a percepirlo!
Newport si accorse di quella reazione quando le strinse la mano e
ripensò a quanto fosse buffa la situazione. Proprio in quella
saletta, qualche tempo prima era accaduta la stessa cosa.
-Lei deve essere betazoide, dottoressa.-
-In parte. Ma lei come fa a saperlo? -
-Dalla sua espressione. Tutti i betazoidi che incontro fanno
quell'espressione quando mi conoscono.-
-Lei non é umano? Non riesco a percepirla.-
-Sono perfettamente umano dottoressa, mi creda, ma al momento non é
possibile percepirmi. Anche al capitano Sortyn capitava.-
-Pensavo di essere stanca. Posso sapere come fa a schermarsi?-
-È una lunga storia. Un giorno o l'altro forse. Ora, potrei sapere
perche sono qui?-
Knight intervenne spiegandogli che avevano bisogno del suo aiuto e
per chiarire fece cenno alla dottoressa di riepilogare le scoperte
della notte precendente. Fu una lunga esposizione ma la Turrell
sapeva fare il suo lavoro e nonostante la stanchezza riuscì ad essere
chiara e concisa.
Alla fine, Newport si accomodò e prese a leggere i datapad riassuntivi.
Fu turbato dallo scoprire che forse i suoi parenti potevano essere
coinvolti nel disturbo di Selenjak ma non diede a vedere i suoi
timori. Aveva il dubbio che potesse essere tutto vero ma non voleva
prendere le cose per scontate. Andava fatto almeno un tentativo di
difesa.
-Personalmente, non vedo molta connessione tra l'arrivo dei
vulcaniani e la diffusione dello streptococco. Potrebbe essere solo
un incredibile serie di coincidenze.-
-Eppure. Disse la Turrel -È abbastanza chiaro. Il batterio si é
diffuso sulla stazione appena sono sbarcati sulla stazione dalla nave
trasporto "Tananarive". Non un minuto prima, ne un minuto dopo.
Secondo le ricerche fatte da F'Rann, l'intelligenza artificiale, é
l'unica nave che presenti tracce dello streptococco nella sua
atmosfera.-
-Come può esserne sicura? Tutte le navi hanno un sistema di
riciclaggio atmosferico che ripulisce in poco tempo l'aria di una
nave. Tutti noi sappiamo quanto possa diventare viziata l'aria di una
nave. Ed anche fosse stata l'unica? Questo non vuol dire nulla . La
"Tananarive" é una nave di linea e secondo questo orario, arriva a
Triven Soth due volte al mese passando per altri quattro sistemi
stellari e due stazioni spaziali. Il batterio potrebbe essere
arrivato con chiunque sia sbarcato nel mese precedente. Non posso
credere che abbia un decorso tanto fulmineo.-
La Turrel era stanca ma era anche certa delle sue conclusioni.
-Normalmente sarei daccordo con lei se non fosse che secondo le
ultime analisi, considerata la vita breve dell'organismo, il batterio
non ha realmente bisogno di un periodo di incubazione. Il nucleoide
artificiale lo rende costantemente attivo. Senza nessun bisogno
incubazione. Gli basta trovare l'ospite adatto che corrisponda alle
sue directory di inizializzazione e il batterio diventa operativo.
Allo stesso modo, una volta conclusa la funzione, lo disattiva e lo
rende indifeso all'attacco dagli anticorpi del corpo ospite. Come
accendere e spegnere un interruttore.-
Newport non era ancora convito.
-Questo non prova ancora nulla. Siamo su un centro di ricerca medica
e potrebbe essere stato prodotto in ognuno dei laboratori di bordo e
poi, arrivare sulla Tananarive.-
Il capitano Knight si sentì in dovere di intervenire.
-Ho parlato con l'ammiraglio Grilov. In nessuno dei laboratori della
stazione, in quelli per la ricerca o della facoltà, é mai stato
avviato un progetto del genere. Di questo é sicuro. Il computer ha
condotto un attenta analisi di tutti i materiali usati, di tutti i
progetti in opera e degli appunti ospitati nel database della
stazione. Non risulta nessuna correlazione con quello che abbiamo
scoperto nel corpo della dottoressa Selenjak.-
-E questo dovrebbe accusare quattro vulcaniani che incidentalmente
sono anche miei parenti? Non vi sembra un tantino ridicola come
conclusione?-
La domanda rimase nell'aria per qualche istante senza che nessuno
riuscisse a confutarla. Poi toccò ancora alla dottoressa Turrell
intervenire.
