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OHON di Wanda Calderoni
19 febbraio 2003

    U.S.S. UNICORN
    Infermeria

    Dalle finestre della nave trasparivano i colori iridescenti della nebulosa, bianco latte virato ad arancio e spruzzate di verde smeraldo. Sembrava di essere immersi in una enorme coperta, avvolgente come quelle dove i bambini si rifugiano per sfuggire le ombre notturne... ma le uniche coperte a cui poteva pensare Zeela erano quelle con cui cingere gli innumerevoli feriti che teletrasporto e navette depositavano nei locali adibiti a primo soccorso, frenetiche api verso un enorme alveare. La situazione era critica: molti erano stati colti dalla morte misteriosa nel sonno, senza rendersi conto di come e quando.... nessun dolore, solo una grossa cuscinata in faccia, da togliere il fiato... Nell´impossibilità di mobilitare personale scientifico (già tutto impegnato nello studio della misteriosa entità), erano stati reclutati tutti i civili adulti in grado di svolgere mansioni infermieristiche. Kokokinaka si muoveva senza sosta da un lettino all´altro, distribuendo ipospray ai meno gravi mentre Selenjak si preparava per la sala operatoria, non c´era tempo per domande, non c´era tempo nemmeno per chiedere il nome delle persone sotto i ferri.
    -[Capitano ad infermeria, come procede la missione di soccorso?]-
    -[Qui Selenjak, Capitano. Stiamo facendo tutto il possibile.]-, esclamò prima di calarsi la mascherina blu sul viso, -Bisturi laser, infermiera Logan-.
    La deltana stesa sul lettino doveva appartenere alla sezione scientifica, la divisa bruciacchiata lo testimoniava, tuttavia le comuni dosi di anestetico non riuscivano a far presa su di lei che continuava ad agitarsi pronuncia attenere spasimi di dolore profondo.
    Selenjak concluse rapidamente la sutura e applicò sulla fronte calva della giovane gli strumenti per mantenere la stasi.
    -Tenente, ho bisogno di lei, appena avrà finito di operare quel bajoriano. Per questa donna abbiamo fatto tutto il possibile dal punto di vista medico. Penso che qualcosa non vada a livello emotivo e lei, come betazoide, mi sembra il tipo più adatto a chiarire questo problema. Scarterei in partenza una fusione mentale: mi sembra un procedimento troppo invasivo.- Lo sguardo di Selenjak era serio come al solito, senza far trasparire alcuna emozione, da autentica vulcaniana e Zeela era felice di vedere che i problemi che avevano afflitto l´amica erano del tutto dissipati.
    -Concordo pienamente, tuttavia mi sembra il caso di consultare anche il Consigliere Lamarc.-.
    -Giusto, ma non è logico disturbare gli ufficiali di plancia finché non sapremo se esiste un reale motivo per preoccuparci anche di questo.-
    Zeela trasse un profondo respiro e si avvicinò alla paziente, le prese la mano e le parlò con gli occhi della mente. La deltana ebbe un fremito, ma si aggrappò a quel sussurro lontano e la dottoressa si ritrovò scaraventata in un turbine di... nulla. Le sue capacità empatiche non erano forti come quelle di sua madre, certo aveva acquisito una certa dimestichezza nel coordinare gli interventi medici con quelli emozionali, ma... ... avvertì un senso di prosternazione, come se la personalità del tenente comandante al suo fianco fosse schiacciata da qualcosa di immane e intangibile.

    La paziente si sedette di scatto sul lettino, con lo sguardo vitreo e fisso verso la finestra, esclamò:
    -Non possiamo fermarlo, lui ci avrà. Ha bisogno di noi!-
    -Chi ha bisogno di noi?-, la apostrofò Selenjak alzando un sopracciglio, come solo un vulcaniano riesce.
    -Ohon-
    Quello che sembrava un gemito, era in realtà il nome dell´essere che stava tenendo tutti in scacco. Anche da altre postazioni trasparì la certezza che un´entità superiore stesse manipolando la situazione: atiche percepivano un senso di disagio e di inquietudine... si sentivano spiati come topi da laboratorio. L´equipaggio della Providence era stato imbarcato sulla Unicorn, della nave era solo rimasto il vuoto scheletro, che galleggiava nell´oscurità.

    U.S.S. UNICORN
    Plancia

    -Capitano, non possiamo continuare a tenere attivo il raggio traente: la nebulosa provoca scariche elettriche a sufficienza per interferire con i nostri sistemi, se eroghiamo un´ulteriore potenza, rischiamo di far collassare il nucleo per un sovraccarico. Sarebbe molto pericoloso in una simile situazione.-
    Quill era stato esauriente come al solito, la situazione era critica, ma l´assenza dell´incalzante suono dell´allarme rosso, rendeva tutto molto irreale, compresi i gesti concitati dell´equipaggio.
    -Disattivare raggio traente-, disse seccamente Knight.
    -Capitano, registro un aumento di frequenza delle pulsazioni della stella.-, si sporse Dhek dalla sua consolle.
    -Di certo non è un buon segno-, disse Lamarc strofinandosi nervosamente il pizzetto.
    -Stiamo a vedere cosa succede-, Knight ebbe appena il tempo di accomodarsi sulla poltrona, che la Providence, che si stagliava sullo schermo, fu investita da un raggio azzurro e, come fosse sospinta dalla onde in mare aperto, si fece trasportare fuori dalla spuma della nebulosa, oltre, verso la stella.

    U.S.S. UNICORN
    Infermeria

    -Non credete di avermi curato a sufficienza? Posso andare ora?-
    La creatura aveva l´aria piuttosto infastidita dalle premure di Kokokinaka, il quale non aveva mai incontrato un esponente di tale razza.
    -Lei deve essere il Tenente Razi. Abbiamo ricevuto un messaggio subspaziale che ci avvisava del suo imminente arrivo. Sono la dottoressa Selenjak.-
    -Molto piacere, dottoressa, spero che ora vorrà chiedere al suo galoppino di lasciarmi raggiungere la plancia al più presto: Ohon è ancora là fuori e non vorrei che la Unicorn dovesse subire lo stesso trattamento della Providence.
    -Allora si è manifestato anche a creature di razza non empatica?-, chiese Turrell. Ans sopraffatta dal senso di angoscia che circondava la stella.
    -Non come lo ha avvertito il nostro Consigliere-, disse indicando la deltana che si contorceva sul lettino medico.: -Il mio è stato un approccio di tipo scientifico: so che quella cosa là fuori ci vuole. Vuole noi e la nostra energia. Ha bisogno di noi.-.
    -Si spieghi.-
    -Non ora, è necessario che ne parli di fronte a tutti gli ufficiali superiori. Immediatamente.-

    U.S.S. UNICORN
    Sala Tattica

    Knight teneva le mani incrociate all´altezza del petto, immerso nella sua poltrona con espressione cupa. Intorno al tavolo tutti gli ufficiali superiori mantenevano un contegno molto rigido. Razi aveva chiaramente esposto tutto quanto sapeva sulla entità denominata "Ohon". Aveva chiarito come la Providence si fosse avvicinata per studiare il fenomeno delle pulsazioni stellari come linguaggio spaziale (una sorta di "Canto delle Balene") e fosse stata attratta gradualmente dall´energia magnetica da essa sprigionata. La nave era stata investita da un raggio freddo e azzurro, probabilmente una sorta di sonda, che emetteva una frequenza diversa a seconda degli esseri investiti. Anche le macchine avevano risentito di questa intrusione, rispondendo con reiterate avarie a tutti i sistemi.
    Poi, il crollo: Ohon aveva iniziato ad attirare tutto a sé con un´energia gravitazionale senza pari. L´arrivo della Unicorn aveva rallentato questo processo, e non certamente perché l´energia fosse stata disturbata in qualche modo dai tentativi della Galaxy II....
    -Se posso avanzare un parere-, esclamò gravemente Razi, -l´alieno al momento è solo "curioso" di vedere quale sarà la nostra prossima mossa.- Lamarc trasse un profondo respiro: -Così sareste stati solo un´esca? Si aspettava che avreste chiesto aiuto e ha aspettato?-
    -Credo che si tratti di una casualità. Ohon vuole più informazioni su noi come forma di vita, per questo siamo ancora qui. La nebulosa non basta a proteggerci. Lui ci fa credere che sia così. Ma è una trappola per topi.-, Zeela appariva sempre più provat piano di esperienza che spaziava ben oltre le capacità empatiche di cui era provvista.
    -Scientificamente abbiamo fatto tutto il possibile-, esclamò Quill. Razi annuì.
    -I motori fanno quello che possono... lo sa, Capitano, quanto ha richiesto l´operazione di "rimorchio" della Providence. Comunque confido di poter fare l´impossibile... per i miracoli mi sto attrezzando...-, si schernì Newport.
    -Gli armamenti sono efficienti, tuttavia per un attacco a tutta potenza, avrei bisogno di un´erogazione di energia non disponibile ora... e non so se funzionerebbe comunque: potrebbe anche essere risucchiata dalla stella.-, Dhek era stato chiaro come al solito. Tutti i visi erano volti verso il Capitano. Aspettavano trepidanti un suo cenno, un suo movimento... qualcosa che in fondo li rassicurasse... una sorta di paterna pacca sulla spalla... che non si decideva ad arrivare.