-Esistono altre prove. Molto più decisive.-
Newport si appoggiò in attesa allo schienale incrociando le braccia.
-Il ciclo vitale di questo organismo é molto breve. All'incirca
settanta giorni. Dopo di che avviene un decadimento naturale e si
scinde completamente. Abbiamo accertato che per sopravvivere ha
bisogno di una morfologia vulcanoide o molto simile. Sulle altre
razze semplicemente non attecchisce. Non riusciamo a capire come
faccia ma é così. Questo in un primo momento ci ha indotto a pensare
che qualcuno l'abbia realizzato per attaccare solo i portatori di
genoma vulcaniano. Poi però ho trovato un altra cosa. La genetica é
una delle poche branchie della biochimica che nonostante abbia dei
precetti universali, si diversifica nelle varie culture attraverso
altrettanti differenti tecniche di approccio.-
-Cioe'? si spieghi.-
-Differenti metodologie. Tecniche specifiche, più di origine
culturale che tecnologico. Visto che quasi tutte le società hanno
sviluppato la medicina e la biologia prima del volo interstellare,
ogni pianeta ha sviluppato una sua tecnica specifica per la ricerca e
la manipolazione genetica.
In pratica, tranne in rari casi, non esistono due sistemi uguali per
affrontare la complessità del campo.
Perfino i laboratori della Federazione, vista come organismo
sovraplanetario, hanno una loro tecnica particolare che é differente
da quelle delle singole popolazioni che ne fanno parte.
All'università ho studiato le differenze metodologiche applicate dai
principali laboratori del quadrante e posso assicurare che questo...-
E fece comparire sullo schermo grande una catena del DNA del
organismo in questione.
-...È un prodotto vulcaniano. L'hanno fatto loro, non ho dubbi.
Troppe caratteristiche peculiari lo riconducono ad almeno quindici
casi riscontrati esclusivamente su Vulcano. E mi secca ripeterlo ma
negli ultimi tre mesi gli unici vulcaniani che sono giunti su Triven
Soth sono i suoi parenti.-
Ora toccava a Newport restare di sasso.
Considerava quelle prove ancora troppo indiziarie per accusare T'Aria
e la sua comitiva di qualcosa tanto irreale quanto tremendamente
pericoloso. Ma ammetteva che finalmente alcuni dettagli andavano al
loro posto. Come per esempio, una piccola sensazione di essere stato
manipolato.
Il capitano, che in realtà era più interessato all'ultima
affermazione, si alzò dalla poltrona e cominciò a raccogliere i
datapad per poterli mostrare all'ammiraglio Grilov.
-La ringrazio dottoressa. Ora se vuole può andare. Ho l'impressione
che lei abbia bisogno di una buona dormita. Nel frattempo avvertiremo
l'ammiraglio Grilov di far fermare quelle persone da una squadra di
sicurezza.-
Turrell ringraziò e lasciò la stanza. Newport non la notò neanche
uscire. Sentiva montare dentro di sé una mare di rabbia e di
frustazione. Il capitano gli si avvicinò e chiese.
-Tenente, lei conosce bene quelle persone?-
-Non bene quanto credevo, a quanto pare.-
-Chi sono? E quale potrebbe essere la spiegazione a questi dati? È
possibile che siano stati infettati accidentalmente e che siano
giunti sulla stazione inconsapevoli della loro condizione clinica?-
-Capitano, ha mai conosciuto un vulcaniano che non fosse pienamente
consapevole della sua situazione clinica?- chiese a sua volta
l'ingegnere.
-Non é capitato spesso ma devo ammettere che un paio di volte é accaduto, si.-
-Bene. Sono sicuro che non é questo il caso. Ma prima di far
intervenire la sicurezza della base avrei da raccontarle un paio di
cose. -
E disse ai presenti la richiesta che gli aveva fatto solo un paio di
giorni prima Subok.
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