    Arrivò altro.

    Nello spazio in suono non si percepisce. Tuttavia sembrava proprio che il "Canto della Balena" fosse rivolto proprio a loro, riuniti in quella stanza. Come se il resto dell´astronave fosse isolata, lontana anni luce. O non ci fosse proprio...
    Un dolore lancinante avvolse la semibetazoide, che si ritrovò per terra contorta in una posa innaturale. Gli ufficiali si precipitarono verso di lei e cercarono di rianimarla. Selenjak trasse fuori il tricorder medico, ma la situazione clinica del Tenente non era alterata. Era stata sopraffatta da una coscienza troppo grande per la sua mente.
    Troppo pensante.
    Troppo.
    Si alzò da terra e cercò di assumere un contegno. Ma non sembrava più il Tenente Zeela Marie Turrell. Le movenze, la gestualità, l´espressione... tutto lo confermava. Infine parlò, e se ne ebbe la certezza.
    -Io sono l´Ohon. Sono solo. Voi siete tanti e diversi. Anche io voglio essere tanti e diversi.-
    Knight si rivolse verso Turrell: -Sono il Capitano Edward Knight della USS Unicorn, della Federazione Unita dei Pianeti. Lei ha violato qualsiasi etica di contatto con nuove specie. Ha distrutto, ucciso e violentato i memb le motivo?-
    -Io sono l´Ohon. Sono solo. Voi siete tanti e diversi. Anche io voglio essere tanti e diversi.-, ripeteva con la medesima cadenza. La bocca di Turrell si apriva e si chiudeva senza articolare, come se le parole fluissero da oltre il suo corpo.
    -Sia più chiaro. Cosa vuole da noi?-, esclamò Knight fortemente alterato.
    -Voglio essere tanti e diversi. Voglio essere voi.-
    -Si spieghi, vuole la nostra nave? Le nostre vite?-, intervenne Lamarc, cercando di mantenere un cipiglio contenuto.
    -Voglio essere in voi, nella vostra nave, nelle vostre vite. E poi voglio produrre altre navi e altre vite. Voglio esistere in altre esperienze. Voglio assorbirvi tutti e modellare a mia volta specie e razze, voglio CREARE. Per questo ho bisogno di esperienze, di modelli. Le vostre vite, le vostre macchine, i vostri pensieri e le vostre reazioni. Sono tante e diverse. Inconcepibili per me. Io sono l´Ohon. Sono Unico. Io voglio spandermi e vagare per il cosmo come voi. Per questo voglio assorbire tutto e rigettarlo come mia proiezione. Mia creazione. Mia essenza. Mio esistere. Voglio vivere di tutte le esperienze diverse di ognuno di voi e sentirle in me e, allo stesso tempo, altre da me. E´ chiaro ora?-
    I membri dell´equipaggio si fissarono uno ad uno. Sbigottiti.
    Un rivolo di sudore imperlò la fronte del Capitano, mentre un sussulto della nave fece loro capire che la nebulosa non era più sufficiente per proteggerli.



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